Decisione adottata senza la convocazione di un condomino1. Bussole di inquadramentoIl contenuto dell'avviso di convocazione L'art. 66, comma 3, disp. att. c.c. prevede che l'avviso di convocazione, contenente specifica indicazione dell'ordine del giorno, deve essere comunicato almeno cinque giorni prima della data fissata per l'adunanza in prima convocazione, a mezzo di posta raccomandata, posta elettronica certificata, fax o tramite consegna a mano, e deve contenere l'indicazione del luogo e dell'ora della riunione o, se prevista in modalità di videoconferenza, della piattaforma elettronica sulla quale si terrà la riunione e dell'ora della stessa. In caso di omessa, tardiva o incompleta convocazione degli aventi diritto, la deliberazione assembleare è annullabile ai sensi dell'art. 1137 c.c. su istanza dei dissenzienti o assenti perché non ritualmente convocati. Ebbene, il termine di preavviso va rispettato sia per la prima sia per la seconda convocazione quando l'avviso di queste sia stato fatto con un unico atto: invero, considerata la possibilità per l'assemblea di poter deliberare in seconda convocazione in presenza delle condizioni stabilite dall'art. 1136, comma 3, c.c. e sul presupposto della regolare convocazione di tutti i condomini alla prima convocazione, la l. n. 220/2012 ha puntualizzato che l'invito, contenente l'indicazione di entrambe le date di convocazione (prima e seconda), deve pervenire ai partecipanti entro il termine di cui all'art. 66 citato con riferimento alla prima data di convocazione, anche se questa è andata deserta. Il termine ivi contemplato (cinque giorni) continua a rivestire la finalità di consentire al condomino, da un lato, di organizzare le proprie occupazioni allo scopo di poter presenziare all'assemblea o, se del caso, delegare qualcuno e, dall'altro, di prepararsi adeguatamente all'esame ed alle decisioni da assumere riguardo agli argomenti posti all'ordine del giorno, esponendo le proprie motivazioni ed offrendo il proprio contributo. Il diritto dei condomini di intervenire alla riunione condominiale Ogni condomino ha diritto di intervenire alla riunione condominiale e, pertanto, deve essere messo in condizione di partecipare ricevendo l'avviso di convocazione in tempo utile e con modalità idonee ad assicurargli la conoscibilità dell'esistenza di un'assemblea nonché degli argomenti di discussione. L'assemblea, infatti, come previsto dall'art. 1136, comma 6, c.c., non può deliberare se non consta che tutti gli aventi diritto sono stati regolarmente convocati. Ne deriva che se uno dei condomini non riceve l'avviso di convocazione, l'assemblea è invalida. Segnatamente, l'omessa comunicazione della convocazione dell'assemblea al condomino costituisce vizio di annullabilità della delibera che può essere fatto valere solo dal condomino pretermesso, unico soggetto titolare di un effettivo interesse ad impugnare. Si badi che si tratta di vizio di annullabilità e non di nullità con la conseguenza che se il condomino che non ha ricevuto l'avviso di convocazione non impugna la delibera nel termine di trenta giorni previsto dall'art. 1137, comma 3, c.c., questa è valida ed efficace nei confronti di tutti i partecipanti al condominio. Nullità e annullabilità delle delibere condominiali Primo spartiacque per la distinzione tra le delibere nulle ed annullabili è stata la pronuncia della Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 4806/2005). La Suprema Corte ribadisce che debbono qualificarsi nulle le delibere dell'assemblea condominiale prive degli elementi essenziali, le delibere con oggetto impossibile o illecito (contrario all'ordine pubblico, alla morale o al buon costume), le delibere con oggetto che non rientra nella competenza dell'assemblea, le delibere che incidono sui diritti individuali sulle cose o servizi comuni o sulla proprietà esclusiva di ognuno dei condomini, le delibere comunque invalide in relazione all'oggetto. Debbono, invece, qualificarsi annullabili le delibere con vizi relativi alla regolare costituzione dell'assemblea, quelle adottate con maggioranza inferiore a quella prescritta dalla legge o dal regolamento condominiale, quelle affette da vizi formali, in violazione di prescrizioni legali, convenzionali, regolamentari, attinenti al procedimento di convocazione o di informazione dell'assemblea, quelle genericamente affette da irregolarità nel procedimento di convocazione, quelle che violano norme richiedenti qualificate maggioranze in relazione all'oggetto. Il nuovo regime di invalidità delle delibere condominiali Le Sezioni Unite, dopo sedici anni dalla citata pronuncia del 2005, sono tornate ad occuparsi delle invalidità delle delibere condominiali con un nuovo