Il raggiungimento dello scopo della notifica a mezzo pec
13 Aprile 2023
Con ricorso straordinario al Presidente della Regione Siciliana, notificato a mezzo pec e trasmesso stesso mezzo per conoscenza all'amministrazione comunale, la ricorrente chiedeva l'annullamento, previa sospensione cautelare, della determinazione con cui il Comune le aveva ordinato la demolizione e lo sgombero totale dell'area abusivamente occupata e il conseguente ripristino dello stato dei luoghi, a seguito del verbale di illecito edilizio redatto dalla Polizia Municipale.
L'amministrazione resistente eccepiva la pregiudiziale di nullità del ricorso, sostenendo che l'atto notificato a mezzo pec è una scansione del ricorso straordinario originale (e non un atto nativo digitale), con firma non digitale dell'avvocato, così come la procura prodotta, sempre in copia digitale, è semplicemente firmata in forma autografa dalla ricorrente e dall'avvocato sulla copia cartacea, senza alcuna attestazione di conformità da parte dell'avvocato procuratore, in contrasto con quanto disposto dal codice dell'amministrazione digitale (d. lgs. n. 82/2005) e dalla legge n. 53/1994 e successive integrazioni e modificazioni.
Il Collegio, rivedendo peraltro un proprio precedente orientamento, ha ritenuto che le nullità di cui alla legge n. 53/1994, siano sanate, ai sensi dell'art. 156 c.p.c., dal raggiungimento dello scopo della notifica, in quanto l'atto è pervenuto in via telematica al destinatario e quest'ultimo ne ha appreso il contenuto.
La produzione del risultato della conoscenza dell'atto notificato a mezzo di posta elettronica certificata priva di significativo rilievo la presenza di meri vizi di natura procedimentale ove l'erronea applicazione della regola processuale non abbia comportato una lesione del diritto di difesa, oppure altro pregiudizio per la decisione.
Del resto, la disciplina dei vizi della notificazione del ricorso, dettata dai commi 3 e 4 dell'art. 44 c.p.a, come riscritti dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 132/2018 e n. 148 del 2021, evidenzia come le regole processuali non possano avere rilievo puramente formale, in quanto l'esigenza di effettività della tutela richiede una loro interpretazione, non inflessibile né formalistica, che sia funzionale a specifici interessi e in connessione con i principi della tutela giurisdizionale e del contraddittorio, nonché con quello di proporzione tra la forma processuale e lo scopo che la norma mira a conseguire.
La disciplina previgente prevedeva, infatti, che la costituzione dell'intimato, in caso di notifica nulla, sanasse il vizio, ma con effetti ex nunc, ossia con salvezza delle eventuali decadenze già maturate prima della costituzione in giudizio dell'intimato.
Dopo il suindicato intervento della Corte costituzionale, la costituzione in giudizio dell'intimato sana la nullità della notificazione del ricorso ma con efficacia ex tunc (senza salvezza, tra l'altro, delle decadenze già maturate e cioè anche se avvenuta successivamente alla scadenza del termine per proporre l'azione) e anche ove l'esito negativo della notificazione sia imputabile al notificante.
Ne deriva che, avendo l'atto raggiunto lo scopo cui è destinato, ovvero di essere venuto a conoscenza del suo destinatario, non può essere pronunciata la sua nullità e ciò malgrado la notifica presenti delle irritualità in contrasto con le normative in materia di notifica digitale e con il codice dell'amministrazione digitale (d.lgs. n. 82/2005). |