Istanza di anticipazione o di differimento della prima udienza (art. 465)

Lottini Riccardo

Inquadramento

In presenza di giustificati motivi, quali la sussistenza di peculiari esigenze organizzative ovvero la deduzione di un legittimo impedimento da parte dell'imputato o del suo difensore, il Giudice procedente (ovvero il presidente del collegio giudicante, quando la decisione assuma rilievo meramente ordinatorio) può, con decreto motivato, anticipare o differire per una sola volta la celebrazione della prima udienza dibattimentale.

Formula

AL TRIBUNALE DI.... IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE

ISTANZA DI DIFFERIMENTO DELLA PRIMA UDIENZA

(ART. 465 C.P.P.)

Il sottoscritto Avv....., difensore del Sig....., imputato nel p.p.n.r..... R.G.N.R./.... R.G.

PREMESSO

che in data.... è stata fissata dinanzi a Codesto Ecc.mo Tribunale la prima udienza del procedimento a carico del Sig.....;

CONSIDERATO

che il Sig..... /il sottoscritto difensore si trova nell'impossibilità assoluta di comparire in giudizio per tale data, atteso che, come da documentazione allegata,.... [1].

PQM

chiede a Codesto Ecc.mo Tribunale di voler disporre il differimento dell'udienza suddetta, in modo tale da consentire la partecipazione dell'imputato/del sottoscritto difensore al giudizio.

Luogo e data....

Firma Avv.....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1]Il difensore istante dovrà, a questo punto, illustrare le ragioni per le quali l'imputato, o il difensore stesso, si trovano assolutamente impossibilitati a comparire in udienza, allegando, ove possibile, documentazione a supporto; oltre che funzionale all'accoglimento dell'istanza, l'esposizione esaustiva dei fatti da cui deriva il legittimo impedimento a comparire agevolerà il decidente nel soddisfare il proprio onere motivazionale, atteso che il decreto di anticipazione o di differimento dell'udienza deve essere adottato per “giustificati motivi”. Nell'ipotesi di legittimo impedimento del difensore, sarà opportuno allegare il decreto di rinvio o di citazione a giudizio oppure il verbale di udienza dai quali risulta la sussistenza di un concomitante impegno professionale, precisando le ragioni per le quali tale incombente assume maggiore rilevanza rispetto a quello per cui si chiede il differimento (ad esempio nelle ipotesi in cui l'assistito si trovi sottoposto a misura cautelare o in stato di detenzione), nonché esplicitare le ragioni per cui il difensore non può avvalersi di un sostituto processuale per l'espletamento del proprio mandato nell'uno e nell'altro processo.

Commento

La funzione degli atti preliminari al dibattimento

La fase degli atti preliminari al dibattimento, che rinviene la propria disciplina nel Titolo I del Libro VII, si inaugura con la ricezione, da parte del Giudice del dibattimento, del decreto che dispone il giudizio e del fascicolo processuale formato dal Giudice dell'udienza preliminare a norma dell'art. 431 c.p.p. Nelle ipotesi di citazione diretta a giudizio di cui all'art. 550 c.p.p. il Pubblico Ministero adotta il relativo decreto e predispone il fascicolo che trasmette ai sensi dell'art. 553 c.p.p. al giudice della nuova udienza di comparizione predibattimentale.

L'esatta collocazione del momento iniziale della fase preliminare assume particolare rilevanza sotto il profilo dell'individuazione del Giudice procedente a norma dell'art. 279 c.p.p., che dunque, sino a che non sia stato trasmesso il fascicolo processuale, deve indentificarsi con il Giudice dell'udienza preliminare o con il Giudice per le indagini preliminari (cfr. Cass. S.U. n. 7/1994; Cass. S.U. n. 6/1994).

La fase in rassegna si conclude, in pubblica udienza, con l'accertamento della regolare costituzione delle parti (art. 484 c.p.p.), oppure con la dichiarazione di apertura del dibattimento, laddove vi si ritengano compresi anche i cc.dd. atti introduttivi di cui agli artt. 484-491 c.p.p. (Lozzi, Lezioni di procedura penale, Torino, 2006, 515 ss.).

Soltanto nel corso degli atti preliminari in senso stretto è possibile, tuttavia, emettere sentenza di proscioglimento ai sensi dell'art. 469 c.p.p.: trattasi di una delle ipotesi tassative in cui la fase preliminare trova il proprio epilogo in udienza camerale (v. in questo senso Cass S.U., n. 3512/2021).

