Richiesta di citazione del responsabile civile (art. 83)InquadramentoPerché possa partecipare il responsabile civile al processo è necessario: a) che sia stata esercitata l'azione penale, quale presupposto necessario all'inizio della fase processuale; b) che vi sia stata la costituzione di parte civile, poiché il responsabile interviene a seguito della pretesa risarcitoria della parte civile. FormulaTRIBUNALE DI.... 1 RICHIESTA DI CITAZIONE DEL RESPONSABILE CIVILE 2 *** Proc. pen..... R.G.N.R. Proc. pen..... R.G. Il sottoscritto Avv..... del Foro di...., con studio in...., difensore di fiducia, come da nomina allegata, del Sig....., nato il...., a...., residente in...., imputato nel processo penale n..... R.G.N.R., con udienza avanti il Tribunale di.... fissata per il giorno...., o (nel caso di citazione formulata dalla parte civile) Il Sottoscritto Avv..... del Foro di...., con studio in...., difensore e procuratore speciale della parte civile costituita...., nel processo penale n..... R.G.N.R. nei confronti di...., imputato del reato di cui all'art....., per aver (capo di imputazione)...., con udienza avanti il Tribunale di.... fissata per il giorno...., PREMESSO – che in data.... è stato notificato all'imputato l'atto di costituzione della parte civile...., rappresentata e difesa dall'Avv..... del Foro di...., allo scopo di richiedere i danni morali e materiali derivanti dal reato; CHIEDE che l'Ill.mo Tribunale di.... voglia ordinare la citazione del responsabile civile (il Sig..... nato a...., il...., residente in.... oppure della società...., con sede in...., in persona del legale rappresentante pro tempore, il Sig....., nato a...., il...., domiciliato presso la sede della società), solidalmente obbligato al risarcimento ai sensi dell'art..... c.c. (ad es., ente assicuratore del veicolo....), con invito a costituirsi nelle forme e nei termini di cui all'art. 84 c.p.p. oppure (nel caso di citazione formulata dalla parte civile) che l'Ill.mo Tribunale di.... voglia ordinare la citazione del responsabile civile (il Sig..... nato a...., il...., residente in.... oppure della società...., con sede in...., in persona del legale rappresentante pro tempore, il Sig....., nato a...., il...., domiciliato presso la sede della società), obbligato in solido con l'imputato al risarcimento di danni morali e materiali quale conseguenza del reato ascritto all'imputato in capo alla costituita parte civile, ai sensi dell'art..... c.c. (ad es., ente assicuratore del veicolo....), con invito a costituirsi nelle forme e nei termini di cui all'art. 84 c.p.p. Con la massima osservanza, Luogo e data.... Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1] [1]Indicare con precisione l'autorità competente. [2] [2]La richiesta di citazione del responsabile civile deve essere proposta “al più tardi per il dibattimento”. CommentoPremessa. Legittimazione passiva del responsabile civile Nel nostro ordinamento, si individua la figura del responsabile civile, chiamato a rispondere civilmente della condotta dell'imputato in forza di un obbligo, impostogli dalla legge di impedire il fatto cagionato al terzo. La legittimazione passiva del responsabile civile sussiste, tuttavia, solo se nel processo penale è presente un imputato del cui operato il responsabile debba rispondere per legge (e non in base, quindi, ad un titolo contrattuale; così, v. Cass. IV, n. 4870/2003; Cass. IV, n. 4940/1997). Ulteriore presupposto indefettibile della condanna civile nei confronti del terzo responsabile è costituito dalla condanna civile anche nei confronti dell'imputato: ne consegue che non può essere citato come responsabile civile nel processo penale chi abbia un titolo diretto di responsabilità per i danni lamentati dalla parte civile, diverso da quello addebitato all'imputato. Questione squisitamente processuale in materia di giurisdizione: “Sussiste la giurisdizione del giudice penale italiano in relazione