Codice di Procedura Penale art. 129 bis - Accesso ai programmi di giustizia riparativa 1 .Accesso ai programmi di giustizia riparativa1. 1. In ogni stato e grado del procedimento l'autorità giudiziaria può disporre, anche d'ufficio, l'invio dell'imputato e della vittima del reato di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, al Centro per la giustizia riparativa di riferimento, per l'avvio di un programma di giustizia riparativa2. 2. La richiesta dell'imputato o della vittima del reato di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b) del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, è proposta personalmente o per mezzo di procuratore speciale3. 3. L'invio degli interessati è disposto con ordinanza dal giudice che procede, sentite le parti, i difensori nominati e, se lo ritiene necessario, la vittima del reato di cui all'articolo 42, comma 1, lettera b) del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, qualora reputi che lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa possa essere utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede e non comporti un pericolo concreto per gli interessati e per l'accertamento dei fatti. Nel corso delle indagini preliminari provvede il pubblico ministero con decreto motivato4. 4. Nel caso di reati perseguibili a querela soggetta a remissione, il giudice, a richiesta dell'imputato, può disporre con ordinanza la sospensione del processo per un periodo non superiore a centottanta giorni, al fine di consentire lo svolgimento del programma di giustizia riparativa. Durante la sospensione del processo il giudice, con le modalità stabilite per il dibattimento, acquisisce, a richiesta di parte, le prove non rinviabili5.
4-bis. Le disposizioni di cui al comma 4 si applicano, altresi', prima dell'esercizio dell'azione penale, quando il pubblico ministero ha disposto la notifica dell'avviso di cui all'articolo 415-bis. In tal caso, sulla richiesta di sospensione del procedimento provvede il giudice per le indagini preliminari, sentito il pubblico ministero6. 4-ter. Durante il tempo in cui il procedimento o il processo e' sospeso, sono sospesi il corso della prescrizione e i termini di cui all'articolo 344-bis. Durante lo stesso tempo, i termini di durata massima della custodia cautelare di cui all'articolo 303 sono sospesi dal giudice, con ordinanza appellabile a norma dell'articolo 310. Si applica l'articolo 304, comma 67. 5. Al termine dello svolgimento del programma di giustizia riparativa, l'autorità giudiziaria acquisisce la relazione trasmessa dal mediatore. [1] Articolo inserito dall'art. 7, comma 1, lett. c), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per l'applicazione vedi l 'art. 92, comma 2-bis, d.lgs. n. 150 cit., come aggiunto, in sede di conversione, dall'art. 5- novies d.l. n. 162, cit. [2] Comma modificato dall'art.2, comma 1, lett. b) , numero 1) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31 che ha sostituito le parole «10 ottobre 2022, n. 150» alle seguenti «attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134». [3] Comma modificato dall'art.2, comma 1, lett. b) , numero 2) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31 che ha sostituito le parole «10 ottobre 2022, n. 150» alle seguenti «attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134». [4] Comma modificato dall'art.2, comma 1, lett. b) , numero 3) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31 che ha sostituito le parole «10 ottobre 2022, n. 150» alle seguenti «attuativo della legge 27 settembre 2021, n. 134». [5] Comma sostituito dall'art.2, comma 1, lett. b) , numero 4) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31. Il precedente comma era il seguente: «4. Nel caso di reati perseguibili a querela soggetta a remissione e in seguito all'emissione dell'avviso di cui all'articolo 415-bis, il giudice, a richiesta dell'imputato, può disporre con ordinanza la sospensione del procedimento o del processo per lo svolgimento del programma di giustizia riparativa per un periodo non superiore a centottanta giorni. Si osservano le disposizioni dell'articolo 159, primo comma, numero 3), primo periodo, del codice penale, e dell'articolo 344-bis, commi 6 e 8, nonché, in quanto compatibili, dell'articolo 304.» . [6] Comma inserito dall'art.2, comma 1, lett. b) , numero 5) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31. [7] Comma inserito dall'art.2, comma 1, lett. b) , numero 5) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31. InquadramentoLa norma, introdotta dal d.lgs. n. 150 del 2022 (c.d. “riforma Cartabia”), persegue lo scopo di introdurre, nel rispetto delle disposizioni della direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, e dei principi sanciti a livello internazionale, una disciplina organica della giustizia riparativa. Gli artt. 42 e segg. del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, forniscono le definizioni di tale forma di riparazione, e disciplinano i principali programmi, i criteri di accesso, le garanzie, le persone legittimate a partecipare, le