Carenze strutturali ed organizzative della struttura sanitaria

Mauro Di Marzio

1. Bussole di inquadramento

Il sottosistema della responsabilità medica si è largamente evoluto anche per effetto di una progressiva dilatazione della prestazione secondata dalla stipulazione del contratto intercorrente tra la struttura sanitaria ed il paziente, contratto atipico, come si è avuto modo di vedere anche in precedenza, definito di spedalità o di assistenza sanitaria, in forza del quale essa è tenuta ad una prestazione complessa che non si esaurisce nella effettuazione delle cure mediche, ma si estende ad una serie di altre prestazioni, quali la messa a disposizione di personale medico ausiliario e di personale paramedico, di medicinali, e di tutte le attrezzature tecniche necessarie, nonché di quelle latu sensu alberghiere. La responsabilità della struttura sanitaria risulta essere così sempre meno conseguente ed ancillare rispetto a quella del medico, la cui attività è del resto esercitata in modo sempre meno «personale», sia perché egli lavora sovente in equipe con altri medici e si avvale dell'attività svolta da personale non medico (infermieri, assistenti sanitari, ostetriche, tecnici di radiologia medica, tecnici di riabilitazione, ecc.), sia perché nell'esercizio della professione medica — ed è questo l'aspetto che interessa in questa sede — acquista rilievo sempre maggiore la dotazione tecnica, fatta da macchinari sofisticati e sottoposti ad obsolescenza relativamente rapida.

Ciò induce a domandarsi se la struttura sanitaria può incorrere in responsabilità non soltanto in dipendenza della responsabilità del personale di cui essa si è avvalsa, ma anche per effetto dell'organizzazione complessiva, da parte sua, dell'attività entro cui il medico presta la sua opera.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Può configurarsi una responsabilità della struttura sanitaria per deficienze strutturali ed organizzative?

Certamente sì

La S.C. ha da tempo avvertito l'esigenza di superare lo schema del contratto d'opera professionale (v. già Cass. S.U.n. 9556/2002). La relazione che si instaura tra il paziente e la struttura sanitaria trascende infatti i caratteri di tale contratto per assumere una conformazione più ampia, tale da ricomprendere, come si è accennato, oltre ai servizi generali quali l'alloggio e la ristorazione, anche la sicurezza degli impianti e dei locali ed una serie di altre prestazioni tra cui, in particolare, l'apprestamento di medicinali, attrezzature e strumentari adeguati ed in buono stato, oltre alla messa a disposizione di personale medico, ausiliario e paramedico anche nelle situazioni di urgenza.

Insomma, la prestazione a carico della struttura sanitaria si risolve nella messa a disposizione di un apparato strutturale, organizzativo e tecnologico funzionale alla cura del paziente. In tale prospettiva, ad esempio, si è scrutinato il caso della mancata disponibilità di una sala operatoria in un reparto di ostetricia per far fronte ad urgenze imprevedibili e di frequente verificazione e/o nella eccessiva lungaggine per l'allestimento in altro reparto di una camera operatoria (Trib. Brescia 28 dicembre 2004, in cui l'addebito alla struttura sanitaria consisteva nell'aver consentito ad un medico di risiedere in luogo situato ad una distanza eccessiva dal nosocomio, con conseguente sostanziale impossibilità di osservanza dell'obbligo di pronta reperibilità). Si veda inoltre Trib. Vicenza 24 novembre 2005, in cui l'addebito alla struttura sanitaria consisteva nell'aver organizzato il servizio di anestesia in modo tale che vi fosse un solo medico anestesista chiamato a prestare il proprio servizio senza soluzione di continuità nella forma della pronta reperibilità. Può ulteriormente rammentarsi Trib. Venezia 10 ottobre 2006, ove si osserva che l'ente sanitario è responsabile nel caso in cui non sia in grado di garantire il livello di efficienza e di sicurezza del proprio apparato strutturale ed organizzativo e della strumentazione tecnica posseduta che il paziente può legittimamente attendersi alla luce del luogo, del tempo, delle strutture ospedaliere affini e di tutte le altre circostanze del caso concreto. Ed ancora, Trib. Marsala 27 febbraio 2008 ha condannato una struttura sanitaria al risarcimento del danno in favore dei genitori di un neonato affetto da «encefalopatia ipossico-ischemica». Questa — per quanto ci interessa — la vicenda. Poco prima del parto si presenta una «giro di funicolo»: il cordone ombelicale, cioè, si arrotola alla gola del feto. Il medico se ne accorge in qualche minuto e allerta l'equipe chirurgica, reperibile in 20 minuti. Quei 20 minuti, però, sono fatali, e determinano l'insorgenza della patologia. Il giudice si interroga se l'assenza di un'equipe pronta ad operare integri un difetto di organizzazione da parte della struttura ospedaliera e quindi una colpa della stessa. Ed alla domanda se l'ospedale dovesse garantire la presenza dell'equipe operatoria sul posto, risponde positivamente.

