Richiesta di assunzione di prova non rinviabile nei procedimenti a citazione diretta (art. 554)

Riccardo Lottini

Inquadramento

Nei procedimenti a citazione diretta, nei casi di urgenza contemplati dall'art. 467 c.p.p., laddove si debba procedere all'assunzione di una prova non differibile sino al dibattimento, e fino a che il fascicolo del dibattimento e quello del dibattimento non sia stato trasmesso al giudice dell'udienza predibattimentale, assieme al decreto che dispone il giudizio, alla cancelleria del Giudice procedente, le parti possono formulare un'istanza al Giudice per le indagini preliminari, affinché vi provveda, in camera di consiglio, osservando le medesime formalità previste per il dibattimento.

Formula

AL TRIBUNALE DI ...

GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI

RICHIESTA DI ASSUNZIONE DI PROVA NON RINVIABILE

(ex art. 554 C.P.P.)

Il sottoscritto Avv. ..., difensore del Sig. ..., nato a ..., il ..., imputato nel procedimento penale n. ... R.G.N.R./ ... R.G.

PREMESSO

che in data ... [1] è stata fissata dinanzi al Tribunale di ..., in composizione monocratica, la prima udienza del procedimento a carico del Sig. ...;

CONSIDERATO

che è intenzione del difensore chiedere l'assunzione della seguente prova: ... [2] ;

che la prova in questione risulta non manifestamente irrilevante o superflua per le seguenti ragioni ...;

che nelle more del dibattimento la predetta prova rischia di essere dispersa per i seguenti motivi: ... (v. doc. all.) [3] ;

che pertanto la sua assunzione non appare ulteriormente differibile;

PQM

il sottoscritto difensore chiede alla S.V. Ill.ma di volerne disporre l'assunzione a norma dell'art. 467 c.p.p.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. È evidente che quanto più prossima sia la data fissata per la prima udienza dibattimentale, quanto più attenuate risulteranno le esigenze di urgenza: in tali ipotesi, la parte istante dovrà argomentare a fondo sul punto.

2. La competenza funzionale del Giudice per le indagini preliminari sussiste sino a che il fascicolo processuale non sia trasmesso dal P.M. al Giudice del dibattimento: pertanto, all'atto della richiesta, non sarà stato ancora possibile depositare la lista testimoniale ai sensi dell'art. 468 c.p.p. La parte sarà dunque onerata di fornire una seppur succinta allegazione in ordine al proprio interesse alla conservazione della prova, che può ritenersi sussistente in re ipsa quando la stessa sia già stata indicata tra le richieste formulate ai sensi dell'art. 468 c.p.p. Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il P.D.P. (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quter, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. Come è noto, lo scorso 4 luglio 2023 in attuazione dell'art. 87 comma 6-bis d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150 è stato emanato dal Ministro della giustizia un decreto che ha allargato il catalogo degli atti che devono essere necessariamente depositati dai difensori attraverso il Portale di deposito telematico. Ciò vale per tutti gli Uffici giudiziari ad eccezione della Procura presso il Tribunale per i minorenni, il Tribunale per i minorenni, il Tribunale di sorveglianza e la Corte di Cassazione e le fasi della esecuzione penale e quella disciplinata dal libro XI del codice di rito (intitolato rapporti giurisdizionali con autorità straniere). Il deposito deve avvenire con le modalità dettate con il provvedimento del diretto generale dei sistemi informativi automatizzati del Ministero dell'11 luglio 2023 e non vale per il deposito in udienza che potrà dunque continuare con le modalità tradizionali. Le novità dovevano entrare in vigore il 20 luglio 2023, ma la medesima è stata posticipata a fine anno. La richiesta in parola non rientrava tra gli atti contemplati dal decreto ministeriale del 4 luglio.

3. Ivi dovranno essere puntualmente indicate le ragioni di urgenza poste a fondamento della richiesta, se possibile corredate da esaustiva documentazione a supporto.

