Ordinanza di esclusione della parte civile (art. 82)InquadramentoLa costituzione di parte civile consente alla persona danneggiata dal reato di esercitare nel processo penale le azioni risarcitorie e restitutorie che ben potrebbe promuovere dinanzi al Giudice civile e ai sensi dell'art. 76, comma 2, c.p.p. produce i suoi effetti in ogni stato e grado del processo. La presenza della parte civile all'interno del processo è con tutta evidenza eventuale e non necessaria, prevedendosi la possibilità che possa uscire dal processo – perché ad esempio completamente risarcita dall'imputato o dal responsabile civile - a seguito della revoca espressa della costituzione, possibile in ogni stato e grado del procedimento con dichiarazione fatta personalmente dalla parte o da un suo procuratore speciale in udienza ovvero con atto scritto depositato nella cancelleria del Giudice e notificato alle altre parti (art. 82, comma 1, c.p.p.). L'art. 82, comma 2 individua altresì due ipotesi di revoca tacita, consistenti nella mancata presentazione delle conclusioni scritte a norma dell'art. 523 c.p.p. e nella promozione della medesima azione risarcitoria o restitutoria (per causa petendi e petitum) davanti al Giudice civile. Se la prima delle due ipotesi di revoca tacita indicate può originare da un avvenuto risarcimento in prossimità o alla stessa udienza fissata per la discussione – salvo profili patologici legati all'espletamento del mandato difensivo – la seconda attiene all'esigenza di evitare la duplicazione dei giudizi risarcitori (Cass. V, n. 21672/2018, Di Ciano; Cass. IV, n. 3454/2014 Di Stefano e altro). FormulaTRIBUNALE DI ... Ufficio del Giudice dell'udienza preliminare Proc. pen. n. ... R.g.n.r. – n. ... R.G.i.p. VERBALE UDIENZA PRELIMINARE Il ... (inserire data, luogo e ora di apertura del verbale) nel palazzo di Giustizia, via ..., nel procedimento penale i cui numeri sono in epigrafe indicati, in camera di consiglio innanzi al Giudice per l'udienza preliminare Dott. ... assistita per la redazione del verbale dal cancelliere ... . Il P.M. ... presente. L'imputato ... presente/assente. Il difensore di fiducia/ufficio Avvocato ... del foro di ... presente. La parte civile costituita ... presente/assente. Il difensore di fiducia della parte civile Avvocato ... del foro di ... presente Preliminarmente il difensore dell'imputato chiede l'esclusione della parte civile illustrando oralmente le ragioni a sostegno. Il Pubblico Ministero si associa. Il difensore della parte civile si oppone alla richiesta di esclusione illustrando oralmente le ragioni a sostegno. Il Giudice, rilevato che la richiesta di esclusione è tempestiva; rilevato nel merito che ... (indicare le ragioni poste a sostegno della decisione); visti gli artt. 80 e 81 c.p.p. dispone l'esclusione della parte civile dal presente giudizio e dispone procedersi oltre. Il Giudice invita le parti alla discussione. Il Pubblico Ministero insiste nella richiesta di rinvio a giudizio. Il difensore dell'imputato chiede emettersi sentenza di non luogo a procedere. Il Giudice dichiara chiusa la discussione e provvede come da separato provvedimento. Verbale chiuso alle ore ... . Il cancelliere ... Il Giudice ... CommentoLe cause di esclusione della parte civile e i termini L'uscita dal processo può però essere subita dalla parte civile, perché legata all'iniziativa delle controparti private e del Pubblico Ministero (art. 80 c.p.p.) ovvero del Giudice (art. 81 c.p.p.). La richiesta di esclusione della parte civile – su cui il Giudice decide con ordinanza e senza ritardo (art. 80, comma 4, c.p.p.) può essere formulata dal Pubblico Ministero, dall'imputato e dal responsabile civile (art. 80, comma 1, c.p.p.), deve essere motivata e proposta entro termini previsti a pena di decadenza. Nel caso in cui la costituzione di parte civile avvenga nel corso degli atti preliminari al dibattimento o introduttivi dello stesso, la richiesta di esclusione deve essere proposta oralmente al Giudice a norma dell'art. 491, comma 1, c.p.p. (art. 80, comma 3, c.p.p.). Nel caso la costituzione sia avvenuta per l'udienza preliminare, la richiesta non può essere proposta oltre il momento degli accertamenti relativi alla costituzione delle parti nella udienza preliminare o nel dibattimento (art. 80, comma 2, c.p.p.): in questo caso le Sezioni Unite