Richiesta di riparazione per ingiusta detenzione (art. 314)

Costantino De Robbio

Inquadramento

Con questo atto chi è stato attinto da una misura cautelare custodiale e dunque privato della libertà personale significativa nell'ambito di un procedimento successivamente conclusosi con sentenza che ha accertato irrevocabilmente che il fatto non sussiste, l'imputato non lo ha commesso o perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato può chiedere una somma a titolo di riparazione per il danno subìto con la custodia cautelare.

Spetta analogo diritto anche ai soggetti condannati qualora si accerti che la misura sia stata emessa o mantenuta in assenza dei presupposti.

Il diritto alla riparazione non spetta se l'imputato ha dato o concorso a dare causa alla misura cautelare con solo o colpa grave.

La richiesta va depositata entro il termine di due anni dalla data dell'irrevocabilità della sentenza che ha assolto o prosciolto (o archiviato) l'imputato o ha accertato l'illegittimità della detenzione.

Formula

ALLA CORTE DI APPELLO DI.... [1]

ISTANZA DI RIPARAZIONE PER INGIUSTA DETENZIONE

Il sottoscritto Avv..... del foro di.... con studio in.... via.... nella qualità di difensore di fiducia/di ufficio di....

PREMESSO CHE

con ordinanza emessa in data.... il Giudice delle Indagini Preliminari (oppure il Tribunale di.... in composizione monocratica nella persona del) Dott./Dott.ssa.... ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere (oppure la misura degli arresti domiciliari) nei confronti di...., indagato/imputato del reato di....;

che in virtù del provvedimento menzionato egli è stato condotto nella Casa Circondariale di.... (oppure al domicilio sito in....) ove è rimasto ristretto dal.... al....;

- con sentenza emessa in data.... il Tribunale di.... con dannava l'imputato alla pena di.... (oppure assolveva l'imputato perché.... indicare la formula di assoluzione o proscioglimento oppure la motivazione del decreto di archiviazione);

che a seguito di appello proposto dal difensore, l'istante è stato assolto perché il fatto non sussiste (oppure indicare la formula di assoluzione) dalla Corte di Appello di.... con sentenza emessa in data.... e conseguentemente rimesso in libertà.

che la pronuncia suddetta è divenuta irrevocabile in data....;

Tutto ciò premesso,

CHIEDE

la riparazione per ingiusta detenzione, per i seguenti

MOTIVI

(indicare i motivi)

Tutto ciò premesso il sottoscritto difensore

CHIEDE

Che l'Eccellentissima Corte di Appello di.... voglia ai sensi degli artt. 645 e ss. c.p.p., previa fissazione dell'udienza in camera di consiglio, disporre con ordinanza la riparazione dell'ingiusta detenzione subìta da.... nella misura di Euro.... oltre interessi di mora e rivalutazione od in quella somma diversa, maggiore o minore, che verrà determinata in corso di procedimento, assegnando all'odierno istante una provvisionale a titolo di alimenti non inferiore a Euro.... [2].

Si allegano i seguenti documenti.

1)....;

2)....;

3).....

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1]La domanda di riparazione per l'ingiusta detenzione è presentata presso la cancelleria della Corte di appello nel cui distretto è stata pronunciata la sentenza o il provvedimento di archiviazione che ha definito il procedimento (art. 102 disp. att. c.p.p.).

[2]Se a causa dell'adozione della misura cautelare in esame il destinatario ha perso il lavoro ha diritto, oltre al risarcimento del danno, alla reitegrazione nel posto di lavoro (art. 102-bis disp. att. cp.p.).

Commento

La libertà personale è un bene tutelato dalla Costituzione e ritenuto un diritto inviolabile: le misure cautelari personali costituiscono la doverosa eccezione prevista e disciplinata dalla legge, che le prevede come provvedimenti del giudice – in forma di ordinanza – con cui si comprime la libertà dell'indagato al fine di proteggere (cautelare) il procedimento penale nella fase di accertamento che precede il passaggio in giudicato della sentenza di condanna.