Sotto il profilo funzionale, la fase degli atti preliminari risulta preordinata al compimento di attività propedeutiche allo svolgimento del futuro dibattimento, distinguibili in atti necessari o obbligatori e atti meramente eventuali (cfr. Santalucia, Gli atti preliminari al dibattimento, in Trattato di procedura penale, IV, tomo II, Milano, 2009, 4).

Tra gli atti necessari si colloca anzitutto il deposito presso la cancelleria del Giudice procedente del fascicolo processuale, funzionale, tra l'altro, all'esercizio della facoltà data ai difensori, nei venti giorni “liberi” prima della data fissata per l'udienza (art. 429, comma 3, c.p.p.), di esaminare e di estrarre copia degli atti e dei documenti raccolti nel fascicolo per il dibattimento, nonché di prendere visione delle cose sequestrate.

Tale facoltà si correla alle attività, anch'esse necessarie, contemplate dall'art. 468 c.p.p., che impone alle parti l'indicazione, mediante deposito in cancelleria delle cc.dd. liste testimoniali, delle prove orali, tecniche e documentali di cui deve essere fatta richiesta a pena di decadenza, e delle quali verrà chiesta l'ammissione a norma dell'art. 493 c.p.p., nonché l'eventuale richiesta di autorizzazione alla citazione dei testi, dei consulenti tecnici, dei periti e degli imputati connessi.

Tra le attività meramente eventuali che connotano la fase preliminare al dibattimento è annoverabile l'assunzione probatoria di urgenza: il codice di rito si preoccupa di dettare una disciplina ad hoc, contenuta nell'art. 467 c.p.p., per l'assunzione delle prove non differibili, che avverrà nei casi previsti dell'art. 392 c.p.p. e con le formalità del dibattimento.

Un'ulteriore attività non necessaria tipicamente disciplinata dal Titolo I è l'anticipazione o il differimento della data prima udienza, che potrà essere disposta, per una sola volta ed eventualmente su istanza di parte, con decreto motivato adottato dal Giudice (monocratico) procedente, dal Presidente del Tribunale o della Corte di Assise ovvero dal Collegio.

Infine, è opportuno ricordare una serie di attività, anch'esse meramente eventuali, non espressamente contemplate dalla disciplina degli atti preliminari, che tuttavia possono trovare luogo in questa fase, quali l'interrogatorio di garanzia dell'imputato (nel caso in cui sia stato il Giudice del dibattimento ad adottare l'ordinanza genetica), la costituzione della parte civile, la citazione e la costituzione del responsabile civile.

I presupposti per l'anticipazione o il differimento della prima udienza

A norma dell'art. 465 c.p.p., l'anticipazione o il differimento della prima udienza dibattimentale può avvenire soltanto per “giustificati motivi”.

La necessità di spostare la trattazione di un determinato processo può sorgere, anzitutto, in presenza di determinate esigenze correlate con la formazione e la gestione dei ruoli di udienza.

In primo luogo, va ricordato che i procedimenti a carico di detenuti ovvero di imputati sottoposti a misura cautelare personale debbono essere trattati con precedenza: in tal senso dispongono l'art. 20, comma 5 del d.m. n. 334/1989 (Regolamento di esecuzione del c.p.p.) per quanto attiene ai processi a carico di soggetti in stato di custodia cautelare, e l'art. 132-bis, comma 1, lett. c) e d) del d.lgs. n. 271/1989 (Norme di attuazione al c.p.p.), come modificato dal d.l. n. 92/2008, anche con riferimento ai detenuti.

La disposizione citata per ultima impone “priorità assoluta”, altresì, nella trattazione dei processi relativi a reati di particolare gravità (quali quelli contemplati dall'art. 407, comma 2, lett. a), c.p.p., i delitti di violenza sessuale, di atti persecutori, di maltrattamenti in famiglia o contro la pubblica amministrazione), in quelli relativi a delitti commessi in violazione delle norme relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, in materia di circolazione stradale e in tema di immigrazione, nonché ai giudizi aventi ad oggetto delitti puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni; precedenza deve essere inoltre accordata ai processi da celebrare con rito direttissimo o con giudizio immediato e nei casi in cui sia stata contestata la recidiva di cui al comma 4 dell'art. 99 c.p.

Particolare sollecitudine nella trattazione del processo può essere inoltre imposta dall'approssimarsi della prescrizione del reato per cui si procede.

Il differimento dell'udienza può invece correlarsi al carico di ruolo gravante sull'ufficio giudicante, ovvero alla necessità di una trattazione concentrata di altri processi, anche in relazione alla loro rilevanza e complessità (nonché, ovviamente, nelle ipotesi in cui si debba accordare precedenza ad altri giudizi per le ragioni sopra dette).

