Richiesta di riesame di un'ordinanza che applica una misura coercitiva (art. 309)

Costantino De Robbio

Inquadramento

Con questo atto il destinatario di una misura cautelare coercitiva, direttamente o tramite il difensore di fiducia o quello di ufficio, può chiedere ad un Tribunale collegiale dedicato a questo tipo di richieste, il Tribunale per il Riesame, di esaminare l'ordinanza emessa dal giudice che procede per provvedere all'annullamento, alla revoca o alla riforma della misura cautelare.

La richiesta va indirizzata, con le forme dell'impugnazione, non al giudice che procede ma sempre al Tribunale per il Riesame, che decide sia sulle ordinanze emesse dal G.I.P. in fase di indagini preliminari che su quelle emesse dal GUP o dal Tribunale dopo l'esercizio dell'azione penale.

Al deposito della richiesta segue l'obbligo da parte del Pubblico Ministero di depositare tutti gli atti a sostegno della richiesta di misura cautelare e per il Tribunale adìto la fissazione di un'udienza dove, nelle forme dell'udienza camerale prevista dall'art. 127 c.p.p., le parti espongono le proprie ragioni e il Tribunale, dopo la camera di consiglio, emette dispositivo dell'ordinanza.

La motivazione, che può essere contestuale analogamente a quanto avviene per le sentenze di merito, viene normalmente “riservata” ed emessa dopo un termine stabilito in camera di consiglio e comunicato alle parti con la lettura del dispositivo.

Formula

AL TRIBUNALE DI....

IN FUNZIONE DI TRIBUNALE DEL RIESAME

RICHIESTA DI RIESAME DI ORDINANZA CAUTELARE COERCITIVA

Il sottoscritto Avv..... del foro di.... con studio in.... via.... nella qualità di difensore di fiducia/di ufficio di....

PREMESSO CHE

con ordinanza emessa in data.... il Giudice delle Indagini Preliminari (oppure il Tribunale di.... in composizione monocratica nella persona del) Dott./Dott.ssa.... ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere (oppure indicare la misura in atto) nei confronti di...., indagato/imputato nel presente procedimento;

che lo stesso trovasi attualmente detenuto in carcere nella casa Circondariale di (oppure indicare luogo ove è detenuto agli arresti domiciliari; nel caso di misure non custodiali omettere questa parte)

Tutto ciò premesso, propone istanza di

RIESAME

Al Giudice avverso la predetta ordinanza, per i seguenti

MOTIVI

(indicare i motivi)

Tutto ciò premesso e con riserva di indicare ulteriori motivi prima dell'inizio della discussione il sottoscritto difensore

CHIEDE

Che il Tribunale adìto voglia ai sensi dell'art. 309 c.p.p. revocare l'ordinanza applicativa della misura cautelare.... per la insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza (e/o delle esigenze cautelari o per violazione dell'art. 275 c.p.p. o altro motivo)

Con ordine di immediata liberazione dell'indagato/imputato o in subordine, riformarla con applicazione nei suoi confronti di una misura meno afflittiva.

Fa espressa riserva di motivi aggiunti e ulteriori deduzioni in udienza.

Si allegano i seguenti documenti.

1)....;

2)....;

3).....

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

Commento

Le misure cautelari personali sono provvedimenti del giudice – in forma di ordinanza – con cui si comprime la libertà personale dell'indagato al fine di proteggere (cautelare) il procedimento penale nella fase di accertamento che precede il passaggio in giudicato della sentenza di condanna.

Dopo l'emissione dell'ordinanza cautelare è prevista una forma speciale di impugnazione: la richiesta di Riesame, che consente al difensore del destinatario della misura di ottenere un nuovo esame del compendio indiziario davanti ad un giudice collegiale ed in contraddittorio.

Il giudizio di riesame è diretto al controllo dei presupposti formali e sostanziali della misura cautelare: con esso sono deducibili soltanto i vizi genetici del provvedimento coercitivo.

Restano esclusi i profili riguardanti la persistenza di gravi indizi e esigenze cautelari.

