Querela (art. 336)InquadramentoLa persona offesa da un reato non procedibile di ufficio (ovvero non condizionato a istanza o richiesta) ha il diritto di proporre querela. Questo specifico atto di impulso, diretto a invocare espressamente la punizione del colpevole, è richiesto quale condizione di procedibilità dell'azione penale in casi tassativi e relativamente a delitti o contravvenzioni che offendono interessi esclusivamente privati. FormulaALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI.... [1] DENUNCIA-QUERELA [2] Il sottoscritto...., nato a.... il...., C.F....., recapito telefonico.... (casa/ufficio), recapito cellulare (....), e-mail.... @...., residente a...., con il presente atto propone denuncia-querela contro ignoti [3] (ovvero contro uno o più soggetti compiutamente indicati, se possibile precisandone le generalità [4] ), per i reati previsti e puniti dagli artt..... [5], nonché per ogni altra ipotesi criminosa che la Signoria Vostra ritenesse di ravvisare, in relazione ai fatti di seguito esposti [6]. PREMESSO CHE (Esporre la vicenda storica) [7]. Questi i fatti, avvenuti in data.... in.... [8]. (Esporre ogni utile considerazione in diritto) [9]. Per tutto quanto sinora esposto, il sottoscritto sporge formale DENUNCIA-QUERELA nei confronti di ignoti (ovvero nei confronti di uno o più soggetti compiutamente indicati), chiedendo alla Signoria Vostra di voler procedere all'accertamento ed alla punizione dei reati sopra indicati, commessi ai danni del sottoscritto querelante, in.... in data...., ovvero comunque di ogni altra ipotesi di reato che l'Autorità Giudiziaria vorrà ravvisare nei fatti sopra indicati e in tutti quelli che risulteranno all'esito delle indagini preliminari [10]. Si indicano sin d'ora quali soggetti informati sui fatti, che potranno essere sentiti dalla Signoria Vostra o dalla polizia giudiziaria delegata, i Signori: 1....., nato a.... il...., residente in...., recapito telefonico....; 2....., nato a.... il...., residente in...., recapito telefonico....; 3....., nato a.... il...., residente in...., recapito telefonico.... [11]. Richiede espressamente, ai sensi dell'art. 406, comma 3, c.p.p., di essere avvisato in merito ad eventuali richieste di proroga delle indagini. Richiede espressamente, ai sensi dell'art. 408, comma 2, c.p.p., di essere avvisato in merito ad eventuali richieste di archiviazione. Si fa riserva di costituzione di parte civile nel futuro giudizio per il risarcimento di ogni danno patrimoniale e non patrimoniale derivante dai fatti sopra descritti. Si dichiara/elegge il proprio domicilio ex art. 153-bis c.p.p., per ogni comunicazione e notificazione attinente alla presente denuncia-querela, in...., via.... n..... /presso il difensore nominato, Avv...... Opp. Ai sensi dell'art. 153-bis c.p.p. dichiara il proprio domicilio, per ogni comunicazione e notificazione attinente alla presente denuncia-querela, al seguente indirizzo di posta elettronica certificata:..... Si allegano i seguenti documenti. 1.....; 2.....; 3...... Luogo e data.... Firma.... (È autentica) (Firma....) [12] Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1]L'individuazione della autorità giudiziaria competente da parte del querelante non è ovviamente vincolante, né tantomeno obbligatoria. In taluni casi, d'altronde (ad esempio, quando si presenti l'atto presso un ufficio di polizia giudiziaria di altro circondario), può essere utile per orientare, sin dal primo colpo d'occhio, la futura attività di trasmissione dell'incartamento. [2]La prassi, con condivisibile prudenza, prende sempre in considerazione la possibilità che l'interpretazione del Giudice o del pubblico ministero non coincida con quella di chi presenta l'atto. Qualora sia presentata una semplice denuncia, sul presupposto (poi non confermato dal successivo esito del procedimento) che i fatti debbano essere ricondotti ad una fattispecie procedibile di ufficio, una eventuale diversa qualificazione della vicenda in termini di reato procedibile soltanto a querela di parte (ad esempio, un'ipotizzata estorsione poi derubricata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni) porterebbe alla archiviazione o al proscioglimento per improcedibilità. [3]Qualora si nutrano sospetti, più o meno