Antenna centralizzata nel tetto1. Bussole di inquadramentoImpianti per la ricezione radiotelevisiva L'antenna centralizzata viene espressamente contemplata tra le parti comuni dell'edificio prevista dall'art. 1117 c.c. La disposizione – così come ridisegnata dalla l. n. 220/2012 – attualmente stabilisce sono oggetto di proprietà comune dei proprietari delle singole unità immobiliari dell'edificio gli impianti per la ricezione radiotelevisiva e per l'accesso a qualunque altro genere di flusso informativo, anche da satellite o via cavo, e i relativi collegamenti fino al punto di diramazione ai locali di proprietà individuale dei singoli condomini, ovvero, in caso di impianti unitari, fino al punto di utenza, salvo quanto disposto dalle normative di settore in materia di reti pubbliche. In tema di innovazioni, si osserva che dopo il comma 1 dell'art. 1120 c.c., a seguito dell'entrata in vigore della l. n. 220/2012 (18 giugno 2013) seguono ora due capoversi, che si occupano delle innovazioni di interesse sociale o, comunque, volte a recepire le moderne tecnologie finalizzate al complessivo miglioramento della qualità della vita, da un lato, specificando quali interventi nell'edificio meritano una particolare agevolazione e, dall'altro, prescrivendo modalità più stringenti per l'adozione delle relative delibere. Sotto il profilo della descrizione degli interventi facilitati, il comma 2 dell'art. 1120 c.c. stabilisce, quindi, che i condomini, con la maggioranza agevolata di cui al comma 2 dell'art. 1136 c.c., possono disporre le innovazioni che, nel rispetto della normativa di settore, hanno ad oggetto – per quel ci interessa da vicino – l'installazione di impianti centralizzati per la ricezione radiotelevisiva e per l'accesso a qualunque altro genere di flusso informativo, anche da satellite o via cavo, e i relativi collegamenti fino alla diramazione per le singole utenze, ad esclusione degli impianti che non comportano modifiche in grado di alterare la destinazione della cosa comune e di impedire agli altri condomini di farne uso secondo il loro diritto. Antenna centralizzata e trasmissioni satellitari in condominio L'art. 3, comma 13, della l. n. 249/1997, a proposito dell'emittenza radiotelevisiva, stabilisce che, a partire dalla data del 1° gennaio 1998, gli immobili composti da più unità abitative, per la ricezione delle trasmissioni radiotelevisive satellitari, si avvalgono di norma di antenne collettive e possono installare o utilizzare reti via cavo per distribuire nelle singole unità le trasmissioni ricevute attraverso antenne collettive. La regola si applica a tutti gli immobili di nuova costruzione e a quelli soggetti a ristrutturazione generale; ne restano esclusi, quindi, gli immobili già costruiti fino al momento in cui non vengono sottoposti a un intervento di ristrutturazione generale. Lo scopo dell'art. 3, comma 13, era evidente: in previsione di una maggiore diffusione delle antenne satellitari per la ricezione dei programmi televisivi, l'obbiettivo era incentivare negli edifici l'installazione di antenne centralizzate, evitando invece le antenne singole, che creano disordine nel loro godimento e nella loro gestione. Successivamente, con l'art. 2-bis, comma 13, del d.l. n. 5/2001 (convertito in l. n. 66/2001), il Legislatore ha previsto che al fine di favorire lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie di radiodiffusione da satellite, le opere di installazione di nuovi impianti sono innovazioni necessarie ai sensi dell'art. 1120, comma 1, c.c. Per l'approvazione delle relative deliberazioni si applica l'art. 1120, comma 2, c.c., cioè a far data dal 18 giugno 2013, per espressa previsione della citata legge, per la deliberazione di questa innovazione è sempre necessario, ossia tanto in prima quanto in seconda convocazione, il voto favorevole della maggioranza dei presenti all'assemblea ed almeno la metà del valore dell'edificio. Innovazione gravose e voluttuarie All'interno della categoria delle innovazioni, della quale conservano tutti i caratteristici connotati, sono comprese le innovazioni gravose o voluttuarie disciplinate