Commento

La competenza ad assumere gli “atti urgenti” nel procedimento a citazione diretta

Nell'art. 554 c.p.p., il legislatore ha scelto di disciplinare espressamente, sul piano cronologico-procedimentale, l'ipotesi in cui si debba procedere all'assunzione di una prova urgente prima che il fascicolo per il dibattimento e quello del pubblico ministero e il decreto di citazione vengano trasmessi, a cura del Pubblico Ministero, al giudice dell'udienza predibattimentale.

L'opzione per una disciplina specifica rispetto a tale intervallo temporale si giustifica, verosimilmente, con il fatto che tra l'emissione del decreto di citazione diretta a giudizio (che deve essere notificato all'imputato, al suo difensore e alla persona offesa almeno 60 giorni prima, riducibili a 45 nelle ipotesi di urgenza), e la prima udienza predibattimentale, decorre ordinariamente un periodo di tempo più lungo rispetto a quanto non avvenga nel rito ordinario.

Si ricordi, tuttavia, che a norma dell'art. 553 c.p.p., il fascicolo deve essere formato e trasmesso al Giudice dell'udienza di comparizione predibattimentale immediatamente dopo la notificazione.

La soluzione accolta – che opera anche con riferimento alle misure cautelari – rispecchia appieno quello che accade nel rito ordinario, ove la materiale trasmissione del fascicolo processuale e del decreto che dispone il giudizio alla cancelleria del Giudice del dibattimento, segnando l'inizio della fase degli atti preliminari al dibattimento, comporta altresì lo spostamento della competenza dal Giudice dell'udienza preliminare a quello investito della cognizione della causa (cfr. Cass. S.U., n. 7/1994; Cass. S.U., n. 6/1994; in dottrina Marzaduri, Procedimento dinanzi al tribunale in composizione monocratica, in Conso-Grevi, Compendio di procedura penale, Milano, II, 750).

La norma in rassegna realizza, di fatto, un'estensione della competenza funzionale del Giudice per le indagini preliminari oltre la conclusione delle stesse, cosicché parte della dottrina dubita della possibilità di una sua estensione analogica, considerate anche le possibili ricadute sul principio costituzionale del Giudice naturale (Garuti, Il procedimento per citazione diretta a giudizio davanti al Tribunale, in Trattato di procedura penale, diretto da Ubertis-Voena, XXXVI.1, Milano, 2003, 169).

Come si accennava, ai sensi dell'art. 554 c.p.p., il Giudice per le indagini preliminari, sino a che il fascicolo non venga trasmesso alla cancelleria del dibattimento, è altresì competente a decidere sulle misure cautelari; analoga previsione è contenuta nell'art. 317, comma 2, c.p.p., ultimo periodo, con riferimento al sequestro conservativo.

Presupposti applicativi

Quanto ai presupposti e alle modalità di assunzione, l'art. 554 c.p.p. rinvia espressamente alla disciplina degli atti urgenti di cui all'art. 467 c.p.p.

Quest'ultima disposizione fronteggia, nella fase degli atti preliminari al dibattimento, l'esigenza di procedere all'assunzione di una prova che, per ragioni di urgenza, non appare ulteriormente differibile.

L'istituto coincide soltanto in parte con quello, funzionalmente affine, disciplinato dall'art. 392 c.p.p., che l'art. 467 c.p.p. richiama espressamente: difatti, poiché quest'ultima disposizione fa riferimento esclusivamente alle prove “non rinviabili”, debbono ritenersi esclusi i casi di incidente probatorio nei quali difetti il requisito dell'urgenza, ed in particolare le ipotesi contemplate ai commi 1-bis e 2 dell'art. 392 c.p.p.

Si discute se possano essere assunte, a norma dell'art. 467 c.p.p., le prove di cui all'art. 392, comma 1, lett. c) e d), come modificate dall'art. 4 della l. n. 267/1997. In senso favorevole, Cass. I, n. 6 febbraio 1998, Baudo, che fa leva sulla disposizione transitoria di cui all'art. 6, comma 1, della predetta legge, che consente al P.M. di chiedere al G.I.P. l'esame dei dichiaranti ex art. 210 e dell'indagato su fatti concernenti la responsabilità altrui anche in quei procedimenti in cui, al momento dell'entrata in vigore, fosse già stata esercitata l'azione penale.

