Quesito in tema di genuinità di documenti

Angelo Salerno

Inquadramento

L'autenticità di documenti di identità (o di altro tipo, come ad esempio, la patente di guida) deve essere verificata mediante scrupoloso esame delle caratteristiche materiali del documento e della rispondenza del suo contenuto agli standard previsti dall'autorità emittente. La formazione di un documento integralmente falso ovvero l'alterazione di un originale (mediante sostituzione della fotografia del titolare, l'inserimento di diverse generalità, ecc.) costituiscono infatti condotte punite a vario titolo dalla legge penale e devono essere accertate al di là di ogni ragionevole dubbio.

Formula

N. ... / ... R.G.N.R.

PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI ...

Accerti il consulente tecnico, presa visione degli atti del fascicolo e in particolare dei documenti oggetto di sequestro da parte di (indicare la polizia giudiziaria operante) in data ..., se il passaporto (ovvero la carta di identità) (ovvero la patente di guida) n. ..., apparentemente emesso/emessa in data ... da ... (specificare l'autorità emittente, italiana o straniera, che compare sul documento oggetto di accertamento) in favore di ... sia autentico/autentica ovvero oggetto di contraffazione o alterazione, anche parziale, dell'originale.

Per il compimento degli accertamenti il consulente sarà autorizzato a ritirare e trasportare i reperti sopra descritti e ad esperire ogni necessario esame specialistico e di laboratorio.

Riferisca, infine, di ogni ulteriore elemento egli ritenga necessario per l'accertamento dei fatti e comunque utile ai fini di giustizia.

Commento

Requisito tipico di un documento è la forma scritta.

L'evoluzione tecnologica ha però da tempo riconosciuto piena cittadinanza al documento digitale (già l'art. 3, l. n. 547/1993 aveva introdotto l'art. 491-bis c.p. che estendeva la penale rilevanza dei delitti di falso anche ai documenti informatici pubblici e privati).

In un'epoca storica in cui i controlli sull'identità, non solo al momento del transito della frontiera, assumono un ruolo fondamentale, i moderni documenti validi per l'espatrio solitamente ricomprendono, oltre al tradizionale supporto cartaceo, anche ulteriori informazioni in formato digitale (ad esempio, il cosiddetto chip biometrico).

Altri documenti di identità (ovvero ad essi in qualche modo equipollenti, sia pure atecnicamente, nella prassi, come la patente di guida) possono avere analoga configurazione.

I documenti emessi da taluni Stati esteri difettano talora di questa evoluzione tecnologica e mantengono il formato tradizionale, più o meno idoneo a resistere ai tentativi di contraffazione (ad esempio, mediante carta filigranata o inchiostri particolari).

L'art. 497-bis, comma 1, c.p. punisce chiunque è colto in possesso di un documento falso valido per l'espatrio. In merito la Suprema Corte (Cass. V, n. 25218/2020) ha precisato che grava sull'imputato, che contesti l'esistenza della validità per l'espatrio, il relativo onere di allegazione probatoria.

Oltre ai casi di falsificazione del passaporto, risulta penalmente rilevante anche il possesso di carte di identità contraffatte, le quali, ex art. 1, l. n. 224/1963, costituiscono titolo valido per l'espatrio negli Stati membri dell'Unione europea e in quelli in cui vigono particolari accordi internazionali, restando del tutto irrilevante che non siano essenziali per la libera circolazione delle persone all'interno della cosiddetta area di Schengen.

Per l'integrazione del delitto di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p., non è necessaria una contiguità fisica, attuale e costante, tra il documento falso e il soggetto agente, essendo sufficiente che questi detenga o abbia detenuto, anche prima dell'accertamento del fatto da parte della polizia giudiziaria, l'atto certificativo in un luogo e con modalità tali da assicurarsene l'immediata disponibilità (Cass. V, n. 25659/2018; Cass., V, n. 14029/2016, relativa a un documento rinvenuto non sulla persona dell'imputato, ma in un mobile della sua abitazione). 

L'art. 497-bis, comma 2, c.p. prevede un'ipotesi alternativa di reato, punita più gravemente e costituita non dal mero possesso, ma dalla fabbricazione o dalla formazione del documento falso (ovvero dalla detenzione al di fuori dei casi di uso personale). La prova regina della condotta di contraffazione è solitamente tratta, anche nei casi di possesso del documento per uso personale, dall'apposizione della foto del possessore con false generalità, essendo evidente quanto meno una sua partecipazione a titolo di concorso (Cass. I, n. 15681/2016). 

Tanto il delitto di possesso quanto quello di fabbricazione o formazione di un documento falso, sono integrati anche a fronte di un documento valido per l'espatrio falsificato solo in una parte, purché si tratti di una parte significativa del documento, che attesti cioè un fatto, un dato o una circostanza che il documento medesimo sia destinato a provare, come ad esempio in caso di occultamento del timbro di non validità per l'espatrio apposto sul documento di identità (Cass. V, n. 2669/2022).

È configurabile il reato di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi nel caso di Il reato di formazione di un falso documento di identità italiano può concorrere con quello di contraffazione delle impronte della pubblica amministrazione che apparentemente ha rilasciato il documento ai sensi dell'art. 469 c.p., in ragione del diverso bene giuridico tutelato dalle due fattispecie: per la prima, la fede pubblica documentale; per la seconda, la fiducia attribuita ai mezzi simbolici di autenticazione pubblica. Del pari, non resta assorbito il delitto di sostituzione di persona di cui all'art. 494 c.p., poiché l'art. 497-bis c.p. punisce il possesso o la fabbricazione del documento, indipendentemente dalla successiva utilizzazione (anzi, secondo Cass. V, n. 40272/2016, indipendentemente dall'uso che si intenda farne, ad esempio per la commissione di truffe), mentre la condotta di sostituzione presuppone proprio l'utilizzo del documento contraffatto, ciò che costituisce un fatto ulteriore e autonomo (Cass. V, n. 23029/2017).

La falsificazione della patente di guida costituisce il reato di falsità materiale commessa dal privato in certificazioni e autorizzazioni amministrative (artt. 477-482 c.p.). Il reato sussiste anche quando la contraffazione riguardi una patente di guida rilasciata da uno Stato estero, qualora sussistano le condizioni di validità di tale documento ai fini della conduzione di un veicolo anche in Italia, come fissate dagli artt. 135 e 136 C.d.S. (Cass. V, n. 9268/2014).

Appare dunque ricorrente nella prassi la necessità di procedere ad accertamenti specialistici su documenti che appaiono, prima facie, non conformi al consueto specimen ovvero che, in particolare quando emessi da autorità straniere, possano comunque ritenersi non autentici sulla base di circostanze concrete (ad esempio, disponibilità di più passaporti di nazionalità diversa intestati al medesimo soggetto). Occorrerà dunque, se del caso, procedere in collaborazione con l'autorità emittente, anche rivolgendosi ai canali consolari o diplomatici.

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