Contestazione al portiere per inadempimenti riguardanti le sue mansioni

Alberto Celeste
Vito Amendolagine
Maurizio Tarantino

1. Bussole di inquadramento

Il servizio di portierato in condominio

Il portierato è, per sua natura e per definizione codicistica (art. 1117, n. 2, c.c.), un servizio di carattere comune, in quanto è reso nell'interesse di tutti i condomini; lo stesso non è suscettibile di godimento separato (art. 1119 c.c.) ed è irrinunciabile da parte del singolo (art. 1118, commi 2 e 3, c.c.). Il portierato costituisce un servizio molto composito, che necessita della presenza costante del portiere nel condominio, al fine di poter svolgere quella molteplicità di attività lavorative, tra le quali: la vigilanza e la custodia dell'edificio, la pulizia delle parti comuni, lo smistamento della posta, oltre tutta una serie di compiti accessori, che costituiscono quelle prestazioni che garantiscono allo stabile condominiale la sicurezza e la vivibilità. Ed è proprio al fine di assicurare la presenza del medesimo portiere nell'edificio che, in molti regolamenti di condominio, si prevede la destinazione ad alloggio di alcuni locali di proprietà comune, oltre all'ambiente di servizio in senso proprio denominato portineria. In materia inoltre, esiste un'articolata regolamentazione, di regola di natura subordinata, contraddistinta da profili peculiari indicati nei contratti collettivi nazionali di lavoro. In proposito, si osserva che il 26 novembre 2019 è stato sottoscritto il nuovo contratto per i dipendenti da proprietari di fabbricati tra Confedilizia e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che si segnala – per la parte economica, in vigore dal 1° gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2022 – per un leggero incremento salariale; si integrano, poi, anche le indennità di funzione, a cominciare dall'indennità di raccolta e/o confezionamento e/o trasporto e/o movimentazione dei rifiuti, oltre all'indennità di ritiro pacchi; si innalza, infine, la copertura economica in caso di malattia.

Il procedimento disciplinare nei confronti del dipendente

L'assunzione del portiere avviene mediante la firma di un contratto che contiene le indicazioni in ordine a: data di inizio del rapporto, durata del periodo di prova, qualifica, ulteriori mansioni affidate al lavoratore, retribuzione, orario di lavoro (settimanale e giornaliero), indicazione dell'eventuale alloggio di servizio, e quant'altro (trattasi, comunque, di assunzione diretta basata sul rapporto di fiducia, come tale esclusa dagli obblighi di riserva obbligatori contemplati dalla legge). Il contratto di assunzione viene compilato dal proprietario (dall'amministratore, negli edifici in condominio) e firmato dalle due parti contraenti in duplice copia, di cui una resta presso il datore di lavoro, mentre l'altra viene consegnata al portiere. La condizione per poter accedere all'incarico è la presentazione, da parte del soggetto interessato ed a richiesta del datore di lavoro, dei documenti indicati espressamente nello stesso C.C.N.L. di riferimento. Premesso ciò, l'amministratore del condominio ha un potere disciplinare sul portiere che esercita in nome e nell'interesse della collettività condominiale. In particolare, egli deve sorvegliare – anche con visita a sorpresa, cioè senza preavviso, o intervenendo a seguito delle segnalazioni dei condomini – se il portiere sia nella guardiola, porti eventualmente la divisa, adempia ai suoi obblighi scrupolosamente e, in caso di inosservanza, lo stesso amministratore è tenuto a farne oggetto di contestazione al portiere. Il summenzionato potere di vigilare e disciplinare l'operato del lavoratore compete, inoltre, all'amministratore la cui nomina sia oggetto di impugnativa davanti all'autorità giudiziaria o, più semplicemente, il cui mandato sia scaduto e non sia stato riconfermato nell'incarico, atteso che l'amministratore, fino a quando non venga sostituito con provvedimento del giudice o con nuova deliberazione assembleare, resta in carica per gli affari di ordinaria amministrazione. Resta inteso che il singolo condomino non può sostituirsi e sovrapporsi alla collettività, ma ciò non significa che, se il portiere è gradito alla maggioranza, egli resta sfornito di un diritto di richiamo, perché ben potrebbe portare la questione in sede di assemblea, trattandosi di una mancanza grave e se l'assemblea si rifiuti di intervenire disciplinarmente, fino ad adottare un provvedimento di licenziamento, il condomino potrebbe rivolgersi all'autorità giudiziaria.

