Occupazione di case popolari: reato istantaneo o permanente?

MATTEO LANNA

1. Bussole di inquadramento

Linee generali

Il modello legale di cui all'art. 633 c.p. presenta la struttura del reato comune, come può facilmente evincersi dall'utilizzo del termine chiunque per indicare chi ne divenga autore. Il soggetto passivo — dunque, colui che è legittimato alla proposizione della querela — è quello che possa vantare una situazione di godimento dell'immobile, a prescindere dal fatto che ciò coincida con l'esserne proprietario; qualsiasi persona fisica o giuridica, pubblica o privata — purché goda del bene — è pertanto titolare del diritto di proporre istanza punitiva.

La stretta materialità del fatto, nonostante sia descritta con il termine invasione, non richiede immancabilmente un accesso effettivamente violento; postula al contrario la natura arbitraria di tale ingresso. Alcuna perplessità desta la configurabilità del tentativo, così come del concorso eventuale di persone.

La struttura della fattispecie incriminatrice

La lettera delle disposizione codicistica in commento delinea la sussistenza di un elemento normativo del fatto; quest'ultimo è riassunto nel riferimento alla modalità arbitraria, attraverso la quale si deve concretizzare la condotta invasiva. Trattasi di una precisazione forse addirittura superflua: tale concetto è infatti già intimamente connesso all'idea stessa di invasione, nonché quasi implicitamente richiamato nel fatto che debba avere ad oggetto un bene altrui; una specificazione verosimilmente diretta però ad espellere dall'area del penalmente rilevante le attività di invasione o occupazione consentite da norme, o che rinvengano la propria fonte di legittimazione in atti promananti da autorità competenti in materia.

Il delitto ex art. 633 c.p. si consuma nel momento in cui si verifichi una condotta di occupazione. Laddove la condotta di illecita occupazione si protragga entro uno iato cronologico almeno apprezzabile, la fattispecie di invasione di terreni o edifici assumerà la veste del reato permanente; esso cesserà pertanto esclusivamente in coincidenza con l'allontanamento dell'occupante, o anche con l'emanazione di una sentenza di condanna in primo grado. Il protrarsi dell'occupazione abusiva, in un tempo posteriore rispetto a tali fatti, realizzerà una nuova ipotesi di reato, alla quale resterà però estraneo il requisito dell'invasione, sostanziandosi essa nella mera protrazione dell'occupazione; il termine di prescrizione prenderà in tal caso a decorrere dalla data di emissione della sentenza condanna (Cass. II, n. 40771/2018).

Il fatto di introdursi in maniera abusiva in un alloggio appartenente all'Istituto Autonomo Case Popolari (o IACP), realizza la fattispecie tipica dell'invasione di terreni o edifici ex art. 633 c.p. ed è reato procedibile d'ufficio, ai sensi dell'art. 639-bis c.p. Pare poi utile sottolineare come tale tipologia di immobili conservi senza soluzione di continuità una destinazione di tipo pubblicistico; ciò anche in epoca posteriore, rispetto alla consegna degli stessi al soggetto che ne sia il legittimo assegnatario (Cass. V, n. 482/2014). Attenendosi infine al dictum di Cass. II, n. 40822/2008, tale modello legale si concretizza anche al ricorrere dell'occupazione di un immobile di proprietà dell'I.A.C.P. — occupazione che abbia avuto origine sine titulo — laddove l'ente pubblico abbia assunto un atteggiamento in via di fatto acquiescente.

