Modalità di svolgimento dell'assemblea in videoconferenza

Alberto Celeste
Vito Amendolagine
Maurizio Tarantino

1. Bussole di inquadramento

L'assemblea in videoconferenza

Con la l. n. 126/2020 (in sede di conversione del d.l. n. 104/2020), per rilanciare l'economia nazionale fortemente colpita dalla diffusione del Covid-19, tra le misure più importanti, il Legislatore ha previsto gli aspetti afferenti all'assemblea condominiale in videoconferenza. Successivamente, però, durante l'iter di conversione in legge del d.l. n. 125/2020 (l. n. 159/2020), è stata apportata un'importante modifica regolante il quorum necessario a consentire la partecipazione alle assemblee condominiali da remoto, evitando così il rischio di assembramenti, solitamente tipico di un'assemblea condominiale. Premesso ciò, a seguito delle citate modifiche normative, il nuovo comma 6 dell'art. l'art. 66 disp. att. c.c. prevede che anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale, previo consenso della maggioranza dei condomini, la partecipazione all'assemblea può avvenire in modalità di videoconferenza; in tal caso, il verbale, redatto dal segretario e sottoscritto dal presidente, è trasmesso all'amministratore e a tutti i condomini con le medesime formalità previste per la convocazione. Quindi, solo in presenza di una clausola del regolamento o del previo consenso della maggioranza (numerica) dei condomini, in base all'art. 66, comma 3, disp. att. c.c. (modificato), l'avviso di convocazione dovrà contenere l'indicazione della piattaforma elettronica sulla quale si terrà la riunione e l'ora della stessa.

L'eventuale previsione del regolamento di condominio

L'eventuale clausola che consente lo svolgimento delle assemblee da remoto non incide sui diritti dei singoli e soprattutto attiene all'amministrazione della cosa comune, quindi è pacifico che possa essere approvata con le maggioranze di cui all'art. 1136, comma 2, c.c. L'approvazione di un eventuale regolamento sulle tele-assemblee con la maggioranza di cui all'art. 1136, comma 2, c.c. potrebbe rendersi sufficiente per rendere strutturale la partecipazione da remoto degli aventi diritto nelle adunanze condominiali. Ad ogni modo, l'approvazione del regolamento di condominio che preveda e disciplini la tele-assemblea, dovrebbe essere in grado di legittimare la relativa costituzione. Da osservare che la delibera diretta ad introdurre nel condominio la previsione della partecipazione all'assemblea secondo modalità a distanza potrà dunque a seconda dei casi, consistere: nel caso in cui il regolamento di condominio manchi, nella delibera di approvazione di un regolamento da introdursi ex novo nel condominio, regolamento che contenga la clausola anzidetta; nel caso in cui invece nel condominio già esista il regolamento, nella delibera di sostituzione del regolamento già esistente con un nuovo regolamento che contenga la previsione della quale stiamo parlando oppure nella delibera di integrazione del regolamento già esistente con la previsione appunto della partecipazione all'assemblea secondo modalità a distanza.

