Contratti pendenti e risoluzione contrattuale: Legge fallimentare e CCII a confronto
26 Aprile 2023
Il Tribunale di Arezzo, in persona di un suo Giudice Delegato, con decreto del 30 gennaio 2023 ha sviluppato interessanti approfondimenti in ordine alla sorte dei contratti pendenti ex art. 169-bis l. fall., al rapporto di tale norma con la disciplina generale della risoluzione del contratto e alla nuova disciplina contenuta nell'art. 97 CCII.
Si anticipa che la fattispecie concreta si inserisce in una procedura di concordato preventivo già pendente al momento dell'entrata in vigore del CCII, con conseguente continuità di applicazione della legge fallimentare. Nel dettaglio, viene affrontato il tema della sorte di un contratto di appalto di servizi pendente tra Committente e Appaltatore, dove il Committente è un'impresa in concordato preventivo. Nel corso del rapporto e anche successivamente all'accesso del Committente al concordato, a seguito di ritardi nei pagamenti, l'Appaltatore formalizzava una diffida ad adempiere nel termine di 15 giorni, con dichiarazione che l'inutile decorso del termine avrebbe comportato la risoluzione del contratto di diritto. Lo stesso giorno della scadenza stabilita dall'Appaltatore, il Committente depositava avanti al Tribunale istanza per autorizzazione allo scioglimento del contratto, con successiva determinazione dell'equo indennizzo. Nel provvedimento sono anzitutto approfonditi la disciplina di cui all'art. 169-bis l. fall. ed il potere di scioglimento del contratto da parte del Giudice Delegato, in rapporto alla disciplina comune della risoluzione del contratto di diritto. È così evidenziato che lo scioglimento del contratto conseguente all'autorizzazione del Giudice Delegato ha effetto, ai sensi dell'art. 169-bis l. fall., dalla comunicazione del provvedimento autorizzativo all'altro contraente e che la mera presentazione dell'istanza autorizzativa non sterilizza, di per sé, il diritto in capo al contraente in bonis di esigere la prestazione dovuta o di invocare la risoluzione di diritto. Ciò detto, tenuto conto che nel caso in esame l'istanza autorizzativa è stata presentata allo scadere del termine contenuto nella diffida ad adempiere, il Giudice Delegato ha rilevato che l'autorizzazione allo scioglimento di un rapporto contrattuale può essere emessa in quanto quel rapporto sia ancora produttivo di effetti nel momento in cui viene assunta la decisione; ciò per l'evidente ragione che, sul piano logico prima ancora che giuridico, non avrebbe senso lo scioglimento di un contratto già scioltosi. Tenuto conto di ciò, nella fattispecie in commento, il Giudice Delegato ritiene non sussistere i presupposti per l'accoglimento dell'istanza ex art. 169-bis l. fall. Tali considerazioni rappresentano l'occasione per svolgere una lettura comparata dell'art. 169-bis L.F. e dell'art. 97 CCII, al fine di cogliere le differenze tra le due norme.
L'art. 169-bis l. fall. non rappresenta una disciplina derogatoria rispetto al diritto comune. D'altra parte, se così non fosse, la norma comporterebbe uno sbilanciamento del rapporto sinallagmatico a tutto vantaggio del debitore in procedura, tanto che l'accesso stesso al concordato preventivo potrebbe comportare abusi, a svantaggio della controparte in bonis. Tale sbilanciamento risulterebbe eccessivo e potenzialmente dannoso per il sistema economico, pur in presenza, come noto, della ratio normativa tesa ad agevolare, per quanto possibile, le imprese che accedono a procedure concorsuali volte a preservare l'integrità e la continuità aziendale. La principale novità – e la differenza – dell'art. 97 CCII, rispetto all'art. 169-bis l. fall., consiste nel fatto che il deposito dell'istanza di sospensione o scioglimento promossa dal debitore determina, dalla notificazione di tale istanza alla controparte in bonis, che:
Tale indennizzo sarà soddisfatto come credito chirografario anteriore al concordato, ferma restando la prededuzione del credito conseguente ad eventuali prestazioni eseguite legalmente e in conformità agli accordi o agli usi negoziali dopo la pubblicazione della domanda di accesso al concordato (in questo le due norme prevedono lo stesso trattamento dell'indennizzo della controparte, con la precisazione per cui, ai sensi dell'art. 97 CCII, l'eventuale prededuzione opera sino alla notificazione dell'istanza alla controparte). La fase del contraddittorio è integrata dal fatto che la parte in bonis che “subirebbe” la sospensione o lo scioglimento del rapporto può opporsi alla richiesta del debitore, depositando una memoria scritta entro sette giorni dall'avvenuta notificazione dell'istanza. La decisione viene assunta dal Tribunale fino al decreto di apertura della procedura, mentre, dopo il decreto di apertura, provvede il Giudice Delegato. Ecco quindi che, a norma dell'art. 97 CCII, la notifica alla controparte contrattuale dell'istanza (la cui prova va depositata dal debitore unitamente all'istanza) comporta la sterilizzazione, in capo al contraente in bonis, del diritto di esigere la prestazione dovuta o di invocare la risoluzione, istaurando così una “sospensione” delle norme di diritto comune in tema di risoluzione contrattuale. Ulteriore novità, rispetto all'art. 169-bis l. fall., è quella per cui, a norma dell'art. 97 CCII, l'istanza di scioglimento può essere presentata solo successivamente al deposito della proposta e del piano, mentre l'istanza di sospensione resta proponibile anche contestualmente o successivamente alla domanda prenotativa di accesso al concordato.
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