Riesame del sequestro conservativo (art. 318)

Costantino De Robbio

Inquadramento

Dopo l'esecuzione di un'ordinanza di sequestro conservativo, chiunque vi abbia interesse (ovvero, in linea generale, l'imputato e il responsabile civile, i loro difensori, la persona alla quale le cose sono state sequestrate, chi avrebbe diritto alla loro restituzione, i titolari di diritti reali di garanzia) può proporre una richiesta di riesame del provvedimento cautelare, per motivi di legittimità o di merito (che possono essere enunciati direttamente nell'atto di impugnazione oppure riservati al momento della discussione, quando comunque possono esserne anche illustrati di nuovi), davanti al cosiddetto tribunale del riesame reale, ovvero il tribunale in composizione collegiale del capoluogo della provincia in cui ha sede l'ufficio che ha disposto il sequestro.

Formula

TRIBUNALE PENALE DI ...

IN FUNZIONE DI TRIBUNALE DEL RIESAME [1]

Richiesta di riesame

dell'ordinanza di sequestro conservativo [2]

***

Il sottoscritto Avv. ..., con studio in ..., via ..., difensore di fiducia di

1. ..., nato a ... il ...;

2. ..., nata a ... il ...;

imputato [3] del reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.) ...,

dei reati previsti e puniti dagli artt.

a) ... c.p.

b) ..., l. ... / ...

c) ..., d.P.R. ...

d) ..., d.lgs. ...

PREMESSO

che, su richiesta del Pubblico Ministero, è stata emessa in data ... ordinanza di sequestro conservativo sino a un importo complessivo di Euro ..., sui beni di proprietà del sottoscritto imputato (ovvero responsabile civile), a garanzia del pagamento della pena pecuniaria (ovvero delle spese di procedimento o di altra somma comunque dovuta all'erario);

(ovvero)

che, su richiesta della parte civile costituita ..., è stata emessa in data ... ordinanza di sequestro conservativo sino a un importo complessivo di Euro ..., sui beni di proprietà del sottoscritto imputato (ovvero responsabile civile), a garanzia delle obbligazioni civili derivanti dal reato;

che il suddetto sequestro conservativo è stato eseguito in data ... e il vincolo cautelare è ricaduto sui seguenti beni:

1. Immobile sito nel comune di ..., via ... n. ..., distinto in catasto al Foglio ..., Particella ..., Subalterno ..., di proprietà di ...;

2. Autoveicolo marca ..., Modello ..., Targato ..., di proprietà di ...;

3. Conto corrente n. ..., acceso presso ... e intestato a ... [4].

che il suddetto sequestro conservativo è stato eseguito in data ... [5];

(ovvero)

che, in data ..., si è avuta effettiva conoscenza dell'avvenuto sequestro [6];

CHIEDE

che codesto spettabile tribunale voglia, ai sensi dell'art. 324 c.p.p., revocare il sequestro conservativo in atto e disporre, per l'effetto, che siano restituiti all'avente diritto, Sig. ..., i beni oggetto di sequestro [7], come da verbale in data ... del/della (indicare l'articolazione di polizia giudiziaria che ha proceduto al sequestro), sulla base dei seguenti motivi:

(esporre le ragioni che fondano la richiesta di riesame).

Si fa espressa riserva di motivi aggiunti e di ulteriori deduzioni in udienza.

(ovvero riservando di specificarne i motivi [8]).

Si allegano i seguenti documenti.

1) ...;

2) ....

Luogo e data ...

Firma ...

1. Sulla richiesta di riesame reale decide, in composizione collegiale, il tribunale del capoluogo della provincia nella quale ha sede l'ufficio che ha emesso il provvedimento, nel termine di dieci giorni dalla ricezione degli atti (art. 324, comma 5, c.p.p.).

2. Ai sensi dell'art. 324, comma 2, c.p.p. (che richiama le forme previste dal successivo art. 582), l'atto di impugnazione è presentato personalmente ovvero a mezzo di incaricato nella cancelleria del tribunale del riesame. Il pubblico ufficiale addetto vi appone l'indicazione del giorno in cui riceve l'atto e della persona che lo presenta, lo sottoscrive, lo unisce agli atti del procedimento e rilascia, se richiesto, attestazione della ricezione. Non è prevista la possibilità di spedizione dell'impugnazione ex art. 583 c.p.p.

3. L'istanza può essere presentata anche dal difensore del responsabile civile e da chiunque vi abbia interesse.

4. Il sequestro può avere per oggetto beni mobili o immobili nella disponibilità dell'imputato ovvero somme o cose a lui dovute, nei limiti in cui la legge ne consente il pignoramento (art. 316, comma 1, c.p.p.).