modalità di svolgimento dei programmi e la valutazione dei suoi esiti, nell'interesse della vittima e dell'autore del reato. La norma in commento detta solo le disposizioni processuali per l'applicazione della disciplina sostanziale ivi delineata. Profili generaliA norma dell'art. 42 del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, per giustizia riparativa deve intendersi ogni programma che consente alla vittima, alla persona indicata come autore dell'offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l'aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore; Vittima del reato è, invece, non solo la persona fisica che ha subìto direttamente dal reato qualunque danno, patrimoniale o non patrimoniale, ma anche il familiare della persona fisica la cui morte è stata causata dal reato e che ha subito un danno in conseguenza della morte di tale persona. Scopo del programma è quello di raggiungere un accordo riparativo, inteso come qualunque accordo, risultante dal programma di giustizia riparativa, volto alla riparazione dell'offesa e idoneo a rappresentare l'avvenuto riconoscimento reciproco e la possibilità di ricostruire la relazione tra i partecipanti. Al termine del programma viene trasmessa all'autorità giudiziaria procedente una relazione redatta dal mediatore contenente la descrizione delle attività svolte e dell'esito riparativo raggiunto. E l'autorità giudiziaria valuta lo svolgimento del programma e l'eventuale esito riparativo, di cui tiene conto anche in sede di dosimetria della pena ex art. 133 c.p.; ma la mancata effettuazione del programma, l'interruzione dello stesso o il mancato raggiungimento di un accordo non possano produrre effetti sfavorevoli nei confronti della persona indicata come autore dell'offesa. I (modesti) effetti nel diritto penale della partecipazione al programma.Schematicamente, la partecipazione con esito favorevole ad uno dei programmi di giustizia riparativa determina i seguenti – invero assai limitati – effetti sul terreno del diritto penale sostanziale. a ) All'art. 62 n. 6 c.p. viene introdotta la circostanza attenuante comune consistente nell'aver partecipato a un programma di giustizia riparativa con la vittima del reato concluso con un esito riparativo. Qualora l'esito riparativo comporti l'assunzione da parte dell'imputato di impegni comportamentali, la circostanza è valutata solo quando gli impegni sono stati rispettati. b ) All'art. 152 c.p. viene introdotta una nuova ipotesi di remissione di querela, prevedendosi che vi è remissione tacita quando il querelante ha partecipato a un programma di giustizia riparativa concluso con un esito riparativo. Nondimeno, quando l'esito riparativo comporta l'assunzione da parte dell'imputato di impegni comportamentali, la querela si intende rimessa solo quando gli impegni sono stati rispettati. c ) È stato modificato il quarto comma dell'art. 163 c.p. in tema di sospensione condizionale della pena, prevedendosi che qualora la pena inflitta non sia superiore ad un anno e sia stato riparato interamente il danno, prima che sia stata pronunciata la sentenza di primo grado, mediante il risarcimento di esso e, quando sia possibile, mediante le restituzioni, nonché qualora il colpevole, entro lo stesso termine e fuori del caso previsto nel quarto comma dell'articolo 56, si sia adoperato spontaneamente ed efficacemente per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato da lui eliminabili ovvero abbia partecipato a un programma di giustizia riparativa concluso con esito riparativo, il giudice può ordinare che l'esecuzione della pena, determinata nel caso di pena pecuniaria ragguagliandola a norma dell'articolo 135, rimanga sospesa per il termine di un anno. Dunque, poiché l'attivazione del complesso meccanismo diretto al raggiungimento di un accordo riparativo può, si vedrà, essere attivato anche di ufficio, è prevedibile che il settore nel quale l'istituto avrà maggiore applicazione pratica sarà quello dei reati a querela; mentre, di contro, non è allo stato prevedibile un massiccio ricorso all'istituto solo per fruire di una attenuante (peraltro non sottratta al giudizio di bilanciamento di esclusiva competenza del giudice) o per ottenere una sospensione condizionale della pena implicante una estinzione del reato in tempi più rapidi. Disciplina dell’accesso: profili di diritto intertemporaleIn parallelo con l'articolo 129 che prescrive al giudice di attivarsi, anche d'ufficio, in ogni stato e grado del processo, per il proscioglimento dell'imputato, il nuovo articolo 129-bis stabilisce che il giudice – parimenti in ogni stato e grado -possa, su richiesta o anche di propria iniziativa, inviare i soggetti interessati – ossia l'imputato o l'indagato e la vittima del reato, ove individuata – al Centro per la giustizia riparativa di riferimento. Riguardo tali centri, l'art. 92 del decreto legislativo di attuazione della riforma prevede che la Conferenza locale per la giustizia riparativa, entro il termine di sei mesi dall'entrata in vigore del decreto, provvede alla ricognizione dei servizi di