La negligenza e l'imprudenza1. Bussole di inquadramentoAbbiamo già avuto modo di osservare che la nozione di colpa si ritrae dall'art. 43 c.p., secondo cui il delitto è colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non è voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. Ed abbiamo inoltre rammentato che, in forza di tale disposizione, si suole distinguere la colpa in generica e specifica, a seconda che derivi da negligenza, imprudenza o imperizia, oppure da inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. Quanto alla distinzione tra negligenza, imprudenza o imperizia, la S.C. ha osservato che «si fatica ad individuare indicazioni in merito a ciò che deve intendersi per imprudenza, negligenza, imperizia...Ad avviso di questo Collegio non è possibile operare delle generalizzazioni per le molteplici espressioni dell'esercizio delle attività sanitarie perché, almeno nella maggioranza dei casi, uno stesso atto medico può mettere radici in causali diverse» (Cass. pen. n. 15258/2020): e, tuttavia, distinguere almeno tra imperizia, da una parte, e negligenza e imprudenza, dall'altro, è imprescindibile, poiché, con l'introduzione dell'art. 590 sexies c.p. ad opera della riforma Gelli-Bianco, il giudice è tenuto ad accertare e motivare con estremo scrupolo, la qualificazione della condotta del medico imputato come imperita piuttosto che negligente o imprudente, per le differenti ricadute applicative che ne derivano, anche sul piano civilistico. Qui conviene trattare simultaneamente della negligenza e dell'imprudenza, che vanno tenute distinte dall'imperizia, la quale assume uno specifico rilievo nella definizione della responsabilità del medico, dal momento che l'art. 2236 c.c., ove è prevista una specifica ipotesi di limitazione di responsabilità («Se la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà, il prestatore d'opera non risponde dei danni, se non in caso di dolo o di colpa grave»), si applica nelle sole ipotesi di imperizia e non anche di imprudenza e negligenza (p. es. tra le tante Cass. n. 9085/2006; Cass. n. 14448/2004; Cass. n. 5945/2000), come pure si applicano al solo caso di imperizia le relative disposizioni contenute nella legge Gelli-Bianco. D'altro canto negligenza ed imprudenza possono essere considerate unitariamente non senza ragione, e cioè perché sovente la precisa linea di demarcazione tra l'una e l'altra non è sempre con esattezza identificabile: nella pratica, anzi, accade sovente che le decisioni dei giudici individuino il tratto della colpa medica discorrendo senza ulteriori distinzioni di negligenza ed imprudenza. Non è raro, insomma, imbattersi in addebiti rivolti al medico in cui la fattispecie accusatoria sovrappone comportamenti imprudenti e negligenti, come, ad esempio, in ipotesi di affrettata dimissione del paziente, sicché risulta in definitiva sfuggente il confine tra l'area della colpa per imprudenza e per negligenza. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quale è la definizione di negligenza?
Negligenza è il contrario di diligenza Quale connotazione della condotta in cui può articolarsi la colpa, la negligenza è, in breve, la trascuratezza, disattenzione, dimenticanza, svogliatezza, superficialità, approssimazione, leggerezza nell'operare, tali da determinare il discostarsi dalle norme di comune diligenza altrimenti da osservare. La negligenza è dunque l'opposto della diligenza: tra l'una e l'altra sussiste perciò una relazione di correlatività, concernendo l'una e l'altra aspetti contrapposti di una medesima valutazione normativa; la negligenza si riassume nella violazione di regole di condotta dettate dall'ambiente sociale. In ambito medico la negligenza si verifica, ad esempio, quando, indipendentemente dall'osservanza delle regole tecniche operatorie, il medico chirurgo dimentichi la garza o i ferri nell'addome, effettui un intervento senza il preventivo controllo della cartella clinica, provochi uno scambio di farmaci, e così via. La negligenza si manifesta così in violazioni tendenzialmente grossolane, che non attengono a profili di padronanza di necessarie cognizioni di contenuto tecnico, che il medico deve possedere, ma ad inosservanza di regole di condotta che chiunque applicherebbe. Le regole cautelari che riguardano la colpa generica per negligenza, insomma, sono regole certamente confacenti all'attività medica, ma non specifiche di essa, bensì antecedenti e più generali: si parla pertanto di colpa generica per evidenziare che l'agente viola norme cautelari di ordinaria diligenza che si pongono all'esterno dell'applicazione delle regole dell'arte medica.
Domanda
È ravvisabile la negligenza nella radicale omissione di accertamenti medico-sanitari, quando ciò determini un errore diagnostico, con conseguente somministrazione di una terapia inidonea?
L'orientamento della Suprema Corte La limitazione della responsabilità professionale del medico ai soli casi di dolo o colpa grave a norma dell'art. 2236 c.c. si applica nelle sole ipotesi che presentino problemi tecnici di particolare difficoltà e, in ogni caso, tale limitazione di responsabilità attiene esclusivamente all'imperizia, non all'imprudenza e alla negligenza, con la conseguenza che risponde anche per colpa lieve il professionista che, nell'esecuzione di un intervento o di una terapia medica, provochi un danno per omissione di diligenza (Cass. n. 9085/2006, concernente un caso di paraplegia conseguita a intervento di lombosciatalgia-emilaminectomia, decisione con la quale è stata confermata la sentenza di merito che aveva ricondotto all'ipotesi di negligenza un errore diagnostico susseguito ad omesso ricorso ad indagini strumentali, oltre che alla gestione dei tempi dell'emergenza medico-chirurgica).
Domanda
È ravvisabile la negligenza del medico nell'omesso controllo delle cartelle cliniche?