5. Indicazione fondamentale per provare la tempestività del riesame, ex art. 324, comma 1, c.p.p. Qualora il sequestro abbia avuto per oggetto beni diversi, con diverse date di esecuzione per ognuno di essi, dare specifica indicazione di tali circostanze.

6. Indicazione fondamentale per provare la tempestività del riesame, ex art. 324, comma 1, c.p.p.

Documentare adeguatamente le circostanze in cui si è avuto piena contezza dell'avvenuta esecuzione del sequestro: comunicazione da parte di un terzo soggetto, presa d'atto de visu, etc.

7. La richiesta può essere anche parziale e riguardare alcuni beni soltanto.

8. Con la richiesta di riesame “possono” (non “devono”) essere enunciati anche i motivi (art. 324, comma 4, c.p.p.).

Commento

Le misure cautelari reali

Accanto alle misure personali, l'architettura del codice prevede anche un sistema di cautele reali, dirette, secondo il tradizionale insegnamento, a far sì che il decorso del tempo non impedisca che la sequenza procedimentale possa infine conseguire le proprie finalità, una volta definita con pronuncia non più revocabile: il decorso del tempo non deve andare a detrimento di chi agisce per tutelare i propri diritti.

Il legislatore ha stabilito un'unica forma di cautela reale (il sequestro), enucleandone due distinti istituti, diretti

- l'uno (il sequestro preventivo, ai sensi dell'art. 321 c.p.p.) all'apposizione di un vincolo sulle cose “pertinenti al reato”, sterilizzandone ogni ipotetico pericolo di aggravamento del reato o di sua reiterazione ovvero assicurandone la futura confisca;

- l'altro (il sequestro conservativo, ex art. 316 c.p.p.) a garantire, nei confronti dell'erario o della parte civile costituita, rispettivamente il futuro pagamento della pena pecuniaria, delle spese di giustizia e di ogni altra somma dovuta allo Stato ovvero di quanto liquidato a titolo di risarcimento del danno.

In entrambi i casi, la coercizione reale si sostanzia nell'apposizione di un vincolo giuridico su una o più res, non necessariamente allontanate dalla fisica disponibilità del detentore, da cui consegue la (tendenzialmente assoluta) indisponibilità da parte di quest'ultimo e di ogni altro soggetto (cfr. Cordero, Procedura Penale, Milano, 2012).

Presupposti e legittimazione

La coercizione reale a titolo di sequestro conservativo postula la sussistenza dei due requisiti civilistici

- del periculum in mora, quale prognosi di una possibile incapienza del patrimonio dell'imputato rispetto agli obblighi patrimoniali derivanti dal reato (nei termini specificamente prescritti per le obbligazioni nei confronti dell'erario e del soggetto danneggiato);

- del fumus boni iuris (che nel processo penale si atteggia quale fumus commissi delicti), che consegue direttamente dall'elevazione dell'imputazione a seguito dell'esercizio dell'azione penale per quanto attiene alle somme dovute all'erario e postula una delibazione quantomeno sommaria in relazione alle richieste risarcitorie e restitutorie avanzate dal danneggiato costituitosi parte civile.

Questa misura cautelare può dunque atteggiarsi diversamente, a seconda che venga proposta dal Pubblico Ministero ovvero da colui che abbia riportato un danno risarcibile dalla condotta di reato (non necessariamente rivestendo al contempo anche la qualità di persona offesa) e che si sia costituito parte civile.

I magistrati della procura della Repubblica, ai sensi dell'art. 316, comma 1, c.p.p., possono chiedere “il sequestro conservativo dei beni mobili o immobili dell'imputato o delle somme o cose a lui dovute, nei limiti in cui la legge ne consente il pignoramento”, quando vi sia fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie per il pagamento

- delle spese di procedimento,

- di ogni altra somma dovuta all'erario dello Stato.

L'ulteriore ipotesi contenuta nell'art. 316 c.p.p. del ricorso per sequestro preventivo per garanzia del pagamento delle pene pecuniarie è stata soppressa per effetto della l. n. 192/2022 (cosiddetta riforma Cartabia).

La parte civile è invece legittimata, ai sensi dell'art. 316, comma 2, c.p.p., a richiedere il sequestro conservativo dei beni dell'imputato ovvero del responsabile civile, nei medesimi termini sopra accennati, quando vi sia fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie delle obbligazioni civili derivanti dal reato (nello specifico, ex art. 185 c.p., le “restituzioni a norma delle leggi civili” e il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale cagionato dal reato).