giustizia riparativa in materia penale erogati alla stessa data da soggetti pubblici o privati specializzati convenzionati con il Ministero della giustizia ovvero che operano in virtù di protocolli di intesa con gli uffici giudiziari o altri soggetti pubblici; e che valuti tali soggetti con riferimento all'esperienza maturata almeno nell'ultimo quinquennio e il curricolo degli operatori in servizio, verificando altresì la coerenza delle prestazioni erogate e dei requisiti posseduti dagli operatori, redigendo al termine un elenco. Medio tempore , sono inseriti nell'elenco coloro che posseggono i requisiti di cui all'art. 93 del decreto suddetto. L'invio a tali centri può essere disposto anche nel corso delle indagini preliminari: in questa fase, la valutazione viene affidata al pubblico ministero, che è del resto l'unico a disporre del fascicolo e a potersi attivare d'ufficio; dopo l'esercizio dell'azione penale, la competenza funzionale viene invece affidata al giudice procedente, ossia a quello che dispone del fascicolo. Proprio per evitare qualsiasi dubbio interpretativo con riguardo ai momenti di passaggio, si è introdotta apposita previsione – l'art. 45-ter – nelle disposizioni di attuazione che individua il giudice competente in ordine all'accesso alla giustizia riparativa. In particolare, prevede che i provvedimenti concernenti l'invio al Centro per la giustizia riparativa quando è stato emesso decreto di citazione diretta a giudizio sono adottati dal giudice per le indagini preliminari fino a quando il decreto, unitamente al fascicolo, non è trasmesso al giudice del dibattimento; dopo la pronuncia della sentenza e prima della trasmissione degli atti, provvede il giudice che ha emesso la sentenza; durante la pendenza del ricorso per cassazione, provvede il giudice che ha emesso il provvedimento impugnato. Con riguardo al procedimento, la norma prevede che il giudice, e durante le indagini il pubblico ministero, senta necessariamente le parti e i difensori nominati e, solo ove lo ritenga necessario, la vittima del reato. La scelta si giustifica con la necessità di non appesantire eccessivamente il procedimento onerando il giudice della ricerca della vittima e della sua audizione. La decisione di disporre, o meno, il rinvio ad un centro è frutto di una determinazione discrezionale dell'autorità giudiziaria, della quale la norma si premura tuttavia di specificare la ratio: il rinvio deve essere disposto quando lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa possa essere utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede e non comporti un pericolo concreto, sia per gli interessati, che per l'accertamento dei fatti. Dunque, il legislatore intende contemperare il favore mostrato per il ricorso alla giustizia riparativa con l'esigenza di salvaguardare, per un verso, i soggetti interessati rispetto a pericoli derivanti dalla partecipazione al programma e, per l'altro, la ricerca della verità che è scopo ultimo del processo penale. In quest'ottica, potrà essere escluso l'accesso alla giustizia riparativa, ad esempio, quando la prova non sia stata ancora raccolta e la vittima del reato è una fonte dichiarativa decisiva, che rischierebbe di essere alterata proprio dal confronto con l'imputato. Nei soli casi in cui il procedimento abbia ad oggetto un reato perseguibile a querela si prevede un meccanismo sospensivo a richiesta dell'imputato. La scelta si spiega con la considerazione che il blocco ex lege del procedimento penale in attesa dell'esito del programma di giustizia riparativa si può giustificare –alla luce del canone costituzionale della ragionevole durata– solo quando il raggiungimento di un esito riparativo si traduce nell'estinzione del reato: in questo caso, il ritardo è ampiamente compensato dalla definizione extragiudiziale del conflitto e dal conseguente risparmio di attività processuale. In ogni caso, poi, la sospensione del processo determina anche la sospensione sia dei termini di prescrizione che di durata della custodia cautelare, come espressamente stabilito. Non si prevede invece un'ipotesi sospensiva nei casi in cui la partecipazione a un programma di giustizia riparativa non possa tradursi in una deflazione; resta in questi casi, comunque, salva la possibilità di valorizzare l'istituto – già impiegato nella prassi – del rinvio su richiesta dell'imputato, per consentire di concludere il programma e quindi di permettere al giudice di tenerne conto in sede di definizione del trattamento sanzionatorio. La sospensione del procedimento exarticolo 129 bis comma 4 c.p.p. deve essere comunque richiesta dall'imputato e potrà essere disposta quando il giudice accerti che vi sono effettivamente le condizioni per uno svolgimento proficuo del programma di giustizia riparativa. Viene peraltro fissato un termine massimo di sospensione pari a centottanta giorni. All'esito del programma, l'autorità giudiziaria deve acquisire la relazione redatta dal mediatore di cui dovrà tener conto in ambito processuale, nei limiti di utilizzabilità visti al paragrafo che precede. |