provvedimento (Cass. S.U., n. 9839/2021). In particolare, con tale ultimo provvedimento, i giudici hanno precisato che sono affette da nullità, deducibile in ogni tempo da chiunque vi abbia interesse, le deliberazioni dell'assemblea dei condomini che mancano ab origine degli elementi costitutivi essenziali, quelle che hanno un oggetto impossibile in senso materiale o in senso giuridico – dando luogo, in questo secondo caso, ad un difetto assoluto di attribuzioni – e quelle che hanno un contenuto illecito, ossia contrario a norme imperative o all'ordine pubblico o al buon costume; al di fuori di tali ipotesi, le deliberazioni assembleari adottate in violazione di norme di legge o del regolamento condominiale sono semplicemente annullabili e l'azione di annullamento deve essere esercitata nei modi e nel termine di cui all'art. 1137 c.c. Inoltre, con altro principio, i giudici hanno affermato che sono nulle le deliberazioni con le quali, a maggioranza, siano stabiliti o modificati i generali criteri di ripartizione delle spese previsti dalla legge o dalla convenzione, da valere per il futuro, trattandosi di materia che esula dalle attribuzioni dell'assemblea previste dall'art. 1135, nn. 2) e 3), c.c. e che è sottratta al metodo maggioritario; sono, invece, meramente annullabili le deliberazioni aventi ad oggetto la ripartizione in concreto tra i condomini delle spese relative alla gestione delle parti e dei servizi comuni adottate senza modificare i criteri generali previsti dalla legge o dalla convenzione, ma in violazione degli stessi, trattandosi di deliberazioni assunte nell'esercizio delle dette attribuzioni assembleari, che non sono contrarie a norme imperative, cosicché la relativa impugnazione va proposta nel termine di decadenza previsto dall'art. 1137, comma 2, c.c. 2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali
Domanda
Può essere impugnata la decisione adottata senza la convocazione di un condomino?
Spetta al condominio la prova della regolare convocazione dell'assemblea L'assemblea condominiale deve essere convocata a mezzo di comunicazione scritta che deve pervenire ai condomini almeno cinque giorni prima della data fissata per la riunione. Siffatto termine decorre dalla data di ricezione dell'atto e non dalla data di spedizione, con la conseguenza che occorre far riferimento al momento dell'effettiva consegna dell'avviso. Tale convocazione deve essere fatta a tutti gli aventi diritto (Trib. Milano 15 settembre 2014). In riferimento alla validità dell'avviso di convocazione, la prova della regolare convocazione dell'assemblea deve essere fornita dal condominio, non potendo dare, il condomino, la prova negativa di non essere stato convocato e costituendo, l'avviso, un elemento costitutivo della validità della delibera (Trib. Roma 27 settembre 2021). Tuttavia, nel caso in cui il singolo condomino, destinatario dell'avviso di convocazione, sostenga di non esser stato convocato per aver ricevuto una busta priva di contenuto, è tenuto a dimostrare, ai fini dell'accertamento dell'omessa convocazione, che il plico non conteneva al suo interno alcuna lettera, ovvero ne conteneva una di contenuto diverso da quello indicato (Trib. Bologna 24 gennaio 2011). È annullabile la delibera in assenza di regolare convocazione di tutti condomini Premesso ciò, la delibera assunta all'esito di assemblea svoltasi in assenza di regolare convocazione di taluni condomini, è inficiata da un vizio di annullabilità che può essere dedotto solo dall'interessato, e precisamente dal condomino che non sia stato ritualmente convocato. Tale soluzione, di matrice giurisprudenziale, ha ricevuto, de jure condito, l'avallo del Legislatore che, in sede di nuova formulazione dell'art. 66 disp. att. c.c., ha espressamente limitato ai soli assenti per i quali non vi sia stata convocazione il diritto ad impugnare la relativa delibera deducendo tale vizio (Cass. VI, n. 6821/2021). La omessa convocazione alla riunione assembleare, ove effettivamente integrante una lesione del diritto del condomino di partecipare alle riunioni, determina l'annullabilità della delibera. Tale lesione non sussiste se il condomino, seppur non convocato, ha poi preso parte alla riunione assembleare (Trib. Roma 12 maggio 2020). Per meglio dire, l'omessa comunicazione, a taluno dei condomini, dell'avviso di convocazione dell'assemblea condominiale comporta la sola annullabilità della delibera, di talché, in ipotesi di mancata impugnazione nel termine di trenta giorni ex art. 1137, comma 3, c.c., decorrente per i condomini assenti dalla comunicazione e per i condomini dissenzienti dalla sua approvazione, la delibera è valida ed efficace nei confronti di tutti i partecipanti al condominio. Non