Ordinanza che dispone la sospensione dall'esercizio della potestà genitorialeInquadramentoCon questo provvedimento il Giudice può privare l'indagato/imputato, per un certo periodo di tempo, dei diritti inerenti la potestà genitoriale. Il provvedimento è emesso inaudita altera parte, su richiesta del Pubblico Ministero. Per la sua adozione occorre motivare in merito alla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza del reato per un reato punito con pena non inferiore nel massimo a tre anni di reclusione e di almeno una delle tre esigenze cautelari tipizzate dall'art. 274 c.p.p.: a) inquinamento probatorio; b) pericolo di fuga; c) pericolo di reiterazione dei delitti della stessa specie di quelli per cui si procede. Il limite dei tre anni può essere superato nel caso in cui si proceda per un delitto contro la libertà sessuale o per il delitto di cui all'art. 571 c.p. commesso in danno di un congiunto. FormulaTRIBUNALE PENALE DI ... UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI ORDINANZA CHE DISPONE LA SOSPENSIONE DALL'ESERCIZIO DELLA RESPONSABILITÀ GENITORIALE – art. 288 c.p.p. – Il Giudice Letti gli atti del procedimento penale indicato in epigrafe, nei confronti di: 1. ..., nato il ... a ..., residente in ..., difeso di ufficio/fiducia dall'Avv. ... del Foro di ...; 2. ..., nata il ... a ..., residente in ..., difesa di ufficio/fiducia dall'Avv. ... del Foro di ...; per il reato previsto e punito dall'art. ..., per i reati previsti e puniti dagli artt. .... In ... Commesso/Accertato in ..., il .... Ritenuto che sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato per cui si procede, in particolare (indicare gli elementi indiziari, tenendo conto del tempo trascorso dalla commissione del fatto - art. 292, comma 2, lett. c), c.p.p.); che sussiste altresì l'esigenza (indicare una delle esigenze cautelari dell'art. 274 c.p.p.); che (indicare perché ogni altra misura è inadeguata alla tutela delle esigenze cautelari) l'unica misura cautelare idonea alla protezione delle esigenze cautelari sopra menzionate è quella della sospensione dall'esercizio della potestà genitoriale. Per Questi Motivi Dispone a carico di ... la misura interdittiva della sospensione dall'esercizio della potestà genitoriale per la durata di .... Ordina agli ufficiali ed agenti di P.G. di procedere all'immediata notifica del presente provvedimento all'indagato/imputato. Visto l'art. 92 disp. att. c.p.p., manda alla Cancelleria di trasmettere immediatamente la presente ordinanza al Pubblico Ministero che ne curerà l'esecuzione. Manda, altresì, alla Cancelleria di effettuare tempestivamente, e comunque prima dell'interrogatorio di garanzia, ai difensori l'avviso di deposito di cui all'art. 293 c.p.p. Luogo e data ... Il Giudice per le indagini preliminari ... Firma ... CommentoLe misure cautelari personali sono provvedimenti del Giudice – in forma di ordinanza – con cui si comprime la libertà dell'indagato al fine di proteggere (cautelare) il procedimento penale nella fase di accertamento che precede il passaggio in giudicato della sentenza di condanna. Anche le misure interdittive, come già quelle coercitive, costituiscono una sorta di anticipazione della pena. Le pene finali di cui le misure interdittive costituiscono, nel senso prima precisato, una sorta di “anticipazione” sono in particolare le pene accessorie previste dagli artt. 28 e ss. c.p. Il legame risale ad epoca antecedente l'emanazione del codice di procedura penale del 1989: l'art. 140 c.p. prevedeva infatti la possibilità di applicazione provvisoria delle pene accessorie. Oggi la norma più importante che attesta lo stretto rapporto tra misure interdittive e pene accessorie è rinvenibile in sede di esecuzione, nell'art. 662, comma 2, c.p.p., che recita: “Quando alla sentenza di condanna consegue una delle pene accessorie previste dagli artt. 28,30,32-bis e 34 c.p., per la determinazione della relativa durata si computa la misura interdittiva corrispondente, eventualmente disposta a norma degli artt. 288, 289 e 290”. Da questa norma possono ricavarsi le seguenti indicazioni: a) non tutte le pene accessorie hanno un corrispondente cautelare, ma solo quelle degli artt. 28,30,32-bis e 34 c.p. Non esiste, in particolare, alcuna misura interdittiva che anticipi ad esempio l'interdizione legale (art. 32), l'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione (32-ter), l'estinzione del rapporto di lavoro (32-quinquies). b) Per calcolare la pena durata della pena accessoria da scontare si calcola la misura interdittiva già applicata, con un meccanismo analogo a quello vigente per le misure coercitive custodiali (c.d. presofferto). Come si desume dal comma 2 dell'art. 662 c.p.p., le misure interdittive corrispondono dunque nel loro contenuto alle pene accessorie, sia pure limitatamente a quelle previste dagli artt. 28,30,32-bis e 34 c.p., nel senso che sono poste a tutela di uno stesso bene giuridico e intervengono in presenza di particolari situazioni soggettive oggetto di abuso o violazione. Rispetto alle seconde, consistenti - come noto - in vere e proprie sanzioni che possono seguire alla condanna, le misure interdittive hanno esclusivamente