L'ipotesi dell'assembla mista e divieto di impedire l'assemblea telematica

È importante distinguere e comprendere se le clausole del regolamento debbano prevedere “lo svolgimento dell'assemblea con modalità esclusivamente in videoconferenza” oppure “la possibilità della partecipazione dei singoli condomini all'assemblea in modalità di videoconferenza”. A questo proposito, dal tenore della nuova formulazione della norma ex art. 66 disp. att. c.c., l'inciso “partecipazione all'assemblea” sembra indicare che l'eventuale clausola del regolamento di condominio dovrebbe dunque essere incentrata sul concetto della partecipazione dei singoli condomini all'assemblea, quindi della possibilità dello svolgimento dell'assemblea con le modalità proprie dell'assemblea mista (cioè quell'assemblea che si svolga con modalità tradizionali, “in presenza”, ma con la possibilità della partecipazione da parte di chi lo desidera anche in videoconferenza). Ove la clausola regolamentare non regolamenti esplicitamente la possibilità di assemblea in modalità mista, deve considerarsi nella facoltà del convocante, specie per agevolare massimamente la partecipazione all'assemblea, di prevedere la modalità mista. Quindi, la partecipazione, che è del singolo, non esclude che vi possa essere una riunione in presenza con possibilità di collegamento a distanza, sicché la lettura coordinata di terzo e sesto comma dell'art. 66 disp. att. c.c. sembra escludere la possibilità della decisione seduta stante, posto che nell'avviso deve essere indicata la piattaforma elettronica sulla quale si svolgerà la riunione. Quella mista è una forma di assemblea che può agevolare l'uso dello strumento telematico consentendo, nelle prime fasi di ricorso a questa modalità di riunione, per certi versi sperimentale. Infine, vista l'inderogabilità prevista per l'art. 66 disp. att. c.c. dal successivo art. 72, se ne deve dedurre l'impossibilità, per il regolamento contrattuale di vietare lo svolgimento di assemblee a distanza. In buona sostanza, votato l'inserimento nel regolamento della norma disciplinatrice delle assemblee in videoconferenza, essa avrà carattere permanente. Del resto, ai sensi dell'art. 1138 c.c. ciascun condomino ha diritto di prendere l'iniziativa per la revisione del regolamento; inoltre, nulla vieta che la decisione sull'inserimento della clausola sulle assemblee telematiche nel regolamento condominiale sia discussa e deliberata in un'assemblea svolta con videoconferenza convocata in seguito del previo consenso della maggioranza.

Previo consenso e svolgimento dell'assemblea

Nel caso in cui l'assemblea telematica non fosse strutturata in seno ad un regolamento interno, di volta in volta, sarebbe necessario acquisire il “previo consenso della maggioranza dei condomini”. Invero, tale maggioranza numerica dovrà essere ottenuta per le singole delibere, e richiederà un'adeguata organizzazione da parte dell'amministratore, il quale dovrà muoversi per tempo “preventivamente”, al fine di rispettare i cinque giorni intercorrenti tra il recapito dell'avviso e la data dell'adunanza. Quanto alla forma del consenso, in assenza di esplicita previsione normativa, è preferibile l'acquisizione mediante la forma scritta. Proprio per garantire a tutti una partecipazione nel pieno rispetto delle norme sulla privacy, sarebbe opportuno per l'amministratore informare (appunto previo consenso) preliminarmente tutte le regole che ruotano intorno a questa nuova modalità di tele-assemblea: modalità di accesso, funzionalità audio e video, riconoscimento, delega, partecipazione, discussione, approvazione, contestazioni, il rispetto dell'alternanza del tempo di parola, il rispetto dell'ascolto dell'esposizione dei vari interlocutori. L'amministratore, del resto, dovrebbe gestire la stanza e il collegamento, nonché il compito di vigilare che si rispettino le regole di questa modalità. Il giorno dell'assemblea, una volta conclusi i controlli preliminari da parte del presidente, riguardanti la verifica se i presenti abbiano diritto di intervenire all'assemblea, quale sia il loro numero e quanti millesimi rappresentino, una volta verificata la rituale convocazione, una volta accertata la regolare costituzione stessa ed una volta nominato il segretario, si passa al momento, per così dire, dinamico della riunione, quello che attiene allo svolgimento dell'assemblea: discussione, votazione e decisione. In tal caso, rispettando quanto indicato nell'art. 66, comma, disp. att. c.c., il verbale di sarà “redatto” (dal segretario), “sottoscritto” (dal presidente) e “trasmesso” (all'amministratore ed a tutti i condomini). Cioè, dal punto di vista operativo, dopo la sottoscrizione, l'amministratore sarà tenuto, in caso di video-assemblea, a trasmettere il verbale non solo ai condomini assenti, bensì a tutti gli aventi diritto con le stesse modalità previste per la convocazione: consegna a mano, fax, posta elettronica certificata e raccomandata.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
Ottenuto il previo consenso della maggioranza dei condomini, cosa accade se l'amministratore non indica la piattaforma digitale nell'avviso di convocazione e non invia ai partecipanti il link per la partecipazione alla modalità telematica?

