La nuova tabella milanese sulla capitalizzazione anticipata di una rendita supera il criterio dello "scarto tra vita fisica e vita lavorativa"

05 Giugno 2023

Le nuove "tabelle di capitalizzazione" del Tribunale di Milano risolvono il problema del calcolo dello scarto tra vita fisica e vita lavorativa nel calcolo del danno patrimoniale. Le vecchie tabelle non consideravano la differenza tra l'aspettativa media di vita e quella lavorativa, creando una laboriosità nell'applicazione con la necessità di una riduzione percentuale per correggere questo problema. Le nuove tabelle eliminano la necessità di questa correzione, fornendo un calcolo agile e preciso. Le novità saranno approfondite in un successivo articolo, di prossima pubblicazione.
Il problema risolto dalle nuove tabelle

Le nuove tabelle del Tribunale di Milano (pubblicate il 25 maggio 2023) per il calcolo della capitalizzazione del danno patrimoniale (futuro) conseguente all'invalidità lavorativa specifica, risolvono un annoso problema che, con le precedenti tabelle (sia quelle Inail del 1922 sia quelle del CSM del 1989) costringeva gli operatori, dopo i calcoli di capitalizzazione, a effettuare un ulteriore calcolo per applicare una ulteriore percentuale di correzione che veniva qualificata come "scarto tra vita lavorativa e vita fisica" per ovviare ad una difficoltà operativa strettamente collegata al tipo di tabelle finora utilizzate.

Le tabelle dell'INAIL del 1922 (ed anche quelle del CSM del 1981) utilizzano, infatti, i coefficienti dell'età dell'infortunato proiettando la capitalizzazione per l'intero arco di vita presunto. Le tabelle citate presentano entrambe questo inconveniente.

Le tabelle sono infatti costruite tenendo conto di una capitalizzazione di una pensione che nella sua durata corrisponda all'intera vita dell'infortunato. Il “numero” che viene rilevato nelle vecchie tabelle accanto all'età permette di calcolare la capitalizzazione ma per tutta la vita (presunta) e non per la sua vita lavorativa. Infatti, le precedenti tabelle sono costruite per capitalizzare una rendita vitalizia corrispondente all'intera vita (media) dell'infortunato.

Nel calcolo del danno patrimoniale per perdita della capacità lavorativa la durata, invece, dovrebbe includere solo l'arco temporale della vita lavorativa.

Le tabelle finora utilizzate dalla giurisprudenza erano state create per un diverso utilizzo; la capitalizzazione di una rendita futura nel campo delle assicurazioni, delle pensioni della previdenza sociale e della pianificazione finanziaria.

Questo processo implica l'uso di tabelle di capitalizzazione che tengono conto dell'aspettativa di vita media di uomini e donne. Queste tabelle sono basate su dati statistici e demografici e sono utilizzate per calcolare il valore attuale di una serie di pagamenti futuri (o rendita) che una persona dovrebbe ricevere durante tutta la sua vita fisica (fino alla morte). L'aspettativa di vita media non tiene conto del fatto che la maggior parte delle persone smette di lavorare diversi anni prima della morte.

C'è uno "scarto" tra la vita fisica media e la vita lavorativa. Per correggere questo problema, la giurisprudenza (per utilizzare le comode tabelle previdenziali) aveva introdotto il concetto di "scarto tra vita fisica media e vita lavorativa". Questo concetto implica che, quando si calcola il valore attuale di una rendita futura, si deve prendere in considerazione solo l'aspettativa di vita lavorativa e non l'aspettativa di vita media.

In pratica, questo significa che se una persona ha un'aspettativa di vita media di 81 anni, ma si prevede che lavorerà solo fino a 67 anni, allora la rendita futura calcolata a fini del danno patrimoniale dovrebbe essere calcolata sulla base degli anni lavorativi e non degli 81 anni.

La giurisprudenza ha sempre rimediato a tale inadeguatezza delle tabelle (costruite per finalità diverse) apportando al calcolo una correzione di “riduzione percentuale relativa allo scarto tra vita fisica e vita lavorativa”. Purtroppo tale scarto, quando utilizzato, è valutato quasi sempre, in maniera approssimativa e con poca consapevolezza (c.d.“a occhio”). Il calcolo dello scarto infatti dovrebbe comportare, da parte del giudice, una non difficile ma laboriosa soluzione di una equazione di 1° grado.