finalità cautelare ed hanno preso il posto della provvisoria applicazione delle pene accessorie. Può dunque operarsi un parallelo nel modo seguente: - la sospensione dall'esercizio della potestà genitoriale (288 c.p.p.) è un'anticipazione della decadenza dalla responsabilità genitoriale prevista all'art. 34 c.p.; - la sospensione dall'esercizio di un pubblico servizio (289 c.p.p.) corrisponde all'interdizione dai pubblici uffici (art. 28 c.p.); - il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali (290 c.p.p.) all'interdizione da una professione o da un'arte (art. 30 c.p.) ed all'interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese (32-bis c.p.). Per un'analisi delle caratteristiche delle misure interdittive e per evidenziare la differenza con quelle coercitive occorre dunque fare riferimento al criterio letterale, che porta ad evidenziare un primo importante dato di partenza: si tratta di misure in cui la cautela delle indagini e dell'accertamento processuale non è attuata costringendo l'indagato a determinate limitazioni della sua libertà personale ma interdicendo a questi l'esercizio di alcuni diritti o potestà. È dunque logico ritenere che la ragione dell'intervento del Giudice sia la seguente: il Giudice ravvisa nell'esercizio di alcuni diritti o potestà dell'individuo il pericolo di un danno per la collettività, o per le indagini medesime, nel senso che proprio tali diritti o potestà siano l'occasione o lo strumento per la commissione di determinati reati. Scorrendo l'elenco delle misure cautelari interdittive si nota infatti che a ciascuna di esse è ricollegato un determinato tipo di delitti, ciò che marca un'ulteriore differenza strutturale e funzionale rispetto alle misure cautelari coercitive che sono invece riferibili a qualsiasi delitto. Le misure coercitive sono dunque universali, quelle interdittive specificamente dirette alla protezione delle esigenze cautelari di determinati tipi di reati. Per un'analisi delle caratteristiche delle misure interdittive e per evidenziare la differenza con quelle coercitive occorre dunque fare riferimento al criterio letterale, che porta ad evidenziare un primo importante dato di partenza: si tratta di misure in cui la cautela delle indagini e dell'accertamento processuale non è attuata costringendo l'indagato a determinate limitazioni della sua libertà personale ma interdicendo a questi l'esercizio di alcuni diritti o potestà. È dunque logico ritenere che la ragione dell'intervento del Giudice sia la seguente: il Giudice ravvisa nell'esercizio di alcuni diritti o potestà dell'individuo il pericolo di un danno per la collettività, o per le indagini medesime, nel senso che proprio tali diritti o potestà siano l'occasione o lo strumento per la commissione di determinati reati. Scorrendo l'elenco delle misure cautelari interdittive si nota infatti che a ciascuna di esse è ricollegato un determinato tipo di delitti, ciò che marca un'ulteriore differenza strutturale e funzionale rispetto alle misure cautelari coercitive che sono invece riferibili a qualsiasi delitto. Le misure coercitive sono dunque universali, quelle interdittive specificamente dirette alla protezione delle esigenze cautelari di determinati tipi di reati. In quanto species del genus delle misure cautelari, le misure interdittive richiedono i requisiti previsti dagli artt. 272 e ss. c.p.p.: gravi indizi di colpevolezza ed esigenze cautelari. La peculiarità delle misure interdittive, che come si è detto sono specificamente ritagliate per uno o più tipologie di delitti specificamente individuati, fa sì che abbiano particolare rilevanza in questo caso le esigenze cautelari connesse al pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie (274, lett. c), proprio perché con l'adozione di una misura interdittiva si tende a privare il soggetto sottoposto alla cautela della capacità di svolgere quell'attività il cui abuso ha reso possibile la realizzazione della fattispecie criminosa contestata. Può dunque affermarsi che le misure in parola, per il loro contenuto omogeneo a quello della violazione contestata, precludono all'imputato la possibile reiterazione di un comportamento criminoso direttamente collegato con l'attività il cui svolgimento viene in radice interdetto. Nell'adozione della misura la valutazione del Giudice dovrà dunque avere riguardo alla natura del reato oggetto dell'imputazione, al fine di verificarne la connessione con lo svolgimento di determinate attività o professioni, la cui interdizione diventa necessaria e sufficiente per soddisfare le esigenze cautelari del caso concreto. Durata delle misure interdittive Come già rilevato in precedenza, una delle modifiche di maggior rilievo della l. n. 47/2015 è stata l'ampliamento della durata delle misure interdittive, modifica indispensabile per rendere effettivamente praticabile questo strumento: l'originaria durata di due mesi era avvertita come serio ostacolo alla effettività dello scopo di tutela delle indagini. A riprova, si consideri che la Cassazione ha precisato che la sostituzione di una misura cautelare personale con altra di natura interdittiva comporta la sopravvenuta inammissibilità del riesame in