dall'art. 1121 c.c. In sintesi, per innovazione gravosa, si intende quell'opera nuova la quale comporti, per la sua realizzazione, una spesa gravosa, vale a dire un esborso pecuniario, a titolo di onere condominiale ed a carico dei condomini, di una certa entità; per innovazione voluttuaria, invece, ci si riferisce a quell'opera nuova che, pur essendo destinata a servizio od ornamento di un preesistente bene comune, non comporta una rilevante utilità per la compagine condominiale ovvero non fornisce rilevabili vantaggi. Quindi, nel caso di innovazione gravosa o voluttuaria il cui utilizzo possa essere separato – vale a dire effettuato da una parte soltanto dei condomini – i condomini non utilizzatori non partecipano ad alcuna spesa per la realizzazione; nel caso, invece, l'innovazione gravosa o voluttuaria non sia suscettibile di utilizzazione separata, bensì sia oggettivamente – vale a dire per caratteristiche funzionali o strutturali – posta a servizio e godimento dell'intera compagine condominiale, la relativa spesa di realizzazione è posta a carico dei soli condomini che intendono realizzarla. Da un'analisi di tale disciplina appare con evidenza che, nel caso delle innovazioni gravose o voluttuarie, viene superato il sistema ordinario di gestione dei beni comuni condominiali il quale – com'è noto – si fonda sul sistema maggioritario in base al quale la volontà della maggioranza vincola la minoranza dissenziente (fatte salve, ovviamente, le garanzie previste dalla legge a favore di quest'ultima). Le conseguenze operative dell'art. 1121 c.c. sono da individuarsi nella suddetta ripartizione in base alla quale, in ogni caso, le spese di realizzazione dell'innovazione gravosa o voluttuaria devono essere poste ad esclusivo carico dei condomini che (liberamente) intendono realizzarla, mentre il relativo godimento può essere esercitato solo da questi ultimi o da tutti i condomini, a seconda che sia possibile un'utilizzazione separata. In definitiva, in materia di condominio degli edifici, le innovazioni, per le quali è consentito al singolo condomino, ai sensi dell'art. 1121 c.c., di sottrarsi alla relativa spesa per la quota che gli compete, sono quelle che, oltre a riguardare impianti suscettibili di utilizzazione separata, hanno natura voluttuaria, o risultano molto gravose, con riferimento oggettivo alle condizioni e alla importanza dell'edificio. La relativa valutazione integra un accertamento di fatto devoluto al giudice del merito e incensurabile in sede di legittimità se sorretto da motivazione congrua (Cass. II, n. 24166/2021). Il problema della ripartizione delle spese Circa la ripartizione tra i condomini delle spese occorrenti per la realizzazione delle opere in questione (antenna centralizzata), si è posto il problema o meno dell'applicabilità dell'art. 1121, commi 1 e 2, c.c., che, per le innovazioni “gravose” o “voluttuarie”, prevede che la relativa spesa sia a carico unicamente dei soggetti che intendono utilizzare l'opera che sia suscettibile di utilizzazione separata e, in difetto, soltanto di quelli che l'hanno deliberata o accettata. Secondo una prima lettura “restrittiva”, sembra che il Legislatore del 2001, non smentito sul punto da quello della Riforma del condominio (l. n. 220/2012), adoperando il termine “necessarie”, sembra avere escluso che si tratti di innovazioni voluttuarie; tuttavia, consistendo l'installazione dell'antenna pur sempre in un'opera suscettibile di utilizzazione separata – ogni condomino è, infatti, libero di collegarsi o meno all'antenna satellitare, e la possibilità di ricevere programmi da tutto il pianeta potrebbe non interessare affatto ad un condomino poco appassionato in generale di televisione – la relativa spesa, sempre che “molto gravosa”, dovrebbe fare carico solo ai partecipanti che usufruiscono dell'impianto, salva la possibilità per gli altri di partecipare in un secondo tempo ai vantaggi della predetta innovazione, contribuendo alle spese di esecuzione e di manutenzione dell'opera de qua. Diversamente, secondo altra lettura “estensiva”, cioè attribuendo significato più rigoroso al temine “necessarie” riferito