Per la presentazione della richiesta, non è necessario il rilascio di una preventiva procura speciale al difensore, dotato di piena legittimazione in forza del solo mandato defensionale (Cass. IV, n. 27583/2017).

La parte civile costituitasi fuori udienza in cancelleria non ha alcuna legittimazione a chiedere il sequestro conservativo nei confronti dell'imputato, fino a quando la costituzione non sia stata ritualmente notificata a quest'ultimo ai sensi dell'art. 78, comma 2, c.p.p. (Cass. II, n. 14164/2018).

Il danneggiato non costituitosi parte civile non ha titolo per richiedere l'emissione di sequestro conservativo. Egli potrà semmai proporre una specifica domanda cautelare in sede civile e, se del caso, trasferire poi in un secondo momento l'azione così esercitata davanti al Giudice penale.

La l. n. 4/2018, ha inserito nel corpo del medesimo art. 316, un nuovo comma 1-bis che, in casi particolarissimi di uxoricidio o condotte equiparate (“quando [si] procede per il delitto di omicidio commesso contro il coniuge, anche legalmente separato o divorziato, contro l'altra parte dell'unione civile, anche se l'unione civile è cessata, o contro la persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza”), impone al Pubblico Ministero di verificare la presenza di figli della vittima minorenni o maggiorenni economicamente non autosufficienti. Qualora questa verifica abbia esito positivo, spetta alla parte pubblica attivarsi per richiedere il sequestro conservativo, “a garanzia del risarcimento dei danni civili subiti dai figli delle vittime”.

Questo, per espressa disposizione di legge, è l'unico caso in cui il Pubblico Ministero può sostituirsi ai diretti interessati e agire a tutela di interessi civili. Per il resto, egli può soltanto richiedere al Giudice la nomina di un curatore speciale, a tutela di coloro che, ex art. 77 c.p.p., non abbiano il libero esercizio dei diritti e siano privi di rappresentanza o assistenza (Cass. II, n. 18975/2016).

In linea generale, d'altronde, il sequestro disposto a seguito di rituale richiesta del Pubblico Ministero giova sempre anche alla parte civile (art. 316, comma 3, c.p.p.), negli ovvi limiti in cui il compendio assoggettato al vincolo cautelare risulti capiente per le pretese della parte pubblica e di quella privata, nel rispetto della graduazione tra crediti privilegiati.

In ogni caso, la richiesta di apposizione del vincolo conservativo postula un giudizio prognostico negativo in ordine alla conservazione delle garanzie patrimoniali del debitore. Per l'adozione del provvedimento invocato è sufficiente che il patrimonio del debitore sia attualmente incapiente rispetto all'adempimento delle obbligazioni, ma non occorre invece che sia simultaneamente configurabile anche un futuro depauperamento (Cass. S.U., n. 51660/2014).

Resta peraltro irrilevante che le garanzie possano essere disperse per effetto dell'attività del debitore o per ragioni indipendenti dalla sua condotta e devono essere valutate in senso negativo anche le operazioni che rendano semplicemente più difficile il recupero del credito (Cass. IV, n. 39524/2016).

Notiamo come, mentre la richiesta del Pubblico Ministero abbia per oggetto unicamente il patrimonio dell'imputato, quella della parte civile possa estendersi anche ai beni nella disponibilità dell'eventuale responsabile civile. Nondimeno, anche in tal caso occorre valutare esclusivamente la garanzia patrimoniale del destinatario del provvedimento cautelare, mentre non rileva la eventuale solvibilità del responsabile civile, la cui condanna alla restituzione e al risarcimento del danno è solo eventuale e in solido (Cass. V, n. 14637/2018).

Tenuto conto della specificità dei rimedi apprestati dall'ordinamento per le suddette esigenze cautelari, altri istituti (in particolare, il sequestro preventivo) non possono essere distorti in sede applicativa, utilizzandoli per tutelare interessi privati in sostituzione delle tutele di tipo civilistico, quando non ricorra la concreta possibilità che la libera disponibilità del bene possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato ovvero agevolare la commissione di altri reati (Cass. VI, n. 37666/2014, che ha annullato il provvedimento di sequestro preventivo di quote sociali, motivato sulla base di finalità conservative della garanzia patrimoniale della persona offesa).

Recentemente la Suprema Corte (Cass. II, n. 37983/2020) ha affermato come in tema di misure cautelari reali sia ammissibile la coesistenza del sequestro conservativo e di quello preventivo sugli stessi beni, rilevato che le due misure cautelari hanno diverse finalità e modalità di esecuzione.

