Concordato con riserva: prededucibilità degli “atti legalmente compiuti” e detenzione di fatto del ramo d'azienda affittato

La Redazione
07 Giugno 2023

Il Tribunale di Roma ripercorre alcuni importanti principi in tema di prededucibilità di crediti sorti in ragione del mancato pagamento di canoni d'affitto maturati dopo il deposito della domanda concordataria, laddove il rapporto contrattuale sia stato risolto prima della dichiarazione del fallimento.

La pronuncia in discorso giunge all'esito di un giudizio di opposizione allo stato passivo del fallimento di una società, la Alfa s.p.a., la quale, prima della dichiarazione di fallimento, aveva depositato un ricorso ai sensi dell'art. 161, comma 6, l. fall. (concordato preventivo “con riserva”).

Nello specifico, la Beta s.r.l., creditrice della Alfa, si era insinuata al passivo di quest'ultima richiedendo, tra l'altro, che venissero ammessi in prededuzione i crediti derivanti dai canoni di locazione/indennizzo con decorrenza dalla data di deposito del ricorso ex art. 161 c. 6 l. fall.

Il Curatore del fallimento osservava sul punto, invece, che i corrispettivi maturati dalla domanda di concordato alla data di fallimento non avrebbero potuto essere considerati prededucibili, in ragione della circostanza che essi in alcun modo erano sorti “in occasione o in funzione delle procedure concorsuali” ex art. 111, comma 2, l. fall. Il Curatore, pertanto, proponeva l'ammissione al passivo, al chirografo, dei crediti derivanti dai canoni di affitto nel periodo ante-fallimento.

Presentate osservazioni da parte della Beta, il Giudice delegato ammetteva il credito al chirografo, come da proposta del Curatore.

Proponeva, pertanto, opposizione allo stato passivo la Beta s.r.l., avanzando due motivi di doglianza. In particolare, con il primo di essi, la società creditrice rinnovava la richiesta di ammissione allo s.p. dei crediti maturati, a titolo di corrispettivo annuo minimo garantito/indennità di occupazione ex art. 1591 c.c. (nonché a titolo di oneri accessori), maturati dopo la data di deposito del ricorso ex art. 161, comma 6, l. fall., fino alla riconsegna del ramo d'azienda. L'opponente rappresentava, infatti, che l'operata esclusione dei canoni (e degli oneri accessori) dalla prededuzione dovesse ritenersi erronea sulla base del fatto che tali crediti “andavano, infatti, ricondotti alla diversa categoria prevista dall'art. 111 co. 2 L.F., dei crediti prededucibili per disposizione di legge ai sensi degli artt. 161 co 7 e 169 bis L.F...”.

La Curatela, da parte sua, si costituiva nel giudizio di opposizione allo s.p. deducendo, sul punto, che al fine di individuare quali siano gli atti ‘legalmente compiuti' nella fase di preconcordato occorre tenere conto del “fine primario di conservazione dell'integrità e del valore patrimoniale” e che (richiamando Cass. 29 maggio 2019 n. 14713) “Anche dopo la presentazione della domanda di concordato con riserva, la valutazione in ordine al carattere di ordinaria o di straordinaria amministrazione dell'atto deve essere compiuta con riferimento all'interesse della massa dei creditori, e non dell'imprenditore insolvente”. In particolare, evidenziava il Curatore che il credito vantato dalla Beta non avrebbe arrecato alcun beneficio al ceto creditorio, comportando per esso, al contrario, l'assunzione di ulteriori (e ingiustificati) debiti.

Il Tribunale di Roma, con la pronuncia in discorso, accoglie solo in parte il motivo di doglianza della Beta s.r.l.

I Giudici concordano con la tesi dell'opponente quanto al diritto. In particolare, il tribunale ritiene corretta la ricostruzione operata dalla Beta laddove essa riconduce il proprio credito non alla categoria dei crediti sorti “in occasione o in funzione di procedure concorsuali”, bensì a quella dei crediti prededucibili ex art. 111 l. fall. in quanto così qualificati da una specifica disposizione di legge. Nel caso di specie, tale disposizione di legge sarebbe l'art. 161, comma 7, l. fall., secondo il quale dopo il deposito del ricorso e fino al decreto di cui all'art. 163 l. fall. “i crediti di terzi eventualmente sorti per effetto degli atti legalmente compiuti dal debitore sono prededucibili ai sensi dell'art. 111 l.f”.

Inoltre, secondo il Tribunale, non appare pertinente nel caso di specie la distinzione, cui aveva fatto ricorso la stessa opponente, tra atti di ordinaria e straordinaria amministrazione: “nel concordato preventivo, come è noto, i rapporti pendenti alla data di deposito della domanda anche prenotativa proseguono salvo che la ricorrente intenda sciogliersi avvalendosi della specifica previsione di cui all'art. 169 bis l.f., cui non si è fatto ricorso nella specie. I crediti generati dalla prosecuzione dei rapporti pendenti rientrano quindi nella categoria della prededuzione legale (e non funzionale) invocata da parte opponente”.

In fatto, tuttavia, osserva il Collegio che, essendosi la Beta avvalsa della clausola risolutiva espressa prevista dal contratto di affitto circa due mesi dopo il deposito della domanda prenotativa (e circa otto mesi prima della materiale riconsegna del ramo d'azienda affittato), dalla data della notifica alla Alfa in concordato della comunicazione di risoluzione ex art. 30 del contratto e 1456 c.c. “non esiste più un rapporto pendente che genera debiti/crediti prededucibili, ma una detenzione di fatto, che genera debiti/crediti inevitabilmente chirografari nella successiva procedura fallimentare, non potendosi più invocare il combinato disposto degli articoli 161 co. 7 e 169 bis l.f. che giustifica il riconoscimento della prededuzione”. In altre parole: “non qualsiasi credito generatosi nella pendenza del concordato è prededucibile nel successivo fallimento, ma solo quelli che rientrano in una norma che regoli e preveda, per quella fattispecie, il riconoscimento di tale beneficio”.

Tanto argomentato, il Collegio, tra l'altro, ammette il credito dell'opponente in prededuzione solo per quanto maturato dalla data della domanda di concordato sino alla risoluzione del contratto.

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