Quesito in tema di ecodelitti (inquinamento o disastro ambientale)

Angelo Salerno

Inquadramento

Accanto alle altre norme incriminatrici poste a tutela dell'ambiente, i nuovi delitti di inquinamento ambientale e di disastro ambientale sanzionano le condotte, dolose o colpose, di compromissione o deterioramento delle acque, dell'aria, del suolo e del sottosuolo e in genere dell'ecosistema e della biodiversità, di natura sia reversibile che irreversibile.

Formula

N. ... / ... R.G.N.R.

PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI ...

Accerti il consulente tecnico [1], presa visione degli atti del fascicolo di ogni altra documentazione esistente presso Uffici pubblici, previo sopralluogo in ogni sito di interesse e, ove necessario, previa acquisizione ed analisi di ulteriori campioni oltre a quelli già oggetto di sequestro (sollecitando se del caso a questo Ufficio i necessari ulteriori provvedimenti) [2],

- lo stato del suolo (ovvero del sottosuolo) (ovvero del corso d'acqua ... ) (ovvero delle acque e dei fondali antistanti ... ) (ovvero dell'aria), nonché della flora e della fauna ivi esistenti, nell'area ricompresa tra ... e ... e distinta in catasto al Foglio ..., Part. ..., evidenziando nel dettaglio ogni immutamento dell'ecosistema, conseguente a (specificare le condotte da cui si ipotizza sia stata provocato l'inquinamento o il disastro), precisando

- se abbiano assunto la consistenza di una compromissione o di un deterioramento significativi e misurabili;

- se le suddette alterazioni si siano verificate in un'area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico ovvero in danno di specie animali o vegetali protette;

- se sussista un'alterazione dell'equilibrio del locale ecosistema che risulti irreversibile o che possa essere eliminata solo con attività particolarmente onerose e con provvedimenti eccezionali;

- se il fatto abbia avuto attitudine – con valutazione ex ante della capacità diffusiva del nocumento – a mettere concretamente in pericolo la vita o l'integrità fisica ovvero la salute di un numero non individuabile di persone (anche se appartenenti a categorie determinate di soggetti) [3];

- eventuali ulteriori singole posizioni di garanzia rispetto agli indagati già iscritti, precisando se fonti normative – sia di diritto pubblico, sia privatistiche (ivi compresa l'assunzione unilaterale e volontaria di compiti di tutela al di fuori di un preesistente obbligo giuridico) – impongano a carico di determinati soggetti (forniti di adeguati poteri impeditivi giuridici e fattuali, anche di natura sollecitatoria) l'obbligo giuridico di impedire l'evento, con specifici obblighi di protezione (rispetto a specifici soggetti o beni giuridici per tutti i rischi che possano lederne l'integrità) o di controllo (rispetto a specifiche possibili fonti di pericolo) e, in caso di risposta positiva, quale siano gli ambiti di estensione di tali posizioni [4];

- se gli obblighi di garanzia originari siano stati trasferiti a terzi soggetti – a seguito di delega o di volontaria assunzione di fatto della posizione di garanzia – con esclusione, totale o parziale, del garante originario (il quale non abbia potuto assumere concretamente la propria posizione di garanzia con la presa in carico del bene protetto);

- in caso di risposta positiva al quesito che precede, le singole condotte eziologicamente rilevanti, sia attive, sia omissive, con indicazione delle leggi scientifiche di copertura che sorreggono la ricostruzione causale proposta (evidenziando gli studi che le sorreggono, le basi fattuali sui quali essi sono condotti, l'ampiezza, la rigorosità, l'oggettività della ricerca, l'attitudine esplicativa dell'elaborazione teorica, il grado di consenso che la tesi raccoglie nella comunità scientifica, l'identità, l'autorità indiscussa, l'indipendenza del soggetto che ha gestito la ricerca, le finalità per le quali questa è stata realizzata);

- in caso di risposta positiva al quesito che precede, la violazione di specifiche regole cautelari (che – imponendo l'astensione dall'attività pericolosa ovvero indicando con precisione le modalità ed i mezzi necessari – siano dirette ed idonee a prevenire il verificarsi dell'evento), derivanti da fonte sociale: cristallizzazione dell'esperienza collettiva in regole comportamentali (colpa generica: negligenza – trascuratezza, mancanza di attenzione, disinteresse, mancata considerazione dei segnali di pericolo, ecc.; imprudenza – avventatezza, scarsa ponderazione, sottovalutazione dei segnali di pericolo, ecc.: imperizia – agire senza conoscere o applicare le corrette leges artis) o derivanti da fonte giuridica (colpa specifica: norme scritte, di derivazione pubblicistica o privatistica);

- in caso di risposta positiva al quesito che precede, l'inosservanza del livello di diligenza oggettivamente dovuta ed esigibile (utilizzando come parametro di riferimento un agente modello ideale, in grado di svolgere al meglio il compito assunto, evitando i rischi prevedibili e le conseguenze evitabili, anche in base all'esperienza collettiva del settore: colui che adegua la propria condotta a quanto avrebbe dovuto percepire agendo con diligenza);