Secondo il Supremo Collegio, è conforme al modello legale in esame il fatto di chi, dopo esser stato ospitato in un immobile di edilizia residenziale pubblica in forza della relazione di parentela con l'avente diritto, vi si trattenga anche all'indomani del decesso di questi, atteggiandosi quale "dominus" o possessore. Il concetto di "invasione", infatti, deve essere intesa nel senso di introduzione arbitraria, avente carattere non meramente momentaneo, in un edificio altrui, al fine di occupazione o, comunque, di profitto; sono ininfluenti, invece, mezzi e modalità attraverso cui tale condotta si verifica, non postulando la norma la ricorrenza del requisito della clandestinità e risultando irrilevante che il soggetto attivo abbia corrisposto i canoni di locazione all'Istituto proprietario del cespite (Cass. II, n. 27041/2023). Giova però precisare come Cass. VI, n. 25382/2023 – dopo aver precisato che la condotta tipica del paradigma normativo in commento è rappresentata dall'introduzione dall'esterno, in un fondo o in un immobile altrui, del quale il soggetto attivo non abbia il possesso o la detenzione - abbia ritenuto penalmente irrilevante l'invasione, allorquando l'agente, entrato legittimamente nella disponibilità del bene, prosegua nella condotta di occupazione non tenendo conto della sopraggiunta volontà dell'avente diritto.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
L'occupazione di case popolari ha natura di reato istantaneo o permanente? 

Primo orientamento della Corte di Cassazione e applicazioni

Secondo una prima linea interpretativa, il delitto di invasione di terreni o edifici ex art. 633 c.p. giunge a consumazione allorquando vi sia l'inizio della occupazione stessa. Si tratterebbe, infatti di un reato istantaneo, solo eventualmente atto ad esplicare effetti permanenti; esso sanzionerebbe quindi la condotta serbata da colui il quale — in modo abusivo, mediante violenza e in assenza dell'autorizzazione rilasciata dal titolare — invada edifici o terreni con il fine di occuparli. Non assumerebbe allora rilievo alcuno, secondo tale prospettiva di lettura della norma incriminatrice, la successiva attività occupativa, pur se protratta nel tempo in maniera magari apprezzabile.

In aderenza a tale orientamento, è stata affrontata una vicenda concernente l'occupazione con sostanze inerti di un'area demaniale; trattavasi di una contestazione inerente ad un lasso di tempo posteriore, rispetto a quello in ordine al quale era già stata pronunciata sentenza irrevocabile di condanna relativamente allo stesso titolo di reato. Cass. II, n. 7911/2017, in tal caso, ha disposto l'annullamento con rinvio della suddetta sentenza. Tale conclusione si è basata sulla considerazione che — al fine di escludere l'effetto preclusivo derivante dall'esistenza di precedente giudicato, dunque di scongiurare la violazione del principio del ne bis in idem — fosse indispensabile acclarare la eventuale realizzazione di una nuova attività di occupazione, mediante immissione di ulteriori inerti.

Secondo orientamento della Corte di Cassazione e applicazioni

Secondo Cass. II, n. 7427/1987, la figura tipica in commento presenta invece una natura permanente; ciò in quanto l'evento costituito dall'occupazione del bene si protrae nel tempo, dovendosi prescindere dal possibile carattere istantaneo dell'introduzione all'interno del fondo altrui. Parimenti la sopra citata Cass. II, n. 40771/2018 ha precisato come la fattispecie delittuosa dell'invasione di terreni o edifici, laddove l'abusiva occupazione si estenda entro un ragguardevole arco temporale, assuma la veste del reato permanente.

Cass. II, n. 16363/2019 ha qualificato come reato permanente il delitto exartt. 633 e 639-bis c.p., in quanto l'aggressione alla sfera patrimoniale del demanio si protrae fino a quando permane l'invasione arbitraria dell'immobile, sorretta dal fine di occupare lo stesso o trarne comunque profitto. La protrazione della permanenza dell'offesa al bene giuridico protetto inibisce quindi — appunto, fino alla sua cessazione — l'applicazione dell'istituto di cui all'art. 131-bis c.p.

L'individuazione del momento iniziale di decorrenza del termine di prescrizione, in relazione alla fattispecie in commento, deve tener conto della natura di reato permanente che connota tale modello legale e che è frutto di una compressione della libertà di godimento del bene che si protrae nel tempo. Cass. II, n. 46692/2019 ha dunque ritenuto di poter far coincidere il dies a quo del termine di prescrizione, con il tempo della riconsegna del bene al legittimo proprietario.