fondati, sull'identità dell'autore del fatto (ad esempio, un vicino di casa, dopo una lite in ambito condominiale) pare opportuno mantenere formalmente l'atto a carico di ignoti, anche al fine di evitare future accuse di calunnia. Eventuali supposizioni in merito al possibile responsabile potranno essere esplicitate, in presenza di solidi elementi, con le cautele, anche lessicali, del caso. [4]Ovvero esplicitando ogni circostanza utile all'individuazione: il sindaco di una data città, il titolare di un certo esercizio commerciale, un pubblico funzionario in servizio presso un determinato ufficio in un preciso contesto temporale, l'ex coniuge, etc. [5]Non è necessaria l'espressa indicazione di specifiche ipotesi di reato. Sarà comunque interesse del proponente, anche mediante tale qualificazione, delineare la propria ricostruzione della vicenda anche in punto di diritto. [6]La querela non necessita della rappresentanza di un legale e neppure della forma scritta, ben potendo la persona offesa recarsi presso la polizia giudiziaria e presentare oralmente la propria istanza di punizione, che verrà raccolta a verbale dagli operanti. Nondimeno, soprattutto per fattispecie di particolare complessità storica o giuridica (ad esempio, in ipotesi di appropriazione indebita in ambito societario o di falso in bilancio), appare di tutta evidenza il peso di un originario atto di impulso che ricostruisca con chiarezza ogni circostanza rilevante, nella precipua ottica della persona offesa, e possa da subito indirizzare il procedimento. Il legale potrà poi scegliere se comparire anche formalmente nel corpo dell'atto, esplicitando il rilascio del mandato difensivo, oppure riservare il proprio contributo professionale alla sola stesura della querela. [7]Gli aspetti fattuali della vicenda devono essere esposti in maniera sobria e sintetica, evitando divagazioni e coloriture irrilevanti, senza però trascurare di mettere in luce ogni circostanza suscettibile di avere conseguenze giuridiche, anche in via alternativa o subordinata (elementi idonei a fondare la convinzione del dolo, rapporti personali tali da escludere la sussistenza di attenuanti o esimenti, etc.). [8]Precisare compiutamente il luogo (con ogni utile dettaglio, ad esempio: “alla via.... all'altezza del civico n..... ” oppure “in località.... del Comune di.... ”) e la data (se del caso, indicando anche l'orario, sia pure approssimativo) in cui si sono svolti i fatti. [9]Con ogni utile richiamo giurisprudenziale e, quando necessario, di dottrina. In ogni caso, è bene evitare pompose ricostruzioni sistematiche e focalizzare l'attenzione sulle peculiarità del caso concreto. [10]La querela è proposta mediante dichiarazione nella quale, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, si manifesta la volontà che si proceda in ordine a un fatto previsto dalla legge come reato” (art. 336 c.p.p.). [11]L'indicazione dei nominativi, completi di generalità e riferimenti di contatto (se conosciuti), dei soggetti che potranno essere sentiti dagli inquirenti non è evidentemente elemento necessario per la ritualità dell'atto. Costituisce però un utile viatico per le investigazioni, che potranno risparmiare tempo e prendere le mosse dalle dichiarazioni di coloro di cui si presume di poter conoscere in anticipo il patrimonio conoscitivo. [12]La dichiarazione di querela, con sottoscrizione autentica, può essere anche recapitata da un incaricato o spedita per posta in piego raccomandato” (art. 337, comma 1, c.p.p.). CommentoLe condizioni di procedibilità e la querela La regola generale prevede che i reati possano essere perseguiti d'ufficio. Solo in casi tassativi e in relazione a delitti o contravvenzioni che offendono interessi esclusivamente privati, è previsto che l'azione penale possa essere esercitata soltanto in presenza di una condizione di procedibilità, e cioè di uno specifico atto di impulso della persona offesa o di un terzo a ciò legittimato che richiedano espressamente la punizione del colpevole (querela, istanza e richiesta di procedimento) ovvero consentano la prosecuzione delle indagini in presenza di una condizione personale ostativa (autorizzazione a procedere). In mancanza di questi atti di impulso, il pubblico ministero non può validamente