hanno chiarito che la richiesta può essere proposta nella fase degli atti introduttivi al dibattimento anche se non sia stata precedentemente avanzata entro il termine di cui all'art. 420, comma 2, c.p.p., osservando che la tesi contraria che presuppone la pregressa richiesta rigettata dal Giudice dell'udienza preliminare non è supportata dalla esegesi letterale della disposizione di cui all'art. 80, comma 2, c.p.p. che attribuisce all'imputato una facoltà di scelta alternativa circa il momento entro cui far valere le eccezioni relative alla costituzione di parte civile, sempreché tale opzione difensiva venga esercitata entro la fase degli atti preliminari al dibattimento (Cass. S.U., n. 12/1999, Pediconi). La richiesta di esclusione della parte civile costituita per l'udienza preliminare può essere validamente riproposta dall'imputato fino all'esaurirsi degli atti preliminari al dibattimento, anche se si tratti di istanza già avanzata e respinta dal Giudice dell'udienza preliminare (Cass. VI, n. 37593/2013, P.C. in proc. Lattuca). Nel caso di richiesta di applicazione della pena su richiesta delle parti nel corso delle indagini preliminari, la giurisprudenza più recente è nel senso di ritenere inammissibile la costituzione di parte civile nell'udienza ex art. 447 c.p.p. e dunque illegittima la condanna dell'imputato al pagamento delle spese sostenute dal danneggiato dal reato la cui costituzione sia stata ammessa dal Giudice nonostante tale divieto (Cass. III, n. 14008/2017, B.; Cass. S.U., n. 47803/2008, D'Avino). Precedentemente era stato riconosciuto l'interesse della parte civile ad interloquire anche in tale fase su ogni questione affidata alla valutazione del Giudice dalla quale possa derivarle un pregiudizio al proprio diritto al risarcimento del danno, sia pure da far valere in altra sede (Cass. V, n. 27980/2004, Merighi). In tali casi, laddove il Giudice abbia ammesso la costituzione della parte civile, la richiesta di esclusione della parte civile va formulata, in applicazione analogica dell'art. 80, comma 2, c.p.p. nell'udienza fissata ex art. 447 c.p.p. non oltre il momento di accertamento della costituzione delle parti (Cass. IV, n. 33634/2004, Borzese). L'art. 80 c.p.p. non indica i motivi che possono essere posti a sostegno della richiesta di esclusione che possono tuttavia essere ricavati dal successivo art. 81 sull'esclusione di ufficio della parte civile, a tenore del quale fino a che non sia dichiarato aperto il dibattimento di primo grado, il Giudice ne dispone di ufficio con ordinanza l'esclusione qualora accerti che non esistono i requisiti per la costituzione di parte civile. La mancanza del rispetto dei termini per la costituzione ovvero dei contenuti della dichiarazione di costituzione – mancanza originaria e non rilevata dal Giudice ovvero sopravvenuta nei limiti di ovvia compatibilità ontologica – sono tra i motivi che possono giustificare l'esclusione, così come l'integrazione di una delle ipotesi di revoca tacita della costituzione che non sia il frutto di una voluta e deliberata scelta del difensore. Con riferimento alla scadenza dei termini e alla possibilità per la persona offesa dal reato di chiedere la restituzione nel termine ai sensi dell'art. 175 c.p.p. ai fini della dichiarazione di costituzione di parte civile si registra un contrasto giurisprudenziale. Secondo un primo orientamento, l'istituto della restituzione nel termine non è applicabile alla persona offesa che, dunque, previo accoglimento della richiesta di cui all'art. 175 c.p.p., non potrebbe essere autorizzata alla costituzione di parte civile oltre il termine di decadenza di cui agli artt. 484,491 c.p.p. La Corte valorizza il dato testuale contenuto nell'art. 175 c.p.p. secondo cui la richiesta può essere proposta da una delle "parti" del processo (imputato, Pubblico Ministero e parte civile), ma non anche dalla persona offesa dal reato, che parte non è. Tale interpretazione letterale della norma è suffragata dalla interpretazione logica, giacché, versandosi in tema di termini processuali, questi sono stabiliti a favore delle parti del processo e non possono riguardare chi nel processo non è ancora entrato (Cass. II, n. 20764/2019 in motivazione). Secondo altro orientamento, l'interpretazione restrittiva non è condivisibile perché impedisce al Giudice di