alle innovazioni, in tal caso, l'interprete dovrà considerare che il Legislatore ha voluto inquadrare l'antenna satellitare collettiva come “ordinaria” di tutti gli edifici (e non solo quelli di nuova costruzione); sicché, seguendo questa impostazione, allora si dovrà ritenere che la maggioranza di cui all'art. 2-bis citato può vincolare tutti i condomini (dissenzienti e assenti), come qualsiasi innovazione di cui all'art. 1120, comma 1, c.c., anche sotto il profilo della contribuzione alla spesa. Trattasi, quindi, di situazione da valutare caso per caso in relazione al tipo di installazione 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
I condomini contrari all'installazione dell'antenna centralizzata possono rifiutarsi di pagare eccependo il carattere voluttuario dell'innovazione?
Esclusione dell'uso di antenna centralizzata a seguito di regolare delibera assembleare Le attribuzioni dell'assemblea condominiale riguardano l'intera gestione delle cose, dei servizi e degli impianti comuni, che avviene in modo dinamico e che non potrebbe essere soddisfatta dal modello della autonomia negoziale, in quanto la volontà contraria di un solo partecipante sarebbe sufficiente ad impedire ogni decisione. Rientra dunque nei poteri dell'assemblea quello di disciplinare beni e servizi comuni, al fine della migliore e più razionale utilizzazione, anche quando la sistemazione più funzionale del servizio comporta la dismissione o il trasferimento di tali beni. L'assemblea con deliberazione a maggioranza ha quindi il potere di modificare sostituire o eventualmente sopprimere un servizio anche laddove esso sia istituito e disciplinato dal regolamento condominiale se rimane nei limiti della disciplina delle modalità di svolgimento e quindi non incida sui diritti dei singoli condomini. Ne deriva che la volontà collettiva, regolarmente espressa in assemblea, volta ad escludere l'uso dell'antenna centralizzata per le ricezioni di canali televisivi (destinata a servire tutte o più unità immobiliari di proprietà esclusiva e richiedente una attività di impianto a gestione comune), non si pone come contraria al diritto dei singoli condomini sul bene comune (Cass. II, n. 144/2012). L'installazione dell'antenna centralizzata è innovazione voluttuaria L'installazione di un'antenna televisiva centralizzata, deliberata dall'assemblea dei condomini, è un'innovazione suscettibile di utilizzazione separata e, di regola, è anche di carattere voluttuario, considerato che il vantaggio dell'innovazione consiste non tanto nel far usufruire della televisione, esistendo già l'impianto individuale, quanto nel consentire una migliore e più ampia ricezione di programmi. Pertanto, i condomini dissenzienti hanno diritto di essere esonerati, ai sensi dell'art. 1121 c.c., dal contribuire alle spese (App. Genova 3 aprile 1984). In altro precedente, il Tribunale ha dichiarato la carenza di legittimazione ad agire dell'attrice, non avendo alcun interesse ad impugnare una deliberazione (che riguarda l'installazione di un'antenna parabolica) la quale non produce alcun effetto nei suoi confronti, per cui non potrebbe far valere neppure profili di nullità. Difatti, nella vicenda, l'installazione era stata effettuata a cura e spese di coloro che intendevano fruire del manufatto, in conformità alla normativa dettata in materia di comunione, all'art. 1102 c.c., e specificamente riformulata all'art. 1121 c.c., con riferimento al condominio. Per cui, secondo questa impostazione, i manufatti che costituiscono innovazioni, ma siano suscettibili di separata utilizzazione, possono essere installati a cura e spese dei condomini interessati (Trib. Monza 6 giugno 2005). L'installazione dell'antenna centralizzata non è innovazione voluttuaria Il richiamo operato dall'art. 2-bis, comma 13, del d.l. n. 5/2001 all'art. 1120, comma 1, c.c. è palesemente inteso a rimuovere ogni dubbio sulle finalità di miglioramento della cosa comune, insite nell'installazione di una nuova antenna satellitare, per cui l'opera costituisce innovazione necessaria, e non può essere qualificata voluttuaria, né soggetta, in quanto