Preclusioni procedimentali

Il sequestro conservativo può essere disposto, letteralmente, “in ogni stato e grado del giudizio di merito” (art. 316, comma 1, c.p.p.), quindi

- non durante la fase delle indagini preliminari (fase “procedimentale” in senso stretto e non “processuale”);

- non davanti alla Corte di Cassazione (ma, se del caso, davanti al Giudice del rinvio, a seguito di annullamento);

- non nel corso del procedimento di esecuzione (Cass. III, n. 31453/2015, che ha precisato come il sequestro conservativo sia destinato, a norma dell'art. 320 c.p.p., a convertirsi in pignoramento, una volta divenuta irrevocabile la sentenza di condanna, di modo che esso non può essere adottato nel corso di un procedimento, quale quello di esecuzione, insuscettibile di concludersi con un atto destinato a divenire definitivo).

Il segmento procedimentale in cui questa misura cautelare reale trova la sua rituale collocazione è dunque tra l'esercizio dell'azione penale e la pronuncia della (eventuale) sentenza di appello.

Dopo l'irrevocabilità della condanna disposta in sede penale al risarcimento in favore della parte civile e in pendenza dell'eventuale giudizio civile per la quantificazione del danno, la competenza a revocare o modificare la misura concessa a garanzia dell'azione civile nel processo penale spetta esclusivamente al Giudice civile, tranne che nella ipotesi in cui il giudizio civile sia stato dichiarato estinto senza che si sia provveduto a disporre la perdita di efficacia della misura, nel qual caso potrà provvedere il Giudice penale, con le forme dell'incidente d'esecuzione, ai sensi dell'art. 669-decies, comma 2, c.p.c. (Cass. I, n. 46030/2014. Cass. V, n. 16312/2013 ha precisato come, anche dopo il passaggio in giudicato della sentenza di applicazione della pena, la competenza ad adottare ogni provvedimento relativo al bene oggetto del vincolo è devoluta al Giudice civile, stante l'automatica conversione del sequestro in pignoramento).

Ordinanza

Il sequestro conservativo a richiesta del Pubblico Ministero o della parte civile è disposto con ordinanza del Giudice che procede. Se è stata pronunciata sentenza di condanna, di proscioglimento o di non luogo a procedere, soggetta a impugnazione, il sequestro è ordinato, prima che gli atti siano trasmessi al Giudice dell'impugnazione, dal Giudice che ha pronunciato la sentenza e, successivamente, dal Giudice che deve decidere sull'impugnazione. Dopo il provvedimento che dispone il giudizio e prima che gli atti siano trasmessi al Giudice competente, provvede il Giudice per le indagini preliminari nel caso di citazione diretta a giudizio ovvero il Giudice per l'udienza preliminare (art. 317, commi 1-2, c.p.p., con ineliminabile lettura sistematicamente orientata).

Nonostante la forma di ordinanza prescritta dalla legge, il provvedimento è reso inaudita altera parte, all'evidente fine di minimizzare il rischio di condotte di distrazione o di dispersione dei beni, onde sottrarli alla garanzia patrimoniale. Secondo la giurisprudenza di legittimità (Cass. I, n. 7442/2019), l'ordinanza applicativa non deve essere quindi adottata all'esito di una procedura camerale, dal momento che l'instaurazione del contraddittorio nei confronti del debitore e di eventuali altri co-interessati si presenta come solo eventuale e comunque posticipata al momento dell'impugnazione del provvedimento con richiesta di riesame (Cass. V, n. 9728/2014, in una vicenda processuale in cui la violazione del contraddittorio era stata dedotta, in sede di riesame, dai terzi comproprietari del bene sottoposto a sequestro conservativo limitatamente alla quota di proprietà dell'imputato).

Gli effetti del sequestro cessano quando la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere non è più soggetta a impugnazione. La cancellazione della trascrizione del sequestro di immobili è eseguita a cura del Pubblico Ministero. Se il Pubblico Ministero non provvede, l'interessato può proporre incidente di esecuzione (art. 317, comma 4, c.p.p.).

Offerta di cauzione

Secondo l'art. 319, comma 1, c.p.p., può non procedersi al sequestro conservativo, se l'imputato o il responsabile civile offrono cauzione idonea a garantire i crediti posti a fondamento della richiesta del Pubblico Ministero o della parte civile. In tal caso, il Giudice dispone con decreto il non luogo a provvedere e stabilisce le modalità con cui la cauzione deve essere prestata (cfr. Diana, I sequestri. Civili, penali e della legislazione speciale, Milano, 2018, 347-350).