Indipendentemente dall'opinabilità delle singole soluzioni, è certo perfettamente configurabile, come ricorda da ultimo Cass. n. 4905/2022, una responsabilità autonoma e propria della struttura verso il paziente, a prescindere dalla condotta del medico, e consistente in carenze di carattere organizzativo rilevanti. Ed infatti, è stato già affermato che in materia di responsabilità per attività medico-chirurgica, l'osservanza da parte di un nosocomio, pubblico o privato, delle dotazioni ed istruzioni previste dalla normativa vigente per le prestazioni di emergenza non è sufficiente ad escludere la responsabilità per i danni subiti da un paziente in conseguenza della loro esecuzione, essendo comunque necessaria, in forza del concluso contratto di «spedalità», l'osservanza delle comuni regole di diligenza e prudenza, che impongono a quelle strutture di tenere, in concreto e per il tramite dei propri operatori, condotte comunque adeguate alle condizioni del paziente, adottando di volta in volta le determinazioni più idonee a scongiurare l'esito infausto (Cass. n. 21090/2015). In un caso in cui il giudice di merito aveva rilevato una pluralità di condotte riconducibili a deficienze strutturali ed organizzative del nosocomio, la S.C. ha appunto osservato che non basta che una struttura ospedaliera rispetti la dotazione o le istruzioni, anche manifestamente insufficienti rispetto alle emergenze maggiori, previste dalla normativa vigente per andare esente da responsabilità in caso di queste ultime. Come è stato anche di recente ripetuto, la responsabilità della struttura sanitaria è una responsabilità definita a doppio binario, giacché essa origina da due fatti distinti: quella derivante dall'inadempimento di quegli obblighi che presiedono per legge all'erogazione del servizio sanitario (i quali, ad esempio, danno luogo a responsabilità per infezioni nosocomiali, per difetto di organizzazione e per carenze tecniche, per mancata sorveglianza); quella derivante dall'attività illecita, trovante occasione nell'erogazione del servizio sanitario, imputabile a coloro della cui attività il nosocomio si sia avvalso, ex art. 1228 c.c. (Cass. n. 24688/2020).

Domanda
In presenza di carenze strutturali od organizzative, come deve comportarsi il medico?

Orientamento consolidato

In giurisprudenza viene isolato un dovere per così dire correttivo del medico nell'ambito della responsabilità da carenze organizzative e strutturali. E cioè, se è vero che la struttura sanitaria risponde dei pregiudizi alla salute del paziente causati dalle proprie carenze strutturali e organizzative, è altrettanto vero che sussiste un dovere correttivo del medico che si trovi ad operare in una struttura inadeguata. Infatti, sia la dottrina maggioritaria, sia la giurisprudenza consolidata (Cass. n. 4905/2022; Cass. n. 29001/2021) sono concordi nel riconoscere che l'inadeguatezza dell'apparato organizzativo e strutturale del nosocomio non solo non elimina, ma neppure attenua l'aspetto della responsabilità in capo al singolo professionista sanitario che, anzi, è tenuto all'osservanza di doveri specifici. Spetta cioè al medico tanto non solo verificare l'adeguatezza della struttura nella quale dovrebbe essere erogata la prestazione diagnostica o terapeutica, ma anche informare il paziente delle deficienze strutturali o organizzative delle quali egli sia a conoscenza, nonché fare tutto quanto rientri nelle sue possibilità per cercare di sopperire alle deficienze dell'apparato strutturale e organizzativo, il che comporta come conseguenza che l'inosservanza di tali doveri determina l'insorgenza di una responsabilità solidale ex art. 2055 c.c.