La percentuale dello scarto corrisponde, rigorosamente, al rapporto tra il residuo periodo lavorativo (dalla età dell'infortunio fino all'inizio dell'età pensionabile) ed il periodo tra la fine del lavoro e l'età della presumibile fine della vita fisica.

Un esempio pratico

Per calcolare lo scarto percentuale tra vita lavorativa e vita fisica, è necessario, conoscendo l'età dell'infortunato, determinare prima il numero totale di anni di vita lavorativa e quelli di vita fisica. Ipotizziamo che il danneggiato abbia l'età di 45 anni e sia maschio. 67 anni è l'età pensionabile normale per gli italiani. 81 anni è la età di sopravvivenza media degli italiani maschi (per le femmine è di 85 anni).

Nel caso ipotizzato il numero totale di anni di vita fisica rimanenti è di 36 anni (81-45). Se il danneggiato ha 45 anni e si prevede che andrà in pensione a 67 anni, allora il numero totale di anni di vita lavorativa rimanenti è di 22 anni (67-45). Rimangono come anni non lavorativi ulteriori 14 anni.

Lo scarto percentuale tra vita lavorativa e vita fisica può quindi essere calcolato come segue:

Scarto = (Vita fisica - Vita lavorativa) / Vita fisica * 100%

Scarto = (36 - 22) / 36 * 100% = 38,88%

Quindi, lo scarto percentuale tra vita lavorativa e vita fisica è del 38,88%.

Questo significa che, in termini percentuali, si prevede che il tempo lavorativo sarebbe di 22 anni (61,12%) mentre rimarrebbe a riposo per i restanti 14 anni (38,88%).

Per le femmine, senza ripetere il calcolo, lo scarto sarebbe del 43%.

Tale scarto produce nel calcolo della capitalizzazione una riduzione in percentuale del risarcimento rispetto al calcolo complessivo (le vecchie tabelle capitalizzano fino alla morte presunta). Si tratta di operazione complessa e laboriosa che si aggiunge al calcolo di capitalizzazione.

In sintesi, quando l'età dell'infortunato è abbastanza giovane, lo scarto (ovvero la riduzione della capitalizzazione) è abbastanza ridotto in quanto la vita lavorativa occupa una percentuale molto maggiore di quella rispetto a quella non lavorativa dopo affezione. Il problema si pone quando invece l'infortunato abbia un'età abbastanza vicina a quella della pensione per la quale lo "scarto" diviene importante e percentualmente molto rilevante.

Nella prassi i giudici italiani motivano i casi con una riduzione quasi sempre nella misura fissa tra il 10% e il 20% (così nella varia giurisprudenza pubblicata). Una corretta individuazione dello scarto comporterebbe, invece, una specifica differenziazione in relazione all'età del danneggiato.

Va, però, aggiunto che la giurisprudenza della Corte di Cassazione, (a decorrere dalla sentenza 2 marzo 2004 n. 4186, fino alle più recenti Cass. 21 marzo 2022 n. 9002; Cass. 12 ottobre 2018 n. 25370; Cass, 15 dicembre 2019 n. 29728; Cass. 09 maggio 2017, n. 11209) nel valutare negativamente il perdurante utilizzo delle obsolete tabelle del 1922, in taluni casi ha suggerito che l'utilizzo di tali tabelle poteva essere ancora consentito qualora venisse apportato un correttivo consistente nell'escludere l'abbattimento dello «scarto» tra vita lavorativa e vita fisica" così realizzando un aumento della cifra di capitalizzazione.

Si tratta ovviamente di una soluzione estremamente approssimativa che è servita semplicemente a ricondurre a una certa equità un calcolo "obbiettivo" che portava ad una sostanziale ingiustizia per la mancanza di aggiornamento dei dati fondamentali su cui era basato il conteggio di capitalizzazione (durata della vita media e tasso di interesse-rendimento).

Conclusione

Le nuove tabelle del tribunale di Milano eliminano di fatto il problema in quanto non sono più basate su un arco di vita fisica stimata, ma permettono di calcolare con esattezza da durata a cui ragguagliare esattamente il periodo temporale per il quale calcolare la capitalizzazione.

Nel nostro prossimo articolo indicheremo più approfonditamente le novità del lavoro sulla capitalizzazione anticipata di una rendita, che ha impegnato per oltre tre anni l'Osservatorio per la giustizia civile di Milano.

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