Danno emergente e lucro cessante

Mauro Di Marzio

1. Bussole di inquadramento

Il danno patrimoniale, in una tradizione inveterata, si articola in danno emergente e lucro cessante: distinzione, quest'ultima, estranea invece al campo del danno patrimoniale.

Occorre però subito evidenziare che la ripartizione in danno emergente e lucro cessante non è collegata alla natura giuridica dell'interesse, patrimoniale o non patrimoniale: e cioè, è ben possibile che la lesione di un interesse non patrimoniale, qual è proprio quello alla salute, produca, attraverso l'articolarsi del nesso di causalità, conseguenze patrimoniali, ovvero che la lesione di un interesse patrimoniale dia luogo all'insorgere di un danno patrimoniale.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Cosa si intende per risarcimento integrale?  

Le previsioni del Codice civile

Il codice civile accoglie una nozione come si suol dire «differenzialista» del risarcimento del danno: il risarcimento a oggetto la differenza tra la situazione patrimoniale del danneggiato qual è e quella in cui egli si troverebbe se l'obbligazione fosse stata adempiuta ovvero se l'illecito civile non fosse stato posto in essere.

Tale è il fondamento dell'art. 1223 c.c., che rapporta il risarcimento del danno alla «perdita subita», ossia al danno emergente, ed al «mancato guadagno», ossia al lucro cessante. Vero è che l'art. 1223 c.c. è direttamente dettato per l'inadempimento delle obbligazioni, ma, come si è appena detto, esso trova applicazione anche nel campo aquiliano, e cioè in caso di illecito causativo di danno, giacché in tal senso depone l'art. 2056 c.c.

Una volta stabilito dal legislatore che il risarcimento deve coprire danno emergente e lucro cessante, sorge però l'esigenza di circoscrivere i danni risarcibili entro un ambito socialmente accettabile: per il che lo stesso legislatore ha coniugato la regola del risarcimento integrale sia del danno emergente che del lucro cessante con una controregola, che limita il risarcimento alle «conseguenze immediate e dirette».

Qui si radica la distinzione, della quale si è già discorso in tema di nesso di causalità, tra la causalità materiale, che inerisce al collegamento tra la condotta e l'evento dannoso, e la causalità giuridica, che individua l'area delle conseguenze addossabili al danneggiante: e ciò perché, altrimenti, il congegno meramente ipotetico per l'individuazione del danno – quale sarebbe stata la situazione del danneggiato se l'inadempimento l'illecito non si fossero verificati – potrebbe condurre ad estendere all'infinito l'area della risarcibilità. Il che produrrebbe risultati socialmente inaccettabili poiché scoraggerebbe lo svolgimento di attività anche utili se non necessarie alla collettività, qual è, ad esempio, proprio il caso dell'attività medica, in considerazione del rischio di dover corrispondere, in caso di danno, di conseguenze di vastissima portata.

Nell'area della risarcibilità, dunque, il riferimento al lucro cessante ed al danno emergente sta a significare che il risarcimento deve avere ad oggetto l'intero pregiudizio patito dal danneggiato, sicché al momento della liquidazione del quantum, la misura del danno può non dover essere necessariamente contenuta nei limiti di valore del bene danneggiato, dovendo invece avere per oggetto l'intero pregiudizio subito dal soggetto danneggiato, dal momento che il risarcimento è diretto alla completa restitutio in integrum del patrimonio leso (Cass. n. 15726/2010; Cass. n. 2720/2013).

L'art. 1223 c.c. introduce allora il concetto di danno integrale, comprensivo sia della diminuzione subita, e cioè il danno che non si sarebbe verificato se il danneggiante non avesse posto in essere l'inadempimento o l'illecito, sia del mancato incremento patrimoniale che il creditore avrebbe potuto conseguire.

Danno emergente

In particolare, la formula «perdita subita», con la quale l'art. 1223 c.c. individua il danno emergente, non può essere considerata indicativa dei soli esborsi monetari o di diminuzioni patrimoniali già materialmente intervenuti. Ne consegue che il risarcimento del danno consistente nelle spese mediche che il danneggiato dovrà sostenere per eliminare i postumi permanenti di lesioni subite è dovuto anche quando, al momento della liquidazione, la vittima non le abbia ancora sostenute, a nulla rilevando che sia trascorso un rilevante lasso di tempo dal momento dell'illecito (Cass. n. 10616/2012). Naturalmente, in caso di lesioni personali con postumi invalidanti permanenti, ove il danno patrimoniale futuro, costituisca esso danno emergente, come per le spese mediche non ancora sostenute, ovvero lucro cessante da perdita o riduzione della capacità lavorativa, sia liquidato nella forma della capitalizzazione anticipata, dalla somma capitalizzata e liquidata in relazione ai valori monetari della data della pronuncia va effettuata la detrazione dell'eventuale anticipazione (Cass. n. 1215/2006; Cass. n. 4252/2012).

All'ambito del danno emergente è stata ricondotta, in una nota pronuncia, anche la perdita di chance. In tema di responsabilità del professionista esercente la professione sanitaria, la diagnosi errata o inadeguata integra di per sè un inadempimento della prestazione sanitaria e, in presenza di fattori di rischio legati alla gravità della patologia o alle precarie condizioni di salute del paziente, aggrava la possibilità che l'evento negativo si produca, producendo in capo al paziente la perdita delle chances di conseguire un risultato utile; tale perdita di chances configura una autonoma voce di danno emergente, che va commisurato alla perdita della possibilità di conseguire un risultato positivo, e non alla mera perdita del risultato stesso, e la relativa domanda è domanda diversa rispetto a quella di risarcimento del danno da mancato raggiungimento del risultato sperato Cass. n. 4400/2004). Si ricorda peraltro che non vi è uniformità tra pronunce che hanno considerato la chance quale voce patrimoniale vera e propria, la cui perdita integrerebbe un danno emergente (Cass. n. 12243/2007; Cass. n. 15522/2006; Cass. n. 11322/2003), e pronunce, che sembrano ormai prevalenti, le quali riconducono la perdita di chances all'ambito del lucro cessante (Cass. n. 22376/2012; Cass. n. 21245/2012; Cass. n. 7927/2012; Cass. n. 15385/2011).