precedenza richiesto, per carenza di interesse atteso che tal sostituzione è sostanzialmente satisfattiva dei desiderata dell'impugnante. La nuova formulazione dell'art. 308, comma 2, c.p.p. prevede oggi che “le misure interdittive non possono avere durata superiore a dodici mesi”: la durata minima è dunque rimessa alla discrezionalità del Giudice. È inoltre possibile il rinnovo per ulteriori dodici mesi se la misura interdittiva è disposta per esigenze probatorie. I nuovi limiti di durata possono dunque potenzialmente coprire l'intera fase delle indagini preliminari, garantendo una reale e perdurante protezione alle stesse. La esplicita previsione della possibilità di rinnovazione nei soli casi in cui la misura è stata emanata in relazione alle esigenze cautelari previste dalla lettera a dell'art. 274 del c.p.p. porta all'automatica esclusione di analoga possibilità negli altri casi. La rinnovazione delle misure interdittive è dunque prevista solo nel caso in cui siano state emanate per esigenze probatorie: le misure interdittive per reiterazione dei delitti e per pericolo di fuga non sono rinnovabili. Non esiste peraltro la possibilità di applicare l'art. 305 c.p.p. in tema di proroga della misura cautelare, proprio perché per le misure interdittive è stata prevista la possibilità di rinnovazione. L'art. 308, comma 2 prevale come norma speciale sulla generale previsione dell'art. 305 c.p.p. Quanto al termine iniziale, esso comincia a decorrere dalla sua esecuzione, indipendentemente dall'essere stata o meno tale misura preceduta da altra più grave. La prima misura interdittiva prevista dal nostro codice di procedura penale è la sospensione dall'esercizio della potestà genitoriale. La pena accessoria a cui fa riferimento è quella prevista dall'art. 34 c.p., che prevede due istituti distinti: a) la decadenza dalla potestà genitoriale in caso di condanna per casi previsti dalla legge; b) la sospensione dalla potestà genitoriale, che segue alla condanna per “delitti commessi con abuso della responsabilità genitoriale” e dura il doppio della pena inflitta. La differenza tra le due ipotesi è che una (la decadenza) è definitiva, l'altra provvisoria; entrambi gli effetti (decadenza e sospensione) possono essere anticipati in via cautelare mediante la misura interdittiva prevista dall'art. 288 c.p.p. Quali sono i casi previsti dalla legge a cui si riferisce l'art. 34 c.p.? Innanzitutto l'interdizione legale (art. 32 c.p.) che consegue all'ergastolo: l'art. 32, comma 2, c.p. prevede appunto che “la condanna all'ergastolo importa anche la decadenza dalla responsabilità genitoriale”. La decadenza è poi prevista per il condannato per incesto (art. 564 c.p.), e per i delitti contro lo stato di famiglia: supposizione o soppressione di stato (566 c.p.), alterazione di stato (567 c.p.), occultamento di stato di un figlio (568 c.p.). Infine, è prevista come pena accessoria per tutti i casi di pedopornografia ma solo “quando la qualità di genitori è prevista quale circostanza aggravante del reato” (art. 600-septies, 2, c.p.). Analoga previsione è oggi stata inserita per i delitti contro la libertà sessuale dall'art. 609-nonies c.p. In merito, è stato specificato che “In caso di condanna per il reato di violenza sessuale aggravata in danno di figlia minorenne, la pena accessoria della perdita della potestà genitoriale va disposta solo quando la qualità di genitore della vittima sia elemento costitutivo o circostanza aggravante del predetto reato”. L'art. 34, comma 2, c.p. si occupa invece della sospensione, prevedendo che “la condanna per delitti commessi con abuso della responsabilità genitoriale importa la sospensione dall'esercizio di essa per un periodo di tempo pari al doppio della pena inflitta”. Vi sono poi altre norme che prevedono la sospensione dalla potestà genitoriale come pena accessoria. L'art. 98 c.p. prevede la sospensione della potestà genitoriale per i minorenni se condannati a pene superiori a cinque anni, dunque nei casi più gravi. L'art. 32, comma 2, c.p. in tema di interdizione legale dispone poi che “il condannato alla reclusione per un periodo non inferiore a cinque anni è, durante la pena, in stato di interdizione legale; la condanna produce altresì, durante la pena, la sospensione dall'esercizio della responsabilità genitoriale, salvo che il Giudice disponga altrimenti”. In merito la Cassazione ha precisato che il Giudice, se vuole disporre altrimenti, deve indicarlo esplicitamente nella motivazione, non potendosi la mancata previsione su tale pena accessoria in dispositivo essere interpretata come volontà di non applicazione. Naturalmente ciò non vuol dire che ogni volta che si procede per reati puniti con pena superiore a cinque anni il Giudice potrebbe applicare questa misura interdittiva. In merito va infatti ricordato che “le misure interdittive previste dagli artt. 288,289 e 290 c.p.p. non possono trovare applicazione al di fuori di reati in cui le qualità soggettive sospese rilevano in modo specifico, quali particolari modalità della condotta criminosa od in funzione del bene giuridico protetto dai singoli reati ai quali si riferiscono le dette disposizioni. (Cass. VI, n. 1088/1992). |