Colpa grave e colpa lieve1. Bussole di inquadramentoSia nel campo contrattuale che in quello aquiliano può talora assumere rilievo la tradizionale distinzione tra colpa grave e colpa lieve, distinzione che, di regola, è irrilevante ai fini della verifica della sussistenza dell'inadempimento o dell'illecito: basti dire che l'art. 1218 c.c. riconnette la responsabilità per inadempimento al fatto in sé considerato del ritardo o dell'inadempimento, salva la prova della non imputabilità, mentre l'art. 2043 c.c. fa discendere l'integrazione della fattispecie di illecito dal carattere indifferentemente doloso o colposo della condotta causativa di danno. Tuttavia, in ambito di responsabilità medica trova applicazione la regola posta dall'art. 2236 c.c., on applicazione del quale, se la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà, il prestatore d'opera non risponde dei danni, se non in caso di dolo o di colpa grave. La legge Gelli-Bianco, inoltre, prevede all'art. 9, dettato in punto di «Azione di rivalsa o di responsabilità amministrativa», che: «L'azione di rivalsa nei confronti dell'esercente la professione sanitaria può essere esercitata solo in caso di dolo o colpa grave» (comma 1), e che: «In caso di accoglimento della domanda di risarcimento proposta dal danneggiato nei confronti della struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica ... o dell'esercente la professione sanitaria ... l'azione di responsabilità amministrativa, per dolo o colpa grave, nei confronti dell'esercente la professione sanitaria è esercitata dal pubblico ministero presso la Corte dei conti. Ai fini della quantificazione del danno ... si tiene conto delle situazioni di fatto di particolare difficoltà, anche di natura organizzativa, della struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica, in cui l'esercente la professione sanitaria ha operato. L'importo della condanna per la responsabilità amministrativa e della surrogazione di cui all'articolo 1916, comma 1, c.c., per singolo evento, in caso di colpa grave, non può superare una somma pari al ...» (comma 5). Ed inoltre: «In caso di accoglimento della domanda proposta dal danneggiato nei confronti della struttura sanitaria o sociosanitaria privata o nei confronti dell'impresa di assicurazione titolare di polizza con la medesima struttura, la misura della rivalsa e quella della surrogazione richiesta dall'impresa di assicurazione, ai sensi dell'art. 1916, comma 1 c.c., per singolo evento, in caso di colpa grave, non possono superare una somma pari al ... (comma 6). L'art. 10 della stessa legge soggiunge che: «Al fine di garantire efficacia alle azioni di cui all'art. 9 e all'art. 12, comma 3, ciascun esercente la professione sanitaria operante a qualunque titolo in strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private provvede alla stipula, con oneri a proprio carico, di un'adeguata polizza di assicurazione per colpa grave». In generale, la colpa grave è ravvisabile nella condotta di colui che agisce con straordinaria ed inescusabile imprudenza, e che omette di osservare non solo la diligenza del buon padre di famiglia, ma anche quel grado minimo ed elementare di diligenza che tutti osservano (Cass. n. 2260/1970). 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quali elementi occorre considerare al fine di determinare il grado della colpa?
L'orientamento della Suprema Corte La S.C. ha individuato gli elementi da considerare nella valutazione del grado della colpa. Ai fini della verifica della divergenza tra la condotta tenuta dal medico e quella da osservare, assumono rilievo sia le specifiche condizioni del soggetto agente ed il suo grado di specializzazione, sia la situazione ambientale in cui il professionista si è trovato ad operare. Per addebitare all'esercente una professione sanitaria la responsabilità per l'evento lesivo causato nello svolgimento della propria attività, occorre verificare, in primo luogo, se il caso concreto sia regolato da linee-guida o, in mancanza, da buone pratiche clinico-assistenziali, quindi, specificare la natura della colpa (generica o specifica; per imperizia, negligenza o imprudenza), spiegare poi se ed in quale misura la condotta del sanitario si sia discostata dalle pertinenti linee-guida o buone pratiche clinico-assistenziali e, più in generale, quale sia stato il grado della colpa. In particolare, «l'individuazione della regola cautelare violata è compito al quale l'interprete non può sottrarsi, in generale, nel giudizio di responsabilità per colpa ma in modo particolare nella materia della colpa medica, ove le regole cautelari sono a volte sfuggenti, a volte rigidamente determinate, più spesso di natura elastica ed in quanto tali in grado di mostrare diversa incidenza sulla stessa esigibilità della condotta salvifica. Conseguentemente, il giudizio di prevedibilità dell'evento lesivo in questa materia è particolarmente difficoltoso, ove non risultino indiscusse massime di esperienza e leggi scientifiche di copertura con ragionevole grado di certezza» (Cass. pen., n. 18347/2021). Si può dunque parlare di colpa grave solo quando si sia in presenza di una «deviazione