Richiesta di assunzione di prova non rinviabile al presidente del collegio (art. 467)

Lottini Riccardo

Inquadramento

Nel corso degli atti preliminari al dibattimento, nei casi di urgenza contemplati dall'art. 392 c.p.p., laddove si debba procedere all'assunzione di una prova non differibile sino al dibattimento, le parti possono formulare un'istanza al Giudice procedente, ovvero al presidente della Corte di Assise o del collegio giudicante, affinché vi provveda, in camera di consiglio, osservando le medesime formalità previste per il dibattimento.

Formula

ALL'ECC.MO PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI....

RICHIESTA DI ASSUNZIONE DI PROVA NON RINVIABILE

(EX art. 467 c.p.p.)

Il sottoscritto Avv....., difensore del Sig....., imputato nel procedimento penale n..... R.G.N.R./.... R.G.

PREMESSO

che in data.... [1] è stata fissata dinanzi a Codesto Ecc.mo Tribunale la prima udienza del procedimento a carico del Sig.....;

CONSIDERATO

che è intenzione del difensore chiedere l'assunzione della seguente prova:.... /che nella lista di cui all'art. 468 c.p.p., depositata in data...., lo scrivente difensore ha indicato la seguente prova:.... [2];

che la prova in questione risulta non manifestamente irrilevante o superflua per le seguenti ragioni:....;

che nelle more del dibattimento la predetta prova rischia di essere dispersa per i seguenti motivi:.... (v. doc. all.) [3];

che pertanto la sua assunzione non appare ulteriormente differibile;

CHIEDE

alla S.V. Ill.ma di volerne disporre l'assunzione a norma dell'art. 467 c.p.p.

Luogo e data....

Firma Avv.....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1]È evidente che quanto più prossima sia la data fissata per la prima udienza dibattimentale, quanto più attenuate risulteranno le esigenze di urgenza: in tali ipotesi, la parte istante dovrà argomentare a fondo sul punto.

[2]La richiesta di assunzione di prove urgenti può essere formulata ancor prima che si provveda al deposito delle cc.dd. liste testimoniali; tuttavia, qualora la parte istante non abbia già provveduto in tal senso, la stessa avrà l'onere di fornire una seppur succinta allegazione in ordine al proprio interesse alla conservazione della prova, che può ritenersi sussistente in re ipsa quando la stessa sia già stata indicata tra le richieste formulate ai sensi dell'art. 468 c.p.p. La richiesta di assunzione potrebbe inoltre scaturire come conseguenza delle richieste istruttorie formulate dalle altre parti, laddove si tratti di fonte probatoria da indicare in controprova a norma dell'art. 468, comma 4, c.p.p.

[3]Ivi dovranno essere puntualmente indicate le ragioni di urgenza poste a fondamento della richiesta, se possibile corredate da esaustiva documentazione a supporto.

Commento

Finalità dell'istituto

L'art. 467 c.p.p. fronteggia, nella fase degli atti preliminari al dibattimento, l'esigenza di procedere all'assunzione di una prova che, per ragioni di urgenza, non appare ulteriormente differibile.

Si tratta di una delle attività processuali meramente eventuali espressamente disciplinate dal Titolo I del Libro VII, attivabile esclusivamente su istanza di parte.

L'istituto coincide soltanto in parte con quello, funzionalmente affine, disciplinato dall'art. 392 c.p.p., che l'art. 467 c.p.p. richiama espressamente: difatti, poiché quest'ultima disposizione fa riferimento esclusivamente alle prove “non rinviabili”, debbono ritenersi esclusi i casi di incidente probatorio nei quali difetti il requisito dell'urgenza, ed in particolare le ipotesi contemplate ai commi 1-bis e 2 dell'art. 392 c.p.p.

Si discute se possano essere assunte, a norma dell'art. 467 c.p.p., le prove di cui all'art. 392, comma 1, lett. c) e d), come modificate dall'art. 4 della l. n. 267/1997. In senso favorevole, Cass. I, n. 6 febbraio 1998, che fa leva sulla disposizione transitoria di cui all'art. 6, comma 1 della predetta legge, che consente al P.M. di chiedere al G.I.P. l'esame dei dichiaranti ex art. 210 e dell'indagato su fatti concernenti la responsabilità altrui anche in quei procedimenti in cui, al momento dell'entrata in vigore, fosse già stata esercitata l'azione penale.

Contra, più di recente, Cass. I, n. 42449/2009, che espressamente si confronta con i pregressi arresti ritenendoli non condivisibili e stabilisce che la richiesta di esame ai sensi dell'art. 392, comma 1, lett. c) e d) formulata nel corso degli atti preliminari al dibattimento deve essere valutata alla stregua dei parametri della non rinviabilità e dell'urgenza.

