Revoca della costituzione di parte civile (art. 82)

Angelo Salerno
Marco Nassi

Inquadramento

La costituzione di parte civile consente alla persona danneggiata dal reato di esercitare nel processo penale le azioni risarcitorie e restitutorie che ben potrebbe promuovere dinanzi al Giudice civile e ai sensi dell'art. 76, comma 2, c.p.p. produce i suoi effetti in ogni stato e grado del processo.

La presenza della parte civile all'interno del processo e soprattutto la sua immanenza è con tutta evidenza del tutto eventuale trattandosi di parte non necessaria e ben potendo accadere che venga estromessa su richiesta del Pubblico Ministero, dell'imputato e del responsabile civile (art. 80 c.p.p.) ovvero su iniziativa officiosa del Giudice (art. 81 c.p.p.).

Formula

TRIBUNALE DI ...

Ufficio del Giudice dell'udienza preliminare

Giudice ...

Proc. pen. n. ... R.g.n.r. – n. ... R.G.i.p.

Udienza del ...

DICHIARAZIONE DI REVOCA DELLA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE

(art. 82 c.p.p.)

Nell'interesse del Sig. ..., nato a ... il ..., (ovvero in caso di ente o associazione) denominazione o ente ... di cui è legale rappresentante il Sig. ..., nato a ... il ..., rappresentata e difesa dall'Avv. ... del foro di ..., con studio in ..., via ..., giusta procura speciale in calce alla dichiarazione di costituzione di parte civile

premesso

che il Sig. ... (ovvero in caso di ente o associazione) denominazione o ente ... si è costituito parte civile all'udienza del ... nel procedimento penale indicato in epigrafe nei confronti dell'imputato ..., nato a ..., il ..., chiedendo il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali patiti per i fatti reato indicati e le restituzioni dovute;

che medio tempore le trattative intercorse con l'imputato e con il responsabile civile per la definizione bonaria delle questioni civilistiche conseguenti alla commissione del reato hanno trovato esito positivo e in data ... è stata raggiunta una transazione con esito completamente satisfattivo per la parte civile, anche con riferimento al pagamento delle spese di assistenza difensiva;

che conseguentemente non vi è più interesse per la parte civile alla coltivazione dell'azione civile nell'ambito del presente procedimento penale;

tutto ciò premesso, il Sig. ... /ente o associazione ... come sopra identificato, rappresentato e difeso, a mezzo del sottoscritto difensore e procuratore

dichiara

di revocare la costituzione di parte civile nei confronti dell'imputato ..., sopra individuato e generalizzato, nel procedimento penale n. ... R.g.n.r. – n. ... R.G.i.p.

Con osservanza.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

Commento

La revoca della costituzione

Il codice di rito prevede due ipotesi di revoca della costituzione di parte civile, prevendo in ogni caso che la revoca non preclude il successivo esercizio dell'azione in sede civile (art. 82 c.p.p.).

La revoca espressa presuppone una dichiarazione in tal senso fatta in udienza personalmente dalla parte o da un suo procuratore speciale ovvero con atto scritto depositato nella cancelleria del Giudice e notificato alle altre parti, revoca che può intervenire in ogni stato e grado del processo (art. 82, comma 1). Tramite la revoca espressa la parte civile toglie effetto con efficacia ex nunc alla precedente costituzione dimostrando di non avere più interesse a coltivare nel processo penale le azioni civili e restitutorie conseguenti al reato, perché ad esempio già completamente risarcito dall'imputato o dal responsabile civile ovvero perché si sia comunque liberamente determinata a rinunciarvi.

La revoca della costituzione di parte civile non può essere effettuata con dichiarazione resa in udienza dal sostituto processuale del difensore della parte civile, trattandosi di atto che è riservato personalmente a quest'ultima o al suo procuratore speciale (Cass. III, n. 30388/2019). A seguito tuttavia dell'introduzione ad opera del d.lgs. n. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia, nel testo dell'art. 78 c.p.p., del nuovo comma 1-bis, ai sensi del quale il difensore cui sia stata conferita la procura speciale ai sensi dell'art. 100 c.p.p., nonché la procura per la costituzione di parte civile a norma dell'art. 122 c.p.p., se in questa non risulta la volontà contraria della parte interessata, può conferire al proprio sostituto, con atto scritto, il potere di sottoscrivere e depositare l'atto di costituzione, è ipotizzabile che mediante le medesime forme sia conferito del pari il potere di revoca della costituzione di parte civile.

Ipotesi di revoche tacite – inestensibili al di là di quelle tassativamente previste, Cass. V, n. 39471/2013, De Iuliis e altro - sono previste dal comma 2 dell'art. 82 e ricorrono allorquando la parte civile non presenta conclusioni scritte comprendenti, nel caso di richiesta risarcitoria, la determinazione del loro ammontare a norma dell'art. 523 c.p.p. ovvero quando promuove l'azione civile dinanzi al Giudice civile di cui si è già trattato nel paragrafo dedicato ai rapporti tra azione civile e azione penale.

