Nel giudizio di ottemperanza è ammissibile l'eccezione di estinzione del credito per pagamento anteriore al decreto ingiuntivo non opposto
30 Marzo 2023
Massima
L'estinzione del debito mediante pagamento costituisce una mera difesa; il pagamento rileva sul piano oggettivo, ed estingue l'obbligazione, anche se effettuato anteriormente alla sentenza che dispone la condanna al pagamento della somma. Ne consegue che il giudice dell'ottemperanza, per valutare se sussiste il diritto di agire in via esecutiva, e dunque se il diritto incorporato nel decreto ingiuntivo portato in esecuzione sia attualmente esistente, deve comunque tenere conto del pagamento effettuato dal debitore anteriormente al decreto ingiuntivo non opposto.
Al creditore che abbia ottenuto una sentenza di condanna e ne chieda l'esecuzione, senza tenere conto dell'adempimento già effettuato in precedenza, il debitore può opporre dinanzi al giudice dell'ottemperanza l'avvenuto pagamento, sostanzialmente con una exceptio doli, atteso che il pagamento estingue ipso iure l'obbligazione, la condotta del creditore risulta connotata da mala fede e scorrettezza, e l'ordinamento non giustifica mai una indebita locupletazione.
Il caso
Una società di factoring aveva ottenuto dal tribunale ordinario un decreto ingiuntivo nei confronti di un'azienda sanitaria per il pagamento di alcune fatture. Il provvedimento monitorio non era stato opposto ed era stato dunque dichiarato esecutivo.
L'amministrazione aveva tuttavia adempiuto solo parzialmente l'ingiunzione, sicché la società si era rivolta al T.A.R. affinché venisse ordinato alla controparte di ottemperare integralmente al giudicato e fosse nominato un commissario ad acta per l'adempimento in via sostitutiva, per il caso di ulteriore inerzia dell'azienda sanitaria.
Il T.A.R. aveva accolto il ricorso e aveva quindi ordinato all'amministrazione di provvedere, nominando un commissario ad acta per l'eventualità della mancata esecuzione da parte dell'obbligato. Orbene, il commissario, valutato il pagamento eseguito dall'azienda sanitaria successivamente alla decisione del T.A.R. e considerati anche alcuni pagamenti effettuati dalla prefata amministrazione prima dell'adozione del decreto ingiuntivo non opposto, ha dato atto dell'integrale esecuzione del giudicato.
La nota del commissario ad acta è stata impugnata dalla società di factoringe il T.A.R., nell'accogliere il reclamo, ha ritenuto che il commissario ad acta non potesse tenere conto dei pagamenti effettuati dall'amministrazione antecedentemente al decreto ingiuntivo.
Il Consiglio di Stato ha riformato la decisione di primo grado, ritenendo che la pretesa creditoria vantata dalla società sia destituita di fondamento, proprio in ragione dei pagamenti già effettuati dall'azienda sanitaria in epoca anteriore al provvedimento monitorio non opposto. La questione
La questione giuridica sottesa alla decisione in commento riguarda la rilevanza nel giudizio di ottemperanza del pagamento eseguito dal debitore in epoca anteriore al decreto ingiuntivo non opposto ed oggetto del giudizio di esecuzione.
In altri termini, posto che il pagamento estingue ipso iure l'obbligazione, si tratta di stabilire se la mancanza del diritto da tutelare, dovuta a un fatto verificatosi prima della formazione del titolo giudiziale di cui si chiede l'esecuzione, possa essere fatta valere in sede di ottemperanza. Le soluzioni giuridiche
Il Consiglio di Stato, con la pronuncia in commento, ha affermato che l'avvenuto pagamento, in tutto o in parte, del credito, quand'anche effettuato prima dell'adozione del decreto ingiuntivo poi non opposto, può essere fatto valere dal debitore nel giudizio di ottemperanza.
L'iter argomentativo della sentenza si snoda, essenzialmente, nei seguenti argomenti.
L'adempimento estingue ipso iure l'obbligazione, e ciò rileva sul piano oggettivo, ossia a prescindere dal momento in cui il provvedimento giudiziale ordina il pagamento.
Nel giudizio di ottemperanza, il giudice amministrativo esercita una giurisdizione estesa al merito, sicché può verificare se il diritto incorporato nel decreto ingiuntivo portato in esecuzione sia attualmente esistente o sia venuto meno per il pagamento già eseguito dal debitore, in epoca anteriore al decreto ingiuntivo.
Del resto, l'ordinamento non giustifica alcuna indebita locupletazione, ciò che si verificherebbe qualora il debitore, pur liberato per aver adempiuto, fosse costretto a pagare nuovamente.
Peraltro, la pretesa del creditore, consistente nel portare ad esecuzione una condanna relativa a un credito estinto, si pone in aperta violazione dei canoni generali di correttezza e buona fede; doveri, questi ultimi, che, nella relazione giuridica tra privato e amministrazione, gravano su entrambe le parti.