Il licenziamento del lavoratore

Secondo i consueti canoni, il licenziamento, per essere legittimo, deve essere sorretto da una giusta causa o da un giustificato motivo, disciplinati, rispettivamente, dagli artt. 2119 c.c. e 3 della l. n. 604/1966: la prima si verifica qualora venga pregiudicato il vincolo fiduciario in modo irrimediabile per cui non si possa tollerare una prosecuzione, neanche provvisoria, del rapporto di lavoro; il secondo – che contempla il periodo di preavviso o, in mancanza, il pagamento della relativa indennità – è determinato da un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro (giustificato motivo soggettivo), oppure da ragioni inerenti all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro ed al regolare funzionamento di essa (c.d. giustificato motivo oggettivo). In sintesi, il licenziamento del portiere può essere motivato dalla soppressione del servizio, e in questo caso si parla di giustificato motivo oggettivo, o da un comportamento non corretto del portiere. Se si intende sopprimere il servizio e passare, ad esempio, alla pulizia affidata alla ditta, occorre prima una delibera assembleare di soppressione del servizio.

2. Questioni e orientamenti giurisprudenziali

Domanda
La delibera che conferma il licenziamento del portiere può essere impugnata dai condomini?

Legittimo il licenziamento del portiere in caso di atteggiamenti offensivi nei confronti dei condomini

Se l'amministratore di condominio si rende conto che il portiere assunto vìola le principali norme del contratto di lavoro, potrà prendere in considerazione il licenziamento, tenendo conto che esistono due tipologie: la giusta causa e il giustificato motivo soggettivo. È, comunque, opportuno che ci sia una delibera dell'assemblea (maggioranza ordinaria) a sostegno della decisione dell'amministratore (Cass. lav., n. 18811/2012). Dunque, integra giusta causa di licenziamento il comportamento del portiere di un edificio condominiale di abitazione, il quale ritenga di difendere i propri interessi attraverso minacce rivolte contro un suo sostituto o contro un addetto alle pulizie, o ancora usi turpiloquio riferendosi al condominio (Cass. lav., n. 26073/2007).

Legittimo il licenziamento del portiere se non dimora nell'alloggio messo a disposizione dal condominio

Costituisce grave inadempimento, integrante giustificato motivo soggettivo di licenziamento, il comportamento del portiere di uno stabile che, nonostante la previsione contrattuale a suo carico dell'obbligo di dimorare nell'alloggio di servizio messo a sua disposizione dal condominio, non fruisce dello stesso, venendo così meno agli obblighi di vigilanza e custodia e gravando inutilmente il condominio degli oneri relativi al mantenimento dell'alloggio di servizio (Pret. Napoli 17 agosto 1998).

Legittimo il licenziamento del portiere nel caso di occupazione abusiva dell'alloggio

Configura una giusta causa di licenziamento l'occupazione abusiva, da parte del portiere di un condominio, di un alloggio di proprietà del datore di lavoro, diverso da quello assegnatogli, a nulla rilevando che tale condotta sia stata posta in essere per sfuggire alle molestie praticate dai vicini di casa, di entità tale da configurare un concreto pericolo per l'integrità fisica e psichica del lavoratore, che il datore di lavoro è obbligato a preservare ai sensi dell'art. 2087 c.c. (Cass. lav., n. 2400/2002).

Legittima la scelta di sopprimere il servizio di portierato affidando la custodia ad una società

In tema di giustificato motivo oggettivo di licenziamento, non è sindacabile nei suoi profili di congruità e opportunità la scelta imprenditoriale che abbia comportato la soppressione del settore lavorativo, del reparto o del posto a cui era addetto il dipendente licenziato, sempreché risulti l'effettività e la non pretestuosità del riassetto organizzativo operato; tale principio si estende anche ai datori di lavoro non imprenditori, come il condominio, in forza dell'art. 1 della l. n. 604/1966 (Cass. lav., n. 88/2002: nella specie, era stato licenziato il portiere del condominio, e la Suprema Corte ha confermato la decisione di merito che aveva accertato la soppressione della posizione lavorativa del portiere organizzata secondo il modulo del rapporto di lavoro subordinato e l'affidamento, successivamente alla ristrutturazione dell'immobile, di un servizio di custodia ad una società).