Sicuramente sì In ambito sanitario, il medico ha l'obbligo di controllare la competenza e l'esattezza delle cartelle cliniche e dei relativi referti allegati, la cui violazione comporta la configurazione di un difetto di diligenza rispetto alla previsione generale contenuta nell'art. 1176, comma 2, c.c. e, quindi, un inesatto adempimento della sua corrispondente prestazione professionale (Cass. n. 20101/2009). In tema di responsabilità professionale del medico, dunque, le omissioni nella tenuta della cartella clinica al medesimo imputabili rilevano sia ai fini della figura sintomatica dell'inesatto adempimento, per difetto di diligenza, in relazione alla previsione generale dell'art. 1176, comma 2, c.c., sia come possibilità di fare ricorso alla prova presuntiva, poiché l'imperfetta compilazione della cartella non può, in linea di principio, tradursi in un danno nei confronti di colui il quale abbia diritto alla prestazione sanitaria (Cass. n. 1538/2010).
Domanda
Quale è la definizione di imprudenza?
Imprudenza è la mancanza di prudenza In altri termini, l'atteggiamento di chi, per sventatezza, per eccessiva audacia, per trasgressione delle norme dettate dalla ragione o dall'esperienza, agisce in modo da mettere in pericolo se stesso o altri o comunque non valuta sufficientemente le possibili conseguenze dannose dei proprî atti. Tralasciando la categoria dell'imperizia, intesa come comportamento del soggetto inosservante delle regole cautelari dettate dalle leges artis, come cristallizzate nelle linee guida e buone pratiche, la S.C. ha talora collocato negligenza ed imprudenza su versanti opposti, affermando che appartiene alla categoria della negligenza il comportamento del soggetto inosservante per non avere fatto ciò che era doveroso fare, mentre appartiene alla categoria dell'imprudenza il comportamento del soggetto inosservante per avere fatto ciò che era doveroso non fare (Cass. pen., n. 24384/2018). Ma, evidentemente, si tratta di un'affermazione di scarsa utilità sul piano pratico applicativo. Pur nella consapevolezza della liquidità della distinzione, può dirsi che, a differenza della negligenza, l'imprudenza si realizza mediante la condotta avventata o temeraria del medico che, pur consapevole dei rischi che tale condotta comporta per il paziente – poiché se non fosse consapevole dei rischi verserebbe in stato di imperizia e non di imprudenza – decide comunque di procedere con un determinato trattamento medico. Imprudenza è l'insufficiente ponderazione di una certa opzione terapeutica: imprudente è quel medico che mostra di non tener conto dei rischi cui espone il paziente, sicché non è ad esempio imprudente chi usa mezzi diagnostici o terapeutici rischiosi o pericolosi, se sono indicati dalle leges artis, ma chi li usa senza un'effettiva necessità.
Domanda
Costituisce imprudenza la trazione esagerata esercitata al momento del parto in presenza di distocia della spalla?
Il caso esaminato in giurisprudenza Al momento della nascita, a causa di un «trazione esagerata», una neonata subisce una paralisi ostetrica: ne segue un giudizio all'esito del quale i medici che hanno operato sono condannati al pagamento della somma di € 250.000, oltre accessori. Secondo i giudici di merito, i medici avevano nell'occorso affrontato con perizia l'imprevista evenienza della «distocia di spalla», adottando la manovra meno traumatica (Mc Roberts) come richiesto dalle leges artis, ma avessero tuttavia erroneamente operato, nel corso della relativa esecuzione, appunto una «trazione esagerata» che aveva causato la lesione brachiale. Giunta la causa in Cassazione, i medici hanno sostenuto che il menzionato profilo di colpa fosse insussistente, al che la SC ha risposto osservando che: «La ritenuta sussistenza di profili di colpa generica in relazione alle modalità di esecuzione della manovra, profili afferenti a regole di comportamento sottratte ai limiti di rilevanza dettati dall'art. 2236 c.c., non poggia in sentenza su basi inconsistenti (né sulla mera regola empirica del post hoc propter hoc), ma su indicazione contenuta nella c.t.u., che parla in proposito di “trazione esagerata”. Tale indicazione motiva e giustifica in punto di fatto la valutazione della condotta in termini di imprudenza e la sottrae, in quanto giudizio prettamente di merito..., alle censure in punto di diritto dedotte (Cass. n. 3722/2019). 3. Azioni processualiUlteriori azioni processuali Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione). Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo Mediazione Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per territorio La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per valore La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Rito applicabile La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Legittimazione attiva e passiva Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Contenuto dell'atto introduttivo Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). 4. ConclusioniL'esigenza di distinguere, nell'ambito della colpa generica, tra negligenza, imprudenza ed imperizia, risponde, quanto all'individuazione dell'area dell'imperizia, all'espressa previsione normativa contenuta nella legge Gelli-Bianco, che assoggetta la colpa per imperizia ad un trattamento distinto da quella riservata alla colpa per negligenza ed imprudenza. Minor rilievo possiede invece la distinzione tra negligenza ed imprudenza, che non comporta specifiche ricadute applicative: e tuttavia, non v'è dubbio che le nozioni di negligenza ed imprudenza abbiano da essere indagate, se non altro al fine di individuare l'area coperta, sotto tale profilo, dalla colpa medica. In proposito, in breve, può dirsi che la negligenza consiste nel non aver fatto qualcosa che le regole di diligenza avrebbero consigliato di fare nel frangente considerato, mentre la imprudenza consiste al contrario nell'aver adottato comportamenti pericolosi, non adeguatamente ponderati, che avrebbero invece dovuto essere evitati. |