Ordinanza che dispone il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali

Costantino De Robbio

Inquadramento

Con questo provvedimento il Giudice può interdire l'indagato/imputato, per un certo periodo di tempo, dall'esercizio di determinate attività imprenditoriali.

Il provvedimento è emesso inaudita altera parte, su richiesta del Pubblico Ministero.

Per la sua adozione occorre motivare in merito alla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza del reato per un reato punito con pena non inferiore nel massimo a tre anni di reclusione e di almeno una delle tre esigenze cautelari tipizzate dall'art. 274 c.p.p.: a) inquinamento probatorio; b) pericolo di fuga; c) pericolo di reiterazione dei delitti della stessa specie di quelli per cui si procede.

Il limite dei tre anni può essere superato nel caso in cui si proceda per un delitto contro l'incolumità pubblica, l'industria e il commercio ovvero per qualche delitto previsto in materia di società o consorzi o per i delitti di turbativa d'asta, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, falsa perizia, patrocinio infedele e altre infedeltà del patrocinatore e del consulente tecnico.

Formula

TRIBUNALE PENALE DI ...

UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI

ORDINANZA CHE DISPONE IL DIVIETO TEMPORANEO DI ESERCITARE DETERMINATE ATTIVITÀ PROFESSIONALI O IMPRENDITORIALI

art. 290 c.p.p.

Il Giudice

Letti gli atti del procedimento penale indicato in epigrafe, nei confronti di:

1. ..., nato il ... a ..., residente in ..., difeso di ufficio/fiducia dall'Avv. ... del Foro di ...;

2. ..., nata il ... a ..., residente in ..., difesa di ufficio/fiducia dall'Avv. ... del Foro di ...;

per il reato previsto e punito dall'art. ...;

per i reati previsti e puniti dagli artt. ....

In ... Commesso/Accertato in ..., il ....

Ritenuto che sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato per cui si procede, in particolare ... (indicare gli elementi indiziari, tenendo conto del tempo trascorso dalla commissione del fatto - art. 292, comma 2, lettera c), c.p.p.);

che sussiste altresì l'esigenza (indicare una delle esigenze cautelari dell'art. 274 c.p.p.);

che ... (indicare perché ogni altra misura è inadeguata alla tutela delle esigenze cautelari) l'unica misura cautelare idonea alla protezione delle esigenze cautelari sopra menzionate è quella della sospensione dall'esercizio dell'ufficio (o del servizio) pubblico.

Per Questi Motivi

Dispone a carico di ... la misura interdittiva del divieto di esercitare l'attività (indicare l'attività imprenditoriale o la professione) per la durata di ....

Ordina agli ufficiali ed agenti di P.G. di procedere all'immediata notifica del presente provvedimento all'indagato/imputato.

Visto l'art. 92 disp. att. c.p.p., manda alla Cancelleria di trasmettere immediatamente la presente ordinanza al Pubblico Ministero che ne curerà l'esecuzione.

Manda, altresì, alla Cancelleria di effettuare tempestivamente, e comunque prima dell'interrogatorio di garanzia, ai difensori l'avviso di deposito di cui all'art. 293 c.p.p.

Luogo e data ...

Il Giudice per le indagini preliminari

Firma ...

Commento

Le misure cautelari personali sono provvedimenti del Giudice – in forma di ordinanza – con cui si comprime la libertà dell'indagato al fine di proteggere (cautelare) il procedimento penale nella fase di accertamento che precede il passaggio in giudicato della sentenza di condanna.

Anche le misure interdittive, come già quelle coercitive, costituiscono una sorta di anticipazione della pena.

Le pene finali di cui le misure interdittive costituiscono, nel senso prima precisato, una sorta di “anticipazione” sono in particolare le pene accessorie previste dagli artt. 28 e ss. c.p.

Il legame risale ad epoca antecedente l'emanazione del codice di procedura penale del 1989: l'art. 140 c.p. prevedeva infatti la possibilità di applicazione provvisoria delle pene accessorie.