- in caso di risposta positiva al quesito che precede, la prevedibilità dell'evento (da accertarsi ex ante, avendo riguardo alla potenziale idoneità della singola specifica condotta a dar vita ad una situazione di danno – anche se esistessero scarse probabilità che l'evento potesse verificarsi – e non anche alla specifica rappresentazione dell'evento dannoso quale si è poi concretamente verificato in tutta la sua gravità ed estensione);

- in caso di risposta positiva al quesito che precede, la evitabilità dell'evento a seguito di comportamento alternativo diligente da parte dei titolari di posizioni di garanzia. Specificare se l'agente abbia adottato, in una situazione di emergenza, uno dei comportamenti alternativi consentiti, in una situazione nella quale non esistevano elementi conoscitivi per operare la scelta maggiormente idonea, tra le condotte ipotizzabili, ad evitare l'evento.

Riferisca, infine, di ogni ulteriore elemento egli ritenga necessario per l'accertamento dei fatti e comunque utile ai fini di giustizia.

1. Il quesito, oltre che a un consulente tecnico, può essere anche posto direttamente a competente personale della polizia giudiziaria, non necessariamente con le forme degli accertamenti ex art. 359 c.p.p.

2. La raccolta di campioni (di acqua, di aria, di liquidi contaminanti, di porzioni del suolo o del sottosuolo, anche mediante carotaggi) è attività solitamente precedente gli accertamenti tecnici in senso stretto e, in linea di massima, riconducibile alla disciplina degli accertamenti urgenti sui luoghi e sulle cose (posti in essere dalla polizia giudiziaria) ovvero delle ispezioni di luoghi o cose (mezzo di ricerca della prova attribuito al Pubblico Ministero, che può procedervi personalmente o mediante delega alla polizia giudiziaria) e dei conseguenti sequestri probatori di cui agli artt. 246,253 e 354 c.p.p.

3. In ciò consiste l'offesa o la messa in pericolo della pubblica incolumità, comune a tutti i delitti di disastro.

4. Accertamenti necessari per la ipotesi di delitti colposi omissivi impropri.

Commento

L'ambiente, inteso quale bene giuridico unitario di valore costituzionale primario e assoluto, è direttamente tutelato dall'ordinamento in ossequio agli artt. 2,9, comma 2, 32 e 117, Cost. e 37 della Carta di Nizza (Corte cost., n. 151/1986; Corte cost., n. 641/1987 che hanno superato il risalente orientamento in tema di natura frammentaria della tutela ambientale, afferente i beni paesaggistici e culturali, la disciplina contro gli inquinamenti, il governo del territorio).

Anche la sanzione penale contribuisce, nel complesso reticolo normativo di settore, al presidio dell'inderogabile ed elevato livello di tutela ecologica dell'ambiente in cui vive l'uomo (Corte cost., n. 430/1990), che deve ricomprendere “la conservazione, la razionale gestione ed il miglioramento delle condizioni naturali (aria, acque, suolo e territorio in tutte le sue componenti), la esistenza e la preservazione dei patrimoni genetici terrestri e marini, di tutte le specie animali e vegetali che in esso vivono allo stato naturale ed in definitiva la persona umana in tutte le sue estrinsecazioni” (Corte cost., n. 210/1987).

Le fattispecie incriminatrici sono ripartite tra il codice penale (artt. 434 – disastro innominato, 439 – avvelenamento di acque e sostanze alimentari, 452-quaterdecies – attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, 635, comma 2 – danneggiamento, 674 – getto pericoloso di cose, 733-bis – distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto) e la legislazione speciale (in particolare, le molteplici disposizioni del d.lgs. n. 152/2006 in tema di difesa del suolo e tutela delle acque, gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati, tutela dell'aria e riduzione delle emissioni).

Sino alla recente riforma sugli ecodelitti, la norma cardine per i fenomeni di inquinamento massivo con radicali modificazioni dell'ecosistema andava individuata nella fattispecie di disastro innominato ex art. 434 c.p. (declinato quale “disastro ambientale”, in caso di eventi distruttivi di proporzioni straordinarie, idonei a produrre effetti dannosi e gravi, complessi ed estesi ed a cagionare un concreto pericolo per la vita o per l'integrità fisica di un numero indeterminato di persone).

L'art. 1, comma 1, l. n. 68/2015, ha inserito nel libro secondo del codice sostanziale il nuovo titolo VI-bis, dedicato ai delitti contro l'ambiente.

Tra le nuove fattispecie spiccano l'inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.) e il disastro ambientale (art. 452-quater c.p.).

Il primo delitto punisce quelle abusive condotte di compromissione o un deterioramento significativi e misurabili

- delle acque;

- dell'aria;

- di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;

- di un ecosistema;

- della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.

