Incostituzionale la norma siciliana che consente al Presidente della Regione di discostarsi dal parere del CGARS pronunciato in sede di ricorso straordinario

Redazione Scientifica
11 Maggio 2023

La Corte costituzionale, con sentenza 7 aprile 2023, n. 63 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 9, comma 5, d.lgs. 24 dicembre 2003, n. 373 (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana concernenti l'esercizio nella regione delle funzioni spettanti al Consiglio di Stato) per violazione degli artt. 3 e 24 Cost, in quanto non considera vincolante il parere del C.g.a. sul ricorso straordinario al presidente della Regione, diversamente da quanto previsto per il ricorso al Presidente della Repubblica.

questione di legittimità costituzionale dell'art. 9, comma 5, del d.lgs. n. 373 del 2003, nella parte in cui dispone che «[q]ualora il Presidente della Regione non intenda decidere il ricorso in maniera conforme al parere del Consiglio di giustizia amministrativa, con motivata richiesta deve sottoporre l'affare alla deliberazione della Giunta regionale» mantenendo, quindi, integro il potere del Presidente della Regione Siciliana di discostarsi dal parere del CGARS, nonostante l'avvenuta soppressione, per il corrispondente rimedio nazionale, del potere in capo al Presidente della Repubblica di discostarsi dal parere del Consiglio di Stato.

La Corte, dopo aver esaminato le diversità dei due diversi istituti, soprattutto con riferimento alla centralità della natura (vincolante o meno) del parere reso dall'organo consultivo (Consiglio di Stato o CGARS), riconosce, a seguito delle modifiche apportate dal comma 2 dell'art. 69 della legge n. 69/2009 all'art. 14 del d.P.R. n. 1199/1971, natura vincolante al parere del Consiglio di Stato, con un ampliamento delle garanzie dei ricorrenti e, al contempo, rileva che il permanere della natura non vincolante del parere del CGARS mette in discussione il riconoscimento (o il mantenimento) delle medesime garanzie in sede di ricorso al Presidente della Regione Siciliana.

La contrazione del corredo di rimedi e garanzie riconosciuto al ricorrente in sede di ricorso al Presidente della Regione Siciliana, rispetto a colui che si avvale dell'omologo rimedio nazionale, è in contrasto con l'art. 3 Cost. e, senza idonea giustificazione, si riflette negativamente sulla tutela dei diritti e degli interessi legittimi di cui all'art. 24 Cost.

Non sussistono, infatti, differenze tra i due istituti idonee a giustificare una tale disparità di trattamento, né tale disparità appare in alcun modo riconducibile ai profili di autonomia speciale di cui gode la Regione Siciliana.

E anzi, come sottolineato anche dal Consiglio di Stato nel parere n. 203 del 2021, la differenza principale tra i due istituti, legata alla natura dell'organo che adotta il provvedimento finale e alla diversa posizione e responsabilità istituzionale del medesimo rispetto al Presidente della Repubblica, rende semmai ancora più rilevante l'esigenza di fornire un adeguato corredo di garanzie in capo al soggetto che si avvale del ricorso straordinario al Presidente della Regione Siciliana.

Tanto rappresentato, la Consulta dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 9, comma 5, del d.lgs. n. 373/2003, per violazione degli artt. 3 e 24 Cost. non sussistendo elementi di differenziazione tra i due istituti, nazionale e regionale, idonei a giustificare una diversità di tale portata tra la disciplina statale e quella siciliana, quanto alla natura del parere dell'organo consultivo e alla possibilità di discostarsi da esso, che si risolva in una minor tutela dei propri diritti e interessi garantita al ricorrente dinanzi al Presidente della Regione Siciliana rispetto al ricorrente in via straordinaria al Presidente della Repubblica.

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