Lucro cessante

Il risarcimento del lucro cessante presuppone che, tenuto conto della attuale situazione concretizzatasi in conseguenza dell'inadempimento o dell'illecito, sia possibile reputare, secondo una valutazione probabilistica, che, in assenza di essi, il patrimonio del danneggiato si sarebbe accresciuto. Il danneggiato ha pertanto l'onere di provare anche presuntivamente il pronosticabile pregiudizio economicamente valutabile, anche se non esattamente quantificabile, sicché non è sufficiente la mera potenzialità o possibilità del danno che, invece, per essere risarcibile deve essere connesso all'illecito in termini di certezza o con un grado di elevata probabilità (Cass. n. 23304/2007). Deve essere invece riconosciuto il risarcimento del danno patrimoniale da lucro cessante al soggetto leso che abbia assolto l'onere di allegare e provare, anche mediante presunzioni, che l'invalidità permanente, di una certa entità, abbia inciso sulla capacità di guadagno (Cass. n. 27584/2011). In quest'ultima pronuncia viene condiviso il ragionamento della corte territoriale che aveva confermato la liquidazione del danno da invalidità permanente incidente sulla capacità lavorativa specifica, accertata dal consulente tecnico d'ufficio senza contestazioni nella misura del 45%, affermando che non vi erano motivi per disattendere la valutazione dei primi giudici, posto che la danneggiata, medico convenzionato del Servizio Sanitario Nazionale, aveva dimostrato di aver subito una diminuzione dei pazienti ed una progressiva riduzione dell'attività svolta all'epoca dei fatti, con un evidente pregiudizio di carattere patrimoniale, potendosi ritenere che, se la riduzione della capacità lavorativa specifica è di una certa entità, è possibile presumere che la capacità di guadagno risulti ridotta anche per il futuro, qualora la vittima già svolga, come nella specie, un'attività. In definitiva, ha statuito la SC, il giudice di merito aveva nel caso di specie correttamente ritenuto che il soggetto leso avesse assolto l'onere di allegare e provare, anche mediante presunzioni, che l'invalidità permanente aveva inciso sulla capacità di guadagno (Cass. n. 23761/2011; Cass. n. 18866/2008; Cass. n. 10031/2006).

Peraltro, il diritto al risarcimento del danno patrimoniale da lucro cessante non può farsi discendere in modo automatico dall'accertamento dell'invalidità permanente, poiché lesioni di modesta entità residuale (quali postumi del 10%) non pregiudicano la capacità lavorativa e per esse si fa luogo a un meccanismo di liquidazione (quello del danno alla salute) capace di cogliere nella sua totalità il pregiudizio subito dal soggetto nella sua integrità psico-fisica (Cass. n. 4493/2011).

Danno futuro

Il risarcimento del danno futuro, che può assumere i caratteri sia del danno emergente che del lucro cessante, va effettuato sulla base di criteri diversi da quelli della certezza che governano la liquidazione del danno già completamente verificatosi nel momento del giudizio, e deve essere effettuato sulla base di una valutazione di rilevante probabilità; a tal fine, il rischio concreto di pregiudizio è configurabile come danno futuro ogni volta che l'effettiva diminuzione patrimoniale appaia come il naturale sviluppo di fatti concretamente accertati, sintomatici di quella probabilità secondo un criterio di normalità fondato sulle circostanze del caso concreto (Cass. n. 10072/2010).

In tale prospettiva, è stato di recente affermato che in tema di danno non patrimoniale da perdita del congiunto, non può configurarsi un pregiudizio risarcibile subito dal minore infante, né con riferimento al danno morale, in quanto si tratterebbe di un danno futuro soltanto eventuale, né quale danno da perdita del rapporto parentale, non potendosi configurare una lesione del godimento postumo di beni che il rapporto familiare avrebbe consentito. (Cass. n. 12987/2022, che ha escluso la risarcibilità dei danni invocati dalla nipote di un uomo deceduto che, all'epoca della perdita del nonno, aveva otto mesi).

In tema di danno futuro causato da invalidità permanente, ai fini della liquidazione rileva non la speranza di vita media nazionale ma la prognosi di durata della vita dello specifico soggetto danneggiato (Cass. n. 11393/2019, in fattispecie nella quale il danneggiato aveva chiesto il risarcimento dei danni patrimoniali conseguenti ad un sinistro stradale in cui era rimasto coinvolto riportando gravi lesioni personali, ha ritenuto esente da critiche la sentenza che aveva proceduto alla liquidazione moltiplicando l'importo annuale delle spese mediche dovute per assistenza fisioterapica per la prognosi di durata della vita, calcolata in misura pari a 35 anni).

3. Azioni processuali

Ulteriori azioni processuali

Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione).

Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo

Mediazione

Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite

Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva

Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per territorio

La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per valore

La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Rito applicabile

La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Legittimazione attiva e passiva

Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Contenuto dell'atto introduttivo

Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

4. Conclusioni

Il danno patrimoniale, in una tradizione inveterata, si articola in danno emergente e lucro cessante: distinzione, quest'ultima, estranea invece al campo del danno patrimoniale. Il referente normativo di tale distinzione si rinviene nell'art. 1223 c.c., il quale rapporta il danno ossia la perdita subita come al mancato guadagno.

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