alla domanda risarcitoria avanzata nei confronti dello Stato straniero, quale responsabile civile, per i crimini di guerra commessi da appartenenti alle sue forze armate” (così Cass. I, n. 43696/2015). La nozione sostanziale di responsabile civile La nozione di responsabile civile per il diritto sostanziale si ricava dall'art. 185, comma 2 c.p., che individua quali obbligati al risarcimento del danno derivante dal reato accanto all'autore dello stesso anche “le persone che, a norma delle leggi civili, debbono rispondere per il fatto di lui”. Il responsabile civile viene, quindi, definito come la persona fisica o giuridica che a norma delle leggi civili deve rispondere per il fatto dell'imputato. Possono essere sia le persone fisiche, ma anche le persone giuridiche di diritto privato o pubblico, compreso lo Stato e gli altri enti territoriali, nonché gli enti personificati. Una prima categoria di responsabili civili è quella derivante dallo status di diritti, come il proprietario dell'edificio, ai sensi dell'art. 2053 c.c., il proprietario del veicolo, ai sensi dell'art. 2054, comma 3 c.c., l'armatore, ai sensi dell'art. 274 c. nav., l'esercente l'aereo, ai sensi dell'art. 878 c. nav., proprietario di casa editrice, ai sensi dell'art. 11 della l. n. 47/1948. Altra categoria viene individuata in base ad oneri di sorveglianza, come i genitori, tutori, precettori e maestri d'arte, ai sensi dell'art. 2048 c.c.; padroni e committenti, ai sensi dell'art. 2049 c.c.; l'albergatore per le cose portate dai clienti, ai sensi dell'art. 1784 c.c.; il direttore responsabile della pubblicazione, ai sensi dell'art. 11 della l. n. 47/1948. Infine, una categoria di ipotesi di responsabilità civile si rinviene intorno ai soggetti tenuti per legge a tutelare i terzi dall'esercizio di attività pericolose, ai sensi dell'art. 2050 c.c. (in esecuzione di un contratto di assicurazione in materia di caccia o circolazione di veicoli). La casistica è copiosa. Tra le pronunce più rilevanti in materia, possono annoverarsi a titolo esemplificativo le seguenti: – responsabilità della pubblica amministrazione: ai fini della responsabilità civile per fatto illecito commesso dal dipendente, è sufficiente un rapporto di occasionalità necessaria tra il fatto dannoso e le mansioni esercitate dal dipendente, che ricorre quando l'illecito è stato compiuto sfruttando comunque i compiti da questo svolti, anche se il dipendente ha agito oltre i limiti delle sue incombenze e persino se ha violato gli obblighi a lui imposti; in applicazione di tale principio, la Corte ha annullato la decisione che aveva escluso la responsabilità civile del Ministero della Pubblica Istruzione per gli atti di violenza sessuale compiuti dal maestro di una scuola elementare in danno di sue alunne (Cass. III, n. 36503/2002); – sempre in tema di responsabilità amministrativa, la giurisprudenza di legittimità individua ipotesi di responsabilità diretta: nell'ipotesi di responsabilità della pubblica amministrazione per il reato commesso dal dipendente è stata affermata la sussistenza di una responsabilità diretta della pubblica amministrazione in forza del rapporto organico che lega il funzionario o il dipendente all'ente. Unica ipotesi nella quale questo legame viene reciso sollevando la pubblica amministrazione da ogni responsabilità è quella in cui l'agente sia mosso da un fine personale, del tutto estraneo a quello dell'ente e fuori da ogni collegamento di necessaria occasionalità con le proprie attribuzioni (Cass. I, n. 12731/2002); – in tema di responsabilità per l'ente assicuratore: la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che la citazione della società assicuratrice quale responsabile civile è consentita al solo imputato che sia contraente della polizza, e non anche all'imputato che, pur essendo conducente del veicolo al momento del fatto contestato, non abbia stipulato il negozio di copertura assicurativa