In dottrina (Bonetto, Il predibattimento, in Giurisprudenza sistematica di diritto processuale penale, diretto da Chiavario-Marzaduri, Torino, 2002, 35) si osserva che la differenza tra l'incidente probatorio e l'assunzione delle prove non rinviabili nella fase preliminare al dibattimento consiste nel fatto che il primo rappresenta una deviazione rispetto alla fase nella quale si innesta (ovvero quella delle indagini preliminari), dando vita ad un procedimento incidentale e parentetico rispetto a quello principale, mentre il secondo costituisce l'anticipazione di un atto che normalmente viene compiuto in un momento successivo, ed è pertanto destinato ad influire esclusivamente sulla successione cronologica del procedimento.

Tale ricostruzione incide sulla possibilità di reiterare in dibattimento una prova già assunta ai sensi dell'art. 467 c.p.p.: mentre infatti è pacifico che la prova acquisita in incidente probatorio debba essere rinnovata in sede dibattimentale si vi è richiesta di parte e la stessa non appaia manifestamente irrilevante o superflua (cfr. Corte cost., n. 181/1994, in Giur. Cost., 1994, 1613), per le prove ammesse ex art. 467 c.p.p., assunte nella pienezza del contraddittorio tra le parti, non appare applicabile la medesima conclusione, salve le ipotesi in cui le parti si siano avvalse della facoltà di indicare nuove circostanze o il Giudice eserciti i propri poteri di integrazione probatoria ex art. 506 c.p.p.

Procedimento

All'assunzione di prove non differibili il Giudice può procedere esclusivamente su istanza di parte. La persona offesa dal reato, che non può considerarsi a tal fine “parte”, potrà nondimeno sollecitare il Pubblico Ministero ad avanzare la relativa richiesta, in analogia con quanto previsto per l'incidente probatorio (cfr. Beltrani, Sub art. 467 c.p.p., in Commentario al nuovo codice di procedura penale, a cura di Chiavario, IV, Torino, 1991, 41).

L'istanza deve essere diretta al Presidente del collegio o della Corte di Assise: la competenza di tali organi sussiste dal momento in cui il fascicolo processuale, a seguito dell'emissione del decreto che dispone il giudizio o del decreto di citazione diretta, perviene nella cancelleria del Giudice del dibattimento.

Prima di tale momento, che segna precipuamente il passaggio dalla fase dell'udienza preliminare o delle indagini preliminari a quella degli atti preliminari al dibattimento, la competenza a decidere circa la necessità di assumere prove urgenti spetta rispettivamente al G.u.p. o al G.i.p., che vi procederanno in incidente probatorio.

A differenza di quanto prevede l'art. 395 c.p.p. per la richiesta di incidente probatorio, che deve essere notificata, a cura di chi l'ha proposta, al Pubblico Ministero e alle persone nei cui confronti si procede, l'art. 467 c.p.p. prevede esclusivamente che debba essere dato avviso, almeno ventiquattro ore prima del compimento dell'atto, del giorno, del luogo e dell'ora per lo stesso stabiliti.

Il Giudice investito della richiesta decide con ordinanza motivata valutando non soltanto la sussistenza dei requisiti di non differibilità ed urgenza, che debbono essere valutati in concreto, ma anche che la prova di cui viene chiesta l'ammissione non sia vietata dalla legge: si discute, poi, se il decidente debba limitarsi a valutarne la non manifesta sovrabbondanza, così come prevede l'art. 468 c.p.p., oppure spingersi sino ad apprezzarne la non manifesta irrilevanza e superfluità, ai sensi dell'art. 190 c.p.p. (per tali rilievi, Servi, Sub art. 467 c.p.p., in Codice di procedura penale commentato, Milano, 2010, 6168).

A norma dell'art. 467 c.p.p., l'assunzione della prova avviene osservando le forme previste per il dibattimento: secondo Cass. I, n. 42449/2009, cit., ciò non implica che l'attività debba compiersi in pubblica udienza; la S.C. in particolare osserva che “la collocazione della norma nel contesto di altre accomunate dalla previsione, nella fase degli atti preliminari al dibattimento, di attività (di preparazione ed organizzazione della futura attività dibattimentale) riservate al solo presidente del tribunale o della Corte d'assise, la circostanza che sia il presidente, e non l'intero collegio, a valutare l'ammissibilità dell'istanza probatoria ed a disporre l'assunzione della prova, l'urgenza di procedere all'assunzione della medesima costituiscono, invero, elementi che impongono di ritenere che all'acquisizione, in camera di consiglio, intervenga il solo presidente”. In senso contrario parte della dottrina, ed in particolare Ubertis, Giudizio di primo grado (disciplina del) nel diritto processuale, in Dig. Disc. pen., V, Torino, 1991, 521.

Infine, va ricordato che, ai sensi dell'art. 240-bis del d.lgs. n. 271/1989 (norme coord. c.p.p.), l'istituto ora in commento ricade tra le attività per le quali non opera la sospensione feriale.

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