L'offerta può essere fatta anche dopo l'emissione dell'ordinanza applicativa e la sua esecuzione (e anzi, tenuto conto della natura di atto a sorpresa del provvedimento, questa rappresenta l'ipotesi statisticamente più ricorrente). Il sequestro è quindi revocato dal Giudice, quando l'imputato o il responsabile civile, in qualunque stato e grado del processo di merito, presentano una formale offerta di una cauzione, che risulti idonea a fornire ai creditori garanzie almeno analoghe a quelle rappresentate dai beni oggetto di sequestro (ovvero comunque pari all'importo complessivo dei crediti tutelati con la misura cautelare reale). In particolare, quando la cauzione è proposta unitamente alla richiesta di riesame, il tribunale revoca il sequestro conservativo, quando la ritiene proporzionata al valore delle cose sequestrate (art. 319, commi 2-3, c.p.p.).

Il ricorso alla cauzione è una scelta volontaria dell'interessato che presuppone la sussistenza di tutti gli elementi giustificativi del sequestro conservativo, compreso il periculum in mora di dispersione delle garanzie. Questo pericolo, d'altronde, non può essere desunto proprio dalla mancata presentazione dell'offerta ai sensi dell'art. 319 c.p.p. (Cass. VI, n. 20923/2012).

La Corte di Cassazione (Cass. VI, n. 25329/2021) ha specificato che non è consentita la restituzione del bene previo rilascio di idonea cauzione in caso di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, considerato che non può trovare applicazione né la disposizione di cui all'art. 85 disp. att. c.p.p., prevista con esclusivo riferimento al sequestro probatorio, né quella contenuta all'art. 319 c.p.p. riguardante il sequestro conservativo.

Effetti

L'emissione del sequestro costituisce un titolo di prelazione rispetto ad eventuali creditori concorrenti per i crediti vantati dall'erario e dalla parte civile, rispetto a ogni altro credito non privilegiato di data anteriore e ai crediti sorti posteriormente, fatta eccezione per i privilegi stabiliti a garanzia del pagamento dei tributi (art. 316, comma 4, c.p.p.).

Al momento della irrevocabilità della sentenza di condanna al pagamento di una pena pecuniaria;

ovvero della esecutività della sentenza che condanna l'imputato o il responsabile civile al risarcimento del danno in favore della parte civile (anche in caso di mera provvisionale), il sequestro conservativo si converte in pignoramento, fermo restando il privilegio suddetto (art. 320, comma 1, c.p.p.).

La conversione del sequestro conservativo in pignoramento, a seguito del passaggio in giudicato della sentenza penale di condanna al risarcimento in favore della parte civile, presuppone però che la pronuncia abbia dichiarato l'esistenza di un credito “certo, liquido ed esigibile”, così da costituire rituale titolo esecutivo. Pertanto, se è pronunciata soltanto una condanna generica al risarcimento del danno, la conversione si verifica solo in seguito al passaggio in giudicato della sentenza del Giudice civile, che, sulla base della certezza del danno acquisita in sede penale, abbia proceduto alla sua liquidazione (Cass. IV, n. 9851/2015, secondo cui, in tal caso, prima della definizione del giudizio civile per la liquidazione di esso, spetta al Giudice penale la competenza ad adottare ogni provvedimento sui beni in sequestro).

Ai sensi dell'art. 539, comma 2-bis, c.p.p., se le prove acquisite non consentono la liquidazione del danno e il Giudice penale pronuncia condanna generica rimettendo le parti davanti al Giudice civile, quando si procede per l'omicidio del coniuge, anche legalmente separato o divorziato (ovvero dell'altra parte dell'unione civile, anche se l'unione civile è cessata, o della persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza), il Giudice, in presenza di figli della vittima minorenni o maggiorenni economicamente non autosufficienti, costituiti come parte civile, assegna loro, anche d'ufficio, una provvisionale, in misura non inferiore alla metà del “presumibile danno” da liquidarsi in sede civile. Qualora vi siano beni dell'imputato già sottoposti a sequestro conservativo, in deroga alla disposizione generale, il sequestro si converte in pignoramento sin dalla sentenza di condanna in primo grado, nei limiti della provvisionale accordata.

Non sono comunque opponibili al creditore danneggiato dal reato, ex art. 192 c.p., gli atti a titolo gratuito posti in essere dall'imputato successivamente alla commissione del reato (Cass. V, n. 1935/2017). Gli atti a titolo oneroso, eccedenti la semplice amministrazione, compiuti successivamente alla commissione del fatto di reato, si presumono fatti in frode, ma per la revoca dell'atto, è necessaria la prova della mala fede dell'altro contraente (art. 193 c.p.).