La natura necessariamente abusiva della condotta comprende non soltanto i comportamenti tenuti in assenza delle prescritte autorizzazioni o sulla base di autorizzazioni scadute o palesemente illegittime o comunque non commisurate alla tipologia di attività richiesta, ma anche quelli posti in essere in violazione di leggi statali o regionali, ancorché non strettamente pertinenti al settore ambientale, ovvero di prescrizioni amministrative. Pertanto, ai fini dell'integrazione del reato, non è necessario che sia autonomamente e penalmente sanzionata la condotta causante la compromissione o il deterioramento richiesti dalla norma (Cass. III, n. 15865/2017, in tema di inquinamento di un corso d'acqua cagionato da un accumulo di reflui provenienti da un impianto di depurazione privo di autorizzazione allo scarico, penalmente irrilevanti singolarmente considerati, essendo inferiori ai valori limite stabiliti nel d.lgs. n. 152/2006. Ad analoghe conclusioni, era pervenuta anche Cass. III, n. 46170/2016, relativa a una fattispecie di inquinamento di acque marine, derivante da un'attività di bonifica di fondali effettuata in spregio delle relative prescrizioni progettuali). 

Il delitto in questione è un reato di danno, che postula un evento di danneggiamento che consiste in un'alterazione, significativa e misurabile (seppure non irreversibile: cfr. Cass. III, n. 10515/2016), della originaria consistenza della matrice ambientale o dell'ecosistema e nello specifico

- nel caso del “deterioramento”, in uno squilibrio strutturale, da cui discende una riduzione apprezzabile del valore del bene o un impedimento anche parziale dell'uso o la necessità, ai fini del ripristino, di operazioni non agevoli;

- nel caso della “compromissione”, in uno squilibrio funzionale che attiene alla relazione del bene aggredito con l'uomo e ai bisogni o interessi che il bene medesimo deve soddisfare. (Cass. III, n. 15865/2017, che ha ritenuto l'evento di danno – che non richiede neppure in astratto i connotati della irreversibilità – perfezionato nella ridotta utilizzazione di un corso d'acqua in conformità alla sua destinazione, quale diretta conseguenza della condotta di inquinamento). 

Per la punibilità del reato in oggetto, essendo a dolo generico, è sufficiente la consapevolezza di poter determinare un inquinamento ambientale; tale delitto, pertanto, è punibile anche a titolo di dolo eventuale (Cass. III, n. 26007/2019).

La pena è aumentata quando l'inquinamento è prodotto in un'area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico (art. 452-bis, comma 2, c.p.) e quando dall'inquinamento derivano, quale conseguenza non voluta dal reo, morte o lesioni personali a taluno (art. 452-ter c.p.).

La Corte di Cassazione ha ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 452-bis c.p. per contrasto con gli artt. 25 Cost. e 7 CEDU sotto il profilo della sufficiente determinatezza della fattispecie, in quanto le espressioni utilizzate per descrivere il fatto vietato sono sufficientemente univoche, sia per quanto riguarda gli eventi che rimandano ad un fatto di danneggiamento e per i quali la specificazione che devono essere "significativi" e "misurabili" esclude che vi rientrino quelli che non incidono apprezzabilmente sul bene protetto, sia per quanto attiene all'oggetto della condotta precisamente descritto ai nn. 1) e 2) della norma incriminatrice (Cass. III, n. 9736/2020).

Il nuovo delitto di disastro ambientale è invece caratterizzato, alternativamente

- dalla alterazione dell'equilibrio di un ecosistema

o irreversibile;

o la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali;

- dall'offesa alla pubblica incolumità, in ragione della rilevanza del fatto per l'estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo.

Dunque, quando la compromissione o il deterioramento dell'ecosistema, già di per sé sanzionati dall'art. 452-bis c.p., diventano irreversibili, è integrato il più grave delitto di disastro ambientale (Cass. III, n. 15865/2017).

Questa fattispecie di nuovo conio occupa, a far data dalla sua entrata in vigore, quasi esattamente la stessa collocazione sistematica in precedenza attribuita al disastro ambientale “innominato” di cui all'art. 434 c.p. Quest'ultima norma incriminatrice continua a trovare applicazione nei processi in corso per fatti commessi prima della Novella, in forza della clausola di riserva contenuta nell'art. 452-quater c.p. (“Fuori dai casi previsti dall'articolo 434”: cfr. Cass. I, n. 58023/2017).

L'art. 452-quinquies c.p. estende la punibilità dei due delitti in questione ai fatti sorretti dalla sola colpa, anche quando dalle condotte in questione derivi non uno dei suddetti eventi di danno ma il semplice pericolo di una sua verificazione. La Corte di Cassazione ha precisato che, ai fini della configurabilità del delitto di disastro ambientale colposo è necessario che l'attività di contaminazione di siti destinati ad insediamenti abitativi o agricoli con sostanze pericolose per la salute umana assuma connotazioni di durata, ampiezza e intensità tali da risultare in concreto straordinariamente grave e complessa, mentre non è necessaria la prova di immediati effetti lesivi sull'uomo (Cass. IV, n. 46876/2019).

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