ragguardevole rispetto all'agire appropriato, rispetto al parametro dato dal complesso delle raccomandazioni contenute nelle linee guida di riferimento». Perché vi sia colpa grave, l'intervento deve essere «marcatamente distante dalle necessità di adeguamento alle peculiarità della malattia ed alle condizioni del paziente». Perciò, quanto più la fattispecie concreta risulti equivoca, tanto maggiore deve essere la propensione a considerare lieve l'addebito nei confronti del professionista che, pur uniformatosi ad una condotta accreditata dalla comunità scientifica, non sia stato in grado di produrre un trattamento adeguato o abbia determinato la negativa evoluzione della patologia. In definitiva, il medico risponde secondo i principi generali, quindi anche per colpa lieve, quando la sua attività, per omissione di diligenza o per inadeguata preparazione, provochi un danno al paziente, mentre risponde nei soli casi di colpa grave quando la perizia richiesta nella soluzione del caso concreto trascende la preparazione e l'abilità di un professionista medio, fermo restando che la limitazione di responsabilità alle ipotesi di dolo e colpa grave di cui all'art. 2236, comma 2, c.c. non ricorre con riferimento ai danni causati al paziente per negligenza o imperizia, ma soltanto per i casi implicanti risoluzione di problemi tecnici di particolare difficoltà trascendenti la preparazione media o non ancora sufficientemente studiati dalla scienza medica, con l'ulteriore importante corollario che incombe al medico di fornirne la relativa prova (Cass. n. 18347/2021). Premessa, perciò, la nota regola secondo cui la colpa lieve vale ad escludere la responsabilità quando l'intervento medico sia di particolare difficoltà e solo ove si tratti di imperizia, non già di negligenza o imprudenza, casi questi ultimi in cui anche la colpa lieve è fondamento di responsabilità (almeno da Cass. n. 4152/1995), erra dunque il giudice che abbia ritenuto sussistente la colpa lieve per averla desunta dalla gravità della patologia, poiché la colpa è lieve non quando la patologia sia grave, ma quando la sua cura sia difficile. È la difficoltà di intervento che rende la colpa meno grave, giudicabile con minor rigore. L'accertamento della gravità della colpa, dunque, avrebbe dovuto svolgersi dunque con riferimento alla difficoltà dell'intervento piuttosto che con riferimento alla gravità della patologia (Cass. n. 2042/2005). Anche di recente è stato ribadito che la colpa lieve del medico deve essere valutata non in relazione alla gravità della malattia del paziente, bensì alla difficoltà dell'intervento, nonostante la diagnosi precoce (Cass. n. 4905/2022). Non è così riconducibile alla colpa lieve la condotta del pediatra che rinvia la visita domiciliare e che quando la esegue non si accorge che il bambino è affetto da una grave infezione, sottovalutando le condizioni generali e respiratorie del piccolo paziente, omettendo di prescrivere degli esami di laboratorio che avrebbero dato specifici riscontri sulla salute del bambino (Cass. pen., n. 3206/2019). 3. Azioni processualiUlteriori azioni processuali Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione). Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo Mediazione Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per territorio La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per valore La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Rito applicabile La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Legittimazione attiva e passiva Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Contenuto dell'atto introduttivo Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). 4. ConclusioniLa responsabilità della struttura sanitaria La responsabilità della struttura sanitaria, pubblica o privata, ha natura contrattuale, il che comporta l'applicazione delle regole relative nel loro complesso, prima tra tutte quella concernente il riparto degli oneri probatori, che gravano sul paziente limitatamente alla dimostrazione dell'esistenza del contratto, dovendo egli limitarsi per il resto a dedurre l'inadempimento. Contro la struttura sanitaria il danneggiato, previo esperimento di una delle due procedure conciliative previste, la mediazione o la consulenza tecnica preventiva diretta alla composizione della lite, può agire per il risarcimento dinanzi al giudice competente per valore, che sarà normalmente il tribunale, e per territorio, in applicazione delle regole di cui agli artt. 18-20 c.p.c. La domanda può essere simultaneamente proposta presso lo stesso giudice nei confronti della struttura sanitaria, del medico, o del diverso personale sanitario, e dell'assicuratore. La distinzione tra colpa grave e colpa lieve La distinzione tra colpa grave, ravvisabile nella condotta di colui che agisce con straordinaria ed inescusabile imprudenza, e che omette di osservare non solo la diligenza del buon padre di famiglia, ma anche quel grado minimo ed elementare di diligenza che tutti osservano, e colpa lieve ha ritrovato un importante peso con la legge Gelli-Bianco, che gli conferisce rilievo a diversi fini, allo scopo di alleggerire la posizione del medico. |