Istanza di oblazione facoltativa (art. 162-bis c.p.)

Salvatore Ferraro

Inquadramento

Nel corso delle indagini preliminari l'indagato può formulare istanza di ammissione all'oblazione qualora oggetto del procedimento penale sia una contravvenzione sanzionata con la sola pena dell'arresto o dell'ammenda (purché non risultino precedenti specifici a carico del contravventore, non permangano conseguenze dannose o pericolose eliminabili e il fatto non sia grave). Il provvedimento di ammissione del Giudice e il pagamento da parte del contravventore della metà del massimo edittale della pena pecuniaria prevista per il reato in contestazione (oltre alle spese procedimentali) determinano l'estinzione del reato e la conseguente conclusione del procedimento con il decreto di archiviazione.

Formula

AL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI

PRESSO IL TRIBUNALE DI ...

ISTANZA DI OBLAZIONE FACOLTATIVA

(artt. 162-bis c.p. e 141 disp. att. c.p.p.)

Il sottoscritto Avv. ... 1, con studio in ... via ..., quale difensore di ufficio/fiducia come da atto di nomina già depositato in data ... ovvero come da atto di nomina allegato, di:

..., nato a ..., il ..., residente a ... in via ..., con domicilio ivi dichiarato ovvero con domicilio eletto presso ...;

indagato nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R.;

per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.) ..., commesso in ..., il ...;

ovvero

per i reati previsti e puniti 2 dagli artt.:

a) ... c.p., commesso in ..., il ...;

b) ... legge ... / ..., commesso in ..., il ...;

c) ... d.P.R. ... / ..., commesso in ..., il ...;

d) ... d.lgs. ... / ..., commesso in ..., il ...;

avendo ricevuto in data ... la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari;

rilevato che il reato di cui all'art. ... è una contravvenzione punita con la pena alternativa dell'arresto o dell'ammenda;

rilevato, altresì, che:

a) non risultano a carico dell'indagato precedenti specifici;

b) non permangono conseguenze dannose o pericolose del reato eliminabili da parte del contravventore, considerato che ...;

c) il fatto in contestazione non è grave, tenuto conto di ...;

visti gli artt. 162-bis c.p. e 141 disp. att. c.p.p.,

CHIEDE

che l'indagato sia ammesso all'oblazione, ovvero a pagare una somma corrispondente alla metà del massimo della pena pecuniaria stabilita dalla legge per la contravvenzione suddetta, oltre alle spese del procedimento.

Si allega:

1) avviso di conclusione delle indagini preliminari;

2) atto di nomina a difensore di fiducia.

Luogo e data ...

Firma ...

 

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1] 1. La richiesta di ammissione all'oblazione può essere presentata direttamente dall'indagato oppure dal suo difensore (di fiducia o di ufficio). Le Sezioni Unite della Cassazione (Cass. S.U., n. 47923/2009) hanno precisato che il difensore può legittimamente presentare la domanda di oblazione anche se privo di procura speciale.

[2] 2. Nel caso in cui il procedimento penale abbia ad oggetto più reati, l'istanza di oblazione può essere limitata ad alcuni dei reati iscritti (o perché non tutti oblabili o per scelta difensiva). In questo caso, il pagamento della somma di denaro fissata dal Giudice determinerà lo stralcio per i reati estinti per oblazione e la prosecuzione del procedimento per gli altri reati.

Commento

L'art. 162-bis c.p. è stato introdotto dalla l. n. 689/1981, ampliando i presupposti applicativi dell'oblazione processuale. L'estensione del legislatore a reati contravvenzionali più gravi (ovvero a quelli puniti con la pena alternativa dell'arresto o dell'ammenda) è stata compensata con l'aumento della somma da pagare (la metà del massimo edittale dell'ammenda) e con un meccanismo applicativo non automatico, in quanto il Giudice è chiamato a valutare la gravità del fatto, la presenza di precedenti condanne ostative e la permanenza di conseguenze dannose o pericolose del reato eliminabili dal contravventore. In ragione della discrezionalità che il Giudice esercita nel valutare la domanda di ammissione all'oblazione, quella prevista dall'art. 162-bis c.p. è denominata oblazione facoltativa.