Orientamento negativo circa la validità dell'assemblea svoltasi da remoto prima della legge di previsione

Secondo una prima ricostruzione giurisprudenziale, la possibilità di svolgere le assemblee condominiali mediante piattaforme telematiche era stata introdotta soltanto con il d.l. n. 104/2020, poi modificato dal d.l. n. 125/2020, convertito nella l. n. 159/2020. Pertanto, a parere del Tribunale, l'assemblea (in tal caso del 5 giugno 2020) era viziata ab origine, tanto essendo sufficiente al fine di determinare l'annullabilità della relativa deliberazione in quanto il Legislatore dell'emergenza aveva unicamente previsto la proroga del mandato dell'amministratore e lo slittamento dei termini per la presentazione dei rendiconti. Di qui, solo per questo motivo, il giudice ha annullato l'assemblea di condominio in modalità di videoconferenza svoltasi prima delle successive modifiche legislative dell'art. 66 disp. att. c.c. (Trib. Bergamo 13 gennaio 2022).

Orientamento positivo circa la validità dell'assemblea svoltasi da remoto prima della legge di istituzione

Contrariamente al citato orientamento negativo, secondo altri giudici non vi era dubbio, essendo peraltro fatto notorio, che durante il primo semestre del 2020, gli sconvolgimenti prodotti dall'emergenza pandemica avevano imposto un blocco degli spostamenti e dello svolgimento delle riunioni private. Quindi, l'amministratore era in astratto autorizzato a organizzare lo svolgimento dell'assemblea condominiale per l'approvazione del rendiconto del 2019 mediante videoconferenza, modalità che in base al d.P.C.M. 18 ottobre 2020, modificativo dell'art. 1, comma 6, del d.P.C.M. del 13 ottobre 2020, era “fortemente raccomandata nello svolgere anche le riunioni private” (Trib. Palermo 8 marzo 2022). Pertanto, quando l'assemblea telematica era stata convocata in periodo in cui la normativa non era in vigore, la risposta non poteva ricavarsi dalla disciplina entrata in vigore successivamente. Difatti, in un'ottica di interpretazione secondo buona fede (art. 1366 c.c.) del regolamento nella situazione pandemica dell'estate 2020, caratterizzata da assoluta novità ed eccezionalità, la soluzione adottata dall'amministratore (assemblea telematica) era legittima e non si poneva in contrasto con i diritti dei comproprietari (Trib. Bolzano 17 agosto 2022). In conclusione, secondo questo orientamento, non è annullabile l'assemblea di condominio svoltasi in modalità di videoconferenza prima delle modifiche legislative dell'art. 66 disp. att. c.c.

Svolgimento dell'assemblea in videoconferenza con la modalità mista

Anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale, quindi tramite previo consenso da acquisire prima della riunione della maggioranza dei condomini calcolata per teste, la partecipazione all'assemblea può avvenire in modalità di videoconferenza. In tal caso, l'avviso di convocazione (predisposto dall'amministratore) deve indicare la piattaforma elettronica sulla quale si svolgerà la riunione, l'ora e la data della riunione. Secondo i giudici di merito, l'analisi dei commi 3 e 6 dell'art. 66 disp. att. c.c., confermano la possibilità dell'assemblea c.d. mista precisando che la partecipazione, che è del singolo, non esclude che vi possa essere una riunione in presenza con possibilità di collegamento a distanza. Anche per l'assemblea mista “condominiale” si deve rispettare quanto previsto dall'art. 66 disp. att. c.c. in materia di forma e tempi di spedizione dell'avviso di convocazione (Trib. Padova 18 marzo 2022: nella vicenda, ottenuto il previo consenso, l'amministratore del condominio avrebbe dovuto provvedere alla convocazione dell'assemblea nella sua duplice forma: quella in videoconferenza e quella in c.d. forma mista che preveda cioè la contestuale partecipazione sia dei condomini in via remota e sia in presenza di quelli che non vogliono o non possono fare uso di mezzi telematici; la delibera, quindi, è stata annullata).

