Le spese mediche1. Bussole di inquadramentoLe spese mediche che il danneggiato abbia sostenuto per rimediare al pregiudizio patito ed addebitabile a responsabilità medica si collocano dal versante del danno patrimoniale, ed in particolare del danno emergente. Ovvio, pertanto, che la S.C. abbia giudicato suscettibile di cassazione con rinvio la sentenza di merito la quale abbia liquidato il danno conseguenza derivante da lesione della salute, dunque il danno sia biologico che patrimoniale, senza indicare non soltanto l'entità dei postumi subiti dal danneggiato e la durata della malattia, ma anche l'importo delle spese mediche sostenute (Cass. n. 333/2001). Ma, accanto alle spese mediche sostenute assumono rilievo anche quelle che il danneggiato dovrà in futuro sostenere per varie eventualità, quali visite di controllo, sostituzione di protesi e quant'altro. Se le spese mediche sono state risarcite da un assicuratore privato non sono dovute, operando, in tal caso, il principio di indifferenza (Cass. n. 21984/2018). 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Come si calcolano le spese sostenute e da sostenere?
Le spese che possono ipotizzarsi sono assai varie Anzitutto, come è intuitivo, occorre computare le spese per l'acquisto di farmaci: ma con la precisazione che la perdita ricorre in questa ipotesi per l'intero solo se si tratti di farmaci che non sono integralmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, sicché, ove si tratti di farmaci riguardo ai quali è previsto il pagamento di un «ticket», il danno va rapportato alla misura di esso. Sembra da escludere, al riguardo, che possa addossarsi al danneggiato la scelta di farmaci «di marca» in luogo di farmaci generici, aventi cioè la stessa composizione qualitativa e quantitativa in termini di sostanze attive e la stessa forma farmaceutica di un medicinale di riferimento, nonché una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata da studi appropriati. Vi sono poi le spese per protesi o apparecchiature medicali rese necessarie dalla patologia: in questo caso alle spese sostenute possono cumularsi esborsi futuri, tenuto conto della naturale usura, ma anche della obsolescenza tecnica, di protesi ed apparecchiature. Vanno ancora considerate le spese di assistenza infermieristica, ed anche in questo caso può trattarsi di esborsi destinati a proiettarsi in futuro, nel qual caso il danno va parametrato al costo orario della prestazione rapportato all'arco temporale di durata presumibile dell'assistenza, dietro capitalizzazione dell'importo. E cioè, il danno permanente futuro, consistente nella necessità di sostenere una spesa periodica vita natural durante (nella specie, per assistenza domiciliare), non può essere liquidato attraverso la semplice moltiplicazione della spesa annua per il numero di anni di vita stimata della vittima, ma va liquidato o in forma di rendita, oppure moltiplicando il danno annuo per il numero di anni per cui verrà sopportato, e, quindi, abbattendo il risultato in base ad coefficiente di anticipazione, ovvero, infine, attraverso il metodo della capitalizzazione, consistente nel moltiplicare il danno annuo per un coefficiente di capitalizzazione delle rendite vitalizie (Cass. n. 7774/2016; Cass. n. 13881/2020). Inoltre, nella liquidazione del danno patrimoniale consistente nelle spese che la vittima di lesioni personali deve sostenere per l'assistenza domiciliare, il giudice deve detrarre dal credito risarcitorio sia i benefici spettanti alla vittima a titolo di indennità di accompagnamento (ex art. 5 della l. n. 222 del 1984), sia quelli previsti dalla legislazione regionale in tema di assistenza domiciliare, posto che dell'insieme di tali disposizioni il giudice, in virtù del principio iura novit curia, dovrà fare applicazione d'ufficio se i presupposti di tale applicabilità risultino comunque dagli atti (Cass. n. 7774/2016). Per il resto, con riguardo al danno futuro causato da invalidità permanente, ai fini della liquidazione rileva non la speranza di vita media nazionale ma la prognosi di durata della vita dello specifico soggetto danneggiato (Cass. n. 11393/2019, che