agire. Va in proposito rilevato che con gli artt. 2 e 3 del d.lgs. n. 150/2022 (cosiddetta “Riforma Cartabia”) il legislatore è intervenuto trasformando in reati procedibili a querela di parte alcuni delitti contro il patrimonio (art. 2) e due contravvenzioni (art. 3); la riforma ha l'obiettivo di deflazione dei carichi della giustizia penale e costituisce attuazione dei suggerimenti della Corte Costituzionale che (cfr. sentenza n. 248/2020) aveva auspicato un ampliamento delle ipotesi di perseguibilità a querela. Da ultimo, con l’articolo 1 del decreto legislativo 19 marzo 2024, n. 31 sono invece state previste nuove ipotesi di procedibilità di ufficio per reati in precedenza perseguibili a querela di parte (si tratta di alcune ipotesi particolari di lesioni personali e di danneggiamento). È stato peraltro previsto che le fattispecie interessate dalla riforma mantengano la caratteristica di essere procedibili d'ufficio qualora le persone offese siano incapaci per età o infermità. Se il procedimento penale è stato definito con decreto di archiviazione o con sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, anche se non più soggetta a impugnazione, con i quali è stata dichiarata la mancanza di una condizione di procedibilità, non è comunque precluso un nuovo esercizio dell'azione penale per il medesimo fatto e contro la medesima persona se in seguito viene in essere la condizione di procedibilità (art. 345 c.p.p.). In questo caso, il divieto di bis in idem non opera, per espressa previsione normativa (Cass. V, n. 4636/2013). L'art. 345, comma 2, c.p.p. come novellato dall'art. 1, comma 23, l. n. 103/2017, in tema di (iniziale) mancanza di una condizione di procedibilità, prevede che l'azione penale possa essere nuovamente esercitata anche dopo che sia stata pronunciata sentenza di non doversi procedere per incapacità irreversibile dell'imputato ai sensi dell'art. 72-bis c.p.p. In mancanza di una condizione di procedibilità che può ancora sopravvenire (ad eccezione dell'autorizzazione a procedere), il pubblico ministero e la polizia giudiziaria possono compiere tutti gli atti di indagine preliminare necessari ad assicurare le fonti di prova (è ad esempio legittima l'emissione di un decreto di sequestro probatorio: Cass. IV, n. 43480/2014) e, quando vi è pericolo nel ritardo, si può procedere ad incidente probatorio (art. 346 c.p.p.). In dottrina si sostiene che sia preclusa in queste ipotesi la possibilità di adottare provvedimenti che prevedano l'uso di poteri coercitivi, quali perquisizioni, arresto o fermo, misure cautelari personali (Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2017). La polizia giudiziaria, in mancanza di una condizione di procedibilità, è tenuta a riferire senza ritardo al pubblico ministero esclusivamente l'attività di indagine di assicurazione delle prove compiuta ai sensi dell'art. 346 c.p.p. La documentazione delle attività compiute è prontamente trasmessa al pubblico ministero, solo se la procura ne fa richiesta (art. 112 disp. att. c.p.p.). D'altronde, la mancanza di una condizione di procedibilità può essere ritualmente dichiarata soltanto nella fase processuale (art. 129 c.p.p.) ovvero in presenza di una richiesta di archiviazione (art. 411, comma 1, c.p.p.). Resta quindi incerto se e in quali modi questo difetto possa incidere durante le indagini preliminari: appare del tutto corretta la soluzione di chi ammette che il Giudice per le indagini preliminari ne possa e debba tenere conto, anche solo incidenter tantum, quando sia chiamato a pronunciarsi su una richiesta del pubblico ministero, in tal modo implicitamente inammissibile (ad esempio, rigettando la richiesta di proroga delle indagini: Nappi, Guida al codice di procedura penale, Milano, 2006). La querela rappresenta una delle modalità più ricorrenti di notizia di reato, a fronte della rarità statistica di procedimenti che trovano il loro atto di impulso in una istanza o in una richiesta di procedimento. L'autorizzazione a procedere consiste viceversa in un provvedimento ampliativo di un'autorità non giurisdizionale che rimuove un vincolo procedurale all'esercizio dell'azione penale o a singoli atti di indagine. Termini e legittimazione La persona offesa di un reato non procedibile di