Sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo e trascrizione del pignoramento

22 Giugno 2023

La questione che si è posta pregiudizialmente all'attenzione della Corte è la seguente: se, una volta intervenuta la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo, sia preclusa la trascrizione del pignoramento (ove la relativa fattispecie, con la notifica dell'atto al debitore, abbia avuto inizio prima della adozione del provvedimento inibitorio).
Massima

Il pignoramento integra una fattispecie a formazione progressiva nella quale la notificazione dell'ingiunzione all'esecutato segna l'inizio del processo esecutivo e la trascrizione nei registri immobiliari ha la funzione di completare il pignoramento e di renderlo opponibile ai terzi; ne consegue che la sospensione dell'esecutività del titolo esecutivo – se disposta dopo la notifica del pignoramento, ma prima della sua trascrizione – determina l'automatica sospensione della procedura già pendente ex art. 623 c.p.c., ma non inibisce la suddetta trascrizione, che costituisce attività conservativa e di mero completamento della fattispecie a formazione progressiva già “in itinere”.

La sospensione dell'esecutorietà del decreto ingiuntivo, disposta dal giudice della relativa opposizione, determina la sospensione della esecuzione forzata promossa in base a quel titolo, concretando l'ipotesi di sospensione della esecuzione ordinata dal giudice davanti al quale è impugnato il titolo esecutivo di cui all'art. 623 c.p.c., ed impedisce, quindi, che atti esecutivi anteriormente compiuti, dei quali resta impregiudicata la validità ed efficacia, possano essere assunti a presupposto di altri atti, in vista della prosecuzione del processo di esecuzione; tale effetto del provvedimento di sospensione può essere rappresentato al giudice della esecuzione nelle forme previste dall'art. 486 c.p.c. e senza necessità di opposizione alla esecuzione da parte del debitore, il quale ha peraltro la facoltà di contestare la validità degli atti di esecuzione compiuti dopo, e nonostante, la sospensione del processo esecutivo con il rimedio della opposizione agli atti esecutivi, ex art. 617 c.p.c., tendente ad una pronuncia che rimuova l'atto in ragione del tempo in cui è stato adottato.

Il caso

Con la pronuncia in rassegna, la III Sezione della Corte di Cassazione interviene a ribadire, in una fattispecie peculiare, la validità dei principi affermati in massima.

Il creditore, sulla base di un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, notificava ai debitori un pignoramento immobiliare; ottenuta la sospensione dell'efficacia del titolo ex art. 649 c.p.c., questi ultimi proponevano una opposizione (qualificata come) all'esecuzione ed agli atti esecutivi assumendo, sostanzialmente, la invalidità della trascrizione del pignoramento intervenuta dopo l'adozione del provvedimento sopra menzionato da parte del giudice del merito, nonché l'adozione di ulteriori atti esecutivi sul presupposto che il provvedimento inibitorio in questione non fosse stato seguito da un “conforme provvedimento” del G.E. (unico idoneo a sospendere l'esecuzione).

Il Tribunale respingeva l'opposizione.

I debitori, allora, proponevano ricorso per cassazione, sostenendo, in sostanza, che la intervenuta sospensione del titolo avrebbe precluso la successiva trascrizione del pignoramento (già notificato) attesa la ritenuta valenza costitutiva di tale adempimento; contestavano inoltre la validità della tesi seguita dal Tribunale secondo cui la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo non avrebbe immediati ed automatici effetti sull'esecuzione in corso occorrendo un conforme provvedimento del G.E. (sulla cui base il Tribunale aveva ritenuto legittimi anche ulteriori atti esecutivi compiuti medio tempore).

La questione

La questione che si è posta pregiudizialmente all'attenzione della Corte ha riguardato, quindi, il se, una volta intervenuta la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo, sia preclusa la trascrizione del pignoramento (ove la relativa fattispecie, con la notifica dell'atto al debitore, abbia avuto inizio prima della adozione del provvedimento inibitorio).

Inoltre, la Corte si è diffusa sull'esame degli effetti del provvedimento che sospende l'efficacia esecutiva del titolo sul procedimento esecutivo in corso.

Le soluzioni giuridiche

Riguardo alla prima questione, la S.C. muove dalla premessa, richiamata in massima, secondo cui il processo esecutivo pende dal momento della notificazione dell'atto di pignoramento e la sua trascrizione è solo una formalità di completamento della relativa fattispecie a formazione progressiva, necessaria ai fini dell'opponibilità del vincolo ai terzi (si v. già Cass. n. 7998/2015).

Da tale premessa conseguono alcuni corollari: a) la sospensione dell'esecutività del titolo intervenuta dopo la notifica ma prima della trascrizione del pignoramento determina solo la sospensione dell'esecuzione già pendente, ai sensi dell'art. 623 c.p.c., non la caducazione del pignoramento ancora incompleto per avere esso avuto luogo in mancanza di un efficace titolo esecutivo; b) nel riferito caso, la detta trascrizione - integrando un mero “atto conservativo, di completamento della fattispecie a formazione progressiva già in itinere avente ad oggetto l'atto iniziale del processo esecutivo, costituito dal pignoramento, peraltro già efficace nei rapporti tra le parti” - non è preclusa, anche perché, diversamente argomentando, si finirebbe per “porre nel nulla in via di fatto, la stessa ratio sistematica della ricostruzione del pignoramento come fattispecie a formazione progressiva, la cui mera notificazione costituisce il momento iniziale del processo esecutivo, accolta da questa Corte”.