Nulla la delibera di licenziamento del portiere nel caso di mancata convocazione di una parte dei condomini di un supercondominio

Nel caso in cui i singoli edifici costituiti in altrettanti condomini vengono a formare un “supercondominio”, le disposizioni dettate dall'art. 1136 c.c. in tema di convocazione, costituzione, formazione e calcolo delle maggioranze si applicano con riguardo agli elementi reale e personale del supercondominio, rispettivamente configurati da tutte le unità abitative comprese nel complesso e da tutti i proprietari (Cass. II, n. 7286/1996: nella specie, il servizio di portierato era destinato al servizio degli edifici A e B, costituiti in condomini autonomi; l'assemblea del condominio del solo edificio A aveva deliberato la divisione del servizio di portierato ed il licenziamento del portiere; la Suprema Corte, in applicazione dell'enunciato principio di diritto, ha confermato la sentenza del merito che aveva dichiarato la nullità della predetta deliberazione, per non essere stati convocati a partecipare alla assemblea in cui essa fu assunta anche i condomini dell'edificio B).

L'azione di annullamento della delibera non sospende il licenziamento

L'azione giudiziale di annullamento, proposta ex art. 1137, comma 2, c.c. da un condomino avverso la deliberazione assembleare di licenziamento del portiere dello stabile condominiale, in base allo stesso art. 1137, comma 3, c.c., non sospende l'esecuzione di tale deliberazione, salvo che la stessa non sia ordinata dall'Autorità giudiziaria. Se così non è, il ricorso con cui il portiere, dinnanzi al Tribunale sezione lavoro, assume l'illegittimità del proprio licenziamento per insussistenza del fatto posto alla base del recesso unilaterale del condominio e costituito dalla deliberazione assembleare che ne occupa, va rigettato (Trib. Roma 30 giugno 2020: nella fattispecie, il portiere di un edificio condominiale ha chiesto che fosse dichiarato risolto il rapporto lavorativo con effetto dalla data del suo licenziamento e che, per l'effetto, il condominio fosse condannato, tra l'altro, al pagamento in suo favore di un'indennità risarcitoria in misura corrispondente a sei mensilità e comunque non inferiore a tre mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, principalmente perché il suo licenziamento sarebbe stato illegittimo per insussistenza del fatto posto a base del recesso del condominio; ciò, in quanto, la delibera che lo aveva disposto era stata impugnata da un condomino plurime violazioni di legge, in particolare, per la carenza del quorum deliberativo per la soppressione del servizio di portierato, per l'invio del verbale assembleare con modalità contrarie al regolamento condominiale).

Contestazione dell'assemblea contro i provvedimenti dell'amministratore in materia di portierato

Il licenziamento del portiere di un edificio condominiale disposto dall'amministratore, ai sensi dell'art. 1130, n. 2), c.c., non esclude il potere dell'assemblea dei condomini, la quale sia intervenuta sul medesimo oggetto su richiesta dell'amministratore per ratificarne l'operato, di “revocare” il licenziamento stesso. Invero, l'amministratore ha il potere di licenziare il portiere, tuttavia, la medesima assemblea può sempre revocare l'operato dell'amministratore (Cass. II, n. 4437/1985).

3. Azioni processuali

Tutela stragiudiziale

Il condomino rende noto all'amministratore che il provvedimento con cui quest'ultimo, esorbitando dai suoi poteri, ha deciso il licenziamento del portiere dello stabile, è impugnabile ex art. 1133 c.c. anche davanti all'autorità giudiziaria, invitando di conseguenza l'amministratore a revocare il suo precedente provvedimento, atteso che, in difetto, provvederà a richiederne l'annullamento dinanzi al giudice competente, con possibile aggravio di spese.

Funzione e natura del giudizio

L'impugnazione contro i provvedimenti dell'amministratore che si assume essere stati presi illegittimamente ha natura di un ordinario giudizio di cognizione, la cui funzione è quella di annullare i medesimi provvedimenti impugnati in quanto pregiudizievoli degli interessi del medesimo opponente.

Aspetti preliminari

Mediazione

La mediazione è uno strumento fortemente voluto dal legislatore prima in chiave alternativa al processo civile e successivamente dal legislatore del PNRR in funzione complementare della giustizia civile, in entrambi i casi al fine di perseguire una finalità dichiaratamente deflattiva del contenzioso e, per tale ragione, è prevista obbligatoriamente quale condizione di procedibilità della domanda attorea ex art. 5, comma 1, del d.lgs. n. 28/2010 nella materia condominiale per le controversie previste dall'art. 71-quater disp. att. c.c., le quali si intendono quelle derivanti dalla violazione od errata applicazione delle disposizioni del libro III, titolo VII, capo II del codice civile e degli artt. da 61 a 72 delle disposizioni di attuazione del codice civile.