ufficio (ovvero che non sia condizionato a istanza o richiesta) ha il diritto di proporre querela, entro tre mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce il reato e cioè dalla data di piena cognizione della vicenda da parte dell'interessato, non rilevando semplici sospetti sul punto (artt. 120 e 124 c.p.; cfr. Cass. VI, n. 3719/2015). Questo termine è esteso a sei mesi dall'art. 609-septies c.p., onde garantire alla persona offesa un'adeguata ponderazione delle conseguenze personali e sociali del processo (il cosiddetto strepitus fori), per i delitti di violenza sessuale ai sensi degli artt. 609-bis e 609-ter c.p., di atti sessuali con minorenne ex art. 609-quater c.p. e di atti persecutori ex art. 612-bis c.p. In caso di più reati, pure riuniti sotto il vincolo della continuazione ex art. 81 c.p., il termine per proporre querela decorre autonomamente per ogni singolo reato. Il diritto di querela si estingue con la morte della persona offesa, ma se la querela è stata già proposta, la morte della persona offesa non estingue il reato (art. 125 c.p.). Il reato commesso in danno di più persone è punibile anche se la querela è proposta da una soltanto di esse (art. 122 c.p.). La querela, d'altronde, produce i suoi effetti nei riguardi di chiunque risulti effettivamente responsabile del reato, anche nel caso di erronea indicazione del colpevole da parte della persona offesa (Cass. V, n. 7473/2014) e si estende di diritto a tutti coloro che hanno commesso il reato (art. 123 c.p.). Si ritiene però che, in tema di delitti colposi, l'effetto estensivo sia limitato soltanto a tutti coloro che abbiano cooperato nel reato ai sensi dell'art. 113 c.p., ma non agli autori di condotte indipendenti che abbiano concorso nella causazione dell'evento (Cass. IV, n. 3584/2009). La dichiarazione di querela proposta dal legale rappresentante di una persona giuridica, di un ente o di una associazione deve contenere la indicazione specifica della fonte dei poteri di rappresentanza. L'autorità che riceve la querela provvede all'attestazione della data e del luogo della presentazione, all'identificazione della persona che la propone e alla trasmissione degli atti all'ufficio del pubblico ministero. Forme e requisiti minimi dell'atto La querela è proposta, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, al pubblico ministero o ad ufficiali di polizia giudiziaria, mediante una formale dichiarazione, orale o scritta, nella quale si manifesta la volontà che si proceda in ordine a un fatto previsto dalla legge come reato (artt. 336-337 c.p.p.). Ai fini della validità di una querela, non è necessario l'uso di formule sacramentali, essendo sufficiente la denuncia dei fatti e la chiara manifestazione della volontà della persona offesa di perseguire penalmente i fatti denunciati (sul punto, cfr. da ultimo Cass. IV, n. 8486/2022). La manifestazione della volontà di querelarsi può essere ritenuta esistente, indipendentemente dalla qualifica assegnata alla dichiarazione orale dalla polizia giudiziaria che lo ha ricevuto, sempre che l'intenzione di perseguire l'autore dei fatti emerga chiaramente dalla dichiarazione stessa ovvero da altri fatti dimostrativi del medesimo intento (Cass. V, ord. n. 15166/2016). In ogni caso, qualora l'atto provenga direttamente dalla parte, assume rilievo decisivo la sua espressa qualificazione come “querela” (Cass. III, n. 10254/2014). In generale, si ritiene che la questione debba essere comunque risolta sulla base del principio del favor querelae, in base al quale qualsiasi situazione di incertezza va risolta a vantaggio della volontà di querela (Cass. V, n. 21359/2015). Nel caso in cui l'atto venga redatto dalla polizia giudiziaria che raccoglie le dichiarazioni della parte, l'intenzione della persona offesa deve essere esplicita ovvero comunque desumibile da espressioni interpretabili quali manifestazioni di volontà di perseguire l'autore del fatto, senza che possa ritenersi sufficiente la sola intestazione dell'atto come “querela” da parte dei verbalizzanti. In tal senso, ad esempio, costituiscono valida manifestazione del diritto di querela – la dichiarazione con la quale la persona offesa, all'atto della denuncia, si costituisce o si riserva di costituirsi parte