Per l'ammissione all'oblazione facoltativa occorre che:

1) si tratti di un reato contravvenzionale sanzionato con la pena alternativa dell'arresto o dell'ammenda. Non sono, pertanto, oblabili tutti i reati puniti con la pena congiunta dell'arresto e dell'ammenda. Il novero dei reati estinguibili ex art. 162-bis c.p. è stato limitato dagli interventi legislativi di depenalizzazione (l. n. 689/1981 e d.lgs. n. 8/2016);

2) il contravventore non sia recidivo reiterato, delinquente abituale o professionale. La ratio della norma è quella di impedire l'estinzione del reato al soggetto che abbia ripetutamente violato i precetti penali, evidenziando una significativa capacità a delinquere. La Suprema Corte ha precisato che ai fini dell'ammissione dell'oblazione speciale prevista dall'art. 162-bis c.p. non è richiesto che la recidiva reiterata sia stata giudizialmente dichiarata, essendo sufficiente l'oggettiva sussistenza dello status di recidiva, né il Giudice può escludere la causa ostativa, valutando la scarsa consistenza dei precedenti penali, se oggettivamente sussistenti (Cass. III, n. 55123/2016). Va aggiunto che, se non sussistono i presupposti per integrare la causa ostativa all'accoglimento dell'istanza di oblazione, il Giudice in ogni caso può valutare i precedenti a carico del contravventore sotto il profilo della gravità del fatto (Cass. IV, n. 21454/2006). La recidiva reiterata non costituisce, invece, causa ostativa all'ammissione all'oblazione facoltativa in relazione a precedenti condanne per contravvenzioni e delitti colposi commessi anteriormente alla l. n. 251/2005 (Cass. III, n. 29238/2017);

3) non permangano conseguenze dannose o pericolose del reato, che il contravventore può eliminare. In dottrina questo profilo di discrezionalità, legata alla possibilità di eliminare gli effetti pregiudizievoli del reato, viene definita discrezionalità tecnica (Padovani, in Comm. Romano, Grasso, Padovani, III, Milano, 1994, 120). La valutazione in merito alla eliminabilità delle conseguenze dannose o pericolose del reato commesso deve essere fatta in concreto e deve essere ancorata alla possibilità effettiva di intervento da parte dell'indagato. Va aggiunto che, se la contravvenzione ha determinato effetti pregiudizievoli materialmente ineliminabili da parte dell'indagato, il Giudice può rigettare la domanda di ammissione all'oblazione per la gravità del fatto. Se il reato per cui si procede è permanente, l'ammissione all'oblazione può avvenire solamente se la condotta contra legem si è esaurita prima della presentazione dell'istanza dell'indagato (Cass. I, n. 1659/1996, P.M. in proc. Cinque). Il permanere di effetti dannosi o pericolosi e il conseguente provvedimento di rigetto da parte del Giudice della domanda di oblazione non preclude la possibilità di formulare una seconda istanza di ammissione dopo aver provveduto alla eliminazione degli effetti illeciti della contravvenzione.

La permanenza di conseguenze dannose o pericolose del reato eliminabili da parte del contravventore integra, pertanto, una condizione ostativa alla speciale oblazione di cui all'art. 162-bis c.p. Il Giudice, nell'ammettere l'imputato all'oblazione, deve di conseguenza verificare, anche d'ufficio, se tale ostacolo sussista o meno, giustificando il suo convincimento con specifica, anche se succinta, motivazione (Cass. I, n. 4992/2017). Tale onere non si tramuta, tuttavia, in un dovere di compiere attività istruttoria da parte del Giudice al fine di accertare la permanenza di conseguenze dannose o pericolose del reato (Cass. I, n. 1585/2014). La sottoposizione del bene a sequestro preventivo di per sé non è ostativa all'ammissione all'oblazione, in quanto il contravventore può comunque chiedere la rimozione dei sigilli per poter eliminare le conseguenze dannose o pericolose del reato (Cass. III, n. 9205/2012);

4) la gravità del fatto non sia valutata dal Giudice negativamente ai fini dell'ammissione all'oblazione. È un ampio potere discrezionale quello che il legislatore concede all'organo giudicante, che deve essere esercitato in riferimento agli indici fissati dall'art. 133 c.p. ai numeri 1), 2) e 3).

L'art. 162-bis, comma 2, c.p. prescrive che il contravventore, unitamente alla domanda di oblazione, deve depositare la somma corrispondente alla metà del massimo dell'ammenda. Un simile adempimento, tuttavia, non è richiesto dall'art. 141 disp. att. c.p.p., che affida al Giudice il compito di stabilire la somma dopo aver ammesso l'oblazione. Tale evidente incompatibilità normativa è stata risolta dalla Corte di Cassazione in base al criterio cronologico, ovvero ritenendo che l'art. 162-bis, comma 2, c.p. sia stato abrogato dalle nuove disposizioni introdotte dal legislatore nel 1989 con il codice di rito (Cass. III, n. 2734/1999, Florioli G. ed altro). Pertanto, non è più necessario il deposito della somma contestualmente alla presentazione della domanda (Cass. III, n. 18991/2015).

