Il danno da perdita di chance1. Bussole di inquadramentoAlla figura del danno da perdita di chance occorre in questa sede accennare, per quanto essa viene impiegata, nel campo della responsabilità medica, soprattutto in ipotesi di responsabilità da omessa diagnosi: con la consapevolezza, tuttavia, che il tema presenta aspetti di complessità, e di incertezza, forse insuperabile, che vanno ben al di là dell'ambito di cui ci stiamo occupando. In generale, la costruzione del danno da perdita di chance proviene dalla giurisprudenza, che ne fa uso per dilatare i confini della tutela risarcitoria, in casi in cui, facendo applicazione delle categorie del danno emergente e del lucro cessante, la domanda di risarcimento del danno meriterebbe di essere certamente disattesa: caso emblematico, che ha visto nascere la teorica della perdita di chance, è quella dell'esclusione ingiustificata di un candidato da una procedura di concorso volta all'attribuzione di una posizione lavorativa, esclusione che, ovviamente, non può dirsi abbia fatto perdere al candidato la posizione lavorativa, ma soltanto la possibilità, o tutt'al più un certo grado di probabilità, di partecipare vittoriosamente al concorso. Si assume dunque in breve, in giurisprudenza, che anche la perdita della possibilità ― di un certo grado di probabilità ― di conseguire un risultato vantaggioso, o di scongiurarne uno sfavorevole, costituisca danno risarcibile. Le impostazioni che sorreggono la costruzione, come si premetteva, non sono però univoche, ed appaiono anzi sovente largamente sfuggenti. Si cimentano, in proposito, due concezioni assai lontane l'una dall'altra ed incompatibili tra loro. Secondo una prima impostazione, quantitativamente prevalente, che può essere riassunta sotto la definizione di teoria c.d. ontologica, la chance è un bene giuridico, dotato di una propria autonoma consistenza, presente nel patrimonio del danneggiato e distinto dal bene finale cui la chance medesima si correla: chances di vincere il concorso ove si fosse stati ammessi a parteciparvi, chances di vincere l'appello se l'avvocato non lo avesse proposto tardivamente, chances di guarire se il medico avesse effettuato tempestivamente la diagnosi corretta. La seconda impostazione, che può essere riassunta sotto la definizione di teoria c.d. eziologica, guarda alla perdita di chance non come alla perdita di una possibilità-probabilità di conseguire il bene finale, bensì come perdita essa stessa del bene finale, sussistente però sulla base di un legame causale probabilistica mente più «lento» di quello altrimenti necessario. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Quale è l'orientamento della Suprema Corte in tema di perdita di chance in materia di responsabilità professionale medica?
La perdita di chance si risolve nella diminuzione delle probabilità che il paziente, in caso di corretta esecuzione dell'intervento avrebbe avuto di guarire Nel tentativo di dare soluzione ad alcune questioni controverse concernenti la responsabilità professionale medica, la Suprema Corte si è recentemente occupata anche del danno da perdita di chance (Cass. n. 28993/2019). Ciò è avvenuto in un caso in cui gli eredi di una donna defunta a seguito di un intervento di rimozione di un tumore avevano lamentato l'imperizia dei medici in ragione del ritardo nell'intervento operatorio. Secondo gli attori, in altre parole, se i chirurghi avessero eseguito l'intervento tempestivamente, le sue chance di sopravvivenza per un periodo apprezzabile si sarebbero incrementate. Nel frangente la domanda è respinta in sede di merito e la decisione è confermata in Cassazione: ciò perché viene ritenuto, sulla base dell'istruttoria espletata, che, se anche l'intervento fosse stato anticipato, le possibilità che la paziente riuscisse a sopravvivere risultavano essere del tutto marginali e dunque statisticamente irrilevanti. Si sostiene nella decisione che: – se l'imperizia del medico abbia determinato una lesione della salute psicofisica del paziente, si versa in ipotesi di danno patrimoniale o non patrimoniale quale conseguenza immediata e diretta della condotta dello stesso medico; – se l'imperizia abbia soltanto ridotto le chance si sopravvivenza o guarigione del paziente stesso, il danno deve essere liquidato secondo equità. In altri termini, se l'imperizia abbia comportato una lesione della salute, lesione che in assenza di imperizia non avrebbe avuto luogo, si versa in ipotesi di ordinario danno liquidabile secondo i consueti criteri; se l'imperizia abbia invece inciso sulle probabilità di un risultato utile, si versa in ipotesi di danno da perdita di chance suscettibile di liquidazione equitativa. E cioè, se il paziente muore a causa di un errore (commissivo od omissivo) imputabile al chirurgo, spetta agli eredi il risarcimento danno non patrimoniale conseguente alla morte del proprio congiunto, sotto specie di risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale, come pure il risarcimento dell'eventuale danno patrimoniale seguito alla morte del congiunto: in tale ipotesi, cioè, si è al di fuori del tema del danno da perdita di chance, potendosi affermare che, ove l'intervento operatorio fosse stato