ha ritenuto esente da critiche la sentenza che aveva proceduto alla liquidazione moltiplicando l'importo annuale delle spese mediche dovute per assistenza fisioterapica per la prognosi di durata della vita, calcolata in misura pari a 35 anni). Bisogna ancora aggiungere che il danno consistente nelle spese per assistenza personale, patito dalla vittima di lesioni personali, va liquidato ai sensi dell'art. 1223 c.c., stimando il costo presumibile delle prestazioni di cui la vittima avrà bisogno in considerazione delle menomazioni da cui è afflitta, rapportato alla durata presumibile dell'esborso. Il risarcimento così determinato è dovuto per intero, senza alcuna riduzione percentuale corrispondente al grado di invalidità permanente patito dal danneggiato (Cass. n. 17815/2019). Possono esservi poi spese per onorari professionali dei sanitari, ovvero compensi a strutture sanitarie, spese per terapie riabilitative, spese per accertamenti diagnostici, e così via. In generale, ove si tratti di spese pregresse già sostenute, esse vanno documentate. Ma è stato detto che il giudice, in presenza di lesioni che abbiano costretto il danneggiato ed i suoi familiari a numerosi e ripetuti ricoveri, purché questi ultimi siano documentati, può liquidare il pregiudizio consistito nelle erogazioni per viaggi di cura e spese mediche anche in assenza della prova dei relativi esborsi, ai sensi dell'art. 1226 c.c. (Cass. n. 8442/2019). D'altronde, il giudice, dinanzi a lesioni personali di devastante entità, che abbiano costretto il leso ed i suoi familiari a numerosi e ripetuti ricoveri, purché questi ultimi siano documentati, può liquidare il pregiudizio consistito nelle erogazioni per viaggi di cura e spese mediche anche in assenza della prova dei relativi esborsi, ai sensi dell'art. 1226 c.c. (Cass. n. 712/2010; Cass. n. 13358/1999). Ed inoltre il risarcimento del danno consistente nelle spese mediche che la vittima di lesioni personali dovrà sostenere per eliminare i postumi permanenti da esse derivati è dovuto anche quando, al momento della liquidazione, la vittima non le abbia ancora sostenute, a nulla rilevando che sia trascorso un rilevante lasso di tempo dal momento dell'illecito (Cass. n. 10616/2012). Trattasi di debito di valore con la conseguenza che gli importi vanno attualizzati, non dal sinistro ma dalla data delle singole erogazioni. Spese indirette Devono considerarsi risarcibili anche le seguenti spese indirette, sostenute non la cura, ma strumentali alla cura: come le spese di locomozione per recarsi presso le strutture sanitarie ovvero per trattenersi presso di esse, ma anche spese resesi necessarie per adattare l'abitazione alle sopravvenute esigenze determinate dai postumi della malattia, come l'installazione di ascensori o altri ausili aventi analoga finalità, od anche le maggiori spese per l'acquisto di un'autovettura adeguata alle esigenze insorte a causa dei postumi invalidanti subiti dal danneggiato. Entro tale ambito devono ricondursi anche spese di manutenzione delle protesi o degli ausili di cui il medesimo debba servirsi. Interventi all'estero In tema di assistenza sanitaria indiretta, in forza del combinato disposto degli artt. 3, comma 5, della l. n. 595 del 1985, 2 e 5 del d.m. 3 novembre 1989, qualora la prestazione non sia affatto ottenibile in Italia, è consentito il rimborso per spese sanitarie sostenute dal cittadino italiano all'estero presso centri di alta specializzazione qualora, tenuto conto della particolarità del caso clinico, ricorra il presupposto della non differibilità del trattamento sanitario, essendo la ratio della normativa funzionale a sopperire alle disfunzioni strutturali del SSN (Cass. n. 19024/2019, in fattispecie relativa a soggetto con irreversibile patologia neurologica sottoposto a trattamento riabilitativo praticato solo in un centro di cura austriaco ed in nessun centro italiano). In tema di assistenza sanitaria indiretta, in forza del combinato disposto degli artt. 3, comma 5, della l. n. 595 del 1985, 2 e 7 del d.m. 3 novembre 1989 (integrato dall'art. 2 del d.m. 30 agosto 1991), è consentito il rimborso di prestazioni fruite