Assolto il bidello che tocca il sedere di una studentessa "per meno di 10 secondi": non è violenza sessuale

Attilio Ievolella
12 Luglio 2023

Clamorosa decisione dei giudici del Tribunale penale di Roma. Esclusa la condanna di un uomo, collaboratore scolastico in un istituto superiore di Roma, finito sotto processo per avere toccato il sedere di una studentessa. L'episodio, risalente all'aprile del 2022, non può essere catalogato come violenza sessuale, secondo i giudici.

Nessuna condanna per il bidello che palpeggia il sedere di una studentessa se il gesto è catalogabile come scherzoso, seppur inappropriato, e ha avuto una durata limitata a pochi secondi.

Sulle scale della scuola. Scenario della vicenda, risalente all'aprile del 2022, è una scuola superiore di Roma. A finire sotto processo è un collaboratore scolastico, accusato da una studentessa di averla molestata toccandole il sedere. Chiara, dettagliata e credibile, secondo i giudici del tribunale penale di Roma, è la versione dei fatti fornita dalla ragazza, la quale ha raccontato che una mattina «entrava a scuola in compagnia di una amica e giunta al primo piano» dell'edificio scolastico, «sentiva, mentre si stava tirando su i pantaloni che le erano scesi dalla vita, da dietro delle mani entrarle nei pantaloni, sotto gli slip, mani che dapprima le toccavano i glutei e poi la afferravano per le mutandine e la tiravano su, sollevandola di circa due centimetri».

L'episodio è durato dai cinque ai dieci secondi, secondo la ragazza, la quale era convinta fosse stata l'amica e invece, dopo aver sentito toccare il sedere, «si girava e vedeva il collaboratore scolastico» ora sotto processo. A quel punto, la ragazza si recava in classe senza dire nulla mentre «il collaboratore scolastico la seguiva e le diceva «amore, lo sai che io scherzavo». Inevitabile, a quel punto, che l'episodio venisse alla luce, anche perché «la ragazza lo raccontava ad un professore, che la portava dalla vicepreside» e, una volta a casa, si confidava coi genitori. In quella stessa giornata, però, sempre a scuola, avveniva un altro fatto importante: all'ora della ricreazione la ragazza si recava al bar della scuola e lì giungeva anche il collaboratore scolastico, il quale prima «tentava di avvicinarla per parlare» e poi, di fronte al rifiuto di lei, «iniziava ad alzare la voce, dicendole che lei gli avrebbe rovinato la vita; si metteva le mani nei capelli e prendeva a testate il bancone del bar».

La credibilità della studentessa. Per i giudici romani «le dichiarazioni della ragazza sono pienamente credibili, in quanto dettagliate, prive di contraddizioni, logiche, coerenti, nonché prive di alcun intento calunnioso nei confronti del collaboratore scolastico, con cui ella aveva anche un rapporto cordiale, privo di astio o rancore». Peraltro, il racconto dell'episodio oggetto del processo ha trovato preciso riscontro, in primo luogo nella testimonianza resa dall'amica della ragazza palpeggiata: ella ha difatti «assistito direttamente al toccamento subito dall'amica e ha ampiamente confermato in sede dibattimentale la dinamica dei fatti» così come descritta dalla vittima del collaboratore scolastico. Da non trascurare le dichiarazioni fatte dall'uomo: egli ha, in sostanza, «ammesso di aver toccato la ragazza, ma “per scherzo”», mentre «ha negato di averle infilato le mani dentro i pantaloni e sotto gli slip».

Nello specifico, l'uomo ha riferito che «aveva visto la ragazza ridere e scherzare con delle amiche e, mentre ella faceva il gesto di tirarsi su i pantaloni, si era limitato ad assecondarla nel movimento e, prendendola da dietro attraverso i passanti dei pantaloni, glieli aveva alzati, sollevandola leggermente da terra». Ma «a quel punto, accorgendosi del disappunto della ragazza, l'aveva seguita in classe per dirle che era stato solo uno scherzo». Successivamente, «durante il normale svolgimento della sua attività lavorativa, aveva incontrato alcuni studenti», i quali gli rivolgevano frasi del tipo «vergognati, con te non ci parlo» e «vai via, tu tocchi il culo alle ragazze»

Davvero era uno scherzo? Nonostante tutto, secondo i giudici è impossibile condannare il collaboratore scolastico per violenza sessuale, poiché ci si trova di fronte a un palpeggiamento breve e frutto di un'azione scherzosa. In premessa, comunque, i magistrati chiariscono che la condotta posta in essere dall'uomo all'interno dell'istituto scolastico è catalogabile, almeno sulla carta, come violenza sessuale, poiché si è appurato che «egli ha repentinamente toccato una zona erogena», ossia «i glutei della ragazza». Tuttavia, «deve rilevarsi che la repentinità dell'azione – senza alcuna insistenza nel toccamento, tale perciò da considerarsi quasi uno sfioramento –, il luogo e il tempo della condotta – in pieno giorno, in locale aperto al pubblico e in presenza di altre persone – e le stesse modalità dell'azione, poi conclusasi con il sollevamento della ragazza, non consentono di configurare l'intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale. Né tale elemento può desumersi», precisano i giudici, «dalle frasi» rivolte dall'uomo alla ragazza, ossia “se avessi la tua età, mi risarei sposato” «casi riconducibili», sempre secondo i giudici, «all'atteggiamento confidenziale» tenuto di solito dall'uomo e «plausibilmente proferite nell'intento di consolare la ragazza». Per i giudici, quindi, è «convincente la tesi difensiva dell'atto scherzoso», seppur «sicuramente inopportuno nel contesto in cui è stato realizzato per la natura del luogo e dei rapporti tra studentessa e collaboratore scolastica».

Su questo tema, comunque, i giudici riconoscono che «la natura scherzosa del gesto» non esclude in automatico la catalogabilità della condotta come violenza sessuale. Ma essi aggiungono che nell'episodio oggetto del processo «le modalità dell'azione» compiuta dall'uomo «lasciano ampi margini di dubbio sulla volontarietà nella violazione della libertà sessuale della ragazza, considerata proprio la natura di sfioramento dei glutei, per un tempo sicuramente minimo, posto che l'intera azione si è concentrata in una manciata di secondi e senza alcun indugio nel toccamento». Inoltre, «appare verosimile», sempre secondo i giudici, «che lo sfioramento dei glutei sia stato causato da una manovra maldestra dell'uomo», il quale «potrebbe, in ragione della dinamica dell'azione, posta in essere mentre i soggetti erano in movimento e in dislivello l'uno dall'altra, potrebbe avere accidentalmente e fortuitamente attivato un movimento ulteriore e non confacente all'intento iniziale». E in questa prospettiva si colloca, sempre secondo i giudici, «anche la condotta successiva tenuta dall'uomo, il quale si è reso conto della natura inopportuna del suo gesto, andato oltre le proprie intenzioni, solo alla manifestazione di disagio della ragazza» e ha difatti «cercato di chiarire la situazione ed evitare ogni fraintendimento».

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