L'orientamento ormai maggioritario della Corte di Cassazione e applicazioni

Approdando ad una posizione mediana fra le due posizioni interpretative sopra riassunte, il Supremo Collegio pare ormai definitivamente orientato a ritenere che il paradigma normativo in esame possa — in via alternativa — presentarsi secondo una doppia natura.

Il delitto di invasione di terreni ed edifici può infatti assumere veste di reato istantanea o di reato permanente. Ciò in dipendenza dal fatto che, all'introduzione nel bene immobile di appartenenza di terzi, faccia seguito uno stanziamento in loco di carattere meramente istantaneo, ovvero segua una condotta di occupazione che si estenda in modo ininterrotto, nonché entro un lasso temporale superiore, rispetto a quello strettamente indispensabile per integrare la figura delittuosa tipica.

Tale impostazione concettuale si rinviene già in una risalente pronuncia del Supremo Collegio (Cass. II, n. 3191/1981).

Più di recente, Cass. II, n. 29657/2019 ha ulteriormente precisato come — nella lettera della norma — al concetto di invasione resti estranea una connotazione genuinamente violenta, che può anche difettare. L'invasione è invece l'azione di colui che si immetta in un fondo altrui arbitrariamente, quindi contra ius perché non legittimato ad accedervi. La eventuale occupazione — successiva ed eventuale — rappresenta niente altro, se non l'estrinsecazione fenomenica della condotta sanzionata e l'approdo finalistico, in vista del quale viene perpetrato l'accesso al bene in assenza di autorizzazione. Laddove tale occupazione si estenda — sotto il profilo temporale — in maniera rilevante, la figura delittuosa in commento presenterà una natura permanente.

In applicazione di tali principi di diritto, Cass. II, n. 4393/2018 ha precisato quanto segue. Ricorrendo un caso di occupazione prolungata per un ragguardevole lasso di tempo, dovrà essere chiamato a rispondere di concorso nel delitto — quantomeno quale concorrente morale — il soggetto che, pur se non abbia preso parte all'invasione iniziale, abbia in seguito offerto un efficiente contributo causale alla perpetuazione della condotta illecita.

Cass. II, n. 41401/2010 ha chiarito come la querela, inoltrata entro il lasso di tempo nel quale si protrae l'abusiva occupazione, debba considerarsi tempestivamente proposta. Ciò deriva direttamente dalla natura di reato permanente, che in tal caso assume il delitto ex art. 633 c.p., oltre che dalla protrazione — durante l'intero periodo dell'occupazione — dello stato di flagranza.

3. Azioni processuali

Ulteriori attività difensive

Per la fattispecie in esame si possono esperire le seguenti ulteriori attività difensive: Memoria difensiva al pubblico ministero (art. 367); Richiesta di presentazione spontanea per rilasciare dichiarazioni (art. 374); Opposizione a decreto penale di condanna (art. 461); Istanza di sospensione del procedimento con messa alla prova (art. 464-bis, comma 1); Richiesta di giudizio abbreviato nei procedimenti a citazione diretta (art. 555).

ProcedibilitàIl reato di invasione di terreni o edifici è ordinariamente procedibile a querela della persona offesa, a norma dell'art. 633, comma 1, c.p. Laddove però l'oggetto dell'occupazione siano acque, terreni, fondi o edifici pubblici o destinati ad uso pubblico, il reato risulta reato procedibile d'ufficio a norma dell'art. 639-bis c.p. Parimenti procedibile d'ufficio è il reato di invasione di terreni o edifici — anche se perpetrato in danno di immobile non rivestente carattere di pubblicità — allorquando ricorra una delle aggravanti speciali indicate dall'art. 633, comma 2, c.p. (fatto commesso da più di cinque persone o da persona palesemente armata, con pena che in tal caso è la reclusione da due a quattro anni e la multa da € 206 a € 2.064).

Improcedibilità delle impugnazioni (e prescrizione del reato)

La prescrizione è pari ad anni sei (cfr. art. 157 c.p.); tale termine può essere aumentato — in presenza di atti interruttivi — fino ad un massimo di anni sette e mesi sei (cfr. artt. 160 e 161 c.p.), oltre i periodi di sospensione (cfr. artt. 159 e 161 c.p.).