Con specifico riferimento alla revoca tacita per mancata presentazione delle conclusioni la Corte di Cassazione ha precisato che venendo in rilievo una pretesa civilistica la revoca è giustificata dalla necessità di acquisizione processuale, con stabile documentazione, delle precise richieste del danneggiato (Cass. I, n. 19380/2016, Casadei).

In virtù del principio di immanenza previsto dall'art. 76 c.p.p. è tuttavia inconfigurabile la revoca tacita per mancata presentazione delle conclusioni, allorché la parte si richiami alle conclusioni presentate all'atto della costituzione oppure ove siano verbalizzate le richieste orali relative al risarcimento del danno, alla concessione di provvisionale o alla rifusione delle spese (Cass. V, n. 34922/2016, Borghi; Cass. V, n. 29675/2016, Carbonelli), anche se rassegnate in una precedente udienza in cui era stata rigettata diversa istanza di applicazione della pena ex art. 444 c.p.p. poi accolta in sede di giudizio ordinario a seguito di sua riformulazione (Cass. IV, n. 3476/2020; Cass. VI, n. 44906/2013, Foltran). La mancata presentazione delle conclusioni nei confronti del solo imputato e non anche del responsabile civile che sia stato citato o sia intervenuto in giudizio, non comporta revoca tacita della costituzione di parte civile nei confronti del responsabile civile, in quanto, in forza della solidarietà fra imputato e responsabile civile prevista dall'art. 538 c.p.p., le conclusioni nei confronti di uno solo degli obbligati si estendono anche all'altro (Cass. IV, n. 25845/2019).

In caso di appello, la parte civile costituita che non partecipi al giudizio di impugnazione personalmente e non presenti conclusioni scritte deve ritenersi comunque presente nel processo e le sue conclusioni, pur rassegnate in primo grado, restano valide in ogni stato e grado in virtù del principio di immanenza previsto dall'art. 76 c.p.p. (Cass. V, n. 24637/2018, Capasso).

Al contrario, costituisce revoca implicita la formulazione nel giudizio di primo grado di conclusioni orali consistenti nella richiesta "di condanna degli imputati come richiesto dal Pubblico Ministero", senza alcun richiamo alle conclusioni scritte già depositate, documentanti la richiesta risarcitoria avanzata (Cass. V, n. 9936/2017; Cass. V, n. 6641/2013, Adinolfi e altro).

Quanto all'ipotesi di revoca tacita conseguente al promovimento dell'azione civile dinanzi al Giudice civile successivamente alla costituzione di parte civile, essa non ricorre quando tra l'azione civile e quella penale sussista diversità di soggetti e di causa petendi (Cass. II, n. 5801/2013 Montalti e altro), ad esempio laddove il danneggiato agisca dinanzi al Giudice civile per il risarcimento del danno morale e di quello biologico e dinanzi al Giudice penale per il ristoro dei soli danni patrimoniali (Cass. II, n. 38806/2008, Sinigaglia). Ciò che rileva è che non vi sia identità e dunque duplicazione di giudizi, poiché in caso di coincidenza tra la domanda proposta davanti al Giudice civile e quella avanzata dinanzi al Giudice penale quanto alla causa petendi e al petitum opererà la revoca tacita ai sensi dell'art. 82, comma 2, c.p.p. (Cass. V, n. 21672/2018, Di Ciano), trattandosi di disposizione appunto dettata per evitare la duplicazione dei giudizi risarcitori (Cass. IV, n. 3454/2014, Di Stefano e altro).

Per scongiurare la revoca tacita della costituzione di parte civile è necessario che nell'atto di citazione, successivamente proposto davanti al Giudice civile, siano determinati gli elementi di autonomia che contraddistinguono la diversità della nuova domanda risarcitoria o restitutoria rispetto all'atto di costituzione di parte civile, in guisa da evitare un'inequivoca coincidenza fra le due domande civili e, quindi, un duplice esercizio della medesima azione che integra l'ipotesi della revoca di cui all'art. 82, comma 2, c.p.p. (Cass. IV, n. 3454/2014, Di Stefano e altro; Cass. II, n. 62/2009, La Spina; Cass. IV, n. 21588/2007, Margani e altri).

Non costituisce invece revoca tacita della costituzione di parte civile la mancata accettazione del rito abbreviato, determinando essa esclusivamente la conseguenza prevista dall'art. 441, comma 4, c.p.p., ossia di rendere inapplicabile il disposto di cui all'art. 75, comma 3, c.p.p. che prevede la sospensione del processo civile fino alla definizione di quello. La parte civile dissenziente sul rito abbreviato, in altri termini, non viene automaticamente estromessa dal processo penale e la sua azione esercitata in sede penale resta efficace; se tuttavia, in qualsiasi momento, decide di esercitare l'azione in sede civile - laddove ad esempio ritenga pregiudicate le sue possibilità difensive - abbandonando così il processo penale stante l'effetto automatico di revoca attribuito a tale condotta processuale dall'art. 82, comma 2, c.p.p. il processo civile così iniziato non soffre sospensione in deroga alla previsione generale dell'art. 75, comma 3, c.p.p. (Cass. V, n. 36154/2018, Guarino).

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