Il medico di pronto soccorso

Mauro Di Marzio

1. Bussole di inquadramento

Rientra nel notorio la difficoltà in cui versa la medicina d'urgenza: i reparti di pronto soccorso mancano sempre più di personale, il che arreca un pregiudizio gravissimo al funzionamento di uno dei gangli fondamentali del Servizio sanitario nazionale. Tra le diverse ragioni della crisi, vi è senz'altro il rischio, che il medico di pronto soccorso corre, di incorrere in addebiti di responsabilità sia sul piano penale che su quello civile.

Sul piano penale, la legge Gelli-Bianco è intervenuta introducendo l'art. 590-sexies c.p. (v. al riguardo Cass. pen. S.U., n. 8770/2018), rubricato «Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario», il quale stabilisce al comma 1 che, se i diritti di omicidio colposo delle lesioni personali colpose sono commessi nell'esercizio della professione sanitaria, si applicano le pene ivi previste per tali delitti, «salvo quanto disposto dal comma 2». E quest'ultimo comma soggiunge che: «Qualora l'evento si sia verificato a causa di imperizia, la punibilità è esclusa quando sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida ... sempre che le raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultino adeguate alle specificità del caso concreto».

Si tratta di un intervento della cui attitudine a contemperare la pluralità di interessi in gioco può dubitarsi. La ragione è semplice, e risiede in ciò, che la linea di demarcazione tra imperizia, da un lato, e negligenza e imprudenza, dall'altro, è sovente, eufemisticamente, sfumata. Mentre la condotta del medico di pronto soccorso, soprattutto nel caso di omissione del tempestivo intervento che sarebbe stato necessario, è perlopiù collocata su un crinale che coinvolge i diversi aspetti.

Varrà osservare, ad in diretta riprova dell'impellenza del problema, che, nella fase della pandemia, il legislatore è intervenuto con una disposizione, l'art. 3-bis, l. 28 maggio 2021, n. 76, che ha previsto una limitazione della responsabilità penale di tutti gli esercenti una professione sanitaria, nell'ambito della fase emergenziale Covid-19, ai soli casi di colpa grave. Ora, non è irragionevole ritenere che l'emergenza rappresentata dalla pandemia, del complessivo funzionamento dell'attività medica, è la regola nella medicina appunto d'emergenza.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Quali sono le pronunce giurisprudenziali che riguardano il medico di pronto soccorso?

Ecco la casistica essenziale

Un esempio ricorrente di responsabilità del medico di pronto soccorso è quello del mancato ricovero di un paziente che sia successivamente deceduto.

È stata difatti ravvisata la responsabilità professionale per colpa del medico della ASL nell'ipotesi di mancato ricovero d'un paziente, seguito dal decesso dello stesso, a causa dell'errata diagnosi circa la infermità (Trib. Roma 1° agosto 2001, in un caso in cui il medico di turno nel pronto soccorso aveva imputato a tracheite i dolori toracici accusati dal paziente, cui era stato negato il ricovero sebbene dovesse sospettarsi la cardiopatia che più adeguati accertamenti avrebbero ricollegato a infarto, sicché l'unica speranza di salvezza sarebbe stata offerta dall'immediato ricovero). Lo stesso addebito di responsabilità al medico di pronto soccorso, è stato pronunciato in un caso in cui il medico di pronto soccorso non aveva riconosciuto un ascesso sottomandibolare, con conseguente estensione dell'infezione che aveva poi reso necessario un impegnativo intervento chirurgico, intervento che sarebbe stato evitato se la diagnosi fosse stata tempestiva (Trib. Roma 25 giugno 2012).

La severità dell'atteggiamento giurisprudenziale nei confronti del medico di pronto soccorso è tuttavia testimoniata soprattutto dalla giurisprudenza penale.

È stata così ritenuta configurabile colpa per negligenza nella condotta del medico di pronto soccorso che, in presenza di sintomatologia idonea a formulare una diagnosi differenziale, non rispetti l'obbligo cautelare informativo di rendere edotto il paziente circa l'insufficienza dei dati diagnostici acquisiti per individuare l'effettiva patologia che lo affligga, così da prevenire il rischio di scelte inconsapevolmente ostative agli approfondimenti diagnostici e alle cure (Cass. pen., n. 8464/2022, concernente un caso di decesso di un paziente per patologia cardiaca, avvenuto a distanza di poche ore dalle volontarie dimissioni dall'ospedale, sulla base di una diagnosi di epigastralgia formulata dal medico di pronto soccorso, dimissioni attribuite all'incompleta informazione fornita al paziente dal sanitario). È stato ritenuto parimenti colpevole di omicidio colposo il medico di pronto soccorso che abbia cagionato la morte di un paziente per non aver disposto indagini diagnostiche atte ad effettuare la diagnosi differenziale e limitandosi a un esame superficiale. In tale ambito rientrano l'esecuzione di taluni accertamenti clinici, la decisione circa le cure da prestare e l'individuazione delle prestazioni specialistiche eventualmente necessarie. Correlata a tali doveri può ritenersi, altresì, la decisione inerente al ricovero del paziente e alla scelta del reparto a ciò idoneo (Cass. pen., n. 45602/2021). Ed ancora, la posizione di garanzia del medico di pronto soccorso comporta l'obbligo di questi di rapido inquadramento diagnostico e di determinazione degli eventuali accertamenti indispensabili a confermare la diagnosi, ai fini della predisposizione del pronto intervento per la risoluzione della patologia, senza che lo stesso possa fare affidamento – nella indicazione di priorità degli interventi e degli accertamenti diagnostici – sull'ordine degli interventi dei medici del pronto soccorsa attribuito dalla procedura del «triage», di competenza infermieristica. (Cass. pen., n. 12144/2021, che ha ritenuto immune da censure l'affermazione di responsabilità, per il reato di omicidio colposo, di un medico del pronto soccorso che – nel trattamento di una paziente vittima di violenza sessuale e con difficoltà respiratorie, alla quale in sede di triage era stato attribuito codice rosso – nel prescrivere una radiografia toracica ed una consulenza ginecologica, aveva omesso di segnalare, confidando nell'urgenza di entrambi gli esami derivante da detto codice, la priorità del primo, sì da non consentire di diagnosticare con immediatezza la patologia pneumologica che avrebbe poi determinato il decesso).

3. Azioni processuali

Ulteriori azioni processuali

Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione).

Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo

Mediazione

Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite

Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva

Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per territorio

La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per valore

La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Rito applicabile

La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Legittimazione attiva e passiva

Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Contenuto dell'atto introduttivo

Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

4. Conclusioni

La posizione del medico di pronto soccorso è particolarmente critica nel complessivo funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale, dal momento che il reparto di Pronto soccorso è quello chiamato a svolgere il difficilissimo compito di sostenere il primo impatto con il paziente: e la capacità del medico di pronto soccorso, se non di saper diagnosticare la malattia, deve essere quella di effettuare una compiuta diagnosi differenziale che consenta poi di indirizzare il paziente, se del caso, verso il ricovero, ovvero verso l'effettuazione dei necessari esami diagnostici. Si tratta di un settore oggetto di una grave crisi, caratterizzata ormai da fenomeni di grave carenza di personale. Nondimeno l'atteggiamento della giurisprudenza risulta al riguardo particolarmente severo, anche nelle implicazioni pluralistiche della condotta del medico, riguardo alla quale l'introduzione dell'art. 590-sexies c.p. non pare aver sortito gli effetti cui la norma mirava.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario