Danno patrimoniale futuro dei congiunti

Mauro Di Marzio

1. Bussole di inquadramento

Costituisce in linea di principio danno patrimoniale futuro, anch'esso senz'altro risarcibile, il pregiudizio subito dalla cerchia dei familiari per la perdita degli apporti economici che il danneggiato assicurava o avrebbe presumibilmente assicurato loro.

Può trattarsi di lesione del credito, nel caso in cui il menzionato apporto economico sia dovuto ai familiari in forza dei doveri di contribuzione e mantenimento previsti dagli artt. 143 c.c., nei rapporti tra coniugi, e 147 c.c., nei rapporti tra genitori e figli, ovvero da altra fonte legale o contrattuale. Ma può anche trattarsi, entro certi limiti, di attribuzioni economiche regolarmente percepite dal congiunto, sebbene al di fuori di uno specifico obbligo giuridico, e cioè per volontaria determinazione dell'autore dell'elargizione (Cass. n. 4253/2012).

In ogni caso, il risarcimento del danno patrimoniale in questione richiede che l'attore alleghi e quindi provi l'apporto economico che il familiare corrispondeva o avrebbe corrisposto non soltanto in base alle dichiarazioni dei redditi, le cui risultanze sono liberamente valutabili dal giudice (Cass. n. 11007/2003), ma anche in applicazione del ragionamento presuntivo: anzi, la prova del danno da perdita dell'apporto economico del congiunto si risolve sovente proprio nella dimostrazione per via presuntiva che il reddito del danneggiato sarebbe stato in una certa misura destinato ad una stabile contribuzione in suo favore (Cass. n. 8407/2014), sicché dalla sussistenza di un rapporto di stretta parentela e coabitazione tra vittima primaria e parente danneggiato ben può desumersi la sussistenza di uno stabile rapporto di contribuzione economica.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Cosa succede in caso di decesso del coniuge? 

Bisogna considerare anche le prospettive future

Nel caso di decesso di uno dei coniugi, il superstite può lamentare non solo il diritto al risarcimento del danno da compromissione dell'obbligo di contribuzione ovvero alimentare, ma anche l'aspettativa di utilità economiche ulteriori.

In tal senso è stato affermato che i danni patrimoniali futuri risarcibili sofferti dal coniuge di persona deceduta a seguito di fatto illecito, ravvisabili nella perdita di quei contributi patrimoniali o di quelle utilità economiche che – sia in relazione ai precetti normativi (artt. 143,433 c.c.), sia per la pratica di vita improntata a regole-etico sociali di solidarietà e di costume – il defunto avrebbe presumibilmente apportato, assumono l'aspetto del lucro cessante, ed il relativo risarcimento è collegato ad un sistema presuntivo a più incognite, costituite dal futuro rapporto economico tra i coniugi e dal reddito presumibile del defunto, ed in particolare dalla parte di esso che sarebbe stata destinata al coniuge; la prova del danno è raggiunta quando, alla stregua di una valutazione compiuta sulla scorta dei dati ricavabili dal notorio e dalla comune esperienza, messi in relazione alle circostanze del caso concreto, risulti che il defunto avrebbe destinato una parte del proprio reddito alle necessità del coniuge o avrebbe apportato al medesimo utilità economiche anche senza che ne avesse bisogno. Ne consegue che, nel calcolo dei danni patrimoniali futuri risarcibili, non rileva che il coniuge diventi titolare di pensione di reversibilità, fondandosi tale attribuzione su un titolo diverso dall'atto illecito e non potendo essa ricomprendersi tra quei contributi patrimoniali o quelle utilità economiche che il coniuge defunto avrebbe presumibilmente apportato (Cass. n. 18490/2006). In particolare, il danno patrimoniale da mancato guadagno derivante al congiunto dalla perdita della fonte di reddito collegata all'attività lavorativa della vittima configura un danno futuro, da valutarsi con criteri probabilistici, in via presuntiva e con equo apprezzamento del caso concreto e da liquidarsi in via necessariamente equitativa (Cass. n. 29830/2018, che ha cassato con rinvio la decisione di merito la quale, nel negare la pretesa risarcitoria, non si è attenuta ai richiamati principi, affermando non sufficientemente provato che la vittima, in assenza di fatto illecito, avrebbe destinato una percentuale del proprio reddito agli investimenti sebbene dalla allegata documentazione relativa al decennio precedente l'evento di danno fosse emerso, da un lato, l'esponenziale aumento dei proventi ritratti dalla vittima dalla sua attività professionale di avvocato e dall'altro, la costante destinazione di una quota parte del reddito complessivo agli investimenti). Finanche ai prossimi congiunti di un soggetto disoccupato, deceduto in conseguenza del fatto illecito di un terzo, compete il risarcimento del danno patrimoniale futuro che si prospetti come effettivamente probabile sulla scorta di parametri di regolarità causale ed alla stregua di oggettivi e ragionevoli criteri rapportati alle circostanze del caso concreto. (Cass. n. 5099/2020, che ha cassato la sentenza che aveva rigettato la domanda sulla base della mera mancanza di un reddito attuale di fonte lavorativa in capo alla vittima deceduta, madre ventunenne dell'attrice).

Decesso del figlio minore

I genitori del figlio minore che abbia visto perduta o ridotta la propria capacità lavorativa specifica, valutata prognosticamente, hanno diritto al risarcimento del danno, sempre presuntivamente, che questi, una volta conseguita l'autosufficienza economica, avrebbe contribuito al ménage familiare: e cioè, ai prossimi congiunti di un soggetto in giovane età, che ha riportato lesioni gravemente invalidanti sulla futura capacità lavorativa in conseguenza del fatto illecito addebitabile ad un terzo, compete anche il risarcimento del danno patrimoniale futuro qualora questo, sulla scorta di oggettivi e ragionevoli criteri rapportati alla circostanze del caso concreto, si prospetti come effettivamente probabile sulla scorta di parametri di regolarità causale, tenuto conto della condizione economica dei genitori, della loro età e di quella del minore gravemente invalido, della prevedibile entità del reddito di costui, dovendosi escludere che sia sufficiente la sola circostanza che la vittima delle lesioni avrebbe goduto di un reddito proprio (Cass. n. 8546/2008; Cass. n. 24435/2009). Ai fini della liquidazione del danno patrimoniale futuro, patito dai genitori per la morte del figlio in conseguenza del fatto illecito altrui, è parimenti necessaria la prova, sulla base di circostanze attuali e secondo criteri non ipotetici ma ragionevolmente probabilistici, che essi avrebbero avuto bisogno della prestazione alimentare del figlio, nonché del verosimile contributo che il figlio avrebbe versato per le necessità della famiglia (Cass. n. 759/2014). Affinché i genitori di una persona di giovane età, deceduta per colpa altrui, possano ottenere il risarcimento del danno patrimoniale per la perdita degli emolumenti che il figlio avrebbe loro verosimilmente elargito una volta divenuto economicamente autosufficiente, non è sufficiente dimostrare né la convivenza tra vittima ed aventi diritto, né la titolarità di un reddito da parte della prima, ma è necessario dimostrare o che la vittima contribuiva stabilmente ai bisogni dei genitori, ovvero che questi, in futuro, avrebbero verosimilmente e probabilmente avuto bisogno delle sovvenzioni del figlio (Cass. n. 7272/2012).