L'onere di proporre la domanda di mediazione ex art. 71-quater disp. att. c.c. – sul quale recentemente il legislatore è intervenuto disponendo, all'art. 2 del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, l'abrogazione dei commi 2, 4, 5 e 6, e stabilendo, al comma 3 della norma sopra citata, che le parole “previa delibera assembleare da assumere con la maggioranza di cui all'articolo 1136, secondo comma, del codice” siano sostituite dalle seguenti: “secondo quanto previsto dall'articolo 5-ter del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28” – prima di intraprendere la strada giudiziale, grava sulla parte istante, dunque in questo specifico caso l'attore, ovvero la parte che impugna la delibera condominiale assumendone l'illegittimità. In questa particolare fattispecie, la mediazione può costituire un utile strumento per ricercare un'idonea soluzione ai rispettivi interessi contrapposti al di fuori del processo, ed in ogni caso prima ancora che quest'ultimo abbia inizio attesa l'obbligatorietà della stessa. Tuttavia, stante la non uniformità della giurisprudenza formatasi sulla questione concernente l'esatto dies a quo da considerare ai fini della sospensione del termine di trenta giorni per proporre l'impugnazione avverso la delibera, frutto della mancanza di una norma ad hoc di raccordo tra la previsione generale sull'obbligatorietà della mediazione in ambito condominiale e quella disciplinante la perentorietà del termine stabilito a pena di decadenza per l'impugnazione della delibera, sovente si verifica che la parte interessata decida di impugnare quest'ultima e successivamente, o contestualmente, di proporre l'istanza di mediazione.

Competenza

Il Tribunale, ai sensi dell'art. 9 c.p.c., è il giudice competente per tutte le cause che non sono di competenza di altro giudice e, in generale, per quelle di valore indeterminabile, come nel caso di impugnazione dei provvedimenti dell'amministratore per conseguirne la dichiarazione giudiziale di invalidità in quanto nella fattispecie, adottati illegittimamente.

Legittimazione

La legittimazione ad impugnare il provvedimento reso dall'amministratore del condominio appartiene al condomino che abbia l'interesse ad agire, nella fattispecie, ravvisato nell'illegittimità del medesimo provvedimento impugnato, siccome lesivo dei diritti del medesimo opponente.

Profili di merito

Onere della prova

Il condomino, il quale intenda impugnare il provvedimento dell'amministratore ex art. 1133 c.c. assumendone l'invalidità, ha l'onere di allegare le ragioni sulla cui scorta può addivenirsi alla relativa declaratoria giudiziale. Lo stesso opponente deve dunque assolvere all'onere di allegare tutte quelle circostanze, anche di mero fatto, che possano essere utili per confermare la propria tesi difensiva, volta ad invalidare il suddetto provvedimento, mentre grava sul convenuto professionista l'onere di provare che il medesimo provvedimento è stato adottato per finalità di tutela dell'interesse alla corretta gestione del bene comune.

Contenuto dell'atto di citazione

L'atto di citazione deve contenere la vocatio in jus dell'amministratore pro-tempore del condominio – che, per effetto di quanto enunciato nell'art. 3 del d.lgs. n. 149/2022, il termine in essa indicato è elevato a centoventi giorni liberi che necessariamente devono decorrere tra il giorno della notificazione dell'atto e quello dell'udienza di comparizione – e deve altresì contenere gli avvertimenti previsti espressamente dall'art. 163, comma 3, n. 3-bis, c.p.c. e, dunque, l'indicazione, nei casi in cui la domanda è soggetta a condizione di procedibilità, dell'assolvimento degli oneri previsti per il suo superamento; e, che in base al nuovo testo modificato dall'art. 7 del d.lgs. n. 149/2022, occorre indicare insieme al giorno dell'udienza di comparizione, anche l'invito al convenuto a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c. ed a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare l'istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

In base al nuovo testo modificato dall'art. 7 del citato d.lgs. n. 149/2022, l'art. 163 c.p.c., al n. 4), deve contenere l'esposizione in modo chiaro e specifico dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni.

Nelle conclusioni dell'atto di citazione, la parte opponente dovrà enunciare distintamente le proprie richieste finalizzate all'annullamento dei provvedimenti impugnati adottati dall'amministratore del condominio.

L'atto in parola va, quindi, sottoscritto dal difensore, e corredato della procura ad litem, contenente la sottoscrizione della parte autenticata dallo stesso difensore unitamente all'indicazione della documentazione ad esso allegata e notificato telematicamente – o in cartaceo laddove risulti sprovvisto di un valido indirizzo digitale attivo – all'amministratore pro-tempore del condominio.