Nel momento in cui la misura è emessa deve dunque essere verificata sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari.

Non sempre la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza porta ad un'affermazione di responsabilità: all'esito del processo l'imputato sottoposto a misura cautelare può essere assolto o prosciolto per motivi formali (prescrizione del reato, amnistia ecc.) o di merito.

Anche se trattasi di evento piuttosto raro, potrebbe inoltre verificarsi che il Pubblico Ministero, dopo avere ottenuto una misura cautelare personale, decida alla luce degli ulteriori sviluppi dell'indagine di chiedere l'archiviazione.

In tutti i casi in cui la privazione della libertà personale si rivela ex post ingiustificata perché si accerta l'estraneità del destinatario al fatto di reato di cui era accusato o perché comunque il procedimento penale non si conclude con la sua condanna si ha diritto ad un indennizzo per la custodia cautelare subìta.

Il diritto alla riparazione può risultare da situazioni di carattere sostanziale o formale: le prime sono disciplinate dal primo comma dell'art. 314 c.p.p., le seconde dal secondo comma della stessa norma.

Non importa se si sia pervenuti ad una pronuncia di sentenza o di proscioglimento in primo grado o in grado di appello dopo una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di prime cure: ciò che conta è che la sentenza che assolve o proscioglie l'imputato si irrevocabile, cioè che l'ultima e definitiva pronuncia emessa dall'autorità giudiziaria competente sia in senso favorevole all'imputato..

Né ha rilievo che alla pronuncia di assoluzione o di proscioglimento si arrivi con formula “piena” o per insufficienza o contradditorietà degli elementi raccolti (ex art. 530, comma 2 c.p.p. o 425, comma 3 c.p.p.).

La Corte Costituzionale ha chiarito che la riparazione per ingiusta detenzione spetta anche nel caso di arresto in flagranza e fermo e nei casi di ingiusta detenzione sofferta per ordine di esecuzione erroneo, così come nel caso di ordine di carcerazione inizialmente legittimo che, per un fatto sopravvenuto alla sua emanazione, diviene illegittimo.

Il giudice dovrà verificare se la detenzione, per quanto ingiusta, non sia dovuta a dolo o colpa grave dello stesso imputato.

Il dolo consiste nel fatto di chi abbia fittiziamente creato le condizioni per essere sottoposto a misura cautelare allo scopo di ottenere la riparazione per ingiusta detenzione e ottenere un lucro economico.

Più sfuggente il concetto di colpa grave, che va individuato in quei comportamenti che, pur tesi ad altri risultati, pongano in essere per macroscopica negligenza, imprudenza, imperizia, trascuratezza inosservanza di leggi regolamenti e discipline una situazione tale da costituire non una voluta ma prevedibile ragione di intervento dell'autorità giudiziaria che conseguentemente adotti una misura cautelare personale.

In seguito alla modifica dell'art. 314 c.p.p. ad opera dell'art. 4, comma 1, lett. b), d.lgs. n. 188/2021, il comportamento reticente tenuto dall'indagato in sede di interrogatorio, ove causalmente rilevante sulla determinazione cautelare, incide sull'accertamento dell'eventuale colpa grave ostativa al riconoscimento del diritto alla riparazione, in quanto condotta equivoca ed ambigua non equiparabile al silenzio serbato nell'esercizio delle facoltà difensive.

Tra gli esempi rinvenibili nella pratica, il rifiuto dell'imputato di rispondere fornendo elementi che avrebbero potuto escludere la sua responsabilità.

Il diritto a richiedere la riparazione per ingiusta detenzione spetta a chi è stato destinatario della misura cautelare.

In caso morte, tale diritto spetta ai prossimi congiunti, a condizione che essi non si trovino in una condizione di indegnità, che dimostrino di avere personalmente patito le conseguenze della custodia ingiusta inflitta al deceduto e che il decesso si verifichi dopo la sentenza che conclude il processo.

Il procedimento ricalca, per quanto riguarda l'instaurazione del contraddittorio, la disciplina del processo civile.

L'onere della prova spetta a colui che presenta l'istanza.

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