La compensatio lucri cum damno

In caso di morte del congiunto, può accadere che il superstite percepisca una qualche erogazioni patrimoniali conseguente proprio al decesso, come nel caso di assegni pensionistici et similia. Secondo il costante insegnamento della S.C., perché possa applicarsi il principio della compensatio lucri cum damno è necessario che il vantaggio economico sia arrecato direttamente dal medesimo fatto concreto che ha prodotto il danno. Ne consegue che dall'importo liquidato a titolo di risarcimento del danno non può essere detratto quanto percepito a titolo di pensione di inabilità o di reversibilità, oppure a titolo di assegni, di equo indennizzo, o di qualsiasi altra speciale erogazione connessa alla morte od all'invalidità: tali erogazioni infatti si fondano su un titolo diverso rispetto all'atto illecito e non hanno finalità risarcitorie (Cass. n. 10291/2001). Il principio della compensatio lucri cum damno trova cioè applicazione solo quando sia il pregiudizio che l'incremento patrimoniale dipendano dal medesimo fatto: sicché in caso di morte di una persona cagionata dall'altrui illecito, non rileva che il coniuge diventi titolare di pensione di reversibilità, fondando tale attribuzione su un titolo diverso (Cass. n. 4205/2002; Cass. n. 8828/2003; Cass. n. 3357/2009; Cass. n. 5504/2014; Cass. n. 20548/2014). E dunque, qualora la vittima dell'illecito, a causa dell'invalidità dallo stesso derivata, abbia perduto in tutto o in parte il proprio reddito da lavoro e la prospettiva di futuri guadagni, ma abbia ugualmente lucrato vantaggi patrimoniali con altri mezzi o per effetto di un rapporto giuridico indipendente dal fatto illecito, tali vantaggi, in quanto meramente occasionati dal fatto illecito e dall'evento dannoso, e non causalmente ricollegabili ad esso, non riducono né elidono il pregiudizio legato alla perdita del reddito da lavoro (Cass. n. 15822/2005, che ha ritenuto che il lavoratore costretto al pensionamento anticipato a causa dell'invalidità provocata dall'altrui illecito extracontrattuale ha diritto al risarcimento del danno conseguente alla perdita dei proventi della sua attività lavorativa fino al compimento dell'età pensionabile, escludendo l'operatività della compensatio lucri com damno con il reddito derivante dalla pensione eventualmente percepita). Dal risarcimento del danno patrimoniale patito dal familiare di persona deceduta per colpa altrui non deve essere detratto il valore capitale della pensione di reversibilità accordata dall'Inps al familiare superstite in conseguenza della morte del congiunto, trattandosi di una forma di tutela previdenziale connessa ad un peculiare fondamento solidaristico e non geneticamente connotata dalla finalità di rimuovere le conseguenze prodottesi nel patrimonio del danneggiato per effetto dell'illecito del terzo (Cass. S.U., n. 12564/2018). Per contro, dall'ammontare del danno subito da un neonato in fattispecie di colpa medica, e consistente nelle spese da sostenere vita natural durante per l'assistenza personale, deve sottrarsi il valore capitalizzato della indennità di accompagnamento che la vittima abbia comunque ottenuto dall'ente pubblico, in conseguenza di quel fatto, essendo tale indennità rivolta a fronteggiare ed a compensare direttamente il medesimo pregiudizio patrimoniale causato dall'illecito, consistente nella necessità di dover retribuire un collaboratore o assistente per le esigenze della vita quotidiana del minore reso disabile per negligenza al parto (Cass. S.U., n. 12567/2018).

Il principio della compensatio lucri cum damno opera in caso di morte del figlio minore convivente, tenuto conto del venir meno degli esborsi gravanti sui genitori in ragione del rapporto di filiazione (Cass. n. 4242/1996).

3. Azioni processuali

Ulteriori azioni processuali

Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione).

Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo

Mediazione

Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite

Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva

Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per territorio

La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per valore

La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Rito applicabile

La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Legittimazione attiva e passiva

Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Contenuto dell'atto introduttivo

Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

4. Conclusioni

La morte o la macrolesione del congiunto può provocare anche un danno patrimoniale derivante dalla perdita dell'apporto economico che egli riservava ai propri familiari, apporto economico che questi ultimi devono specificamente allegare e provare, quantunque con la precisazione che la prova, nella materia, è perlopiù di carattere presuntivo. Limitata è l'operatività della compensatio lucri cum damno.

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