In particolare, l'attore, previo versamento del contributo unificato, sempre telematicamente, in base all'art. 165 c.p.c. – modificato anch'esso dall'art. 7 del d.lgs. n. 149/2022 – entro dieci giorni dalla notificazione della citazione al convenuto, deve costituirsi in giudizio a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, depositando la nota d'iscrizione a ruolo ed il proprio fascicolo contenente l'originale della citazione, la procura ed i documenti offerti in comunicazione. Se si costituisce personalmente, deve dichiarare la residenza o eleggere domicilio nel Comune ove ha sede il Tribunale, o indicare l'indirizzo presso cui ricevere le comunicazioni e notificazioni anche in forma telematica.

Richieste istruttorie

Il condomino deve produrre idonea documentazione volta a comprovare la fondatezza dell'opposizione proposta avverso il provvedimento dell'amministratore. Dal canto suo, l'amministratore ha l'onere di provare la legittimità del provvedimento adottato nell'interesse del condominio.

4. Conclusioni

L'art. 1133 c.c. stabilisce che i provvedimenti presi dall'amministratore nell'àmbito dei suoi poteri sono obbligatori per tutti i condomini.

Ciò premesso, contro tali provvedimenti è ammesso ricorso all'assemblea nonché all'autorità giudiziaria, con la precisazione che il rimedio previsto dall'art. 1133 c.c. dinanzi al giudice ordinario è esperibile a prescindere dall'ipotesi in cui sia già stato richiesto l'annullamento del provvedimento dell'assemblea, atteso che la norma anzidetta prevede espressamente che, avverso il provvedimento reso dall'amministratore – nel presente scenario riferito all'atto dell'organo esecutivo del condominio comportante il licenziamento del portiere dello stabile – è ammesso ricorso all'assemblea, senza pregiudizio però di quello proponibile autonomamente dinanzi all'autorità giudiziaria.

In tale senso, depone l'orientamento della giurisprudenza di legittimità (Cass. II, n. 13689/2011), laddove ha infatti statuito che il ricorso giudiziale avverso i provvedimenti dell'amministratore non è subordinato al preventivo ricorso all'assemblea dei condomini. In tale senso anche la giurisprudenza di merito (Trib. Ariano Irpino 16 giugno 2011), laddove ha affermato che l'art. 1133 c.c. fa espressamente salvo il diritto del singolo condomino di rivolgersi immediatamente all'autorità giudiziaria, senza subordinarlo al preventivo ricorso all'assemblea.

L'assemblea, infatti, è sovrana nel decidere autonomamente se confermare o meno il provvedimento reso dall'amministratore, fermo restando però l'integrità del diritto di ciascun partecipante al condominio di rivolgersi per la relativa impugnazione dinanzi al giudice competente.

Ciò anche in considerazione del fatto che, secondo una condivisibile posizione assunta nella giurisprudenza di merito (Trib. Roma 30 giugno 2020), l'azione giudiziale di annullamento, proposta ex art. 1137, comma 2, c.c., da un condomino avverso la deliberazione assembleare di licenziamento del portiere dello stabile condominiale, in base allo stesso art. 1137, comma 3, c.c., non sospende l'esecuzione di tale deliberazione, salvo che la stessa non sia ordinata dall'autorità giudiziaria.

In buona sostanza, l'azione esercitata dal condomino ai sensi dell'art. 1133 c.c. in correlazione all'art. 1137 c.c. – ad esempio per violazione delle norme regolamentari circa il numero di deleghe, per la mancata corrispondenza dei conteggi dei millesimi relativi ai votanti rispetto ai presenti, per la carenza del quorum costitutivo e deliberativo occorrente per la relativa deliberazione, ecc. – è distinta da quella esperibile autonomamente dal portiere dello stabile quale destinatario del provvedimento con cui gli è stato comminato dall'amministratore il licenziamento, ragione per cui, operando su piani differenti, l'impugnativa del condomino non può avere de plano effetti sospensivi sull'interruzione del rapporto lavorativo.

Allo stesso modo, nonostante un'eventuale parere contrario dell'assemblea, il singolo condomino può avere ugualmente interesse ad impugnare il provvedimento dell'amministratore anche laddove confermato dall'assemblea, con il quale ha deciso di interrompere il servizio di portierato laddove, ne risulti evidente l'illegittimità, al fine di prevenire, a tutela del proprio diritto soggettivo alla corretta gestione del bene comune, una qualsiasi azione di danno da parte dell'avente diritto – il portiere – quale unico legittimato ad impugnare direttamente il licenziamento comminatogli dall'amministratore condominiale.

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