Conferimento incarico all'investigatore privato autorizzato a svolgere investigazioni difensive (art. 327-bis)InquadramentoTra i soggetti di cui il difensore può avvalersi per lo svolgimento delle investigazioni difensive l'art. 327-bis c.p.p. indica l'investigatore privato autorizzato, il quale agisce in conformità delle direttive del titolare della funzione investigativa. Si tratta di un ausiliario di primario rilievo, il ricorso al quale consente molto spesso di svolgere attività investigative anche atipiche. FormulaLuogo e data ... Al Sig. ... (Investigatore Privato) ... via ..., n. ... c.a.p. ... città ... Oggetto: lettera di conferimento di incarico investigativo ex art. 327-bis c.p.p. Nella qualità di difensore di fiducia del Sig. ..., nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ... persona sottoposta alle indagini nell'ambito del procedimento penale n. .... Iscritto dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di ... per la seguente ipotesi di reato: ..., mediante la presente La incarico di svolgere le opportune investigazioni al fine di individuare fonti di prova a favore del mio su indicato assistito. A tale scopo faccio presente che .... Colgo l'occasione per invitarla, nell'espletamento del predetto incarico: a. ad attenersi alle disposizioni di legge sulle indagini difensive, incluse quelle in materia di tutela dei dati personali; b. a comunicare senza ritardo le notizie e i risultati delle indagini e a trasmettere l'eventuale documentazione soltanto al sottoscritto difensore o al suo sostituto; c. a rifiutare, salva specifica autorizzazione scritta dello scrivente, ogni altro incarico relativo o connesso alla vicenda alla quale attiene quello come sopra conferito. In attesa di ricevere relazione scritta sull'esito delle indagini entro e non oltre il ... corredata dalla nota delle spese sostenute ed onorari, invio distinti saluti. (Avv. ... ) CommentoLe investigazioni difensive L'art. 327-bis, comma 1, c.p.p., come è noto, stabilisce che, fin dal momento dell'incarico professionale – risultante, precisa la norma, da atto scritto – il difensore ha la facoltà di svolgere investigazioni per ricercare ed individuare elementi di prova a favore del proprio assistito. La norma fissa, dunque, un principio di carattere generale dal quale è possibile fare emergere un vero e proprio diritto della parte privata di svolgere investigazioni a tutela della propria posizione processuale. Allo stesso modo, l'art. 327-bis c.p.p. prevede che l'attività di ricerca e individuazione di elementi di prova a favore dell'assistito venga esercitata dal difensore – fin dal momento dell'incarico professionale risultante, precisa la norma, da atto scritto – ovvero su suo incarico, dal sostituto, da investigatori privati autorizzati e, quando sono necessarie specifiche competenze, da consulenti tecnici. La catalogazione contenuta nella disposizione induce ad escludere, da un lato, che le investigazioni difensive possano essere svolte direttamente dalla persona alla quale l'attività difensiva si riferisce, dall'altro, la configurabilità di un autonomo potere investigativo del sostituto, dell'investigatore privato ovvero del consulente tecnico, sulla base di un incarico direttamente conferito dall'assistito. La possibilità di avvalersi di collaboratori nell'espletamento dell'attività investigativa assume un ruolo centrale nell'organizzazione di essa, poiché consente al difensore di modulare l'intervento di soggetti variamente specializzati a seconda delle necessità e delle caratteristiche della specifica investigazione. La finalità perseguita dal legislatore è, senza dubbio, quella di fornire alla difesa un ausilio che sopperisca, almeno in parte, alla disparità operativa con l'accusa, la quale, come è noto, ha a disposizione ben altri mezzi, poteri e strutture, anche se dall'art. 327-bis, comma 1, c.p.p. emerge, comunque, la posizione di “supremazia” del difensore nell'ambito dell'ufficio difensivo, nel senso che egli è il solo titolare del “diritto di investigazione”, anche qualora ritenga opportuno avvalersi dell'opera di sostituti, investigatori privati o consulenti tecnici, delegando loro le investigazioni. È chiaro che il difensore, quale titolare della funzione investigativa, deve, in sede di conferimento dell'incarico, definire i limiti di esso, secondo una connotazione che se, da un lato, non può sostanzialmente comprimere le iniziative degli ausiliari entro margini ristrettissimi, dall'altro non può lasciare una sorta di delega in bianco, dell'esercizio della quale il difensore sarebbe comunque responsabile. Gli investigatori privati autorizzati Gli investigatori privati devono essere autorizzati dall'apposito provvedimento prefettizio emesso previo accertamento della specifica esperienza professionale. L'intervento dell'investigatore è subordinato al conferimento dell'incarico scritto da parte del difensore, che deve indicare in maniera specifica il procedimento penale nonché i principali elementi di fatto che giustificano le indagini e il termine entro cui se ne possa prevedere la conclusione. All'investigatore, con il conferimento dell'incarico, viene inibito di intraprendere di propria iniziativa altre ricerche ed ha l'obbligo di eseguire le attività personalmente e di riferire al difensore periodicamente sull'andamento delle indagini. L'art. 222 disp. att. c.p.p. stabilisce che fino all'approvazione della nuova disciplina sugli investigatori privati, l'autorizzazione a svolgere le attività indicate nell'art. 327-bis c.p.p. è rilasciata dal prefetto agli investigatori che abbiano maturato una specifica esperienza professionale che garantisca il corretto esercizio dell'attività. In deroga a quanto previsto dall'art. 135, r.d. n. 773/1931, l'incarico è iscritto in uno speciale registro, in cui sono annotate: a) le generalità e l'indirizzo del difensore committente; b) la specie degli atti investigativi richiesti; c) la durata delle indagini, determinata al momento del conferimento dell'incarico. |