A partire dal 1° gennaio 2020 (cfr. art. 2, comma 3, l. n. 134/2021), per il reato di invasione di terreni o edifici costituiscono causa di improcedibilità dell'azione penale ex art. 344-bis c.p.p., la mancata definizione:

— del giudizio di appello entro il termine di due anni;

— del giudizio di cassazione entro il termine di un anno;

salva proroga per un periodo non superiore ad un anno nel giudizio di appello ed a sei mesi nel giudizio di cassazione quando il giudizio d'impugnazione risulta particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare;

salva sospensione nei casi previsti dall'art. 344-bis, comma 6, c.p.p.;

salva diversa modulazione dei predetti termini in applicazione della normativa transitoria (cfr. art. 2, commi 4 e 5, l. n. 134/2021).

Misure precautelari e cautelari

Arresto e fermo

Con riguardo al reato di invasione di terreni o edifici non aggravato, non è consentito l'arresto in flagranza di reato:

— a norma dell'art. 381 c.p., l'arresto in flagranza è invece previsto come facoltativo, al ricorrere di una delle aggravanti cristallizzate nel secondo comma dell'art. 633 c.p., ossia se il fatto è commesso da più di cinque persone o da persona palesemente armata.

— il fermo di indiziato di delitto non è consentito.

Misure cautelari personali

Per quanto attiene alla fattispecie criminosa di invasione di terreni o edifici ex art. 633, comma 1, c.p., con particolare riferimento al caso in cui il fatto abbia ad oggetto l'occupazione di case popolari, non è consentita l'applicazione delle misure cautelari personali. Al ricorrere però di una delle circostanze aggravanti, alternativamente tipizzate dal secondo comma della disposizione codicistica in esame — ossia, se il reato è perpetrato da più di cinque persone, ovvero da una sola persona palesemente armata — oltre come detto a procedersi d'ufficio, diverrà consentita l'adozione delle misure cautelari interdittive exartt. 287 e ss. c.p.p., nonché delle misure personali coercitive non custodiali e infine della misura custodiale degli arresti domiciliari; non è comunque consentita l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere.

Competenza, forme di citazione a giudizio e composizione del tribunale

Competenza

Competente per materia è sempre il tribunale (cfr. art. 6 c.p.p.), che decide in composizione monocratica (cfr. artt. 33-bis e 33-ter c.p.p.).

Citazione a giudizio

Si procede sempre mediante citazione diretta a giudizio del P.M., a norma dell'art. 550, comma 1, c.p.p.

Composizione del tribunale

Il dibattimento per il delitto di invasione di terreni o edifici — in assenza di aggravanti — ha luogo dinanzi al giudice di pace, ai sensi dell'art. 4, lett. a) d.lgs. n. 274/2000; al ricorrere delle ipotesi aggravate tipizzate dal secondo comma e in presenza di uno dei casi di esclusione della perseguibilità a querela, di cui all'art. 639-bis c.p., sarà competente il tribunale in composizione monocratica, a norma degli artt. 33-bis e 33-ter c.p.

4. Conclusioni

La figura tipica in commento origina dalla necessità, avvertita in sede legislativa, di garantire una adeguata salvaguardia al pacifico godimento dei beni immobili, nel contempo garantendone senza soluzione di continuità la libera disponibilità agli aventi diritto.

Dalla considerazione di tale figura delittuosa quale reato permanente o reato istantaneo discendono, come facilmente comprensibile, diverse e rilevanti conseguenze (in termini ad esempio di tempestività dell'istanza punitiva, così come di consumazione del reato e di decorso del termine di prescrizione). La giurisprudenza di legittimità pare comunque ormai pervenuta ad un approdo sicuro, consistente nel considerare lo schema tipico in esame alla stregua di un reato atto ad assumere una doppia veste.

Può infatti trattarsi di un reato istantaneo, così come di un reato permanente. La differente configurazione dipenderà dal fatto che, dopo l'ingresso nell'altrui immobile, abbia o meno luogo una occupazione protrattasi per un lasso di tempo apprezzabile.

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