Revoca degli atti di gara tra discrezionalità e interesse privato sacrificato

26 Maggio 2023

Nel corso del procedimento di gara non sussiste in capo all'operatore economico un'aspettativa qualificata alla stipulazione del contratto, tant'è che la revoca degli atti della procedura di gara non è nemmeno qualificabile alla stregua di un vero e proprio esercizio del potere di autotutela amministrativa, tale cioè da richiedere un esplicito raffronto tra l'interesse pubblico e quello privato sacrificato, non essendo prospettabile alcun affidamento del destinatario sino alla aggiudicazione definitiva.

Il caso. Nell'ambito di un giudizio avverso un provvedimento di esclusione da una procedura di gara, la società ricorrente impugnava con motivi aggiunti la comunicazione di revoca della procedura – sopraggiunta in corso di causa - con la quale la stazione appaltante aveva determinato di non procedere all'aggiudicazione dell'appalto ai sensi dell'art. 95, co. 12 d.lgs. n. 50/2016, contestualmente revocando la delibera consiliare di autorizzazione all'indizione della gara.

La ricorrente lamentava, in particolare, difetto di motivazione dell'atto di revoca e violazione dei parametri fissati dall'art. 21-quinquies della l. n. 241/1990.

Sul potere di revoca degli atti di gara. Affrontando in prima battuta, per esigenze di priorità logica, le censure formulate avverso il provvedimento di revoca, il Collegio ha ricordato che la revoca della procedura di gara, sebbene presupponga la sussistenza di un mutamento della situazione di fatto non prevedibile ovvero la sopravvenienza di motivi di interesse pubblico tali da rendere inopportuna la prosecuzione delle operazioni di gara, secondo una valutazione di opportunità ancorata alle condizioni legittimanti dettagliate all'art. 21-quinques della l. n. 241/1990, è rientrante nel potere ampiamente discrezionale dell'amministrazione procedente come declinato dall'art. 95 co. 12 del d.lgs. n. 50/2016 secondo cui le stazioni appaltanti possono decidere di non procedere all'aggiudicazione se nessuna offerta risulti conveniente o idonea in relazione all'oggetto del contratto.

Al riguardo, la giurisprudenza ha anche affermato che se, di regola, nei provvedimenti di revoca ex art. 21-quinquies è onere dell'Amministrazione motivare adeguatamente l'esistenza delle ragioni di pubblico interesse idonee a sacrificare la pretesa del privato, deve rilevarsi che nel corso del procedimento di gara non sussiste in capo all'operatore economico un'aspettativa qualificata alla stipulazione del contratto, tant'è che la revoca degli atti della procedura di gara non è nemmeno qualificabile alla stregua di un vero e proprio esercizio del potere di autotutela amministrativa, tale cioè da richiedere un esplicito raffronto tra l'interesse pubblico e quello privato sacrificato, non essendo prospettabile alcun affidamento del destinatario, mancando l'aggiudicazione definitiva che è atto conclusivo del procedimento.

La decisione. Sulla base di queste coordinate, il TAR ha ritenuto il provvedimento di revoca legittimo, avendo l'amministrazione documentato in giudizio il mutamento della situazione di fatto che ha indotto l'amministrazione a revocare la gara, relativa all'affidamento del servizio di vigilanza armata presso uno stabile, e internalizzare il servizio di portierato mediante l'impiego di personale (non armato) già in forza. Scelta che, peraltro, comporta in sé un obiettivo vantaggio economico. Il provvedimento di revoca – nel dare atto sia delle sopravvenienze sia della valutazione specifica dell'interesse pubblico - è pertanto da ritenersi sufficientemente motivato.

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