Il comportamento scorretto del creditore abilita quindi il debitore a chiedere al giudice dell'esecuzione, sostanzialmente con una exceptio doli, di rilevare il precedente pagamento; difesa che, del resto, configura una eccezione in senso lato, dal momento che l'avvenuto pagamento, finanche parziale, può essere rilevato anche d'ufficio, quando emerga dagli atti. Osservazioni
La sentenza in commento muove da un assunto che può dirsi oramai unanimemente condiviso: l'adempimento estingue ipso iure l'obbligazione; il debitore che invoca l'avvenuto pagamento non solleva un'eccezione in senso stretto, ossia riservata dalla legge alla parte o comunque dipendente dall'esercizio di un diritto potestativo, bensì una eccezione in senso lato (per alcuni, una mera difesa); ne consegue che l'estinzione per avvenuto pagamento può essere rilevata anche d'ufficio dal giudice ove l'adempimento risulti dagli atti di causa (Cass., sez. L, ord. 24 dicembre 2021, n. 41474; Id., sez. VI - L, ord. 2 luglio 2018, n. 17196; Id., sez. II, ord. 14 luglio 2017, n. 17598; Id., sez. 3, 14 luglio 2015, n. 14654; Id., sez. VI, ord. 2 luglio 2012, n. 11051; Id., sez. L, 2 luglio 2004, n. 12174; Id, sez. L, 22 gennaio 1998 n. 599).
Qualche spunto di riflessione, tuttavia, può essere offerto dal confronto di tali principi con l'efficacia preclusiva del giudicato.
Se nel processo di cognizione anche il giudice dell'impugnazione può rilevare d'ufficio l'estinzione dell'obbligazione per adempimento, purché si tratti di fatto ritualmente acquisito agli atti di causa, nella fase dell'esecuzione la soluzione non può che variare in relazione al titolo in forza del quale il creditore procede.
Limitando l'analisi al decreto ingiuntivo, in caso di mancata opposizione, la pretesa creditoria è, come noto, corroborata dalla forza del giudicato. A rigore, pertanto, nel giudizio di ottemperanza ovvero nel giudizio di opposizione all'esecuzione dovrebbero essere spendibili soltanto le sopravvenienze in fatto, ad esempio i pagamenti eseguiti in epoca successiva al decreto ingiuntivo, oppure i fatti anteriori non conosciuti o non conoscibili.
Tanto deriva dalla circostanza che l'oggetto del giudizio espresso nel provvedimento monitorio è il riconoscimento dell'esistenza della ragione creditoria al momento della pronuncia dell'ingiunzione di pagamento. Di talché, l'opposizione al decreto ingiuntivo è l'unico mezzo per far valere tutti i fatti - costituiscano essi mere difese, eccezioni in senso lato o in senso stretto - verificatisi prima dell'adozione del provvedimento; altrimenti si avrà il passaggio in giudicato del decreto, con la conseguente impossibilità di dedurre il pagamento in sede di opposizione all'esecuzione (per tutte, Cass., sez. III, 19 marzo 2014, n. 6337; anche Cass., sez. III, 11 maggio 2010, n. 11360; Id., sez. I, 24 novembre 2000, n. 15178; Id., sez. L, 20 aprile 1996, n. 3757; sulla possibilità di far valere il pagamento eseguito dal terzo coobbligato in pendenza dei termini per l'opposizione, vd. Cass., sez. III, 14 ottobre 2021, n. 28044).
In proposito, non sembra che le indubitabili peculiarità del giudizio di ottemperanza possano condurre a un diverso esito interpretativo. Invero, con riferimento al decreto ingiuntivo non opposto non si pongono le delicate questioni sottese al c.d. giudicato a formazione progressiva e, dunque, al rapporto che si instaura tra i limiti conformativi del giudicato, la riedizione del potere amministrativo e la giurisdizione estesa al merito propria del giudizio di ottemperanza.
In conclusione, la sentenza in commento, anche nel valorizzare i doveri di buona fede e correttezza, ha certamente il pregio, con ricchezza di argomenti, di precludere al creditore di conseguire un vantaggio che appare certamente ingiusto. Vi è però il rischio di premiare il debitore che, pur avendo l'onere di opporsi al decreto ingiuntivo per far valere quei fatti contrastanti con la pretesa creditoria cristallizzata nel provvedimento monitorio, rimanga inerte, pretendendo poi di sottoporre al giudice dell'esecuzione o dell'ottemperanza circostanze di fatto che appartengono tipicamente al giudizio di cognizione-opposizione. In dottrina si segnala C. Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, I, Torino, 2019, 191-192; F.P. Luiso, Diritto processuale civile, IV, Milano, 2021, 158; A. Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; G. Tota, Rapporti tra opposizione a decreto ingiuntivo e opposizione all'esecuzione, in B. Capponi (diretto da), Il procedimento per ingiunzione, Torino, 2005. |