3. Azioni processuali

Tutela stragiudiziale

Il condomino, il quale si vede negare la possibilità di partecipare alla riunione assembleare dopo avere dato il proprio consenso alla partecipazione all'assemblea in videoconferenza, a seguito dell'impossibilità di collegarsi per la mancata messa a disposizione del link per accedere alla piattaforma telematica dall'amministratore di condominio, chiede a quest'ultimo di invalidare la seduta al fine di riproporre lo stesso ordine del giorno in occasione della prossima riunione, diversamente dovendo procedere ad impugnare quanto deliberato per effetto dell'inadempienza in cui è incorso l'amministratore in quanto lesiva del diritto del condomino a cui è stato impedito di partecipare alla riunione.

Funzione e natura del giudizio

L'impugnazione della delibera è un ordinario giudizio a cognizione ordinaria, la cui funzione è di invalidare la suddetta delibera adottata in violazione del diritto del condomino a cui di fatto è stato impedito di poter prendere parte alla riunione in videoconferenza per effetto dell'inosservanza del disposto di cui all'art. 66 disp. att. c.c., laddove prevede che se prevista in modalità di videoconferenza nell'ordine del giorno debba essere indicata la piattaforma elettronica sulla quale si terrà la riunione e l'ora della stessa, attesa l'ulteriore inadempienza dell'amministratore nel fornire il relativo link per la connessione.

Aspetti preliminari

Mediazione

La mediazione è uno strumento fortemente voluto dal legislatore prima in chiave alternativa al processo civile e successivamente al legislatore del PNRR in funzione complementare della giustizia civile, in entrambi i casi al fine di perseguire una finalità dichiaratamente deflattiva del contenzioso e, per tale ragione, è prevista obbligatoriamente quale condizione di procedibilità della domanda attorea ex art. 5, comma 1, del d.lgs. n. 28/2010 nella materia condominiale per le controversie previste dall'art. 71-quater disp. att. c.c., le quali si intendono quelle derivanti dalla violazione od errata applicazione delle disposizioni del libro III, titolo VII, capo II del codice civile e degli artt. da 61 a 72 delle disposizioni di attuazione del codice civile.

La domanda di mediazione ex art. 71-quater disp. att. c.c. – sul quale recentemente il legislatore è intervenuto disponendo, all'art. 2 del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, l'abrogazione dei commi 2, 4, 5 e 6, e stabilendo, al comma 3 della norma sopra citata, che le parole “previa delibera assembleare da assumere con la maggioranza di cui all'articolo 1136, secondo comma, del codice” siano sostituite dalle seguenti: “secondo quanto previsto dall'articolo 5-ter del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28” – prima di intraprendere la strada giudiziale, grava sulla parte istante, dunque in questo specifico caso l'attore, ovvero la parte che impugna la delibera condominiale assumendone l'illegittimità per contrasto con l'art. 1138 c.c. In questa particolare fattispecie, la mediazione può costituire un utile strumento per ricercare un'idonea soluzione ai rispettivi interessi contrapposti al di fuori del processo, ed in ogni caso prima ancora che quest'ultimo abbia inizio attesa l'obbligatorietà della stessa. Tuttavia, stante la non uniformità della giurisprudenza formatasi sulla questione concernente l'esatto dies a quo da considerare ai fini della sospensione del termine di trenta giorni per proporre l'impugnazione avverso la delibera, frutto della mancanza di una norma ad hoc di raccordo tra la previsione generale sull'obbligatorietà della mediazione in ambito condominiale e quella disciplinante la perentorietà del termine stabilito a pena di decadenza per l'impugnazione della delibera, sovente si verifica che la parte interessata decida di impugnare quest'ultima e successivamente, o contestualmente, di proporre l'istanza di mediazione.

