Danno patrimoniale futuro della vittima

Mauro Di Marzio

1. Bussole di inquadramento

Il danno patrimoniale futuro ricorre quando le lesioni subite dal danneggiato abbiano determinato l'insorgenza di postumi permanenti all'integrità psicofisica, i quali gli precludano, secondo una valutazione probabilistica fondata sul criterio dell'id quod plerumque accidit, di conseguire i medesimi risultati reddituali percepiti sino a quel momento, ovvero di incrementare in prospettiva il proprio reddito attraverso il normale miglioramento della propria posizione lavorativa.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Cosa si intende per cenestesi lavorativa? 

L'orientamento della Suprema Corte

Nel caso in cui il danneggiato subisca un pregiudizio permanente alla propria salute non necessariamente si determina anche un danno patrimoniale, qualora la compromissione della sfera psicofisica non influisca sulla capacità di guadagno, la quale rimanga immutata. E si è già visto che, qualora rimanga invariata la capacità di guadagno, l'attività lavorativa risulti maggiormente usurante e faticosa, si versa nell'ipotesi del danno da c.d. cenestesi lavorativa, che assume rilievo di danno biologico (Cass. n. 4493/2011; Cass. n. 17411/2019). In altre parole, in simile frangente, viene operata una personalizzazione del risarcimento, mediante un proporzionato incremento percentuale del punto di invalidità (Cass. n. 14840/2007).

Viceversa, ricorre il danno patrimoniale futuro quando la maggiore usura nello svolgimento dell'attività di lavoro, pur non determinando all'attualità una perdita della capacità di guadagno, lasci pronosticare, ad esempio, un'anticipata cessazione dell'attività lavorativa, ovvero impedisca lo svolgimento di attività maggiormente remunerative (Cass. n. 6658/2009).

La capacità lavorativa generica

Nell'ambito del danno patrimoniale futuro è stata ricompresa anche la perdita totale o parziale della capacità lavorativa generica, ossia dell'idoneità a svolgere un lavoro anche diverso dal proprio ma confacente alle proprie attitudini (Cass. n. 908/2013), attività che il soggetto sarebbe stato in grado di svolgere in base alle condizioni fisiche attitudini professionali (Cass. n. 3519/2001). In seguito si è però detto, riprendendo un indirizzo largamente preesistente, che all'interno del risarcimento del danno alla persona, il danno da riduzione della capacità lavorativa generica non attiene alla produzione del reddito, ma si sostanzia – in quanto lesione di un'attitudine o di un modo d'essere del soggetto – in una menomazione dell'integrità psico-fisica risarcibile quale danno biologico (Cass. n. 18161/2014). In tema di danno alla persona, dunque, la presenza di postumi macropermanenti (nella specie del 25%) non consente di desumere automaticamente, in via presuntiva, la diminuzione della capacità di produrre reddito della vittima, potendo per altro verso integrare un danno da lesione della capacità lavorativa generica il quale, risolvendosi in una menomazione dell'integrità psico-fisica dell'individuo, è risarcibile in seno alla complessiva liquidazione del danno biologico (Cass. n. 17931/2019).

Il danno patrimoniale da pregiudizio dell'integrità psicofisica

Perché possa riconoscersi il danno patrimoniale in questione, occorre che il pregiudizio dell'integrità psicofisica abbia inciso sulla capacità di lavoro specifica, e cioè sull'attività lavorativa in precedenza svolta: dopodiché si deve verificare, al di fuori di qualunque automatismo, che la menomazione della capacità di lavoro specifica abbia effettivamente determinato una contrazione del guadagno. La compromissione reddituale, difatti, non è una conseguenza necessitata del pregiudizio alla salute, ma deve essere specificamente dimostrata (Cass. n. 3290/2013).

Il danneggiato deve dare dunque provare l'attività lavorativa anteriormente svolta, ovvero quella che avrebbe presumibilmente svolto; dopodiché deve provare che il pregiudizio alla sfera psicofisica ha pregiudicato la capacità di guadagno, ed altresì che è rimasta compromessa anche la capacità di svolgere lavori diversi da quello precedente, i quali siano conformi alle sue attitudini (Cass. n. 2062/2010).

In presenza di micropermanenti, come si è già avuto modo di rammentare, non vi è normalmente alcuna compromissione della capacità di lavoro specifica: viene così escluso che i postumi permanenti di grado inferiore al 10% possono rivestire rilievo per i fini della riduzione della capacità di lavoro e dunque di guadagno. Spetta pertanto al danneggiato vincere la presunzione, dimostrando che, nonostante la modesta entità pregiudizio psicofisico, vi sono state ricadute sulla capacità reddituale (Cass. n. 13431/2010; Cass. n. 19357/2007). In presenza di macropermanenti, al contrario, la presunzione d'opera in senso opposto, dal momento che un consistente grado di invalidità produce ricadute, nella normalità dei casi, tanto sulla capacità di lavoro quanto su quella di guadagno. Ciò non vuol dire che la percentuale di invalidità permanente possa essere tradotta in percentuale di compromissione della capacità reddituale (Cass. n. 25634/2013; Cass. n. 3290/2013).

In tale prospettiva spetta anzitutto al danneggiante un preciso onere di allegazione in tema di domande risarcitorie, occorrendo tenere ben distinte le deduzioni in tema di danno non patrimoniale da quelle inerenti al patrimoniale.

3. Azioni processuali

Ulteriori azioni processuali

Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione).

Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo

Mediazione

Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite

Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva

Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per territorio

La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso 1, «La responsabilità della struttura sanitaria».

Competenza per valore

La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Rito applicabile

La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Legittimazione attiva e passiva

Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Contenuto dell'atto introduttivo

Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

4. Conclusioni

La lesione dell'integrità psico-fisica può produrre, ma non necessariamente produce, ricadute sulla capacità reddituale del soggetto, ricadute che, in linea di principio, questi deve specificamente allegare e provare, fermo restando che esula dall'ambito del danno patrimoniale e il pregiudizio da c.d. cenestesi lavorativa e la compromissione della c.d. capacità lavorativa generica. Tuttavia, operano nella materia radicati congegni presuntivi, sia nel caso di micropermanenti (si ritiene cioè che nell'ipotesi la perdita della capacità di guadagno di regola non sussista) che nel caso di macropermanenti (si ritiene cioè nell'ipotesi la perdita della capacità di guadagno di regola sussista).

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