Analogamente, l'art. 2913 c.c. prevede poi che non abbiano effetto in pregiudizio del creditore pignorante e dei creditori che intervengono nell'esecuzione gli atti di alienazione dei beni sottoposti a pignoramento, salvi gli effetti del possesso di buona fede per i mobili non iscritti in pubblici registri.

Peraltro, sono sanzionate penalmente le condotte di sottrazione, soppressione, distruzione, dispersione o deterioramento delle cose sottoposte a sequestro da parte del proprietario ovvero del custode (art. 334 c.p.).

L'art. 218 disp. att. c.p.p., sul presupposto della possibilità di estendere il sequestro conservativo anche a beni immobili, ha soppresso l'istituto dell'ipoteca legale sui beni dell'imputato a garanzia del pagamento, già disciplinato dall'art. 189 c.p.

Oggetto del sequestro

I crediti della parte pubblica o di quella privata posti a fondamento del sequestro conservativo devono essere di importo determinato o quantomeno determinabile in via approssimativa. In difetto di tale quantificazione, sia pure indicativa, non risulta possibile verificare la proporzionalità della misura, l'idoneità dell'eventuale cauzione offerta e la sussistenza del pericolo di dispersione (Cass. VI, n. 14065/2015. Secondo Cass. V, n. 16750/2016, la determinazione del credito mediante un apprezzamento solo approssimativo è legittima soltanto se ancorata a dati oggettivi e ad argomenti sviluppati in termini idonei a rendere comprensibile il ragionamento del Giudice; la Corte, nel caso di specie, ha ritenuto immune da vizi l'ordinanza del tribunale del riesame che, in relazione a un processo per bancarotta fraudolenta, aveva determinato l'entità della somma sottoposta a sequestro facendo riferimento al numero delle parti civili, alla causale delle pretese risarcitorie ed all'ammontare delle somme richieste).

Una volta fissato l'importo sino alla cui concorrenza il vincolo può essere legittimamente apposto, occorre individuare i beni oggetto del provvedimento.

La lettera della legge (“il sequestro conservativo dei beni mobili o immobili dell'imputato o delle somme o cose a lui dovute, nei limiti in cui la legge ne consente il pignoramento”) è costantemente interpretato nel senso che i beni devono rientrare nella disponibilità dell'imputato, o del responsabile civile, anche a prescindere da un assetto proprietario formalmente diverso (cfr. Soana, Montesano Cancellara, Conforti, Il sequestro penale, Milano, 2016, 59-62).

Anche secondo la giurisprudenza, ai fini della verifica della “appartenenza” di beni mobili ed immobili all'imputato, non rileva la formale intestazione degli stessi, ma soltanto la circostanza che egli ne abbia la disponibilità uti dominus, indipendentemente dalla titolarità apparente del diritto in capo a terzi (Cass. V, n. 40286/2014, che ha ritenuto validamente operato il sequestro conservativo di beni conferiti in trust dei quali l'imputato continuava però di fatto a disporre. Conforme anche Cass. V, n. 46137/2014, relativa a un trust costituito dallo stesso imputato che si era riservato la posizione di trustee e di beneficiario, amministrando di fatto i beni conferiti, rimasti nella sua piena disponibilità).

Esecuzione

Mentre il sequestro preventivo e quello probatorio presentano analoghe modalità esecutive, focalizzate sulla disponibilità materiale della cosa attinta dal vincolo (artt. 104 e 81 disp. att.), il sequestro conservativo, in ragione degli scopi suoi propri, non può non tenere conto anche della disponibilità giuridica, così da rendere prive di efficacia eventuali alienazioni.

Il parametro di riferimento è dunque il modello processual-civilistico (su cui vedi Diana, I sequestri. Civili, penali e della legislazione speciale, Milano, 2018, 45-76), anche in considerazione della possibilità di conversione in pignoramento: secondo l'art. 317, comma 3, c.p.p., il sequestro è eseguito dall'ufficiale giudiziario con le forme prescritte dal codice di procedura civile per l'esecuzione del sequestro conservativo sui beni mobili (art. 678 c.p.c., che richiama a sua volta le norme sul pignoramento presso il debitore, artt. 513-524 c.p.c., o presso i terzi, artt. 543-549 c.p.c.) o immobili (art. 679 c.p.c.).