Oggi la norma più importante che attesta lo stretto rapporto tra misure interdittive e pene accessorie è rinvenibile in sede di esecuzione, nell'art. 662, comma 2, c.p.p., che recita: “Quando alla sentenza di condanna consegue una delle pene accessorie previste dagli artt. 28,30,32-bis e 34 c.p., per la determinazione della relativa durata si computa la misura interdittiva corrispondente, eventualmente disposta a norma degli artt. 288, 289 e 290”.

Da questa norma possono ricavarsi le seguenti indicazioni:

a) non tutte le pene accessorie hanno un corrispondente cautelare, ma solo quelle degli artt. 28,30,32-bis e 34 c.p. Non esiste, in particolare, alcuna misura interdittiva che anticipi ad esempio l'interdizione legale (art. 32), l'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione (32-ter), l'estinzione del rapporto di lavoro (32-quinquies).

b) Per calcolare la pena durata della pena accessoria da scontare si calcola la misura interdittiva già applicata, con un meccanismo analogo a quello vigente per le misure coercitive custodiali (c.d. presofferto).

Come si desume dal comma 2 dell'art. 662 c.p.p., le misure interdittive corrispondono dunque nel loro contenuto alle pene accessorie, sia pure limitatamente a quelle previste dagli artt. 28,30,32-bis e 34 c.p., nel senso che sono poste a tutela di uno stesso bene giuridico e intervengono in presenza di particolari situazioni soggettive oggetto di abuso o violazione. Rispetto alle seconde, consistenti - come noto - in vere e proprie sanzioni che possono seguire alla condanna, le misure interdittive hanno esclusivamente finalità cautelare ed hanno preso il posto della provvisoria applicazione delle pene accessorie.

Può dunque operarsi un parallelo nel modo seguente:

- la sospensione dall'esercizio della potestà genitoriale (288 c.p.p.) è un'anticipazione della decadenza dalla responsabilità genitoriale prevista all'art. 34 c.p.;

- la sospensione dall'esercizio di un pubblico servizio (289 c.p.p.) corrisponde all'interdizione dai pubblici uffici (art. 28 c.p.);

- il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali (290 c.p.p.) all'interdizione da una professione o da un'arte (art. 30 c.p.) ed all'interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese (32-bis c.p.).

Per un'analisi delle caratteristiche delle misure interdittive e per evidenziare la differenza con quelle coercitive occorre dunque fare riferimento al criterio letterale, che porta ad evidenziare un primo importante dato di partenza: si tratta di misure in cui la cautela delle indagini e dell'accertamento processuale non è attuata costringendo l'indagato a determinate limitazioni della sua libertà personale ma interdicendo a questi l'esercizio di alcuni diritti o potestà.

È dunque logico ritenere che la ragione dell'intervento del Giudice sia la seguente: il Giudice ravvisa nell'esercizio di alcuni diritti o potestà dell'individuo il pericolo di un danno per la collettività, o per le indagini medesime, nel senso che proprio tali diritti o potestà siano l'occasione o lo strumento per la commissione di determinati reati.

Scorrendo l'elenco delle misure cautelari interdittive si nota infatti che a ciascuna di esse è ricollegato un determinato tipo di delitti, ciò che marca un'ulteriore differenza strutturale e funzionale rispetto alle misure cautelari coercitive che sono invece riferibili a qualsiasi delitto.

Le misure coercitive sono dunque universali, quelle interdittive specificamente dirette alla protezione delle esigenze cautelari di determinati tipi di reati.

Per un'analisi delle caratteristiche delle misure interdittive e per evidenziare la differenza con quelle coercitive occorre dunque fare riferimento al criterio letterale, che porta ad evidenziare un primo importante dato di partenza: si tratta di misure in cui la cautela delle indagini e dell'accertamento processuale non è attuata costringendo l'indagato a determinate limitazioni della sua libertà personale ma interdicendo a questi l'esercizio di alcuni diritti o potestà.

È dunque logico ritenere che la ragione dell'intervento del Giudice sia la seguente: il Giudice ravvisa nell'esercizio di alcuni diritti o potestà dell'individuo il pericolo di un danno per la collettività, o per le indagini medesime, nel senso che proprio tali diritti o potestà siano l'occasione o lo strumento per la commissione di determinati reati.

