Principio di ragionevolezza: le leggi “radicalmente oscure” sono costituzionalmente illegittime poiché confliggono con gli standard minimi di legalità
04 Luglio 2023
Il giudizio di costituzionalità veniva promosso con riferimento, tra le altre, ad una disposizione di una legge regionale per violazione del principio di ragionevolezza di cui all'art. 3 Cost., stante la sua radicale inintelligibilità a causa di espressioni vaghe e suscettibili delle più diverse interpretazioni, in difetto di qualsiasi riferimento al contesto normativo in cui inserirla.
La Corte ha avuto così modo di rappresentare che l'esigenza di rispetto di standard minimi di intelligibilità del significato delle proposizioni normative, e conseguentemente di ragionevole prevedibilità della loro applicazione, va certamente assicurata con particolare rigore nella materia penale, dove è in gioco la libertà personale del consociato, nonché più in generale quando la legge conferisca all'autorità pubblica il potere di limitare i suoi diritti fondamentali, come nella materia delle misure di prevenzione.
Tale esigenza, tuttavia, sussiste anche rispetto alle norme che regolano la generalità dei rapporti tra la pubblica amministrazione e i cittadini, ovvero i rapporti reciproci tra questi ultimi. Anche in questi ambiti, ciascun consociato ha un'ovvia aspettativa a che la legge definisca ex ante, e in maniera ragionevolmente affidabile, i limiti entro i quali i suoi diritti e interessi legittimi potranno trovare tutela, sì da poter compiere su quelle basi le proprie libere scelte d'azione.
Una norma radicalmente oscura, invece, vincola in maniera soltanto apparente il potere amministrativo e giudiziario, in violazione del principio di legalità e della stessa separazione dei poteri, creando inevitabilmente le condizioni per un'applicazione diseguale della legge, in violazione di quel principio di parità di trattamento tra i consociati, che costituisce il cuore della garanzia consacrata nell'art. 3 Cost.
La Corte ha, quindi, sottolineato che leggi radicalmente oscure sono considerate costituzionalmente illegittime, in quanto in contrasto con gli standard minimi di legalità propri di uno Stato di diritto.
Alla luce di questi criteri, la Corte ha concluso nel senso della illegittimità costituzionale della legge regionale impugnata, che non era in grado di fornire “alcun affidabile criterio guida alla pubblica amministrazione nella valutazione se assentire o meno un dato intervento richiesto dal privato”, e rendeva arduo al privato “lo stesso esercizio del proprio diritto di difesa in giudizio contro l'eventuale provvedimento negativo della pubblica amministrazione, proprio in ragione dell'indeterminatezza dei presupposti della legge che dovrebbe assicurargli tutela contro l'uso arbitrario della discrezionalità amministrativa”. |