suscettibile di utilizzazione separata, al regime di esonero da contributo previsto dall'art. 1121 c.c. in favore dei condomini che non intendano trarne vantaggio (Giud. Pace Monza 15 marzo 2005). Altri giudici hanno sottolineato che per espressa previsione legislativa (art. 2-bis, comma 13, del d.l. n. 5/2001), l'installazione di antenna centralizzata Tv parabolica non configura l'innovazione voluttuaria suscettibile di utilizzazione separata di cui all'art. 1121 c.c. (Trib. Novara, 14 luglio 2009). Anche, la spesa di sostituzione di un'antenna televisiva centralizzata atta alla ricezione in bianco e nero con un'altra per la ricezione a colori e per la ricezione di programmi esteri è spesa necessaria per la completezza dell'informazione e spesa utile, sicché, non essendo né voluttuaria, né gravosa, può essere deliberata con voto di maggioranza dei condomini (Pret. Roma 13 febbraio 1979). Adeguamento del preesistente impianto tv Mentre l'apposizione di un'antenna parabolica condominiale costituisce innovazione, laddove in precedenza vi fossero solo impianti di ricezione singoli, per contro l'adeguamento del preesistente impianto tv centralizzato al fine di consentire la ricezione dei canali satellitari concreta una mera modificazione della cosa comune, suscettibile di approvazione con le maggioranze di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'art. 1136 c.c., e cioè con la maggioranza del cinquanta per cento (Trib. Napoli 28 febbraio 2001). 3. Azioni processualiTutela stragiudiziale Il condominio costituisce in mora il condomino, il quale non paga la quota di sua spettanza afferente alla realizzazione dell'antenna centralizzata decisa in assemblea, la cui deliberazione non risulta impugnata nei termini di legge. Conseguentemente, intima al condomino moroso che, laddove non provvederà ad effettuare il pagamento di quanto dovuto entro cinque giorni, procederà a recuperare il credito per via giudiziale. Funzione e natura del giudizio Il procedimento di ingiunzione ha la funzione di accertare l'esistenza di una prestazione al termine di un giudizio senza contraddittorio avente natura di cognizione sommaria. Aspetti preliminari Mediazione Nell'àmbito del procedimento monitorio l'art. 5, comma 4, del d.lgs. n. 28/2010 prevede che il ricorso per decreto ingiuntivo e l'eventuale giudizio di opposizione sono sottratti all'obbligo del preventivo esperimento del procedimento di mediazione obbligatoria fino alla pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria esecutorietà del titolo monitorio. Competenza La competenza ad emanare il decreto ingiuntivo appartiene al Giudice di Pace o al Tribunale in composizione monocratica che sarebbe competente in via ordinaria, ai sensi dell'art. 637 c.p.c. per le cause che non rientrano nella competenza del primo. Legittimazione La legittimazione attiva a proporre il ricorso per decreto ingiuntivo appartiene all'amministratore, quale legale rappresentante pro-tempore del condominio, titolare del credito costituito dall'ammontare della quota condominiale dovuta dal condomino moroso per effetto dell'approvata delibera assembleare. Profili di merito Onere della prova L'amministratore pro-tempore del condominio deve allegare prova scritta del credito vantato, costituito dalla quota dovuta dal condomino nei cui confronti si chiede l'emissione del decreto ingiuntivo. Contenuto del ricorso per decreto ingiuntivo La domanda monitoria assume la forma del ricorso, il quale, oltre a contenere le indicazioni di cui all'art. 125 c.p.c., deve altresì indicare il giudice dinanzi al quale l'azione è proposta; il nome, cognome, residenza e codice fiscale della parte ricorrente e del difensore, il quale deve anche indicare il numero di fax e l'indirizzo pec presso il quale intende ricevere le comunicazioni di cancelleria; il nome, cognome, codice fiscale, residenza, o domicilio o dimora della parte resistente; l'esposizione dei fatti integranti la pretesa di credito posta a fondamento del ricorso d'ingiunzione. In particolare, per la riscossione dei contributi dovuti in base allo stato di ripartizione approvato dall'assemblea, l'amministratore, senza