Scorrendo l'elenco delle misure cautelari interdittive si nota infatti che a ciascuna di esse è ricollegato un determinato tipo di delitti, ciò che marca un'ulteriore differenza strutturale e funzionale rispetto alle misure cautelari coercitive che sono invece riferibili a qualsiasi delitto.

In quanto species del genus delle misure cautelari, le misure interdittive richiedono i requisiti previsti dagli artt. 272 e ss. c.p.p.: gravi indizi di colpevolezza ed esigenze cautelari.

La peculiarità delle misure interdittive, che come si è detto sono specificamente ritagliate per uno o più tipologie di delitti specificamente individuati, fa sì che abbiano particolare rilevanza in questo caso le esigenze cautelari connesse al pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie (274 lett. c), proprio perché con l'adozione di una misura interdittiva si tende a privare il soggetto sottoposto alla cautela della capacità di svolgere quell'attività il cui abuso ha reso possibile la realizzazione della fattispecie criminosa contestata.

Può dunque affermarsi che le misure in parola, per il loro contenuto omogeneo a quello della violazione contestata, precludono all'imputato la possibile reiterazione di un comportamento criminoso direttamente collegato con l'attività il cui svolgimento viene in radice interdetto.

Nell'adozione della misura la valutazione del Giudice dovrà dunque avere riguardo alla natura del reato oggetto dell'imputazione, al fine di verificarne la connessione con lo svolgimento di determinate attività o professioni, la cui interdizione diventa necessaria e sufficiente per soddisfare le esigenze cautelari del caso concreto.

Durata delle misure interdittive

Come già rilevato in precedenza, una delle modifiche di maggior rilievo della l. 47/2015 è stata l'ampliamento della durata delle misure interdittive, modifica indispensabile per rendere effettivamente praticabile questo strumento: l'originaria durata di due mesi era avvertita come serio ostacolo alla effettività dello scopo di tutela delle indagini.

A riprova, si consideri che la Cassazione ha precisato che la sostituzione di una misura cautelare personale con altra di natura interdittiva comporta la sopravvenuta inammissibilità del riesame in precedenza richiesto, per carenza di interesse atteso che tal sostituzione è sostanzialmente satisfattiva dei desiderata dell'impugnante.

La nuova formulazione dell'art. 308, comma 2, c.p.p. prevede oggi che “le misure interdittive non possono avere durata superiore a dodici mesi”: la durata minima è dunque rimessa alla discrezionalità del Giudice.

È inoltre possibile il rinnovo per ulteriori dodici mesi se la misura interdittiva è disposta per esigenze probatorie.

I nuovi limiti di durata possono dunque potenzialmente coprire l'intera fase delle indagini preliminari, garantendo una reale e perdurante protezione alle stesse.

La esplicita previsione della possibilità di rinnovazione nei soli casi in cui la misura è stata emanata in relazione alle esigenze cautelari previste dalla lett. a) dell'art. 274 c.p.p. porta all'automatica esclusione di analoga possibilità negli altri casi.

La rinnovazione delle misure interdittive è dunque prevista solo nel caso in cui siano state emanate per esigenze probatorie: le misure interdittive per reiterazione dei delitti e per pericolo di fuga non sono rinnovabili.

Non esiste peraltro la possibilità di applicare l'art. 305 c.p.p. in tema di proroga della misura cautelare, proprio perché per le misure interdittive è stata prevista la possibilità di rinnovazione.

L'art. 308, comma 2 prevale come norma speciale sulla generale previsione dell'art. 305 c.p.p.

Quanto al termine iniziale, esso comincia a decorrere dalla sua esecuzione, indipendentemente dall'essere stata o meno tale misura preceduta da altra più grave.

L'ultima delle misure interdittive disciplinate dal nostro codice di procedura penale è il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali.

In particolare, con questa misura cautelare il Giudice ha la possibilità di intervenire nella vita di persone giuridiche ed imprese, interdicendo l'imprenditore dalla attività economica cui è proposto o i componenti degli uffici direttivi di società e persone giuridiche dall'ufficio svolto.