tenere conto delle variabili circostanze che possono caratterizzare la dinamica processuale, quali, ad esempio, il mancato inserimento del nominativo della persona offesa nel decreto di citazione a giudizio o nella richiesta di rinvio a giudizio, con conseguente mancata notifica nei termini di legge, mancata conoscenza della data dell'udienza ed impossibilità di procedere alla tempestiva dichiarazione di costituzione di parte civile. Secondo la Corte, se in tali ipotesi si precludesse alla persona offesa di chiedere ed ottenere la restituzione nel termine per potersi costituire parte civile, si lederebbe irrimediabilmente il diritto di un soggetto destinato a diventare "parte" processuale (ossia la persona offesa, costituenda parte civile) a esercitare l'azione civile nel processo penale (Cass. III, n. 18844/2019 in motivazione, in un caso in cui la FIGC, persona offesa dal reato, non aveva ricevuto il decreto di citazione a giudizio quale persona offesa dal reato in quanto non indicata come tale nel decreto di citazione a giudizio, con conseguente mancata notifica del medesimo nei termini di legge. Nello specifico, il Giudice – dinanzi all'eccezione di nullità del decreto di citazione per omessa notifica del decreto di citazione prospettata dalla persona offesa FIGC – per evitare perdita di energie processuali non aveva proceduto ai sensi dell'art. 143 disp. att. c.p.p., rinviando il processo di sessanta giorni per consentire alla persona offesa di costituirsi parte civile, ma l'aveva rimessa in termini permettendole di depositare l'atto di costituzione di parte civile, così restando assorbita l'eccezione di nullità di omessa notifica del decreto di citazione alla p.o.). Con riguardo alla procura rilasciata dal danneggiato al proprio difensore, è stato rilevato che integra motivo di esclusione della parte civile la revoca del mandato difensivo al proprio difensore che non sia accompagnata dal rilascio di una nuova procura speciale al nuovo difensore, in quanto il principio di immanenza della parte civile non vale ad escludere il rispetto delle forme che regolano la sua presenza nel processo ed, in particolare, la previsione, ex art. 100 c.p.p. per la quale la parte civile sta in giudizio a mezzo di un difensore munito di procura speciale, con la conseguenza che la designazione di un nuovo difensore comporta il rilascio di altra procura speciale al legale successivamente designato, a pena di nullità della costituzione (Cass. V, n. 3519/2009, Boscolo, che ha dichiarato illegittima l'ordinanza con cui era stata rigetta la richiesta di esclusione della parte civile; negli stessi termini Cass. V, n. 43479/2015, Palmieri). Del pari è stata ritenuta integrare ragione di esclusione della parte civile il mancato rispetto delle disposizioni relative all'intervento del curatore speciale (art. 77 c.p.p.), perché ai fini della costituzione in giudizio quale parte civile, la specifica procedura prevista dall'art. 77 c.p.p., commi 2, 3 e 4, esclude equipollenti di sorta e presuppone che la parte interessata che non abbia il libero esercizio dei propri diritti sia rappresentata, assistita o autorizzata nelle forme prescritte per l'esercizio delle azioni civili. La nomina del curatore speciale ai sensi dell'art. 336 c.c., e art. 78 c.p.p., attribuisce infatti a quest'ultimo la legittimazione processuale esclusivamente per i giudizi che sorgono in relazione all'atto o al procedimento per il quale cui sia stata disposta la nomina e non la rappresentanza generale del minore (Cass. civ. III, n. 7889/2017; Cass. civ. S.U., n. 5073/1985), con il corollario che la natura "speciale" dell'ufficio ne esclude l'estensione ad ambiti del tutto diversi (Cass. III, n. 41608/2017, P.C., C. e altri, che ha ritenuto immune da censure l'esclusione della costituzione di parte civile effettuata dal curatore speciale nominato per consentire la partecipazione della minore nel giudizio civile di decadenza della potestà genitoriale). Sempre in tema di curatore speciale, è stata dichiara l'esclusione della parte civile costituita tramite il curatore speciale che esercitava la professione forese che non aveva previamente rilascio mandato difensivo e di procura speciale ad altro difensore nell'interesse della persona danneggiata assistita. (Cass. III, n. 41744/2009, S.). Sul tema sono intervenute anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U., n. 44712/2004, P.C. in proc. Mazzarella) che hanno tra l'altro fatto chiarezza sulle differenze intercorrenti tra le varie “procure speciali” che il codice di rito utilizza per indicare atti, relazioni e uffici che sono indiscutibilmente eterogenei tra loro. Colui che sostiene di essere danneggiato dal reato può esercitare l'azione civile nel processo penale mediante la costituzione di parte civile. Ciò può fare, a mente dell'art. 76 c.p.p., personalmente (se persona giuridica tramite il rappresentante legale, se persona fisica non avente “il libero esercizio dei diritti” secondo le modalità indicate nell'art. 77 c.p.p., che rimanda al c.p.c.) o a mezzo di procuratore speciale ad atti ex art. 122 c.p.p. In quest'ultimo caso conferisce al procuratore la capacità di essere soggetto del rapporto processuale (legittimatio ad processum, contrapposta alla legittimatio ad causam che è collegata allo status di soggetto che ha subito danni a causa di un reato) e detto procuratore ha titolo di promuovere l'azione risarcitoria in nome e per conto del danneggiato. È questa la “procura speciale” cui si riferiscono gli artt. 76 e 122 c.p.p. Diversa è la procura speciale rilasciata ai sensi dell'art. 100 c.p.p. La parte civile non può difendersi da sola, ma deve stare in giudizio con il ministero di un difensore, munito di procura speciale. Tale atto conferisce la rappresentanza tecnica in giudizio, ossia esclusivamente lo jus postulandi, attribuendogli il potere di “compiere e ricevere ... tutti gli atti del procedimento (art. 100, comma 4, c.p.p.), necessari allo svolgimento dell'azione civile: si tratta di una “capacità di schietto diritto processuale”, che risponde ad un'esigenza prevalentemente pubblicistica. Appare così evidente che l'intenzione del legislatore è stata quella di modellare la procura alle liti con riferimento all'omologo istituto processual-civilistico (art. 83 c.p.c.), giacché la parte civile, come gli altri soggetti indicati nell'art. 100 c.p.p., si muove nel processo penale nell'ambito, diretto o indiretto, di un contenzioso di natura civilistica. Conclusivamente, la procura di cui agli artt. 76 e 122 c.p.p. tende ad attribuire al procuratore la capacità di essere soggetto del rapporto processuale, al fine di promuovere l'istanza risarcitoria in nome e per conto del danneggiato; la procura ex art. 100 c.p.p. mira a conferire un valido mandato defensionale della parte rappresentata, onde far valere in giudizio la pretesa di detta parte. La differenza tra le due procure è dunque radicale e tale resta anche quando unitamente alla prima venga, con lo stesso atto, conferita alla stessa persona anche la seconda: la qual cosa è ben possibile in quanto, pur in presenza di distinte disposizioni normative, non si rinviene nell'ordinamento una disposizione che vieti il cumulo, in unico atto, di tali distinte scritture”. Nonostante l'art. 100, comma 3, c.p.p. disponga che la procura speciale si presume conferita soltanto per un determinato grado del processo quando nell'atto non è espressa una diversa volontà, per ritenere estesa la procura conferita in primo grado anche in grado di appello, è sufficiente che il difensore sia designato con locuzioni quali “per la presente procedura”, “per la presente causa” e simili, in considerazione del fatto che il processo si articola in più fasi (Cass. VI, n. 6332/1994, Spallanzani). In assenza di tale indicazione è legittima l'esclusione della parte civile ordinata in grado di appello. Con riguardo invece alla causa di esclusione della parte civile per essersi verificata un'ipotesi di revoca tacita connessa alla mancata presentazione delle conclusioni, è stato affermato che la mancata presentazione delle conclusioni nei confronti del solo imputato e non anche del responsabile civile che sia stato citato o sia intervenuto in giudizio, non comporta revoca tacita della costituzione di parte civile nei confronti del responsabile civile, in quanto, in forza della solidarietà fra imputato e responsabile civile prevista dall'art. 538 c.p.p., le conclusioni nei confronti di uno solo degli obbligati si estendono anche all'altro (Cass. IV, n. 25845/2019). Né si determinerebbe un'ipotesi di revoca tacita giustificante l'esclusione della parte civile nel caso in cui quest'ultima