In tema di responsabilità del medico dipendente di una struttura ospedaliera per i danni subiti da un paziente ricoverato d'urgenza presso il pronto soccorso, pure se la difficoltà dell'intervento e la diligenza del professionista vanno valutate in concreto, rapportandole al livello della sua specializzazione ed alle strutture tecniche a sua disposizione, egli deve valutare con prudenza e scrupolo i limiti della propria adeguatezza professionale, ricorrendo anche all'ausilio di un consulto se la situazione non è così urgente da sconsigliarlo; deve adottare inoltre, tutte le misure volte ad ovviare alle carenze strutturali ed organizzative incidenti sugli accertamenti diagnostici e sui risultati dell'intervento, ovvero, ove ciò non sia possibile, deve informare il paziente, consigliandogli, se manca l'urgenza di intervenire, il ricovero in una struttura più idonea (Cass. n. 12273/2004)».

3. Azioni processuali

Ulteriori azioni processuali

Per la fattispecie in esame è, in alternativa, esperibile il Ricorso ex art. 281-undecies c.p.c. (Procedimento semplificato di cognizione).

Aspetti preliminari

Mediazione

Le cause di risarcimento del danno da responsabilità medico-sanitaria rientrano tra quelle elencate dall'art. 5 d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria».

Accertamento tecnico preventivo diretto alla conciliazione della lite

Con la legge Gelli-Bianco è stato inoltre previsto un diverso congegno volto alla definizione conciliativa della lite ed alternativo alla mediazione, ossia l'accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite, previsto dall'art. 696-bis c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

L'alternativa tra mediazione e consulenza tecnica preventiva

Sia la consulenza tecnica preventiva che la mediazione perseguono lo stesso scopo, ossia la definizione conciliativa della lite, con conseguente effetto deflattivo sul contenzioso civile. Tra i due strumenti sussistono similitudini e diversità, che possono rendere preferibile l'uno o l'altro. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per territorio

La legge Gelli Bianco ha inquadrato la responsabilità della struttura sanitaria nell'ambito della responsabilità contrattuale, il che va considerato ai fini dell'individuazione del giudice presso cui si radica la competenza territoriale per le cause in materia di responsabilità medica. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Competenza per valore

La competenza per valore del giudice di pace si determina in base ai criteri indicati dall'art. 7, comma 1, c.p.c. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Rito applicabile

La domanda di risarcimento del danno per responsabilità medica può essere proposta con atto di citazione, nelle forme del procedimento ordinario di cognizione, ovvero con ricorso nelle forme del procedimento semplificato di cognizione. La scelta è libera, però, solo se si avvia la mediazione e questa non conduce alla soluzione della lite. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Legittimazione attiva e passiva

Il paziente che si assume danneggiato, ovvero i suoi congiunti in caso di morte (ovvero gli ulteriori legittimati, unitamente al paziente), può agire in via risarcitoria nei confronti della struttura sanitaria, nei confronti dell'«esercente la professione sanitaria, nei confronti dell'impresa di assicurazione della struttura ovvero dell'esercente. Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

Contenuto dell'atto introduttivo

Si rinvia alle considerazioni svolte nel caso: «La responsabilità della struttura sanitaria» (Parte I – La responsabilità medica in generale).

4. Conclusioni

La struttura sanitaria risponde senz'altro delle eventuali proprie carenze strutturali ed organizzative, il che comporta l'insorgenza di una responsabilità diretta della struttura sanitaria, indipendente dall'operato del medico. Neppure quest'ultimo però è esente da responsabilità, giacché è suo compito sforzarsi di ovviare, nei limiti del possibile, alle suddette carenze, se del caso consigliando al paziente il ricovero presso altra e più dotata struttura sanitaria.

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