Contra, più di recente, Cass. I, n. 42449/2009, che espressamente si confronta con i pregressi arresti ritenendoli non condivisibili e stabilisce che la richiesta di esame ai sensi dell'art. 392, comma 1, lett. c) e d) formulata nel corso degli atti preliminari al dibattimento deve essere valutata alla stregua dei parametri della non rinviabilità e dell'urgenza.

In dottrina (Bonetto, Il predibattimento, in Giurisprudenza sistematica di diritto processuale penale, diretto da Chiavario-Marzaduri, Torino, 2002, 35) si osserva che la differenza tra l'incidente probatorio e l'assunzione delle prove non rinviabili nella fase preliminare al dibattimento consiste nel fatto che il primo rappresenta una deviazione rispetto alla fase nella quale si innesta (ovvero quella delle indagini preliminari), dando vita ad un procedimento incidentali e parentetico rispetto a quello principale, mentre il secondo costituisce esclusivamente l'anticipazione di un atto che normalmente viene compiuto in un momento successivo, ed è pertanto destinato ad influire esclusivamente sulla successione cronologica del procedimento.

Tale ricostruzione incide sulla possibilità di reiterare in dibattimento una prova già assunta ai sensi dell'art. 467 c.p.p.: mentre infatti è pacifico che la prova assunta in incidente probatorio debba essere rinnovata in sede dibattimentale si vi è richiesta di parte e la stessa non appaia manifestamente irrilevante o superflua (cfr. Corte cost., n. 181/1994, in Giur. Cost., 1994, 1613), per le prove ammesse ex art. 467 c.p.p., assunte nella pienezza del contraddittorio tra le parti, non appare applicabile la medesima conclusione, salve le ipotesi in cui le parti si siano avvalse della facoltà di indicare nuove circostanze o il Giudice eserciti i propri poteri di integrazione probatoria ex art. 506 c.p.p.

All'assunzione di prove non differibili il Giudice può procedere esclusivamente su istanza di parte. La persona offesa dal reato, che non può considerarsi a tal fine “parte”, potrà nondimeno sollecitare il Pubblico Ministero ad avanzare la relativa richiesta, in analogia con quanto previsto per l'incidente probatorio (cfr. Beltrani, Sub art. 467 c.p.p., in Commentario al nuovo codice di procedura penale, a cura di Chiavario, IV, Torino, 1991, 41).

A differenza di quanto prevede l'art. 395 c.p.p. per la richiesta di incidente probatorio, che deve essere notificata, a cura di chi l'ha proposta, al Pubblico Ministero e alle persone nei cui confronti si procede, l'art. 467 c.p.p. prevede esclusivamente che debba essere dato avviso, almeno ventiquattro ore prima del compimento dell'atto, del giorno, del luogo e dell'ora per lo stesso stabiliti.

Il Giudice investito della richiesta decide con ordinanza motivata valutando non soltanto la sussistenza dei requisiti di non differibilità ed urgenza, che debbono essere apprezzati in concreto, ma anche che la prova di cui viene richiesta l'ammissione non sia vietata dalla legge: si discute, poi, se il decidente debba limitarsi a valutarne la non manifesta sovrabbondanza, così come prevede l'art. 468 c.p.p., oppure spingersi sino ad apprezzarne la non manifesta irrilevanza e superfluità, ai sensi dell'art. 190 c.p.p. (cfr. per tali rilievi Servi, Sub art. 467, in Codice di procedura penale commentato, Milano, 2010, 6168).

Infine, va ricordato che, ai sensi dell'art. 240-bis del d.lgs. n. 271/1989 (norme coord. c.p.p.), l'istituto ora in commento ricade tra le attività per le quali non opera la sospensione feriale.

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