Il danno iatrogeno

Mauro Di Marzio

1. Bussole di inquadramento

Il danno iatrogeno è un danno alla salute che s'innesta su un pregresso danno alla salute. Si tratta del danno che il medico, o in generale il sanitario, abbia inferto al paziente affidato alle sue cure in ragione di una già esistente lesione della salute, indifferentemente addebitabile ad un terzo oppure a cause naturali. Nel caso considerato, cioè, vi è a monte una lesione della salute la quale comporti l'intervento del medico a fini terapeutici, intervento che, però, poiché malamente eseguito, non solo non porta alla guarigione della lesione iniziale, ma, talora, conduce al peggioramento delle condizioni del paziente.

I problemi applicativi che il danno iatrogeno pone sono intuitivamente due: da un lato quello dell'accertamento del nesso causale, reso difficoltoso dalla stessa circostanza che in danno cagionato dal medico si innesta su un danno preesistente; dall'altro lato la quantificazione del danno, che va effettuato in relazione a quella sola patologia che è ascrivibile

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Come si delinea il nesso causale in caso di danno iatrogeno? 

La giurisprudenza risponde al quesito in modo severo: il medico risponde dell'intero pregiudizio

Il problema fondamentale, con riguardo al danno iatrogeno, come si accennava, consiste nel verificare in che misura il medico che abbia determinato la mancata guarigione o l'aggravamento delle condizioni del paziente debba rispondere: se, cioè, debba rispondere del complessivo pregiudizio subito dal danneggiato, ovvero soltanto di quella parte di danno legata alla sua condotta dal nesso eziologico.

Immaginiamo che il medico abbia effettuato un intervento di riduzione di una frattura scomposta del femore che sia stato mal eseguito ed al quale sia residuato una zoppia: si tratta di stabilire se egli debba rispondere della zoppia, così come riscontrabile, anche se il paziente, ove pure l'intervento fosse stato correttamente eseguito, sarebbe rimasto comunque presumibilmente claudicante, sebbene in misura minore. La soluzione da accogliere è la più severa: e cioè il medico risponde dell'intero pregiudizio, dunque nell'esempio fatto dell'intera zoppia, sia nel caso in cui la preesistente lesione fosse da ascrivere ad una causa naturale, sia nel caso in cui fosse stata determinata da colpa di un terzo.

Nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria», stando almeno all'orientamento giurisprudenziale che, come si è visto a suo, appare consolidato (v. il capitolo Il nesso causale nel caso di concorso di cause), deve farsi applicazione della regola, tratta dall'art. 41 c.p., secondo cui, in caso di concorso di cause naturali e cause umane, il danneggiante risponde per l'intero. Nel secondo caso, il medico risponde per l'intero del danno complessivamente subito dal paziente anzitutto in applicazione dell'art. 2055 c.c. che, in caso di unicità del «fatto dannoso», pone il risarcimento del danno a tutti coloro i quali esso è imputabile

La quantificazione del danno

In caso di danno iatrogeno, nonostante quanto precedentemente osservato, può sorgere il problema della liquidazione: ad esempio se il danneggiato abbia agito nei confronti del medico chiedendo soltanto il risarcimento dell'ulteriore danno da questi causato, ovvero nel caso di azione di regresso esercitata da uno dei corresponsabili nei confronti dell'altro ex art. 2055 c.c.

In proposito la SC ha recentemente osservato che: «In tema di responsabilità medica, nell'ipotesi in cui il danneggiato abbia subìto, in seguito a cure incongrue causate dall'imperizia dei sanitari, l'aggravamento dei postumi di lesioni personali riportate in conseguenza di un infortunio sul lavoro (nella specie, sinistro stradale in itinere non ascrivibile a responsabilità di terzi), la liquidazione del danno derivante dal predetto aggravamento (cd. danno iatrogeno differenziale) va operata, per un verso, secondo il criterio per cui l'indennizzo per danno biologico permanente erogato dall'INAIL a causa dell'infortunio, va detratto dal credito aquiliano per danno biologico permanente vantato dalla vittima nei confronti del terzo responsabile, al netto della personalizzazione del danno morale e, per altro verso, secondo il criterio per cui, ove l'indennizzo sia stato erogato sotto forma di rendita, la detrazione deve avvenire sottraendo dal credito civilistico il cumulo dei ratei già riscossi e del valore capitale della rendita ancora da erogare, al netto dell'aliquota destinata al ristoro del danno patrimoniale; pertanto, il danno iatrogeno va liquidato monetizzando, dapprima, il grado complessivo di invalidità permanente accertato in corpore, indi il grado verosimile della predetta invalidità che sarebbe residuato dall'infortunio anche in assenza dell'errore medico, poi, detraendo il secondo dal primo. Il credito residuo vantato verso il responsabile dalla vittima che abbia percepito un indennizzo dall'INAIL va determinato, infine, sottraendo dal risarcimento per danno iatrogeno solo l'eventuale eccedenza dell'indennizzo INAIL rispetto al controvalore monetario del danno-base, cioè del danno che comunque si sarebbe verificato anche in assenza dell'illecito (Cass. n. 26117/2021).

La pronuncia fa applicazione dei principi stabiliti da Cass. S.U. , nn. 12564-12565-12566-12567/2018, con cui la S.C. ha affermato che, perché si producano gli effetti della surrogazione dell'assicuratore, sociale o privato, non sono necessari sia il pagamento che una manifestazione di volontà dell'assicuratore medesimo (la c.d. denuntiatio, in precedenza ritenuta elemento costitutivo degli effetti della surrogazione), ma è sufficiente il solo pagamento, per effetto del quale la surrogazione si verifica ope legis. Dunque, una volta che l'assicuratore sociale abbia indennizzato l'assicurato il credito risarcitorio si trasferisce automaticamente dal danneggiato all'assicuratore. Evidenti le conseguenze pratiche: in precedenza si consentiva al danneggiato di cumulare l'indennizzo dell'assicuratore sociale e il risarcimento dovuto dal responsabile (e quindi dal suo assicuratore della r.c.a.), in tutti i casi in cui l'assicuratore sociale non avesse manifestato la volontà di surrogarsi.

3. Azioni processuali

Ulteriori azioni processuali

Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione).

Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo

Mediazione

Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite

Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva

Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per territorio

La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per valore

La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Rito applicabile

La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Legittimazione attiva e passiva

Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Contenuto dell'atto introduttivo

Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

4. Conclusioni

Il danno iatrogeno è un danno che il medico arreca al paziente il quale si rivolge a lui per essere curato a causa di una lesione della salute precedentemente subita e alternativamente riconducibile a cause naturali oppure a cause umane. È da ritenere che il medico risponde in tal caso dell'intero pregiudizio subito dal paziente, ferma restando, nel caso che il danno preesistente sia da addebitare a cause umane, l'azione di regresso nei confronti del corresponsabile.

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