Chiarimenti della Corte in tema di compenso del commissario giudiziale nel concordato preventivo
07 Giugno 2023
I tre commissari giudiziali nominati dal Tribunale nell'ambito di una procedura di concordato preventivo con riserva ex art. 161, comma 6, l. fall., ottenevano la liquidazione di un compenso unico pari a 180mila euro, basato sulla determinazione dell'attivo indicata nel piano concordatario, dichiarato inammissibile con conseguente riduzione del 40% come previsto dal DM 30/2012. Il decreto di liquidazione veniva cassato dalla S.C. già nel 2018 per carenza di motivazione. In sede di rinvio, il Tribunale rideterminava il compenso ritenendo applicabile il criterio residuale delle vacazioni spettanti agli ausiliari del giudice, ai sensi degli art. 4 L. 319/1980 e art. 1 DM 30 maggio 2002. I commissari hanno proposto ricorso in Cassazione dolendosi per non avere il Tribunale applicato, almeno in via analogica, la specifica disciplina di liquidazione del compenso prevista dall'art. 5 DM 30/2012 per l'attività svolta dal commissario giudiziale nominato ai sensi dell'art. 163 l. fall., cui espressamente rinvia l'art. 161, comma 6, l. fall. Il ricorso trova accoglimento da parte del Collegio che afferma i seguenti principi di diritto: «In tema di concordato preventivo, i criteri stabiliti con il decreto del Ministro della giustizia cui rinvia l'art. 39, comma 1, l. fall., richiamato dall'art. 165 l. fall. e applicabile ratione temporis (attualmente, il d.m. 25 gennaio 2012, n. 30) si applicano anche alla determinazione del compenso spettante al commissario giudiziale nominato ai sensi dell'art. 161, comma 6, l. fall. Ai fini della determinazione del compenso unico spettante al commissario giudiziale per l'attività svolta nelle due fasi ante e post omologa, così come nella eventuale fase preconcordataria, va disapplicato, per irragionevolezza e disparità di trattamento, l'art. 5, commi 1 e 2, del DM n. 30/2012, là dove distingue tra attivo realizzato e inventariato a seconda di due gruppi eterogenei di tipologie di concordato, dovendosi invece fare riferimento, in tutti i casi, all'attivo inventariato. In caso di cessazione anticipata della procedura concordataria, anche nella fase pre-concordataria, in assenza di redazione dell'inventario da parte del commissario giudiziale, i valori di attivo e passivo vanno tratti dalla documentazione acquisita alla procedura, e in particolare, ai fini del passivo, dall'elenco nominativo dei creditori con l'indicazione dei rispettivi crediti» (come eventualmente verificato e rettificato dal commissario giudiziale ai sensi dell'art. 171 l. fall.) e, ai fini dell'attivo, dall'ultimo bilancio (come eventualmente rettificato dallo stesso commissario) – nonché, per le imprese non soggette all'obbligo di redazione del bilancio, dalla dichiarazione dei redditi e dichiarazione IRAP concernenti l'ultimo esercizio – oppure, se più aggiornata e adeguata, dalla situazione finanziaria dell'impresa depositata mensilmente dal debitore e sottoposta a verifica del commissario giudiziale (art. 161, comma 8, l. fall.), o infine dal piano concordatario, se già depositato dal debitore. In tutti i casi di cessazione anticipata dell'incarico, prima che la procedura concordataria giunga a compimento, la determinazione del compenso al commissario giudiziale si effettua «tenuto conto dell'opera prestata», ai sensi dell'art. 2 c. 1 DM 30/2012 (richiamato dall'art. 5 c. 5 DM cit.), secondo un criterio di proporzionalità del compenso rispetto alla natura, qualità e quantità dell'opera prestata, che consente di ridurre lo stesso anche al di sotto delle percentuali minime previste dall'art. 1, DM cit. (richiamate dallo stesso art. 5) e finanche al di sotto del compenso minimo previsto dall'art. 4, c. 1, DM cit.».
Il testo integrale della sentenza sarà disponibile a breve.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it |