non partecipi al giudizio di appello personalmente e non presenti conclusioni scritte ai sensi dell'art. 523 c.p.p., dovendosi essa comunque essere ritenuta presente nel processo mantenendo validità le conclusioni rassegnate in primo grado, stante il principio di immanenza previsto dall'art. 76 c.p.p. (Cass. V, n. 24637/2018). Non determina revoca implicita l'assenza della parte civile all'udienza di discussione nel giudizio di primo grado, se le conclusioni siano state in precedenza formulate in forma scritta (Cass. IV, n. 3476/2020). Al contrario rappresenta ipotesi di revoca implicita la formulazione nel giudizio di primo grado di conclusioni orali consistenti nella richiesta “di condanna degli imputati come richiesto dal Pubblico Ministero”, senza alcun richiamo alle conclusioni scritte già depositate, documentanti la richiesta risarcitoria avanzata (Cass. V, n. 9936/2017). Il regime processuale Ai sensi dell'art. 491 c.p.p. le questioni preliminari relative alla costituzione di parte civile devono essere poste subito dopo che sia stato compiuto, per la prima volta, l'accertamento della regolare costituzione delle parti e devono essere decise immediatamente. Se compiuto tale accertamento la prima udienza si conclude senza che sia stata sollevata la questione, la sua proposizione nelle successive udienze deve ritenersi preclusa, né l'ammissione della costituzione di parte civile può essere in seguito contestata in sede di impugnazione (Cass. V, n. 57092/2018). La disposizione dell'art. 491 c.p.p. è altresì richiamata dal nuovo art. 554-bis c.p.p., che disciplina l'udienza di comparizione predibattimentale a seguito di citazione diretta a giudizio, introdotta dalla Riforma Cartabia, d.lgs. n. 150/2022, trovando dunque applicazione anche in relazione alla c.d. udienza predibattimentale, in occasione della quale dovranno proporsi le predette questioni preliminari relative alla costituzione di parte civile. L'ordinanza dibattimentale di esclusione è inoppugnabile mentre quella di inammissibilità o di rigetto della richiesta di esclusione è impugnabile, da parte dell'imputato, unitamente all'impugnazione della sentenza (Cass. VI, n. 2329/2015, C.; Cass. S.U., n. 12/1999, Pediconi). Si veda anche Cass. V, n. 2071/2008, Romanelli e altro, che ha affermato che la questione concernente l'eventuale esclusione della parte civile già posta e risolta nel giudizio di primo grado non può essere oggetto di mera riproposizione nel processo di appello, dovendosi considerare in tal caso irrevocabile la decisione adottata nella fase antecedente di giudizio. L'esclusione della parte civile ordinata nell'udienza preliminare non impedisce una successiva costituzione fino a che non siano compiuti gli adempimenti previsti dall'art. 484 c.p.p. (art. 80, comma 5, c.p.p.). Parimenti il rigetto della richiesta di esclusione della parte civile che sia stata rigettata nell'udienza preliminare non priva il Giudice del dibattimento del potere di provvedere di ufficio all'esclusione ove ne ravvisi le condizioni (art. 81, comma 1, c.p.p.). L'esclusione della parte civile non pregiudica l'esercizio in sede civile dell'azione per le restituzioni e il risarcimento del danno e non si applica la disposizione dell'art. 75, comma 3, c.p.p. (art. 88, comma 3, c.p.p.). Ne consegue che l'ordinanza dibattimentale di esclusione dal processo della parte civile non è impugnabile mediante ricorso per cassazione mancando la stessa di contenuto decisorio, atteso che non pregiudica l'esercizio dell'azione risarcitoria in sede civile, ma decide esclusivamente sull'esercizio di una facoltà processuale, che resta preclusa soltanto nell'ambito del giudizio penale (Cass. IV, n. 21898/2017, Macaluso), salva l'ipotesi in cui la stessa sia affetta da abnormità, presentando un contenuto talmente incongruo e singolare da risultare avulsa dall'intero ordinamento processuale (Cass. IV, n. 40737/2016, Codacons e altri). Nello specifico è stata considerata abnorme, in quanto caratterizzata da un contenuto di tale assoluta singolarità da porsi in posizione "extra-vagante" rispetto al sistema ordinamentale ed al diritto positivo, l'ordinanza di esclusione dal dibattimento di numerose parti civili fondata su ragioni di economia processuale, come tali estranee ai parametri dell'art. 81 c.p.p. (Cass. III, n. 39321/2009). |