civile; – la sollecitazione rivolta all'autorità giudiziaria di voler prendere provvedimenti al più presto, contenuta nella integrazione ad una precedente denuncia; – manifestazioni non esplicite, anche in situazioni di incertezza, quando sia presente una espressione lessicale proveniente inequivocabilmente dalla parte ovvero quando la volontà di voler perseguire l'autore dei fatti denunciati emerga chiaramente da altri elementi dimostrativi del medesimo intento. Formalità di presentazione La dichiarazione di querela è proposta, oralmente o per iscritto, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, all'ufficio del pubblico ministero o a un ufficiale di polizia giudiziaria (anche in servizio presso le sezioni della procura della Repubblica) ovvero a un agente consolare all'estero. L'autorità che riceve la querela provvede all'attestazione della data e del luogo della presentazione, all'identificazione della persona che la propone e alla trasmissione degli atti all'ufficio del pubblico Ministero (art. 337 c.p.p.). Se la querela è proposta oralmente, il verbale di ricezione è sottoscritto dal querelante o dal procuratore speciale. È valida la querela ricevuta da un agente, anziché da un ufficiale di polizia giudiziaria come previsto dall'art. 333, comma 2, c.p.p., richiamato dal successivo art. 337, comma 1, purché la presentazione sia effettuata da un soggetto regolarmente identificato presso un ufficio sottoposto al comando di un ufficiale di polizia giudiziaria, che proceda all'inoltro dell'atto all'autorità competente (Cass. sez. fer., n. 39592/2017). Quando è presentata per iscritto, deve essere sottoscritta dal querelante o da un suo procuratore speciale, ma può essere anche recapitata da un incaricato o spedita con lettera raccomandata in caso di sottoscrizione autentica (art. 337 c.p.p.). L'apposizione di un'unica sottoscrizione in calce ad un documento contenente sia la querela che la nomina del difensore di fiducia, non ne determina l'invalidità, poiché la sottoscrizione deve essere riferita ad entrambi gli atti, se posti al sopra di essa (Cass. II, n. 34156/2015). Deve ritenersi ritualmente proposta l'istanza di punizione presentata presso gli uffici della procura della Repubblica e ivi ricevuta da un operatore giudiziario addetto, il quale abbia provveduto ad identificare la persona offesa, anche se questa ha depositato un atto la cui sottoscrizione non risulta autenticata (Cass. II, n. 50958/2013). La querela sottoscritta con firma autenticata dal difensore non richiede ulteriori formalità per la presentazione, anche ad opera di un soggetto diverso dal proponente. In particolare non richiede il rilascio di una procura speciale né un incarico di presentazione dell'atto conferito in forma scritta al difensore, poiché in questo caso può ritenersene accertata la sicura provenienza (Cass. II, n. 6342/2015). L'autenticazione della firma del querelante da parte del difensore, tuttavia, deve ritenersi valida solo quando il professionista sia stato nominato difensore della persona offesa exartt. 101, comma 1, e 96, comma 2, c.p.p. ovvero quando si possa comunque desumere la volontà di conferirgli mandato per lo svolgimento di concrete attività difensive, anche in base ad altre dichiarazioni contenute nell'atto di querela, ad esempio nell'elezione di domicilio (Cass. II, n. 9187/2017). Il querelante ha diritto di ottenere, anche in calce alla copia dell'atto, attestazione della avvenuta presentazione (art. 107 disp. att. c.p.p.). Al fine della documentazione della presentazione di una querela già redatta e firmata dal querelante, è sufficiente che l'ufficiale di polizia giudiziaria dia atto dell'attività che egli ha svolto in ordine alla identificazione del querelante e alle altre incombenze prescritte, attestazione che può essere contenuta anche nella comunicazione della notizia di reato, di modo che la mancanza di sottoscrizione del pubblico ufficiale nel verbale di ricezione non incide sulla validità della presentazione per iscritto della querela (Cass. V, n. 16302/2013). La dichiarazione di querela proposta dal legale rappresentante di una persona giuridica, di un ente o di un'associazione deve contenere la indicazione specifica della fonte dei poteri di rappresentanza (art. 