dal cittadino italiano all'estero, o che si trovi già all'estero, anche senza la preventiva autorizzazione, a condizione che siano di comprovata ed eccezionale gravità e urgenza e sia impossibile ottenerle presso centri italiani, essendo necessaria l'iscrizione in lista di attesa presso almeno due strutture pubbliche, o convenzionate con il SSN, da un periodo di tempo superiore a quello massimo previsto dal d.m. 24 gennaio 1990 e successive modificazioni (Cass. n. 19385/2018). I presupposti per il rimborso, come ora accennato, sono previsti dall'art. 2 d.m. 3 novembre 1989, il quale contempla la necessità che si tratti di «prestazione non ottenibile tempestivamente in Italia», nel senso ivi precisato, e cioè che si tratti di cura erogata in Italia, ma con liste di attesa incompatibili con lo stato di salute dell'assistito. La disciplina normativa è dunque diretta a rimediare ad ipotesi di funzionamento inadeguato del Sistema Sanitario Nazionale, al fine di consentire ai cittadini il ricorso a centri di alta specializzazione all'estero, con il rimborso delle spese affrontate (Cass. n. 1391/2018). Si perviene in tal modo ad un congruo bilanciamento tra il diritto alla salute, dotato di protezione costituzionale, e le esigenze di bilancio dello Stato (Corte cost. n. 354/2008). In definitiva, il diritto al rimborso delle spese mediche richiede l'impossibilità di ottenere il medesimo trattamento presso in Italia (Cass. n. 17134/2016; Cass. n. 6461/2009). Si ricordi che l'articolo 22, paragrafo 2, secondo comma, del regolamento (CEE) n. 1408/71 del Consiglio, del 14 giugno 1971, relativo all'applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all'interno della Comunità, nella sua versione modificata e aggiornata dal regolamento (CE) n. 118/97 del Consiglio, del 2 dicembre 1996, come modificato dal regolamento (CE) n. 592/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 giugno 2008, deve essere interpretato nel senso che l'autorizzazione richiesta ai sensi del paragrafo 1, lettera c), i), del medesimo articolo non può essere negata qualora le cure ospedaliere di cui trattasi non possano essere prestate in tempi ragionevoli nello Stato membro di residenza dell'assicurato a causa della mancanza di farmaci e di materiali medici di prima necessità. Tale impossibilità deve essere valutata, da un lato, rispetto al complesso degli istituti ospedalieri di detto Stato membro idonei a prestare le cure di cui trattasi e, dall'altro, rispetto al lasso di tempo entro il quale queste ultime possono essere ottenute tempestivamente (Corte giust. 9 ottobre 2014, Causa C-268/13). Va dunque rimborsato l'intervento in un altro Stato UE, sebbene soltanto in presenza di una situazione di carenza delle strutture ospedaliere dello Stato di residenza. 3. Azioni processualiUlteriori azioni processuali Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione). Aspetti preliminari: mediazione e accertamento tecnico preventivo Mediazione Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per territorio La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Competenza per valore La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Rito applicabile La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Legittimazione attiva e passiva Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). Contenuto dell'atto introduttivo Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale). 4. ConclusioniNell'ambito del risarcimento del danno patrimoniale occorre considerare l'ampia gamma delle possibili spese mediche che il danneggiato debba sopportare, e che non siano a carico del Servizio Sanitario Nazionale, o comunque di un terzo quale l'assicuratore privato. Dette spese possono attenere al passato, in relazione al momento della liquidazione, ed in tal caso devono essere oggetto di rivalutazione, trattandosi di credito di valore, al momento in cui il giudice adotti la decisione; esse possono altresì attenere al futuro, in funzione dell'evoluzione della patologia da cui il danneggiato risulta affetto, ed in tale ipotesi devono essere capitalizzate, nuovamente in relazione al momento della decisione. |