Impugnazioni penali: con il d.l. della Pubblica Amministrazione la Riforma Cartabia slitta al 2024

Redazione Scientifica
30 Giugno 2023

Con la pubblicazione in GU del d.l. n. 75/2023 recante “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025”, il Governo è intervenuto facendo slittare, ancora, la messa in vigore del nuovo regime delle impugnazioni penali introdotto dalla Riforma Cartabia, che sarebbe scattato dopo il 30 giugno 2023.

L'art. 17 del decreto-legge n. 75/2023 modifica l'art. 94 del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150 in materia di disciplina transitoria per i giudizi di impugnazione, prevedendo che «il comma 2 è sostituito dal seguente: “per le impugnazioni proposte sino al quindicesimo giorno successivo alla scadenza del termine del 31 dicembre 2023, di cui ai commi 1 e 3 dell'articolo 87 continuano ad applicarsi le disposizioni di cui agli articoli 23, commi 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, e 9, e 23-bis , commi 1, 2, 3, 4 e 7, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176. Se sono proposte ulteriori impugnazioni avverso il medesimo provvedimento dopo la scadenza dei termini indicati al primo periodo, si fa riferimento all'atto di impugnazione proposto per primo”».

Ne consegue che per quanto riguarda tutti i gravami proposti entro il 15 gennaio 2024, anche le fasi successive del procedimento impugnatorio continueranno a essere disciplinate dalla vigente disciplina COVID-19. Ne seguirà, pertanto, l'ulteriore slittamento di qualche mese ancora della definitiva entrata in vigore della Riforma Cartabia che, in concreto, sarà effettiva solo nel 2024 inoltrato, una volta esaurite le udienze celebrate con la precedente modalità.

*Fonte: DirittoeGiustizia

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