dei danni provocati dalla circolazione del veicolo medesimo (v. Cass. IV, n. 34429/2002). Da ultimo, di recente, è stata dichiarata infondata la questione di legittimità costituzionale in relazione all'art. 83 c.p.p., nella parte in cui non prevede la facoltà dell'imputato di citare in giudizio il proprio assicuratore quando questo sia responsabile civile ex lege per danni derivanti da attività professionale, in riferimento agli artt. 3 e 24 Cost. (così Corte cost. n. 34/2018; così respinta questione di legittimità, con sentenza n. 218/2014 in relazione al d.lgs. n. 231/2001); Ma, con recente pronuncia, la Corte Costituzionale ha stabilito che Va dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'art. 83 c.p.p. nella parte in cui non prevede che, nel caso di responsabilità civile derivante dall'assicurazione obbligatoria per l'attività di caccia prevista dall'art. 12, comma 8, l. 11 febbraio 1992, n. 157, l'assicuratore possa essere citato nel processo penale a richiesta dell'imputato, determinandosi una irragionevole disparità di trattamento dell'imputato assoggettato nel processo penale all'azione di risarcimento del danno provocato da un incidente di caccia rispetto al convenuto con la stessa azione in sede civile, al quale è riconosciuto il diritto di chiamare in garanzia il proprio assicuratore (Corte cost., n. 159/2022). – in tema di responsabilità medica: in tema di colpa medica, non è configurabile la responsabilità civile in capo al medico titolare di assistenza sanitaria (cosiddetto medico di base) per i danni prodotti dalla condotta del proprio sostituto, svolgendo quest'ultimo, in assenza del medico titolare, l'attività professionale in nome e per conto proprio, senza che assuma alcun rilievo la circostanza che l'individuazione del sostituto sia stata effettuata dal medico sostituito (Cass. IV, n. 9814/2015; Cass. III, 6243/2015; in termini analoghi, Cass. V, n. 35104/2013). La richiesta di citazione del responsabile civile Condizione necessaria affinché il responsabile civile possa essere considerato parte nel processo è, naturalmente, la sua costituzione in giudizio. Il responsabile civile può essere citato a richiesta della parte civile o del pubblico ministero, che abbia esercitato l'azione civile ex art. 77, comma 4, secondo quanto prevede l'art. 83, comma 1 c.p.p. La Corte Costituzionale ha precisato come all'imputato sia consentito chiedere la citazione dell'assicuratore, in qualità di responsabile civile, nella specifica ipotesi di responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti contemplata dalla l. n. 990/1969 (per l'assicurazione obbligatoria): tale legittimazione è riconosciuta al solo imputato contraente della polizza e non anche a colui che sia terzo rispetto al contratto di assicurazione (v. Corte cost. n. 112/1998). Per quanto riguarda i tempi processuali, la richiesta di citazione del responsabile civile può essere proposta a partire dal momento in cui vi sia stata la costituzione di parte civile nei confronti dell'imputato o, al più tardi, per il dibattimento, secondo quanto previsto dal comma 2 dell'art. 83 c.p.p. Poiché, inoltre, il danneggiato del reato non può costituirsi parte civile durante le indagini preliminari, non è ipotizzabile l'ingresso del responsabile civile in tale fase. Dovendosi escludere, per quanto appena detto, che l'intervento o la citazione del responsabile civile avvengano nella fase delle indagini, la dottrina ha ritenuto che la citazione effettuata in questa fase non possa rimanere quiescente fino all'inizio della fase processuale, ma debba considerarsi totalmente invalida. La giurisprudenza della Corte di Cassazione ritiene legittima l'ordinanza con cui il Giudice dell'Udienza Preliminare (G.U.P.) rigetta la richiesta della parte civile di autorizzazione a citare il responsabile civile per l'udienza fissata per il patteggiamento, atteso che tale rito semplificato non comporta l'esame