ricorrendo un'ipotesi di nullità, la quale, ai sensi dell'art. 1421 c.c., estende la legittimazione a tutti coloro che possono avere interesse a farla valere, l'unico interessato a proporre l'annullamento è il condomino nei confronti del quale risulta essere verificata la violazione posta a fondamento dell'impugnazione della deliberazione assembleare (Trib. Taranto 12 gennaio 2016). Il condomino convocato non è legittimato ad impugnare la delibera per l'omessa convocazione degli altri condomini Il condomino assente in assemblea, ma regolarmente convocato, non può impugnare la delibera per difetto di convocazione di altro condomino, trattandosi di vizio che inerisce all'altrui sfera giuridica, come conferma l'interpretazione evolutiva fondata sull'art. 66 disp. att. c.c., modificato dalla l. n. 220/2012 (Cass. II, n. 10071/2020; App. Catanzaro 13 agosto 2021; Trib. Roma 3 ottobre 2022). Difatti, costituendo l'omessa convocazione di un condomino motivo di annullamento, e non già di nullità, delle deliberazioni assunte dall'assemblea, trova applicazione l'art. 1441 c.c., secondo il quale l'annullamento può essere domandato solo dalla parte nel cui interesse esso è stabilito dalla legge e, di conseguenza, il condomino convocato non è legittimato ad impugnare la delibera per l'omessa convocazione di altri condomini (App. Catania 23 aprile 2019). Infine, nel caso in cui, invece, l'immobile risulti in comproprietà e solo uno dei comproprietari sia stato regolarmente convocato per l'adunanza assembleare, va esclusa la relativa legittimazione ad impugnare la delibera per la omessa convocazione degli altri condomini (Trib. Roma 11 giugno 2019). L'amministratore non è tenuto al pagamento delle spese processuali liquidate in favore del condomino non convocato È compito dell'assemblea, e per essa del suo presidente, controllare la regolarità degli avvisi di convocazione e darne conto tramite verbalizzazione, sulla base dell'elenco degli aventi diritto a partecipare alla riunione eventualmente compilato dall'amministratore (elenco che può essere a sua volta allegato al verbale od inserito tra i documenti conservati nell'apposito registro), trattandosi di una delle prescrizioni di forma richieste dal procedimento collegiale (avviso di convocazione, ordine del giorno, costituzione, discussione, votazione, ecc.), la cui inosservanza implica l'annullabilità della delibera, in quanto non presa in conformità alla legge. Ne deriva che l'amministratore non è tenuto al risarcimento dei danni, individuati nelle spese processuali liquidate in favore del condomino che ha vittoriosamente impugnato, in quanto non convocato, le deliberazioni assunte dall'assemblea, essendo compito dell'assemblea il controllo della regolarità della sua convocazione (Trib. Modena 5 maggio 2021). 3. Azioni processualiTutela stragiudiziale Il condomino chiede all'amministratore di indire una nuova convocazione assembleare per revocare quanto precedentemente deliberato, in quanto non ritualmente inviato a partecipare all'assemblea, avvisandolo che, in difetto, sarà costretto ad impugnare la delibera per l'invalidità della stessa essendo stata adottata senza la sua partecipazione, non avendone avuto notizia nel termine previsto ex lege. Funzione e natura del giudizio L'impugnazione della delibera condominiale, che si assume essere stata presa illegittimamente, ha natura di un ordinario giudizio di cognizione, la cui funzione è quella di annullare la delibera adottata in quanto pregiudizievole degli interessi del medesimo opponente. Aspetti preliminari Mediazione La mediazione è uno strumento fortemente voluto dal legislatore prima in chiave alternativa al processo civile e successivamente al legislatore del PNRR in funzione complementare della giustizia civile, in entrambi i casi al fine di perseguire una finalità dichiaratamente deflattiva del contenzioso e, per tale ragione, è prevista obbligatoriamente quale condizione di procedibilità della domanda attorea ex art. 5, comma 1, del d.lgs. n. 28/2010 nella materia condominiale per le controversie previste dall'art. 71-quater disp. att. c.c., le quali si intendono quelle derivanti dalla violazione od errata applicazione delle disposizioni del libro III, titolo VII, capo II del codice civile e degli artt. da 61 a 72 delle disposizioni di attuazione del codice civile. L'onere di proporre la domanda di mediazione ex art. 71-quater disp. att. c.c. – sul quale recentemente il legislatore è intervenuto disponendo, all'art. 2 del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, l'abrogazione dei commi 2, 4, 5 e 6, e stabilendo, al comma 3 della norma sopra citata, che le parole “previa delibera assembleare da assumere con la maggioranza