La strada verso il processo telematico ed il ritorno alle copie cartacee, senza più l'ufficio delle impugnazioni fuori sede

Irma Conti
03 Aprile 2023

La riforma Cartabia ha, finalmente, codificato un percorso che porterà alla formazione del fascicolo penale telematico, ma, purtroppo, nella transizione verso il digitale, ha messo a nudo diversi profili di illogicità.

Che la strada verso il digitale sia, ormai, irreversibile è testimoniato dalla:

  • introduzione dell'art. 111-bis c.p.p. che recita, testualmente, che «Salvo quanto previsto dall'articolo 175-bis, in ogni stato e grado del procedimento, il deposito di atti, documenti, richieste, memorie ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione degli atti e dei documenti informatici»;
  • modifica dell'art. 582 c.p.p. che consente il deposito delle impugnazioni da parte dell'avvocato esclusivamente con modalità telematico.

Per permettere e consentire la transizione verso il nuovo atto che sarà esclusivamente digitale e depositato telematicamente, è stato previsto un regime differenziato di entrata in vigore delle disposizioni che attengono al processo penale telematico e una disciplina transitoria.

Il tutto in attesa dell'approvazione, entro il 31.12.2023, di un decreto del Ministro della giustizia (e un successivo regolamento), con il quale «sono definite le regole tecniche riguardanti il deposito, la comunicazione e la notificazione con modalità telematiche degli atti del procedimento penale, anche modificando, ove necessario, il regolamento di cui al decreto del Ministro della giustizia 21 febbraio 2011, n. 44, e, in ogni caso, assicurando la conformità al principio di idoneità del mezzo e a quello della certezza del compimento dell'atto».

Tanto premesso, con riferimento al deposito degli atti penali e, in particolare, delle impugnazioni, è stata:

  • disposta l'abrogazione dell'art. 582 comma 2 (impugnazione fuori sede), dell'art. 583 c.p.p. (spedizione dell'impugnazione) e dell'art. 164 disp. att. c.p.p. (copie dell'atto di impugnazione) in quanto, attraverso l'introduzione dell'obbligatorietà del deposito telematico dell'atto di impugnazione per il difensore, diventano ovviamente superflui tanto i depositi presso gli uffici per le impugnazioni fuori sede, quanto le spedizioni dell'impugnazione, quanto ancora il deposito di diverse copie dell'atto di impugnazione;
  • dettata una disciplina transitoria per regolare i depositi nel 2023.

La disciplina transitoria, come osservato nelle premesse, presenta, purtroppo delle evidenti criticità che rasentano la pura illogicità normativa.

In particolare, nella disciplina transitoria:

  • da un lato, è stata prevista l'ultrattività dell'art. 582 c.p.p. nella parte in cui consente anche ai difensori di depositare le impugnazioni in formato analogico presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato e, contestualmente, disposto che fino all'approvazione del summenzionato decreto ministeriale, sarà comunque possibile depositare le impugnazioni telematicamente a mezzo pec;
  • dall'altro, è stato reso immediatamente applicabile la disciplina in tema di abrogazione degli artt. 582 comma 2 e dell'art. 583 c.p.p. ed è stato altresì' previsto che, fino «sino al quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero sino al diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e le tipologie di atti in esso indicati, continuano ad applicarsi le disposizioni dell'articolo 164 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271» (cfr. art. 87 comma 6 del d.lgs n. 150/2022).

Tale disposizione comporta delle gravi ripercussioni e problemi operativi quotidiani, salvo far pagare agli assistiti ulteriori oneri, soprattutto per le impugnazioni fuori sede.

E ciò in quanto, avendo abrogato, con effetto immediato, le norme in tema di impugnazioni fuori sede e di spedizione dell'impugnazione ed avendo, al tempo stesso, sancito l'ultrattività dell'art. 164 disp att. in ordine alle copie da depositare unitamente all'impugnazione, si crea un'evidente criticità per la difesa, costretta a doversi fisicamente recare presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento a depositare l'impugnazione.

Tale, inverosimile, realtà è stata oggi confermata da una circolare del Ministero della Giustizia in tema di deposito delle impugnazioni trasmesse con modalità telematiche.

Era stato chiesto al Ministero di specificare se, anche per i depositi telematici, sarebbe stato necessario presentare “fisicamente” le copie cartacee previste dall'art. 164 disp. att. c.p.p., oppure se l'ultrattività della norma riguardasse esclusivamente i depositi in forma analogica.

In particolare, il Ministero ha replicato che l'art. 164 disp. att. c.p.p. resta applicabile, ai sensi e per gli effetti dell'art. 87, comma 6, d.lgs. n. 150/2022, anche quando l'atto d'impugnazione sia stato trasmesso tramite posta elettronica certificata e che in caso di mancato deposito delle copie prescritte dalla legge, l'ufficio applicherà la disposizione di cui all'art. 272 d.P.R. n. 115/2002 per recuperare i costi sostenuti per effettuare le copie e evitare danni erariali.

Si tratta di un'interpretazione che non si ritiene logica con:

  • lo spirito e la ratio della riforma;
  • la già avvenuta abrogazione dell'art. 164 disp. att. c.p.p. la cui ultrattività è stata determinata unicamente nella disciplina transitoria;
  • il concetto stesso di rischio di danno erariale che, ictu oculi, non è contemplato dalla riforma che esclude che successivamente all'entrata in vigore del già menzionato decreto ministeriale, debbano essere prodotte le copie dell'atto di impugnazione.

Un'interpretazione che, di fatto, rende completamente superflua la norma transitoria sulla possibilità di depositare telematicamente le impugnazioni, in quanto sarà comunque necessario produrre le copie richieste dall'(abrogato) art. 164 disp. att. c.p.p.

In conclusione, ci troviamo di fronte ad una disciplina che dovrebbe consentire una transizione verso il digitale e che, invece, concretamente, comporta un inaccettabile ritorno all'analogico.

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