Salva l'azione per ottenere con le forme ordinarie il pagamento delle somme che rimangono ancora dovute, anche l'esecuzione forzata sui beni sequestrati ha luogo nelle forme prescritte dal codice di procedura civile. Sul prezzo ricavato dalla vendita dei beni sequestrati e sulle somme depositate a titolo di cauzione e non devolute alla cassa delle ammende, sono pagate, nell'ordine,

- le somme dovute alla parte civile a titolo di risarcimento del danno e di spese processuali,

- le spese di procedimento,

- ogni altra somma dovuta all'erario dello Stato (art. 320, comma 2, c.p.p.).

Al contrario di quanto stabilito dall'art. 675 c.p.c. per il sequestro conservativo civile (come disciplinato dall'art. 671 c.p.c.), non sono previsti termini per l'esecuzione: il mancato rispetto del termine perentorio di giorni trenta previsto nel processo civile non determina alcuna decadenza del provvedimento emesso dal Giudice penale. Infatti, da un lato, il richiamo alle “forme previste dal codice di procedura civile” contenuto nell'art. 317, comma 3, c.p.p. attiene esclusivamente alle modalità esecutive e non alle altre statuizioni dell'altro codice di rito, che hanno finalità diverse e proprie dell'ordinamento civilistico; d'altronde, il successivo comma 4 già disciplina in termini autonomi la perenzione del sequestro, ricollegandola non già ad eventuali inerzie nel dare esecuzione alla misura, bensì al sopravvenire della sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, non più soggetta a impugnazione (Cass. VI, n. 45480/2015).

Stabilità dell'ordinanza applicativa

Il sequestro conservativo è una misura irrevocabile, rebus sic stantibus.

Pertanto, la mancata proposizione del riesame ai sensi dell'art. 318 c.p.p. ne determina la definitività (Cass. VI, n. 4459/2016, che ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso con cui era stato impugnato il provvedimento di rigetto della richiesta di riesame del sequestro conservativo, in precedenza non impugnato, avente ad oggetto somme di denaro poste a garanzia del pagamento delle spese di giustizia).

Costituiscono d'altronde circostanze sopravvenute tali da imporre la revoca dell'ordinanza applicativa:

- la prestazione di idonea cauzione (art. 319 c.p.p.);

- la sentenza assolutoria definitiva;

- la sentenza di proscioglimento non irrevocabile, se dall'impugnazione proposta non può comunque discendere un'evoluzione del procedimento favorevole alla parte civile (Cass. VI, n. 21132/2017, che ha annullato l'ordinanza che aveva confermato il sequestro conservativo in relazione ai reati per i quali era stata dichiarata la prescrizione, poiché la sentenza era stata impugnata dal solo imputato);

- l'integrale soddisfazione dei crediti, tale da estinguere la pretesa garantita dalla misura cautelare (Cass. I, n. 46030/2014).

La misura cautelare del sequestro conservativo, fuori dai casi sopra accennati, è dunque insuscettibile di caducazione da parte del Giudice procedente per il semplice venir meno dei presupposti che ne avevano legittimato l'adozione (Cass. III, n. 44578/2016).

Riesame dell'ordinanza

Contro l'ordinanza di sequestro conservativo chiunque vi abbia interesse può proporre richiesta di riesame, anche nel merito. La richiesta di riesame non sospende l'esecuzione del provvedimento (art. 318 c.p.p.).

Oltre all'originario provvedimento cautelare devono ritenersi suscettibili di rituale riesame anche i provvedimenti di conversione in sequestro conservativo del sequestro probatorio (art. 262, comma 2, c.p.p.) e del sequestro preventivo (art. 323, comma 4, c.p.p.).

L'imputato non titolare del bene oggetto di sequestro conservativo è legittimato a presentare richiesta di riesame del titolo cautelare, purché vanti un interesse concreto ed attuale alla proposizione del gravame, enucleabile anche soltanto in base alla fattispecie considerata e alle prospettazioni dell'interessato (Cass. III, n. 37450/2017).

La parte civile, dal canto suo, non avendovi interesse, non è legittimata a proporre richiesta di riesame contro il provvedimento che ha disposto il sequestro conservativo (Cass. S.U., n. 47999/2014).

Il procedimento di riesame, come delineato dall'art. 324 c.p.p., prevede che l'impugnazione debba presentata, nella cancelleria del tribunale del capoluogo della provincia nella quale ha sede l'ufficio che ha emesso il provvedimento, entro dieci giorni dalla data di esecuzione del provvedimento che ha disposto il sequestro o dalla diversa data in cui l'interessato ha avuto conoscenza dell'avvenuto sequestro.