337, comma 3, c.p.p.). D'altronde, l'esercizio del diritto di querela, in mancanza di uno specifico divieto statutario o assembleare, rientra tra i compiti del rappresentante legale di una società di capitali e, pur trattandosi di un atto di straordinaria amministrazione, non richiede il conferimento di un apposito mandato (Cass. VI, n. 3794/2016). Nel caso in cui l'atto di querela sia depositato dal difensore della persona offesa, l'art. 24 del d.l. n. 137/2020, convertito con modificazioni nella l. 176/2020 e integrato dal d.m. 13 gennaio 2021, prevedeva che, a partire dal 5 febbraio 2021 e per tutto il periodo di emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus Covid-19, l'atto doveva essere depositato in Procura esclusivamente a mezzo Portale del processo penale telematico (o Portale Deposito Atti Penali). Dopo la conclusione dell'emergenza sanitaria l'atto di querela può essere depositato dal difensore della persona offesa in modo digitale, sia con il suddetto Portale sia a mezzo PEC, oppure in formato analogico con il deposito nella segreteria della Procura della Repubblica. Dichiarazioni accessorie alla querela La Corte costituzionale, con sentenza n. 23/2015, ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell'art. 459, comma 1, c.p.p. avuto specifico riguardo alla “parte in cui prevede la facoltà del querelante di opporsi, in caso di reati perseguibili a querela, alla definizione del procedimento con l'emissione di decreto penale di condanna”. L'inserimento di una simile clausola di stile, tuttora ricorrente nella prassi, è dunque ormai privo di ogni effetto giuridicamente rilevante. Al contrario, pur non necessarie per la ritualità dell'atto, trovano nel corpo della querela la loro sede più opportuna, le formali dichiarazioni ai sensi degli artt. 406, comma 3, e 408, comma 2, c.p.p. (dirette a richiedere di essere avvisati in merito ad eventuali richieste del pubblico ministero, rispettivamente, di proroga delle indagini ovvero di archiviazione) e la dichiarazione/elezione di domicilio. In questo modo, con il minimo sforzo, il sistema consente al querelante di monitorare costantemente l'iter procedimentale, avendo immediata contezza di provvedimenti che posticipano la scadenza naturale della fase investigativa ovvero non muovano verso l'esercizio dell'azione penale. Con la Riforma Cartabia (artt. 5 e 10 del d.lgs. n. 150/2022, attuativo della legge-delega n. 134/2021) sono stati modificati i diritti e le facoltà della persona offesa (integrando l'art. 90 c.p.p.) nonché sono stati previsti i diritti, le facoltà e gli obblighi del querelante (nel medesimo art. 90 c.p.p.), introducendo anche un nuovo articolo nel codice di procedura penale (il 153-bis), che disciplina espressamente il domicilio del querelante e le notificazioni al querelante. La persona offesa (art. 90, comma 1-bis, c.p.p.) ha la facoltà di dichiarare od eleggere domicilio. La persona offesa che propone atto di querela, invece, ha l'obbligo di dichiarare o eleggere domicilio per la comunicazione e la notificazione degli atti del procedimento (artt. 90, comma 1-ter, e 153-bis, comma 1, c.p.p.). A tale obbligo il querelante può assolvere anche indicando un indirizzo di posta elettronica certificata. Gli artt. 90, comma 1-quater, e 153-bis (comma 2) c.p.p. aggiungono che il querelante comunque ha la facoltà di dichiarare od eleggere domicilio anche dopo la presentazione dell'atto di querela, avvalendosi di vari strumenti: 1) dichiarazione raccolta a verbale (dalla polizia giudiziaria); 2) dichiarazione inviata all'A.G. a mezzo PEC; 3) telegramma; 4) lettera raccomandata con sottoscrizione autenticata da un notaio, da una persona autorizzata o dal difensore; 5) dichiarazione presso la segreteria del pubblico ministero o presso la cancelleria del Giudice procedente. In caso di mutamento del domicilio dichiarato o eletto (artt. 90, comma 1-quinquies, e 153-bis, comma 3, c.p.p.) il querelante ha l'obbligo di comunicare all'autorità procedente il nuovo domicilio (dichiarato o eletto) con le medesime modalità sopra indicate. Le notificazioni da parte dell'autorità giudiziaria procedente sono eseguite presso il domicilio dichiarato o eletto dal querelante (art. 153-bis, comma 4, c.p.p.). L'art. 153-bis, comma 