di cui all'articolo 1136, secondo comma, del codice” siano sostituite dalle seguenti: “secondo quanto previsto dall'articolo 5-ter del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28” – prima di intraprendere la strada giudiziale, grava sulla parte istante, dunque in questo specifico caso l'attore, ovvero la parte che impugna la delibera condominiale assumendone l'illegittimità. In questa particolare fattispecie, la mediazione può costituire un utile strumento per ricercare un'idonea soluzione ai rispettivi interessi contrapposti al di fuori del processo, ed in ogni caso prima ancora che quest'ultimo abbia inizio attesa l'obbligatorietà della stessa. Tuttavia, stante la non uniformità della giurisprudenza formatasi sulla questione concernente l'esatto dies a quo da considerare ai fini della sospensione del termine di trenta giorni per proporre l'impugnazione avverso la delibera, frutto della mancanza di una norma ad hoc di raccordo tra la previsione generale sull'obbligatorietà della mediazione in ambito condominiale e quella disciplinante la perentorietà del termine stabilito a pena di decadenza per l'impugnazione della delibera, sovente si verifica che la parte interessata decida di impugnare quest'ultima e successivamente, o contestualmente, di proporre l'istanza di mediazione. Competenza Il Tribunale, ai sensi dell'art. 9 c.p.c., è il giudice competente per tutte le cause che non sono di competenza di altro giudice e, in generale, per quelle di valore indeterminabile, come nel caso di impugnazione della delibera assembleare per conseguirne la dichiarazione giudiziale di invalidità in quanto nella fattispecie, adottata senza la preventiva convocazione del condomino opponente. Legittimazione La legittimazione ad impugnare la delibera assembleare condominiale appartiene al condomino che abbia l'interesse ad agire, nella fattispecie, ravvisato nella lesione del proprio diritto a partecipare all'assemblea, perché non invitato nel rispetto del termine previsto ex lege. Profili di merito Onere della prova Il condomino, il quale intenda impugnare la delibera assembleare per l'invalidità della stessa, ha l'onere di allegare le ragioni sulla cui scorta può addivenirsi alla relativa declaratoria giudiziale. Lo stesso opponente deve dunque assolvere all'onere di allegare tutte quelle circostanze, anche di mero fatto, che possano essere utili per confermare la propria tesi difensiva volta ad invalidare quanto deliberato. Qualora il condomino agisca per far valere l'invalidità di una delibera assembleare, incombe sul condominio convenuto l'onere di provare che tutti i condomini sono stati tempestivamente avvisati della convocazione, quale presupposto per la regolare costituzione dell'assemblea, mentre resta a carico dell'istante la dimostrazione degli eventuali vizi inerenti alla formazione della volontà dell'assemblea medesima. Contenuto dell'atto di citazione L'atto di citazione deve contenere la vocatio in jus del condominio in persona del suo amministratore pro-tempore – che, per effetto di quanto enunciato nell'art. 3 del d.lgs. n. 149/2022, il termine in essa indicato è elevato a centoventi giorni liberi che necessariamente devono decorrere tra il giorno della notificazione dell'atto e quello dell'udienza di comparizione – e deve altresì contenere gli avvertimenti previsti espressamente dall'art. 163, comma 3, n. 3-bis, c.p.c. e, dunque, l'indicazione, nei casi in cui la domanda è soggetta a condizione di procedibilità, dell'assolvimento degli oneri previsti per il suo superamento; e, che in base al nuovo testo modificato dall'art. 7 del d.lgs. n. 149/2022, occorre indicare insieme al giorno dell'udienza di comparizione, anche l'invito al convenuto a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c. ed a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare l'istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. In base al nuovo testo modificato dall'art. 7 del citato d.lgs. n. 149/2022, l'art. 163 c.p.c., al n. 4), deve contenere l'esposizione in modo chiaro e specifico dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni. Nelle conclusioni dell'atto di citazione, la parte opponente dovrà enunciare distintamente le proprie richieste finalizzate all'annullamento della delibera condominiale impugnata. L'atto in parola va, quindi, sottoscritto dal difensore, e corredato della procura ad litem, contenente la sottoscrizione della parte autenticata dallo stesso difensore unitamente all'indicazione della documentazione ad esso allegata e notificato telematicamente – o in cartaceo laddove risulti sprovvisto di un valido indirizzo digitale attivo – all'amministratore pro-tempore del condominio. In particolare, l'attore, previo