Competenza

Il Tribunale, ai sensi dell'art. 9 c.p.c., è il giudice competente per tutte le cause che non sono di competenza di altro giudice e, in generale, per quelle di valore indeterminabile, come nel caso di impugnazione della delibera assembleare per l'annullabilità della stessa a causa della lesione del diritto a partecipare del condomino.

Legittimazione

La legittimazione ad impugnare la delibera assembleare condominiale appartiene al condomino che abbia l'interesse ad agire, nella fattispecie, ravvisato nella lesione del proprio diritto soggettivo a partecipare alla riunione assembleare in modalità mista, dunque in presenza ed in videoconferenza, stante la mancata messa a disposizione da parte dell'amministratore del link per accedere al collegamento alla piattaforma elettronica.

Profili di merito

Onere della prova

Il condomino, il quale intenda impugnare la delibera assembleare per annullabilità della stessa, ha l'onere di allegare le ragioni sulla cui scorta può addivenirsi alla declaratoria giudiziale di invalidità. Lo stesso opponente, deve dunque assolvere all'onere di allegare tutte quelle circostanze, anche di mero fatto, che possano essere utili per confermare l'applicazione del vigente dettato normativo esistente nella materia qui considerata, concernente la partecipazione dei condomini all'assemblea in modalità mista, oppure in presenza ed in videoconferenza.

Contenuto dell'atto di citazione

L'atto di citazione deve contenere la vocatio in jus del condominio in persona del suo amministratore pro-tempore – che, per effetto di quanto enunciato nell'art. 3 del d.lgs. n. 149/2022, il termine in essa indicato è elevato a centoventi giorni liberi che necessariamente devono decorrere tra il giorno della notificazione dell'atto e quello dell'udienza di comparizione – e deve altresì contenere gli avvertimenti previsti espressamente dall'art. 163, comma 3, n. 3-bis, e dunque, l'indicazione, nei casi in cui la domanda è soggetta a condizione di procedibilità, dell'assolvimento degli oneri previsti per il suo superamento; e, che in base al nuovo testo modificato dall'art. 7 del d.lgs. n. 149/2022, occorre indicare insieme al giorno dell'udienza di comparizione, anche l'invito al convenuto a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c. ed a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare l'istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

In base al nuovo testo modificato dall'art. 7 del citato d.lgs. n. 149/2022, l'art. 163 c.p.c., al n. 4), deve contenere l'esposizione in modo chiaro e specifico dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni.

Nelle conclusioni dell'atto di citazione, la parte opponente dovrà enunciare distintamente le proprie richieste finalizzate all'annullamento della delibera condominiale impugnata.

L'atto in parola va, quindi, sottoscritto dal difensore, e corredato della procura ad litem, contenente la sottoscrizione della parte autenticata dallo stesso difensore unitamente all'indicazione della documentazione ad esso allegata e notificato telematicamente – o in cartaceo laddove risulti sprovvisto di un valido indirizzo digitale attivo – all'amministratore pro-tempore del condominio.

In particolare, l'attore, previo versamento del contributo unificato, sempre telematicamente, in base all'art. 165 c.p.c. – modificato anch'esso dall'art. 7 del d.lgs. n. 149/2022 – entro dieci giorni dalla notificazione della citazione al convenuto, deve costituirsi in giudizio a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, depositando la nota d'iscrizione a ruolo ed il proprio fascicolo contenente l'originale della citazione, la procura ed i documenti offerti in comunicazione. Se si costituisce personalmente, deve dichiarare la residenza o eleggere domicilio nel comune ove ha sede il tribunale, o indicare l'indirizzo presso cui ricevere le comunicazioni e notificazioni anche in forma telematica.