5, c.p.p. disciplina le ipotesi di dichiarazione o elezione di domicilio mancante, insufficiente o inidonea. In tal caso le notificazioni al querelante sono eseguite, ai sensi dell'art. 33 disp. att. c.p.p., presso il difensore nominato dalla persona offesa oppure, se costui manchi, mediante deposito dell'atto da notificare nella segreteria del pubblico ministero procedente o nella cancelleria del Giudice procedente. Parallelamente alle suddette modifiche è stato integrato l'art. 90-bis c.p.p. (informazioni alla persona offesa), prevedendo alle lettere a-bis), a-ter), a-quater), a-quinquies), a-sexies) tutte le informazioni sugli obblighi e le facoltà del querelante in tema di dichiarazione o elezione di domicilio (sopra esplicitate). Da evidenziare che in detta norma viene richiamato espressamente l'art. 33 disp. att. c.p.p. (notificazione al difensore del querelante), che, dopo la novella, trova oggi applicazione solo nel caso in cui la persona offesa non abbia dichiarato o eletto domicilio. La riforma del regime di procedibilità Il d.lgs. 36/2018, recante “Disposizioni di modifica della disciplina del regime di procedibilità per taluni reati in attuazione della delega di cui all'art. 1, commi 16, lett. a) e b), e 17, della l. n. 103/2017”, ha modificato il regime di procedibilità di diversi reati, a far data dal 9 maggio 2018. In particolare, divengono procedibili soltanto a querela: – la minaccia grave ex art. 612, comma 2 c.p., quando non aggravata ex art. 339 c.p.; – la violazione di domicilio commessa da un pubblico ufficiale ai sensi dell'art. 615, comma 2, c.p.; – la falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche ex art. 617-ter, comma 1, c.p. – la falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni o comunicazioni informatiche o telematiche ex art. 617-sexies, comma 1, c.p. – la violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza commesse da persona addetta al servizio delle poste, dei telegrafi o dei telefoni ex art. 619, comma 1, c.p.; – la rivelazione del contenuto di corrispondenza, commessa da persona addetta al servizio delle poste, dei telegrafi o dei telefoni ex art. 620, comma 1, c.p.; – l'appropriazione indebita ai sensi dell'art. 646 c.p. Ai sensi del nuovo art. 623-ter c.p., d'altronde, per i fatti perseguibili a querela preveduti dagli articoli suddetti, si procede comunque d'ufficio, qualora ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale. È stata altresì ampliata la procedibilità a querela per i delitti di – truffa (ai sensi del novellato art. 640, comma 3, c.p., impone di procedere d'ufficio non più la sussistenza di “un'altra circostanza aggravante”, oltre a quelle previste dal comma precedente, ma solo dell'aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità di cui all'art. 61, n. 7, c.p.); – frode informatica (il novellato art. 640-ter, comma 4, c.p. restringe analogamente la precedente previsione relativa a “un'altra circostanza aggravante” alla più circoscritta locuzione “taluna delle circostanze previste dall'art. 61, comma 1, numero 5, limitatamente all'aver approfittato di circostanze di persona, anche in riferimento all'età, e numero 7). Di segno contrario, la portata del nuovo art. 649-bis c.p.: per i fatti perseguibili a querela di cui ai citati artt. 640, comma 3, 640-ter, comma 4, c.p. e per i fatti di cui all'art. 646, comma 2, c.p., o aggravati dalle circostanze di cui all'art. 61, n. 11, c.p., si procede d'ufficio qualora ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale ex art. 69, comma 4, c.p. Modifiche introdotte dalla legge delega n. 134/2021 La legge delega al Governo per l'efficienza del processo penale, all'art. 1, comma 15, lett. b), indica come principio e criterio direttivo per i decreti esecutivi la previsione dell'estensione del regime di procedibilità a querela di parte a ulteriori specifici reati contro la persona o contro il patrimonio nell'ambito di quelli puniti con pena edittale detentiva non superiore nel minimo a due anni, aggiungendo che ai fini della determinazione della pena detentiva non si tenga conto delle circostanze e facendo salva la procedibilità d'ufficio quando la persona offesa sia incapace per età o infermità. La lett. c) del medesimo comma indica