La cancelleria dà immediato avviso all'autorità giudiziaria procedente. Quest'ultima, a sua volta, entro il giorno successivo, trasmette al tribunale gli atti su cui si fonda il provvedimento oggetto del riesame.

Con la richiesta di riesame possono (non debbono) essere enunciati anche i motivi. In ogni caso, è sempre possibile per chi ha proposto l'impugnazione, enunciare nuovi motivi direttamente davanti al collegio, facendone dare atto a verbale prima dell'inizio della discussione. Ad ogni buon conto, in considerazione del controllo “pieno” demandato al Giudice dell'impugnazione, diretto alla verifica di legittimità della misura ablativa in tutti i suoi profili, anche le questioni attinenti al regime di pignorabilità dei beni sottoposti a sequestro conservativo sono ritualmente deducibili e devono essere decise dal collegio (Cass. S.U., n. 38670/2016). D'altronde, si ritiene che resti preclusa in sede di riesame la proponibilità delle questioni relative alla sussistenza del fumus del reato, quando sia stato disposto il rinvio a giudizio del soggetto interessato. Poiché questa preclusione è collegata ad una valutazione del Giudice dell'udienza preliminare (ovvero del Giudice per le indagini preliminari in caso di giudizio immediato) sulla idoneità e sufficienza degli elementi acquisiti a sostenere l'accusa in giudizio, essa non opera quando vi sia la sola richiesta di rinvio a giudizio ovvero il mero decreto di citazione diretta a giudizio, meri atti di parte (Cass. V, n. 51147/2014).

Il procedimento segue il rito camerale di cui all'art. 127 c.p.p.

Almeno tre giorni prima, l'avviso della data fissata per l'udienza è comunicato al Pubblico Ministero e notificato al difensore e a chi ha impugnato l'ordinanza ammissiva. Secondo un condivisibile orientamento, l'avviso della fissazione dell'udienza per la decisione sul gravame proposto dall'imputato deve essere dato anche alla parte civile che ha richiesto e ottenuto l'emissione della misura reale, al fine di assicurargli la possibilità di esporre le ragioni a sostento della legittimità del provvedimento cautelare emesso in prima istanza (Cass. S.U., n. 15290/2017, che ha precisato che, qualora non riceva l'avviso, la parte civile è poi legittimata a proporre ricorso per cassazione contro l'ordinanza che ha annullato o revocato il sequestro conservativo al solo scopo di far accertare la nullità ex art. 178, comma 1, lett. c, c.p.p., conseguente alla lesione del diritto di intervento della parte privata).

Fino al giorno dell'udienza, gli atti restano depositati in cancelleria.

Il tribunale decide, a pena di decadenza, nel termine di dieci giorni dalla ricezione degli atti processuali (e non dalla ricezione dell'istanza di riesame: cfr., in termini, Cass. S.U., n. 38670/2016).

Rientra nella competenza del tribunale del riesame chiamato a decidere sulla impugnazione dell'ordinanza di sequestro conservativo disposto a garanzia delle spese del procedimento (e non del Giudice civile) la quantificazione delle spese gravanti su ciascun imputato e la conseguente limitazione dell'importo rispetto al quale la misura cautelare reale può essere disposta, atteso che l'art. 535 c.p.p., non prevede più la solidarietà passiva dei condannati al pagamento delle spese processuali (Cass. VI, n. 53730/2016).

In caso di sequestro conservativo adottato con sentenza, l'imputato può sollecitarne il riesame solo attraverso l'impugnazione della sentenza medesima, non potendo altrimenti impedire l'irrevocabilità della pronuncia e, conseguentemente, l'inammissibilità di un'autonoma richiesta di riesame (Cass. III, n. 50946/2017).

Anche i provvedimenti relativi alla nomina e alla sostituzione del custode sono impugnabili, dal momento che, in sede penale, non opera la limitazione contenuta nell'ultimo comma dell'art. 559 c.p.c. Infatti il richiamo alle norme del codice di rito civile, effettuato dall'art. 317, comma 3, c.p.p., attiene esclusivamente alle modalità esecutive del sequestro (Cass. III, n. 24372/2015).

Nei confronti del provvedimento di diniego del sequestro non è invece previsto alcun rimedio. (Cass. II, n. 23086/2015, che ha chiarito come tale sistemazione legislativa non può ritenersi limitativa dei diritti della parte danneggiata dal reato che, mediante l'esercizio dell'azione civile, ha la possibilità di una tutela primaria e diretta delle sue pretese).

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