Infine, lo spostamento dell'udienza può essere richiesto su istanza dell'imputato o del suo difensore, nell'ipotesi di assoluta impossibilità a comparire. Al di là del caso fortuito e della causa di forza maggiore, il codice non tipizza le ipotesi di legittimo impedimento, che in ogni caso dovranno concretizzarsi in situazioni che obiettivamente rendono impraticabile la presenza in dibattimento.

Particolarmente dibattuto è il tema del legittimo impedimento del difensore: le Sezioni Unite hanno stabilito che anche un concomitante impegno professionale può costituire legittimo impedimento che dà luogo ad impossibilità assoluta a comparire, purché lo stesso sia stato tempestivamente comunicato e documentato quanto all'essenzialità e alla non sostituibilità della presenza del difensore in altro processo (Cass. S.U., n. 4909/2014).

Nei medesi arresti la S.C. ha precisato che non costituisce legittimo impedimento la decisione del difensore di aderire ad un'astensione collettiva dalle udienze, in quanto si tratta di una scelta correlata non al diritto di difesa, bensì all'esercizio di un diritto di libertà.

Ne consegue che mentre nell'ipotesi di concomitante impegno professionale il rinvio dell'udienza darà luogo a sospensione del corso della prescrizione nei limiti contemplati dall'art. 159, comma 1, n. 3, c.p., in caso di astensione la sospensione ben potrà protrarsi oltre i sessanta giorni.

La competenza

Nel giudizio ordinario dinanzi alla Corte di Assise o al tribunale in composizione collegiale, l'adozione del decreto che dispone il giudizio compete al Presidente dell'organo giudicante procedente, così come previsto dall'art. 465, comma 1, c.p.p.

Tuttavia, quando la necessità di posticipare l'udienza derivi dal legittimo impedimento dell'imputato o del suo difensore, tale competenza spetta al collegio, trattandosi di attività non meramente ordinatoria ma valutativo-decisoria.

Nel rito monocratico, l'adozione del decreto anticipatorio o posticipatorio compete al Giudice del dibattimento; per quanto concerne il procedimento penale dinanzi al Giudice di pace, il potere del magistrato onorario investito della cognizione della causa di anticipare o differire l'udienza si fonda sugli artt. 2, d.lgs. n. 274/2000 e 23, d.m. n. 204/2001, i quali rinviano alle norme del codice di rito e alle disposizioni e al regolamento di attuazione per tutto quello che non è espressamente regolato dalla normativa di riferimento.

Formalità del decreto di anticipazione o di differimento e adempimenti successivi

L'art. 465 c.p.p., nel prevedere che il decreto di differimento o di anticipazione dell'udienza possa essere adottato soltanto per “giustificati motivi”: sulla scorta di quanto previsto dall'art. 125, comma 3, c.p.p., da tale espressione si ricava, benché non unanimemente (cfr. Beltrani, Il dibattimento penale monocratico, Torino, 2003, 93), l'obbligo di fornire una succinta motivazione circa le ragioni che legittimano lo spostamento del processo.

Per ragioni di coerenza sistematica con quanto previsto dall'art. 429 c.p.p., tra la data del decreto e quella fissata per la nuova udienza devono correre non meno di venti giorni; inoltre, in caso di anticipazione, il provvedimento deve essere comunicato al P.M. e notificato alle parti private almeno sette giorni prima dell'udienza.

Tale disposizione appare evidentemente preordinata a consentire alle parti il tempestivo deposito delle liste testimoniali secondo quanto prescritto dall'art. 468 c.p.p. Tuttavia, laddove il decreto venga notificato nell'ultimo giorno utile, tale termine può rivelarsi inadeguato a mantenere impregiudicati i poteri istruttori delle parti, le quali potranno formulare le proprie richieste ai sensi dell'art. 493, comma 2, c.p.p.

Infine, va precisato che l'anticipazione o il differimento dell'udienza possono essere disposti, fuori udienza, anche a giudizio iniziato: in tale ipotesi, in caso di anticipazione, non dovrà tuttavia osservarsi il predetto termine di sette giorni, funzionale, come si è visto, a consentire alle parti di non incorrere nella decadenza prevista dall'art. 468 c.p.p. (v. Cass. II, 22972/2018).

Il decreto di anticipazione/differimento di udienza deve essere notificato all'imputato, pena nullità assoluta (v. Cass. V, n. 37876/2021 che ha spiegato che non può essere sostiuito dall'avviso pubblicato sito dellUfficio giudiziario), ma non, nei confronti dell'imputato dichiarato contumace o assente (Cass. II, 8729/2019).

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