l'obbligo, quanto ai reati perseguibili a querela, che con l'atto di querela sia dichiarato o eletto domicilio per le notificazioni, con la possibilità per la persona offesa di specificare, a tal fine, un idoneo recapito telematico. Modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge delega n. 134/2021) Con l'art. 2 del d.lgs. n. 150/2022, attuativo della legge-delega 134/2021, è stata estesa la procedibilità a querela a ulteriori ipotesi di reato: – art. 582 c.p. (lesioni personali con malattia di durata superiore a venti giorni, ma non superiore a quaranta), a meno che il reato non sia commesso ai danni di persona incapace (per età o infermità); – art. 590-bis c.p. (lesioni personali stradali gravi o gravissime), sempre che non ricorra alcuna circostanza aggravante prevista da detto articolo; – art. 605 c.p. (sequestro di persona), sempre che non ricorra alcuna circostanza aggravante prevista da detto articolo o che il reato non sia commesso ai danni di persona incapace (per età o infermità); – art. 610 c.p. (violenza privata), sempre che non ricorra l'aggravante prevista dal comma 2 di detto articolo o che il reato non sia commesso ai danni di persona incapace (per età o infermità); – art. 614, comma 4, c.p. (violazione di domicilio con violenza sulle cose): il reato rimane procedibile d'ufficio solo in caso di violenza alle persone, di colpevole palesemente armato, di violenza sulle cose nei confronti di persona incapace, per età o per infermità; – artt. 624 e 625 c.p. (furto aggravato): il furto semplice è sempre procedibile a querela, tranne nel caso in cui sia commesso ai danni di persona incapace (per età o infermità); il furto aggravato dall'art. 625 c.p. è diventato procedibile a querela, tranne le ipotesi di cui al n. 7 (furto commesso su cose esistenti in uffici o stabilimenti pubblici o sottoposte a sequestro o pignoramento oppure su cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità, difesa o reverenza – è tuttavia procedibile a querela il furto commesso su cose destinate per necessità o per consuetudine o per destinazione a pubblica fede) e 7-bis (furto commesso su componenti metalliche o altro materiale sottratto ad infrastrutture destinate all'erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici e gestite da soggetti pubblici o da privati in regime di concessione pubblica); – art. 633 c.p. (invasione di terreni edifici), tranne l'ipotesi aggravata dell'art. 639-bis c.p. (ovvero se si tratta di terreni, fondi o edifici pubblici o destinati ad uso pubblico) ovvero nel caso di reato commesso da persona palesemente armata oppure se la persona offesa è incapace (per età o per infermità), ma in questo caso solo se l'invasione è commessa da più di cinque persone; – art. 634 c.p. (turbativa violenta del possesso di cose immobili), a meno che il reato non sia commesso ai danni di persona incapace (per età o infermità); – art. 635, comma 1, c.p. (danneggiamento con violenza alla persona o con minaccia), a meno che il reato non sia commesso ai danni di persona incapace (per età o infermità); – art. 640 c.p. (truffa): il reato è procedibile a querela di parte anche nel caso in cui sia aggravato dalla circostanza di cui all'art. 61, n. 7, c.p.; – art. 640-ter c.p. (frode informatica): il reato è procedibile a querela di parte anche nel caso in cui sia aggravato dalla circostanza di cui all'art. 61, n. 7, c.p.; – art. 646 c.p. (appropriazione indebita): il reato è procedibile a querela di parte anche nel caso in cui sia aggravato dalla circostanza di cui all'art. 61, n. 7, c.p.; – che il fatto abbia ad oggetto spettacoli, ritrovi o trattenimenti pubblici oppure sia commesso nei confronti di persona incapace (per età o infermità); – art. 660 c.p. (molestia o disturbo alle persone), a meno che il reato non sia commesso ai danni di persona incapace (per età o infermità). Per il reato di minaccia (art. 612 c.p.) detta riforma ha invece limitato le ipotesi di procedibilità a querela, prevedendo la procedibilità d'ufficio, oltre che nell'ipotesi aggravata dell'art. 339 c.p., anche nel caso ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale, diverse dalla recidiva (e sempre che la minaccia sia grave), ovvero se la persona offesa sia incapace, per età o per infermità. |