È una misura a tutela della collettività e non delle imprese, e prescinde completamente da ogni profilo di salvaguardia economica o del risparmio e dall'interesse dei dipendenti dell'azienda o dei suoi creditori (elementi centrali, invece, nelle analoghe misure interdittive introdotte dalla l. 231/2001 sulla responsabilità degli enti).

L'intervento del Giudice della cautela avviene in questo caso su un soggetto che espleta la sua attività presso un ente privato, sicché non si agisce con la sospensione da un servizio, ma interdicendo al destinatario determinate attività.

Anche in questo caso, comunque, si anticipano gli effetti di una pena accessoria, quella prevista dall'art. 32-bis c.p.

Si tratta di pena accessoria introdotta con la l. 689/1981 (la nota legge sulla depenalizzazione degli illeciti amministrativi) e prevede l'interdizione degli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; per espressa previsione del secondo comma dell'art. 32-bis “essa consegue ad ogni condanna alla reclusione non inferiore a sei mesi per delitti commessi con abuso dei poteri o violazione dei doveri inerenti all'ufficio”.

Anche in questo caso, per alcuni tipi di delitti la misura interdittiva può essere adottata anche per reati aventi limite edittale inferiore a tre anni.

L'elenco dei reati, spiace rilevare, è in questo caso del tutto illogico ed estremamente eterogeneo: se è infatti comprensibile che vi siano i reati contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio, società e consorzi, non è davvero agevole individuare la ragione che ha spinto il legislatore a prevedere il divieto di esercitare attività di impresa come sanzione accessoria in caso di condanna per un delitto contro l'incolumità pubblica (dal momento che è provato che taluno ha compiuto un danneggiamento seguito da incendio, gli si proibisce di dirigere una società per azioni...), o i reati di patrocinio o consulenza infedele (accertato che taluno ha tradito la sua professione di avvocato, non gli è concesso di fare l'imprenditore).

Anche in questo caso, come già visto a proposito delle altre misure interdittive, un minimo di razionalità del sistema è recuperabile attraverso la giurisprudenza che richiede per l'adozione della misura un collegamento ad esigenze specifiche rinvenibili nel necessario collegamento, almeno potenziale, tra l'attività che si va ad interdire le esigenze cautelari sottese alla misura.

A questo proposito va altresì rilevato che il Giudice è tenuto ad individuare e specificare, in base alle esigenze concrete, l'attività la cui temporanea sospensione si riferisce. Tale giudizio non è sindacabile in sede di legittimità.

In tema di sospensione dall'esercizio di professioni o imprese, il Giudice è tenuto ad individuare e specificare, in base alle esigenze concrete, l'attività cui la temporanea sospensione si riferisce e tale giudizio non è sindacabile in sede di legittimità. Alla stessa esigenza si ricollega la necessità che l'esercizio della specifica attività che ha portato alla commissione del delitto per cui si procede sia ancora reiterabile: in caso di dimissioni o cessazione dall'incarico svolto nell'impresa o nella società privata che aveva costituito l'occasione per la condotta delittuosa non è irrogabile la misura cautelare dell'interdizione dagli uffici direttivi di tutte le imprese, a meno che non si adducano specifiche circostanze fattuali idonee a comprovare il concreto pericolo che l'agente, svolgendo una diversa attività, non collegata con il ruolo precedentemente ricoperto, continui a porre in essere ulteriori condotte analoghe.

Nella prassi, la misura interdittiva in esame ha trovato larga applicazione in campi delicati dell'attività economica ed imprenditoriali, quali gli infortuni sul lavoro e soprattutto le colpe professionali (soprattutto nel delicato settore della cosiddetta colpa medica).

Trattandosi di campi in cui la necessità di intervenire a tutela delle esigenze cautelari si confronta spesso con la delicatezza degli incarichi svolti dagli indagati (si pensi ad un chirurgo sospeso dal servizio ed ai potenziali danni sui pazienti che ha in cura o in lista di attesa per delicati interventi), è richiesta una particolare accuratezza nella valutazione dei parametri applicativi della misura in esame.

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