versamento del contributo unificato, sempre telematicamente, in base all'art. 165 c.p.c. – modificato anch'esso dall'art. 7 del d.lgs. n. 149/2022 – entro dieci giorni dalla notificazione della citazione al convenuto, deve costituirsi in giudizio a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, depositando la nota d'iscrizione a ruolo ed il proprio fascicolo contenente l'originale della citazione, la procura ed i documenti offerti in comunicazione. Se si costituisce personalmente, deve dichiarare la residenza o eleggere domicilio nel Comune ove ha sede il Tribunale, o indicare l'indirizzo presso cui ricevere le comunicazioni e notificazioni anche in forma telematica. Richieste istruttorie Il condomino deve produrre idonea documentazione volta a comprovare la fondatezza dell'opposizione proposta avverso la delibera assembleare. Dal canto suo, il condominio ha l'onere di provare il regolare iter assembleare trattandosi di elemento costitutivo della validità della decisione. 4. ConclusioniL'orientamento emerso nella giurisprudenza ritiene l'omessa convocazione del singolo condomino all'assemblea, come un vizio formale la cui esistenza può essere sollevata soltanto dalla parte interessata, ragione per cui il medesimo condomino estromesso per non avere ricevuto l'invito a partecipare alla seduta assembleare può impugnare la delibera condominiale chiedendone l'annullamento entro il termine di trenta giorni dall'avvenuta conoscenza. Infatti, la comunicazione al condomino assente della decisione assembleare deve ritenersi avvenuta quando il medesimo abbia comunque acquisito compiuta conoscenza del verbale assembleare e ne abbia potuto apprendere il contenuto intrinseco in maniera adeguata alla tutela delle sue ragioni (Cass. II, n. 16081/2016). Tale presunzione di conoscenza posta dall'art. 1335 c.c. da parte del condomino assente, per operare esige l'invio del verbale di assemblea all'indirizzo di residenza fornito dallo stesso all'amministratore pro-tempore del condominio, atteso che, in caso di mancata consegna, il termine inizierà invece a decorrere soltanto dal giorno del deposito del plico presso l'ufficio postale e di comunicazione a mezzo raccomandata inserita nella cassetta postale del destinatario, ovvero all'indirizzo pec di quest'ultimo laddove provvisto di domicilio digitale. In quest'ultima ipotesi, il termine per l'impugnazione inizierà a decorrere dalla data indicata nell'avviso di consegna generato dal gestore della casella certificata del destinatario. Conseguentemente, il termine anzidetto decorre soltanto dalla comunicazione formale inoltrata dall'amministratore al condomino che precedentemente si è visto negare il diritto a partecipare alla riunione. Inoltre, sempre ai fini dell'individuazione del momento di decorrenza del termine per l'impugnazione della delibera condominiale, la stessa Cassazione ha precisato altresì che, in capo al condomino assente, non può essere posto un dovere di attivarsi per conoscere le decisioni adottate dall'assemblea ove difetti la prova dell'avvenuto recapito, al suo indirizzo, del verbale che le contenga, giacché soltanto in forza di detto recapito sorge la presunzione iuris tantum di conoscenza posta dall'art. 1335 c.c., e non già in conseguenza del mancato esercizio, da parte dello stesso destinatario del verbale assembleare, della diligenza nel seguire l'andamento della gestione comune e nel documentarsi su di essa (Cass. II, n. 29386/2011). Ciò significa che un condomino, il quale sia stato ritualmente convocato per la seduta assembleare, non può successivamente chiedere al giudice l'annullamento della decisione adottata motivando il relativo assunto perché uno o più condomini non hanno ricevuto l'avviso di convocazione. Soltanto il condomino pretermesso può quindi eccepire nel rispetto del termine di legge l'annullabilità della delibera per effetto della sua mancata convocazione. Tale assunto trova conferma nella giurisprudenza di legittimità, in tema di impugnazione della deliberazione dell'assemblea condominiale, secondo cui l'omessa convocazione di un condomino costituisce motivo di annullamento, e non di nullità, della deliberazione assunta dall'assemblea (Cass. II, n. 8520/2017). Trova, dunque, applicazione in materia l'art. 1441 c.c., secondo il quale, l'annullamento può essere domandato solo dalla parte nel cui interesse esso è stabilito dalla legge e per questa ragione ne consegue che il condomino convocato non è legittimato ad impugnare la delibera per l'omessa convocazione di altri condomini. Pertanto, soltanto i vizi di nullità della delibera assembleare possono essere fatti valere da qualunque condomino, senza limiti di tempo (Cass. S.U., n. 9839/2021). |