Eccezione revocatoria in via breve: per il curatore non operano i termini decadenziali di cui all’art. 69-bis l.fall.

23 Febbraio 2023

La vicenda oggetto della pronuncia in esame riguarda una revocatoria sollevata in via di eccezione dal curatore fallimentare nel corso della verifica crediti al fine di non riconoscere il privilegio ipotecario di un credito vantato da una banca e ammesso in via chirografaria.

L'istituto di credito contestava l'eccezione sostenendo il decorso dei termini di decadenza previsti dall'art. 69-bis l.fall., ma il Tribunale, in sede di opposizione ex art. 98 l.fall., pur accogliendo in parte il ricorso, condivideva l'eccezione di revocatoria in via breve sollevata dalla curatela. Il creditore ricorreva allora in Cassazione

La massima. In tema di accertamento del passivo fallimentare, i termini decadenziali dettati dall'art. 69-bis l.fall. per l'esercizio delle azioni revocatorie fallimentari non trovano applicazione nel caso in cui la revocatoria sia proposta in via di eccezione ai sensi dell'art. 95, comma 1, l.fall.

La decisione della Cassazione. Secondo la ricorrente la possibilità per il Curatore, ex art. 95, comma 1, l.fall., di eccepire in sede di progetto di stato passivo l'inefficacia del titolo su cui sono fondati il credito o la prelazione “anche se è prescritta la relativa azione” (cioè sollevare la cosiddetta eccezione revocatoria in via beve), sarebbe limitata alle sole azioni prescritte e non anche a quelle per le quali è maturata la decadenza.

Al riguardo lart. 69-bis l.fall. , parlando specificamente di “decadenza dall'azione”, stabilisce che «le azioni revocatorie disciplinate nella presente Sezione non possono essere promosse decorsi tre anni dalla dichiarazione di fallimento e comunque decorsi cinque anni dal compimento dell'atto».

Di conseguenza – sostiene l'istituto di credito – se il curatore fa valere in via breve la revocatoria non patisce l'intervenuta prescrizione del diritto, ma, una volta trascorsi i termini di cui all'art. 69-bis l.fall., subisce comunque all'eccezione di decadenza.

La Cassazione respinge simile impostazione riaffermando il proprio costante orientamento sul tema già espresso nel precedente arresto di Cass. n. 9136 del 19 maggio 2020 a mente del quale: «in tema di accertamento del passivo fallimentare , l'art. 95, comma 1, l.fall. , nel riferirsi all'eccezione revocatoria sollevata per le vie brevi dal curatore e alla relativa prescrizione dell'azione, richiama il doppio termine, di prescrizione e di decadenza, di cui all'art. 69 bis, comma 1, l.fall., nonostante l'espresso rimando nella rubrica di quest'ultima norma soltanto a quello di decadenza».

Nello specifico la Corte ricorda che il curatore nell'esercizio dell'azione revocatoria rappresenta la massa dei creditori e non è il titolare del credito. In questo senso l'art. 66 l.fall. accorda all'organo della procedura la facoltà di esercitare anche l'azione revocatoria secondo le regole del codice di procedura civile, pertanto il richiamo a tale disciplina va operato in termini di compatibilità con la disciplina fallimentare. In sostanza, l'azione revocatoria ordinaria esercitata ex art. 66 l.fall. dal curatore ha peculiarità e specificità legate al fatto che in questo caso l'attore non è il creditore effettivo. L'azione pauliana svolta dal curatore comporta infatti una “deviazione” dallo schema civilistico con riferimento agli effetti, alla legittimazione e alla competenza, mentre i presupposti dell'azione e la natura di mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale rimangono inalterati (così Cass. n. 36033/2021).

Per tale ragione si ritiene che nei confronti della curatela non possano maturare termini “prescrizionali”, come invece avverrebbe giustamente per il singolo creditore (titolare effettivo del credito), ma solo termini processuali decadenziali. Da ciò deriva, secondo i Giudici di legittimità, che le decadenze introdotte dall'art. 69-bis l.fall. non sono soggette ad applicazione estensiva e si riferiscono solo all'azione revocatoria esercitata dal curatore fallimentare, ma non all'eccezione revocatoria svolta dal medesimo in verifica crediti.

L'espressa previsione ex art. 95 l.fall. della proponibilità dell'eccezione da parte del Curatore anche in caso di avvenuta prescrizione della relativa azione maturata al di fuori ed a prescindere dall'ambito fallimentare non consente tuttavia di ritenere – come auspica invece la ricorrente – che tale possibilità dovesse essere esplicitamente prevista anche con riferimento all'intervenuto decorso del termine decadenziale di cui all'art. 69-bis l.fall. Infatti, spiega la Corte, se venisse accolta la tesi dell'istituto di credito, stante la coincidenza del termine di prescrizione di cui all'art. 2903 c.c. per la revocatoria ordinaria e di quello di decadenza di cui all'art. 69-bis l.fall. (5 anni), si avrebbe la sostanziale inoperatività della previsione di cui all'art. 95 l.fall. finendo per consentire al creditore di “eludere” l'art. 95 l.fall. eccependo non la prescrizione, bensì la decadenza dell'eccezione revocatoria in via breve da parte del curatore.

Da tali premesse la Cassazione conclude affermando chiaramente che nel caso di eccezione revocatoria in via breve sollevata dalla curatela nel procedimento di verifica crediti i termini decadenziali di cui all'art. 69-bis l.fall. non trovano applicazione, sebbene l'art. 95, comma 1, l.fall. parli solo di “prescrizione”.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it

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