Quesito in tema di accertamenti grafologiciInquadramentoLa consulenza grafologica ha la finalità di accertare (o di escludere) la paternità di un determinato testo manoscritto, solitamente una sottoscrizione, alla luce delle caratteristiche chimico-fisiche del materiale scrittorio e delle peculiarità del tratto grafico, mutevoli da individuo a individuo. FormulaN. ... / ... R.G.N.R. PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... Accerti il consulente tecnico, presa visione degli atti del fascicolo e in particolare di quelli contenenti la firma [1] apparentemente proveniente da ... e soprattutto quella, con certezza a lui riferibile, in calce al (indicare la scrittura privata o l'atto pubblico che conservi una sottoscrizione sicuramente autografa: rogito notarile, verbale di sommarie informazioni, saggio grafico, etc.) e, se del caso, di altri documenti depositati presso Uffici Pubblici ovvero previo espletamento di saggio grafico – se la firma apposta in calce all'atto ... (ovvero la firma di traenza apposta sull'assegno bancario n. ... - ..., meglio descritto in atti), sia o meno riconducibile alla grafia di ... (anche con volontario camuffamento del tratto usuale) o, in caso di esito negativo, a quella di ... . Per il compimento degli accertamenti il consulente sarà autorizzato a ritirare e trasportare i reperti sopra descritti e ad esperire ogni necessario esame specialistico e di laboratorio. Riferisca, infine, di ogni ulteriore elemento egli ritenga necessario per l'accertamento dei fatti e comunque utile ai fini di giustizia. 1. Oltre alla firma potrebbero essere oggetto di accertamenti, seppure meno frequentemente, anche scritture manoscritte di qualsiasi altro tipo. CommentoLa scrittura è la rappresentazione grafica di una lingua parlata e, tra le varie forme di comunicazione umana, rappresenta storicamente quella più diffusa per finalità di memoria e di documentazione. Nonostante la progressiva dematerializzazione della parola scritta in conseguenza della cosiddetta rivoluzione digitale (che connota la scrittura di una peculiarissima immaterialità: posta elettronica, firma digitale, sms e sistemi di messaggistica, senza parlare dei sempre più coinvolgenti mezzi di comunicazione multimediale), una parte rilevante delle attività di contatto sociale, disciplinate dall'ordinamento giuridico, richiedono ancora l'uso della penna, dell'inchiostro e della carta, in particolare per quel che riguarda l'apposizione della propria firma con finalità di approvazione di un testo: contratti, testamenti, assegni, cambiali, lettere, quietanze e così via. L'esito del gesto scrittorio è mutevole da individuo a individuo, come risultato finale di impulsi nervosi e di peculiarità fisiche e psicologiche che rendono il tratto grafico di ciascuno un prodotto unico e non (facilmente) replicabile. Ogni qualvolta sia necessario attribuire a un determinato soggetto la paternità di un intero testo o di una singola sottoscrizione (ovvero, al contrario, escluderla) è possibile demandare ad un esperto grafologo uno specifico accertamento. In virtù del principio della libertà della prova e del libero convincimento del Giudice, la prova di autenticità o falsità di un documento può comunque essere sempre desunta da elementi diversi dalla consulenza grafica, quando l'esame diretto della scrittura, raffrontata con altre certamente riferibili al presunto autore, ovvero emergenze istruttorie di altro tipo dotate di adeguata pregnanza, convincano il Giudice motivatamente. Non può dunque ritenersi sempre indispensabile l'espletamento di una perizia grafica, la quale, peraltro, ha valore solo di indizio, poiché spesse volte l'accertamento grafologico può essere condizionato dalla valutazione soggettiva di chi lo conduce, piuttosto che da leggi scientifiche universali (Cass. V, n. 18975/2017; Cass. V, n. 42679/2010). Una consulenza grafologica prenderà dunque le mosse dalle indispensabili verifiche preliminari sugli inchiostri, la carta e i supporti scrittori (cosiddetti rilievi merceologici), anche per escludere la presenza di interventi successivi all'originaria stesura del documento e ogni altro tipo di alterazione o contraffazione (abrasioni, cancellature, fotoritocco, ecc.). L'esame grafico non può prescindere dall'utilizzo di scritture di comparazione attribuibili con certezza ad un soggetto. Le buone regole dell'arte richiedono l'esame diretto delle scritture originali, ma la giurisprudenza non esclude la possibilità di utilizzare, con tutte le cautele del caso, anche semplici fotocopie, che non consentono la diretta analisi di molte componenti strutturali del tratto, come la profondità, e della consistenza del materiale scrittorio, ma offrono comunque una pietra di paragone non trascurabile (Cass. V, n. 42938/2011). Finanche le e scritture espressamente disconosciute dall'imputato ovvero non autenticate, oltre a quelle non sottoposte allo stesso ai fini del riconoscimento, possono essere utilizzate come scritture di comparazione, a condizione però che siano a lui comunque attribuibili in base al prudente apprezzamento del Giudice (Cass. III, n. 5441/2018). Per ovviare alla mancanza di scritture di comparazione originali, ovvero comunque per disporne di più recenti e complete, la prassi opta spesso per richiedere al soggetto di cui si deve accertare o escludere l'autografia di una firma o di un manoscritto (solitamente, l'indagato o l'imputato) di rendere un saggio grafico, di scrivere cioè, in presenza della polizia giudiziaria e se del caso anche dell'esperto grafologo, il proprio nome o cognome ovvero qualsiasi altro testo ritenuto rilevante. Il rilascio di un saggio grafico non può essere equiparato alle dichiarazioni autoindizianti e, pertanto, non è affetto da nullità qualora sia raccolto senza averne dato avviso alle parti e in mancanza dell'intervento del difensore (Cass. II, n. 16400/2013). |