correttamente eseguito, non sarebbe sopraggiunta la morte del paziente, con le sequele che ne sono derivate. Nel caso considerato, in definitiva, ricorre l'ipotesi della diretta ed immediata causazione di un danno al paziente, che, qualora la condotta fosse stata conforme ai canoni della perizia, non si sarebbe verificato. Altra cosa è che l'imperizia del medico produca ricadute soltanto sulla probabilità di conseguire un risultato vantaggioso. Ricorre l'ipotesi della perdita di chance se, cioè, non può affermarsi, sulla base delle leggi di copertura scientifica applicabili, che, ove l'intervento fosse stato correttamente eseguito, il risultato vantaggioso sarebbe stato raggiunto, e tuttavia appare probabile che sarebbe stato raggiunto. In tal senso si trova affermato che, in tema di lesione del diritto alla salute da responsabilità sanitaria, la perdita di chance a carattere non patrimoniale consiste nella privazione della possibilità di un miglior risultato sperato, incerto ed eventuale (la maggiore durata della vita o la sopportazione di minori sofferenze) conseguente – secondo gli ordinari criteri di derivazione eziologica – alla condotta colposa del sanitario ed integra evento di danno risarcibile (da liquidare in via equitativa) soltanto ove la perduta possibilità sia apprezzabile, seria e consistente (nella fattispecie Cass. n. 28993/2019 ha confermato la sentenza impugnata che aveva escluso la sussistenza di una perdita di chance rilevando che, anche in caso di corretta esecuzione della prestazione sanitaria, la possibilità di sopravvivenza della paziente era talmente labile e teorica da non poter essere determinata neppure in termini probabilistici). Dal punto di vista operativo, in materia di perdita di chance, l'attività del giudice deve tenere distinta la dimensione della causalità da quella dell'evento di danno e deve altresì adeguatamente valutare il grado di incertezza dell'una e dell'altra, muovendo dalla previa e necessaria indagine sul nesso causale tra la condotta e l'evento, secondo il criterio civilistico del «più probabile che non», e procedendo, poi, all'identificazione dell'evento di danno, la cui riconducibilità al concetto di chance postula una incertezza del risultato sperato, e non già il mancato risultato stesso, in presenza del quale non è lecito discorrere di una chance perduta, ma di un altro e diverso danno; ne consegue che, provato il nesso causale rispetto ad un evento di danno accertato nella sua esistenza e nelle sue conseguenze dannose risarcibili, il risarcimento di quel danno sarà dovuto integralmente (in applicazione di tale principio, Cass. n. 12906/2020 ha cassato con rinvio la sentenza di merito, la quale aveva dimezzato l'importo del risarcimento dei danni riconosciuti dalla decisone di primo grado ai parenti in conseguenza del decesso di un congiunto ― avvenuto a seguito di un errore diagnostico che, secondo la valutazione operata dal consulente tecnico, aveva comportato l'evento lesivo con una probabilità del 50% ― sovrapponendo, però, i distinti piani dell'accertamento del nesso causale e l'accertamento e valutazione del danno in concreto subito dagli attori). L'ontologica distinzione tra perdita di chance e mancata guarigione produce addirittura ricadute sul piano processuale. Si è dunque affermato che, in tema di lesione del diritto alla salute da responsabilità sanitaria, la chance non è una mera aspettativa di fatto, bensì la concreta ed effettiva possibilità di conseguire un determinato risultato (nella specie, dedotto come riduzione del rischio di recidiva di ictus) o un certo bene, giuridicamente ed economicamente suscettibile di autonoma valutazione, onde la sua perdita configura un danno concreto ed attuale; ne consegue che la domanda risarcitoria del danno per la perdita di chance è, per l'oggetto, ontologicamente diversa dalla pretesa di risarcimento del pregiudizio derivante dal mancato raggiungimento del risultato sperato, il quale si sostanzia nell'impossibilità di realizzarlo, caratterizzata da incertezza (non causale, ma) eventistica (in applicazione del principio Cass. n. 25886/2022 ha confermato la pronuncia di merito che aveva ritenuto nuova e, dunque, inammissibile la domanda risarcitoria per perdita di chance avanzata per la prima volta in appello). 3. Azioni processualiUlteriori azioni processuali Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione). Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo Mediazione Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per territorio La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per valore La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Rito applicabile La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Legittimazione attiva e passiva Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Contenuto dell'atto introduttivo Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). 4. ConclusioniQuella del danno da perdita di chance è figura dai confini largamente incerti e dai connotati applicativi alquanto vaghi. Essa è intesa, per lo più, in campo di responsabilità professionale medica, come perdita di un possibile risultato utile generalmente dovuto ad un ritardo diagnostico. |