bisogno di una specifica autorizzazione ad hoc, può ottenere un decreto di ingiunzione immediatamente esecutivo ai sensi dell'art. 63 disp. att. c.c., ragione per cui al ricorso vanno allegati i documenti costituenti la prova scritta del credito ai sensi dell'art. 633 c.p.c. trattandosi di una condizione per l'utile proposizione dell'azione monitoria. Il ricorso, unitamente alla procura alla lite su atto separato, va sottoscritto dalla parte ricorrente e dal proprio difensore, quest'ultimo anche per autentica della sottoscrizione del suo cliente e depositato telematicamente – unitamente al pagamento del contributo unificato anch'esso eseguito in forma telematica – negli uffici giudiziari in cui è in vigore il processo civile telematico. Richieste istruttorie L'amministratore pro-tempore del condominio soddisfa l'onere probatorio su esso gravante nella fase monitoria per la richiesta di concessione del decreto ingiuntivo nei confronti del condomino moroso con la produzione del verbale autenticato dell'assemblea in cui sono state approvate le spese dovute pro quota dai condomini, nonché dei relativi documenti a corredo, ovvero, il conto consuntivo regolarmente approvato. 4. ConclusioniL'amministratore di condominio ha l'obbligo di procedere tempestivamente al recupero delle somme dovute dal condomino moroso con il pagamento della quota approvata dall'assemblea e non impugnata dal medesimo soggetto obbligato nel rispetto del termine di legge, nella fattispecie riferita alla realizzazione dell'innovazione necessaria costituita dalla realizzazione dell'antenna centralizzata per la ricezione dei programmi radiotelevisivi. Al riguardo, è infatti evidente che la spesa occorrente per l'installazione dell'antenna centralizzata, la manutenzione periodica e per le riparazioni straordinarie va ripartita tra tutti i condomini in ragione dei rispettivi millesimi, atteso che i sistemi centralizzati per la ricezione radiotelevisiva rientrano tra i beni comuni ai sensi dell'art. 1117, comma 1, n. 3), c.c. Quid juris invece per il condomino che non ha una televisione in casa, anche in queste ipotesi è tenuto a pagare quanto deliberato in assemblea? La regola generale è quella della ripartizione delle spese tra tutti i condomini che potenzialmente possono usufruire del servizio, a prescindere poi dall'effettivo uso. In particolare, secondo l'art. 1123 c.c. le spese per la conservazione ed il godimento delle parti comuni dell'edificio, comprese quelle per i servizi d'interesse comune e le innovazioni deliberate dalla maggioranza dei condomini in assemblea, sono sostenute dai medesimi condomini in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno, salvo diversa convenzione. In sintesi, poiché ad assumere rilevanza giuridica è l'uso potenziale dell'antenna, da parte del singolo condomino, atteso che nessuno di essi può rinunciare al diritto sulle parti comuni, né può sottrarsi all'obbligo di contribuire alle spese occorrenti per la realizzazione dell'opera e della relativa conservazione, ad essere tenuto al pagamento è anche il condomino che non possiede la televisione. Tale conclusione non influisce sul pagamento del canone alla RAI, perché il condomino che non ha la televisione, anche se l'antenna è predisposta a livello condominiale, non è tenuto a versare l'imposta sulla detenzione di un apparecchio che di fatto non possiede in casa. Infatti, il canone deve essere corrisposto da chiunque possieda un apparecchio idoneo alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive indipendentemente dal relativo utilizzo. Diverso da quello sopra considerato è il caso in cui invece il condomino non possiede un'unità abitativa ma soltanto una cantina oppure una soffitta od un box interrato in cui non esista l'impianto per la ricezione del segnale radiotelevisivo Ciò sulla scorta di quanto enunciato in generale dall'art. 1123, comma 3, c.c. laddove prevede espressamente che qualora un edificio abbia un impianto destinato a servire una parte dell'intero fabbricato, le spese relative alla sua manutenzione sono a carico del gruppo di condomini che ne trae utilità. |