Richieste istruttorie

Il condomino può chiedere l'ammissione dell'interrogatorio formale dell'amministratore in carica sulle posizioni articolate nella narrativa dell'atto di citazione con il quale ha impugnato la delibera, volte essenzialmente a confermare l'assunto secondo cui il medesimo non ha ottemperato all'obbligo di indicare nell'ordine del giorno la piattaforma elettronica sulla quale potersi collegare alla riunione in videoconferenza, non avendo altresì messo a disposizione il relativo link in tale modo, violando l'art. 66 disp. att. c.c. e la relativa clausola negoziale presente nel regolamento di condominio. Sulle stesse posizioni, l'istante può chiedere anche l'ammissione di una prova testimoniale a mezzo dei condomini, e può altresì produrre idonea documentazione volta a comprovare la legittimità delle suddette richieste formulate nella domanda attorea e per l'effetto, l'invalidità di una delibera assembleare presa sulla scorta dell'omessa possibilità per il condomino opponente di partecipare all'assemblea per effetto dell'inadempimento dell'amministratore all'obbligo di fornire l'indirizzo della piattaforma elettronica corredato del relativo link per la connessione.

La produzione del regolamento contrattuale riproducente al suo interno la clausola che prevede la possibilità della riunione assembleare in modalità mista è un'importante requisito concorrente, al fine di consentire al giudice di potere prendere una statuizione in merito alla dedotta illegittimità della delibera impugnata dal condomino.

4. Conclusioni

La partecipazione all'assemblea può avvenire in modalità di videoconferenza, anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale, previo consenso della maggioranza dei condomini.

Pertanto, è possibile partecipare all'assemblea di condominio in videoconferenza in due casi: se è già previsto dal regolamento di condominio oppure se il regolamento nulla dice in merito, previo consenso della maggioranza dei condomini. Nella fattispecie qui considerata, il regolamento di condominio prevede la possibilità che la riunione assembleare possa svolgersi in modalità c.d. mista, dunque, sia in presenza sia in videoconferenza, ragione per cui, se un condomino intende avvalersi di quest'ultima possibilità, l'amministratore, affinché ciò accada, deve preventivamente con lo stesso ordine del giorno indicato nell'avviso di convocazione, indicare l'ora della seduta ed i necessari riferimenti della piattaforma elettronica alla quale potersi collegare tramite l'apposito link.

È allora evidente che, se nell'avviso di convocazione l'assemblea è prevista in modalità di videoconferenza, è soltanto perché, con tale modalità, può essere garantita a ciascuno o ad alcuni degli aventi diritto la partecipazione in un identico contesto spazio-temporale, in modo che essi possano discutere e votare sugli argomenti posti all'ordine del giorno.

Laddove tale possibilità sia stata di fatto preclusa al condomino che intende avvalersene e che a tale fine abbia preventivamente manifestato nelle forme di legge il proprio consenso allo svolgimento dell'assemblea in modalità mista, per esclusiva colpa dell'amministratore che non ha osservato quanto disposto dall'art. 66 disp. att. c.c. e nello stesso tempo anche da una norma ad hoc contenuta nel regolamento di condominio, appare evidente la possibilità di impugnare la deliberazione ex art. 1137 c.c.

Va, altresì, considerato che la partecipazione del condomino potrebbe essere impedita dalla cattiva ricettività della connessione per problemi tecnici, in tale ipotesi non si potrà dare corso alla riunione in modalità telematica, ma, per conseguire l'annullamento della delibera, occorrerà dare prova che tali problematiche siano imputabili alla piattaforma elettronica scelta dall'amministratore, e non riguardano la linea internet od il modem o router del singolo condomino.

Al riguardo, va rilevato, inoltre, che il condomino partecipante ad un'assemblea condominiale che volontariamente o per problemi tecnici risulti disconnesso prima della trattazione e discussione sui punti dell'ordine del giorno è sostanzialmente parificato ad un condomino assente, posto che l'eventuale conferma dell'adesione alla deliberazione, data dal medesimo condomino successivamente all'adozione della stessa, non può valere come sanatoria dell'eventuale invalidità della delibera, dovuta al venire meno del richiesto quorum deliberativo.

Per tale ragione, si potrebbe precisare, in una norma del regolamento condominiale, dopo quanto tempo il condomino non connesso e che tenta di ricollegarsi, debba essere considerato definitivamente assente, anche per la trascrizione a verbale dell'ora di abbandono della seduta assembleare.

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