della domanda risarcitoria (v. Cass. IV, n. 2628/2006). La norma inoltre (a differenza del previgente art. 108 c.p.p. del 1930) non impone il limite dell'essere in dibattimento in prima udienza: la disposizione non implica infatti che la parte debba essere citata per la prima udienza; il responsabile civile può avvenire quindi anche per il dibattimento rinviato (v. Cass. IV, n. 35612/2009, per cui: «La disposizione (art. 83, comma 2, c.p.p.), per la quale la richiesta di citazione del responsabile civile deve essere proposta “al più tardi per il dibattimento”, non implica che tale parte debba essere citata per la prima udienza. La norma è volta ad assicurare che il responsabile civile possa partecipare a tutte le fasi del dibattimento, che costituisce il nucleo centrale del giudizio, con parità rispetto alle altre parti. Ne consegue che non è affatto escluso che la citazione avvenga per un'udienza successiva alla prima, purché, in tale eventualità, le udienze iniziali siano solo prodromiche, di differimento, e non impediscano al responsabile civile di svolgere il proprio ruolo nel dibattimento sin dalla prima fase di costituzione delle parti»). In caso di più parti civili, secondo la Cassazione: “Ai fini della regolarità della citazione del responsabile civile non è necessario che l'istanza provenga da tutte le parti civili già costituite, purché al responsabile civile venga indirizzata la domanda risarcitoria anche dalla parte civile che non abbia proposto la predetta istanza di citazione” (Cass. IV, n. 46691/2015). La richiesta poi deve essere presentata al giudice procedente che, verificato il fumus boni iuris della stessa, ordina con decreto la citazione del responsabile civile. Questo passaggio procedimentale consente al giudice di effettuare un controllo preliminare sulla ammissibilità della domanda e di negare l'emissione del decreto di citazione ove “risulti già prima facie la carenza di legitimatio ad causam o di capacità processuale”. Il provvedimento di diniego non impedisce alla parte richiedente di reiterare la propria richiesta, purchè non sia decorso il termine ad quem di cui all'art. 484, comma 1, c.p.p. In materia di impugnazione, la Cassazione ha stabilito il seguente principio di diritto: “L'imputato non ha interesse ad impugnare la sentenza che abbia omesso di pronunciare la condanna solidale al risarcimento del danno anche a carico del responsabile civile, e che abbia escluso l'applicazione della manleva dell'assicurato ai sensi dell'art. 1917 c.c. da parte del responsabile civile, in quanto il vincolo di solidarietà tra quest'ultimo e l'imputato ha efficacia ope legis e, per il pagamento delle spese in favore della parte civile, è previsto dall'art. 541, comma 1, c.p.p.” (così Cass. VII n. 3347/2016, con cui dichiara inammissibile, Trib. Enna 26 ottobre 2015). Sempre in materia di impugnazione: “L'omessa citazione nel giudizio di impugnazione del responsabile civile, presente nel giudizio di primo grado, integra una nullità di ordine generale a regime intermedio che può essere eccepita esclusivamente dalla parte illegittimamente pretermessa e non anche dall'imputato, il quale non vanta un interesse giuridicamente apprezzabile all'osservanza della disposizione violata” (così Cass. IV, 47288/2014). In materia di impugnazione, la Cassazione ha stabilito il seguente principio di diritto: “L'imputato non ha interesse ad impugnare la sentenza che abbia omesso di pronunciare la condanna solidale al risarcimento del danno anche a carico del responsabile civile, e che abbia escluso l'applicazione della manleva dell'assicurato ai sensi dell'art. 1917 c.c. da parte del responsabile civile, in quanto il vincolo di solidarietà tra quest'ultimo e l'imputato ha efficacia ope legis e, per il pagamento delle spese in favore della parte civile, è previsto dall'art. 541, comma 1, c.p.p.” (così Cass. VII n. 3347/2016, con cui dichiara inammissibile, Trib. Enna 