Nella fase delle indagini preliminari l'indagato può presentare al Giudice istanza di oblazione in qualsiasi momento. La domanda presuppone, comunque, che l'indagato abbia ricevuto l'informazione di essere sottoposto ad un procedimento penale e sia a conoscenza dei reati iscritti a suo carico. Ciò avviene compiutamente quando l'indagato e il suo difensore hanno ricevuto la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari; ma la conoscenza del reato o dei reati iscritti a carico dell'indagato può avvenire anche in una fase antecedente ovvero nel caso di esecuzione di una perquisizione o di un sequestro (probatorio o preventivo), di notifica dell'informazione di garanzia o di redazione del verbale di identificazione ed elezione di domicilio.

Prima di decidere il Giudice per le indagini preliminari richiede il parere al Pubblico Ministero (art. 141, comma 4, disp. att. c.p.p.). L'organo dell'accusa, unitamente al parere, trasmette al Giudice gli atti del proprio fascicolo ex art. 141, comma 1, disp. att. c.p.p.

Con il provvedimento di ammissione il Giudice stabilisce con ordinanza la somma che il contravventore è tenuto a pagare, ovvero la metà del massimo edittale dell'ammenda oltre alle spese del procedimento.

Avvenuto il pagamento della somma fissata dal G.I.P. e depositata la documentazione relativa, il Giudice restituisce gli atti al Pubblico Ministero, che presenta richiesta di archiviazione, essendo maturata la causa estintiva dell'oblazione. Estinguendosi il reato, il Giudice, nel pronunciare l'archiviazione, non può disporre la confisca, a meno che non sia prevista da disposizioni specifiche (come nel caso di reati in materia di armi ex art. 6, l. n. 152/1975).

Qualora, invece, il Giudice per le indagini preliminari rigetti la domanda di oblazione, la conseguente restituzione degli atti al Pubblico Ministero determina la prosecuzione del procedimento con l'ultimazione della fase delle indagini preliminari. Sia in indagini preliminari sia in fase processuale il contravventore ha sempre la possibilità di ripresentare la domanda di oblazione rigettata.

In caso di contravvenzione punita con pena congiunta (non oblabile) l'indagato può ugualmente fare istanza di ammissione all'oblazione, chiedendo contestualmente la riqualificazione del reato in una fattispecie che ammette l'oblazione (perché sanzionata con pena alternativa). In questo caso, essendo il procedimento in fase di indagini preliminari, il Giudice non può esercitare i poteri dell'art. 521 c.p.p. (che riguarda la fase processuale e la sentenza), ma, se condivide la qualificazione prospettata dalla difesa, deve chiedere al Pubblico Ministero, qualora esprima parere favorevole sull'istanza, di modificare il reato iscritto a carico dell'indagato. In difetto della riqualificazione giuridica da parte del Pubblico Ministero, il Giudice non ha altra possibilità che rigettare l'istanza, venendo contestato un reato non oblabile. Tuttavia, recentemente la Suprema Corte (Cass. III, n. 33409/2023) ha precisato che la richiesta di oblazione, in quanto negozio giuridico unilaterale nel quale la volontà dell'imputato non può essere interpretata in senso contrario a ciò che emerge dalle espressioni usate nel "petitum" e nella "causa petendi", non può essere subordinata alla condizione della derubricazione della fattispecie di reato contestata in altra meno grave, che ne delimiti l'oggetto al solo caso in cui il giudice aderisca alla proposta riqualificazione del fatto.

L'art. 141, comma 4-bis, disp. att. c.p.p. prevede espressamente la rimessione in termini dell'imputato qualora il Pubblico Ministero modifichi in sede di giudizio l'originaria imputazione in altra che consente l'oblazione. La Riforma Cartabia (art. 41, comma 1, lett. r), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021) ha esteso questa previsione anche nel caso di nuove contestazioni ai sensi degli artt. 517 e 518 c.p.p. Il Giudice, se accoglie la domanda, fissa un termine non superiore a dieci giorni, per il pagamento della somma dovuta. Se il pagamento avviene nel termine, il Giudice dichiara con sentenza l'estinzione del reato.

L'istanza di oblazione già respinta nelle precedenti fasi del procedimento può essere riproposta dall'imputato sino all'inizio della discussione finale del dibattimento di primo grado; pertanto, la richiesta formulata successivamente alle conclusioni del Pubblico Ministero è da considerare tardiva (Cass. III, n. 38435/2021).

Sui rapporti fra l'oblazione facoltativa e quella prevista da norme speciali la Suprema Corte (Cass. III, n. 24633/2021) ha precisato che la facoltà di cui all'art. 162-bis c.p. non è alternativa a quella prevista dagli artt. 318-bis e ss. del d.lgs. n. 152/2006, potendo essere esercitata non solo quando non ricorrano le condizioni per l'esperimento della procedura estintiva di settore, ma anche quando il contravventore abbia ritenuto di non avvalersene.

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