Rispetto alla seconda questione, la Cassazione ha modo di ritenere che l'erroneità della sentenza impugnata (per l'effetto cassata) laddove ha affermato che la sospensione della provvisoria esecutività del decreto ingiuntivo disposta ai sensi dell'art. 649 c.p.c. dal giudice dell'opposizione al decreto stesso non determinerebbe affatto l'ipotesi della sospensione dell'esecuzione disposta dal giudice dinanzi al quale è impugnato il titolo esecutivo di cui all'art. 623 c.p.c. (c.d. sospensione “esterna” del processo esecutivo), almeno fino all'emissione di un conforme provvedimento di sospensione da parte del giudice dell'esecuzione e, di conseguenza, non determinerebbe affatto l'invalidità degli atti esecutivi compiuti dopo la suddetta sospensione esterna denunciabile con lo strumento dell'opposizione agli atti esecutivi di cui all'art. 617 c.p.c., restando quindi validi non solo gli atti anteriori alla sospensione ma anche quelli successivi alla stessa (almeno fino al provvedimento di sospensione del giudice dell'esecuzione, nella specie mai intervenuto).

Invero, i principi affermati dalla giurisprudenza in materia muovono in altro senso e precisamente nella direzione secondo cui “la sospensione dell'esecutorietà del decreto ingiuntivo, disposta dal giudice dell'opposizione, determina la sospensione della esecuzione forzata promossa in base a quel titolo, concretando l'ipotesi di sospensione della esecuzione ordinata dal giudice davanti al quale è impugnato il titolo esecutivo di cui all'art. 623 c.p.c., ed impedisce, quindi, che atti esecutivi anteriormente compiuti, dei quali resta impregiudicata la validità ed efficacia, possano essere assunti a presupposto di altri atti, in vista della prosecuzione del processo di esecuzione; tale effetto del provvedimento di sospensione può essere rappresentato al giudice della esecuzione nelle forme previste dall'art. 486 c.p.c. e senza necessità di opposizione alla esecuzione da parte del debitore, il quale ha peraltro la facoltà di contestare la validità degli atti di esecuzione compiuti dopo, e nonostante, la sospensione del processo esecutivo con il rimedio della opposizione agli atti esecutivi, ex art. 617 c.p.c., tendente ad una pronuncia che rimuova l'atto in ragione del tempo in cui è stato adottato” (si v. già Cass. n. 709/2006 e, più di recente, Cass. n. 20925/2008; il principio è stato affermato anche con riferimento agli effetti sull'esecuzione in corso del provvedimento assunto dal giudice dell'opposizione “preventiva” all'esecuzione ex comb. disp. artt. 615, comma 1 e 624 c.p.c.: v. Cass. n. 14048/2013 e Cass. n. 26285/2019).

In definitiva, la sospensione “esterna” ha effetti sul processo in corso a prescindere dalla adozione di un “provvedimento conforme” da parte del G.E., che ha comunque mera valenza ricognitiva, donde l'illegittimità degli atti eventualmente compiuti dopo l'emissione del provvedimento ex art. 649 c.p.c. e prima di quella del provvedimento di “presa d'atto” di tale sospensione da parte del G.E.

Osservazioni

Nel cassare la sentenza di merito, in accoglimento di alcuni motivi di ricorso, la Corte evidenzia che, in sede di rinvio, il Tribunale dovrà occuparsi di questioni ritenute “assorbite” nell'ambito del provvedimento gravato e segnatamente: a) quella relativa alla legittimità o meno dell'intervento di altri creditori (titolati o meno) dopo la sospensione esterna del processo esecutivo ai sensi dell'art. 623 c.p.c., determinatasi in ragione della sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo esecutivo fatto valere dall'unico creditore; b) quella della legittimità degli atti di impulso della procedura esecutiva posti in essere dai creditori titolati eventualmente intervenuti dopo la sospensione esterna del processo esecutivo ai sensi dell'art. 623 c.p.c., determinatasi in ragione della sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo esecutivo fatto valere dall'unico creditore pignorante.

Questioni da risolvere tenuto conto dei principi affermati dalla Cassazione a Sezioni Unite in un rilevante precedente del 2014, ove è stato affermato che “la regola secondo cui il titolo esecutivo deve esistere dall'inizio alla fine della procedura va intesa nel senso che essa presuppone non necessariamente la continuativa sopravvivenza del titolo del creditore procedente, bensì la costante presenza di almeno un valido titolo esecutivo (sia pure dell'interventore) che giustifichi la perdurante efficacia dell'originario pignoramento. Ne consegue che, qualora, dopo l'intervento di un creditore munito di titolo, sopravviene la caducazione del titolo esecutivo comportante l'illegittimità dell'azione esecutiva intrapresa dal creditore procedente, il pignoramento, se originariamente valido, non è caducato, bensì resta quale primo atto dell'iter espropriativo riferibile anche al creditore titolato intervenuto, che anteriormente ne era partecipe accanto al creditore pignorante” (Cass. S.U., n. 61/2014).

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