26 ottobre 2015). Sempre in materia di impugnazione: “L'omessa citazione nel giudizio di impugnazione del responsabile civile, presente nel giudizio di primo grado, integra una nullità di ordine generale a regime intermedio che può essere eccepita esclusivamente dalla parte illegittimamente pretermessa e non anche dall'imputato, il quale non vanta un interesse giuridicamente apprezzabile all'osservanza della disposizione violata” (così Cass. IV, 47288/2014). Di recente, la Suprema Corte di Cassazione ha enunciato il principio secondo cui, ove l'istituto assicuratore venga a conoscenza della pretesa risarcitoria aliunde, anche in assenza della raccomandata di cui al codice delle assicurazioni private, art. 148, si deve ritenere che la ratio di tale norma sia stata egualmente soddisfatta. L'onere imposto al danneggiato può essere soddisfatto anche con atti equipollenti alla raccomandata, purché altrettanto idonei al soddisfacimento dello scopo perseguito: quello di consentire all'assicuratore di valutare l'opportunità di un accordo con il danneggiato e prevenire premature domande giudiziali, con conseguente dispendio economico, ove l'assicuratore sia stato messo a conoscenza del sinistro, della volontà del danneggiato di essere risarcito ed abbia potuto valutare le responsabilità e la fondatezza delle richieste (Cass. civ., VI, n. 1699/2021). A seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo del 15 gennaio 2016, n. 7, “Disposizioni in materia di abrogazione di reati e introduzione di illeciti con sanzioni pecuniarie civili, a norma dell'art. 2, comma 3, della l. n. 67/2014”, che ha visto l'abrogazione di numerosi reati e la relativa trasformazione in illeciti civili, è sorta la questione circa la facoltà del giudice dell'impugnazione, per condanna per un reato successivamente abrogato, di decidere anche in merito alle statuizioni civili (in questo senso, tra le molte: Cass. II, n. 29603/2016; Cass. II, n. 14529/2016; Cass. V, n. 14041/2016; Cass. V, n. 7124/2016; contra: Cass. V, n. 16147/2016; Cass. V, n. 14044/2016; Cass. V, n. 15634/2016). La questione è stata risolta dalle Sezioni Unite, nel modo seguente: 1) il giudice dell'esecuzione è tenuto a revocare il provvedimento (sentenza di condanna o decreto irrevocabili) perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, lasciano tuttavia inalterate le disposizioni e i capi che riguardano gli interessi civili; 3) il giudice dell'impugnazione, invece, nel dichiarare che il fatto non è più previsto dalla legge come reato, deve revocare anche i capi della sentenza che concernono gli interessi civili (ferma restando la possibilità per la parte civile di agire nuovamente, in via ordinaria, per il risarcimento del danno e l'eventuale irrogazione di sanzione pecuniaria civile; 3) è inammissibile, per sopravvenuta carenza di interesse, il ricorso per cassazione proposto dalla parte civile, ai soli effetti civili, avverso una sentenza di assoluzione post d.lgs. n. 7/2016 (Cass. S.U., n. 46688/2016). In materia di impugnazione, di recente, la Cassazione ha affermato che in caso di annullamento della sentenza penale ai soli effetti civili con rinvio al giudice civile competente per valore in grado di appello, devono trovare applicazione le regole di giudizio del processo penale (Cass. IV, n. 29083/2018). La legittimazione passiva del responsabile civile sussiste solo se nel processo penale sia presente un imputato del cui operato egli debba rispondere per legge, a norma dell'art. 185 c.p.: Cass. IV, n. 42127/2021. In tema di spese processuali, l'acquiescenza alla sentenza da parte del responsabile civile che non abbia esercitato la propria facoltà d'impugnazione esclude, nel caso in cui il solo imputato impugni infruttuosamente, che nel relativo giudizio possa configurarsi una situazione di soccombenza con condanna alle spese in favore della parte civile, rimanendo queste a carico del solo imputato. |