Anche il Pubblico Ministero è legittimato a proporre riesame avverso il rigetto della richiesta di applicazione della misura coercitiva disposto dal GIP: la richiesta di riesame è dunque a tutti gli effetti un'impugnazione della misura.

L'indagato è peraltro legittimato a proporre riesame anche avverso una misura cautelare custodiale successivamente revocata o di cui è stata dichiarata cessata l'efficacia, ma solo quando egli voglia far valere l'insussistenza delle condizioni di applicazione della misura ab initio, al fine di ottenere la riparazione per ingiusta detenzione.

Non è esperibile il rimedio del riesame avverso le misure cautelare interdittive né contro le ordinanza che applicano una misura diversa da quella richiesta dal Pubblico Ministero.

Per quanto riguarda le ordinanze emesse in sede di convalida dell'arresto e del fermo, va precisato che non è esperibile il rimedio del riesame avverso i provvedimenti di convalida delle misure precautelari adottate.

È invece indubitabile la piena legittimità del riesame avverso le misure cautelari adottate dal giudice all'esito dell'udienza di convalida.

Quando alle modalità di presentazione della richiesta di riesame, l'art. 309, quarto comma c.p.p., come modificato dall'art. 13, comma 1, lett. g), d.lgs. n. 150/2022 (c.d. “riforma Cartabia) fa riferimento alle forme previste per le impugnazioni dal solo artt. 582 c.p.p., non più anche dall'art. 583 c.p.p. è dunque stabilito che la richiesta di riesame possa essere presentata soltanto nella cancelleria del Tribunale per il riesame competente a decidere.

Il termine è di dieci giorni, dalla notificazione dell'avviso di deposito dell'ordinanza: a norma del comma 3-bis, introdotto nel 1995, in tale termine non si computano i giorni per i quali è stato disposto il differimento del colloquio tra indagato e difensore.

Secondo risalente interpretazione giurisprudenziale, è stabilita l'equivalenza alla notifica di qualsiasi altro atto che offra una certezza legale circa la conoscenza effettiva del medesimo da parte del destinatario.

Per il principio del favor rei, quando i termini per indagato e difensore scadono in momenti diversi vale per entrambi quello che scade per ultimo.

In caso di latitanza il termine per l'indagato decorre dalla effettiva conoscenza del provvedimento applicativo della misura cautelare anche se questa non è stata eseguita.

Una volta ricevuta la richiesta di riesame, il Tribunale per il riesame ne dà immediata comunicazione al giudice che procede; quest'ultimo entro il termine perentorio di 5 giorni deve trasmettere al Tribunale per il riesame tutti gli atti presentati a corredo della richiesta di misura cautelare, ma non tutti gli atti del procedimento.

In caso di mancata trasmissione degli atti o di trasmissione incompleta è prevista la perdita di efficacia della misura cautelare.

Devono inoltre essere trasmessi gli atti favorevoli all'indagato sopravvenuti tra l'emissione della misura e la presentazione della richiesta di riesame: tra questi, la giurisprudenza ha esplicitamente incluso le dichiarazioni acquisite in seguito allo svolgimento di indagini difensive, le eventuali dichiarazioni dei coindagati che scagionino l'impugnante, i decreti autorizzativi delle intercettazioni, comprese quelle eseguite in altro procedimento.

L'udienza camerale è preceduta dall'avviso di fissazione dell'udienza che deve essere comunicato alle parti almeno tre giorni prima della celebrazione della stessa.

L'avviso va altresì comunicato al Pubblico Ministero presso il tribunale del riesame ed a quello che ha chiesto la misura cautelare (qualora i due non coincidano).

Fissata l'udienza, tutti gli atti devono essere depositati in cancelleria e messi a disposizione delle parti.

Il Tribunale per il riesame può disporre di ufficio l'acquisizione di atti su cui è basata la misura; le parti dal canto loro possono presentare in udienza ulteriori acquisizioni probatorie.

All'esito della discussione e della camera di consiglio il collegio può dichiarare:

– l'inammissibilità dell'impugnazione;

– l'annullamento o

– la riforma del provvedimento impugnato;

– la conferma del provvedimento.

La riforma è prevista solo in senso favorevole all'indagato: non potrà essere disposto l'aggravamento della misura disposta del giudice.

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