Deposito lista testi e altri dichiaranti del difensore della parte civile nei procedimenti a citazione diretta (art. 555)

Riccardo Lottini

Inquadramento

Allo scopo di evitare prove c.d. a sorpresa, le parti sono onerate di depositare, almeno sette giorni prima della data fissata per l'udienza, a pena di inammissibilità, la lista in cui sono indicati i testimoni, i periti, i consulenti tecnici e i dichiaranti ex art. 210 c.p.p. di cui intendono chiedere l'ammissione.

Formula

AL TRIBUNALE DI ...

IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA

Lista dei testimoni, dei periti e dei consulenti tecnici

(ex art. 555, comma 1, c.p.p.)

Il sottoscritto Avv. ..., difensore del Sig. ..., nato a ..., il ..., imputato nel procedimento penale n. ... R.G.N.R. – n. ... R.G.

PREMESSO

che in data ... è stata fissata dinanzi a Codesto Ecc.mo Tribunale la prima udienza dibattimentale del procedimento a [1] carico del Sig. ...;

CHIEDE

l'esame dei seguenti testi:

... (Nome e Cognome del testimone), il quale dovrà riferire sulle circostanze di cui all'imputazione, ed in particolare ...;

CHIEDE

inoltre l'esame dei seguenti consulenti tecnici

... (Titolo, Nome e Cognome del Consulente tecnico), il quale dovrà illustrare ...;

CHIEDE

altresì l'esame del Perito ... (Titolo, Nome e Cognome del perito), il quale ha svolto la perizia di cui all'art. 392, comma 2, c.p.p., affinché riferisca sulla metodologia utilizzata, sui risultati acquisiti, sui parametri di valutazione impiegati nonché ...;

CHIEDE

infine, l'esame ex art. 210 c.p.p. del Sig. ... (Nome e Cognome), imputato in un procedimento connesso/collegato con quel del Sig. ... (Nome e Cognome dell'imputato) nel procedimento di cui in oggetto, per il quale si procede separatamente [2], il quale dovrà riferire sulle seguenti circostanze: ... [3].

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. A pena di inammissibilità, la lista testimoniale deve essere depositata presso la cancelleria del Giudice procedente almeno sette giorni prima della data fissata per l'udienza: trattasti di termine da intendersi libero ed intero.

2. Debbono essere esaminati ai sensi dell'art. 210 c.p.p. gli imputati connessi ai sensi dell'art. 12, comma 1, lett. a), nei confronti dei quali si procede o si è proceduto separatamente e che non possono assumere l'ufficio di testimone, nonché gli imputati connessi ai sensi dell'art. 12, lett. c) c.p.p., ovvero collegati ex art. 371, comma 2, lett. b), che non abbiano reso in precedenza dichiarazioni concernenti la responsabilità dell'imputato. Gli imputati connessi “in senso forte” (art. 12, lett. a) c.p.p.), nei cui confronti sia intervenuta sentenza irrevocabile di condanna, di proscioglimento o di applicazione della pena ex art. 444 c.p.p., possono essere sempre sentiti come testimoni, seppur con l'assistenza di un difensore; lo stesso vale per gli imputati connessi in senso debole (art. 12, lett. b) c.p.p.) oppure collegati, anche prima che sia intervenuta sentenza irrevocabile nei loro confronti, qualora abbiano reso dichiarazioni a carico dell'imputato e sia stato loro rivolto l'avviso di cui all'art. 64, comma 3, lett. c).

3. Il perito nominato nell'incidente probatorio a norma dell'art. 392, comma 2, c.p.p. deve essere peraltro citato d'ufficio dal Giudice a norma dell'art. 468, comma 5, c.p.p.

Commento

Finalità dell'istituto

Il deposito delle c.d. liste testimoniali, prevista dall'art. 468 c.p.p., attua una funzione primaria di discovery probatoria, in consonanza con il principio sancito dall'art. 6, § 3, lett. d), della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, recepito dall'art. 111, comma 3, Cost., a mente del quale ogni accusato ha il diritto di «interrogare o fare interrogare i testimoni a carico ed ottenere la citazione e l'interrogatorio dei testimoni a discarico a pari condizioni dei testimoni a carico».

Si tratta di un'attività propedeutica allo svolgimento del futuro dibattimento nel contraddittorio fra le parti, che deve necessariamente compiersi nella fase degli atti preliminari, disciplinata dal Titolo I del Libro VII, e che mira principalmente ad evitare l'introduzione di prove a sorpresa, consentendo alle parti di preparare adeguatamente la propria difesa e di formulare le eventuali richieste di prova contraria.

Nella lista debbono anzitutto essere indicate le prove di natura dichiarativa di cui le parti intendono avvalersi: trattasi, in particolare, dell'esame dei testimoni, dei consulenti tecnici, dei periti e dei dichiaranti ex art. 210 c.p.p.

Tra le categorie di dichiaranti che debbono essere necessariamente indicate nella lista non sono annoverate le persone che debbono effettuare la ricognizione personale a norma degli artt. 313 e ss. c.p.p. Tuttavia, stante la natura essenzialmente dichiarativa dell'atto (nonché il fatto che nella prassi il ricognitore, di regola, assume anche la veste di testimone), deve ritenersi che anche per tale prova sussista un analogo onere di indicazione.

L'art. 468, comma 4-bis, c.p.p., dispone inoltre che la parte che intende chiedere l'acquisizione di verbali di prove assunte in altro procedimento penale deve farne espressa richiesta unitamente al deposito delle liste (e dunque, sotto il profilo pratico-operativo, inserirla direttamente nella lista testimoniale): la previsione de qua, tuttavia, non è presidiata da analoga sanzione di inammissibilità (Cass. III, n. 38828/2016; Cass. V, n. 14457/2011).

La Consulta ha ritenuto infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata in relazione agli artt. 468, comma 1, e 495, comma 3, c.p.p., sul parametro degli artt. 3 e 24 Cost., nella parte in cui non prevedono che anche le richieste di prova documentale debbano essere tempestivamente depositate, ritenendo che non sussistano le medesime esigenze che giustificano un'anticipata discovery in relazione alle prove testimoniali, e che il Giudice può sempre disporre, ai sensi dell'art. 477, comma 2, c.p.p., una breve sospensione del dibattimento per consentire alle parti un adeguato esame delle produzioni documentali effettuate dalla controparte (Corte cost., n. 284/1994).

Si ricordi che la Corte di Cassazione è solita distinguere tra il deposito della lista e le richieste di prova ai sensi dell'art. 493 c.p.p. Il deposito della lista, dunque, non comporta l'automatica implicita richiesta di prova che dovrà invece essere formulata oralmente in udienza, in difetto della quale non possono dirsi ammesse le prove (v. Cass. II, n. 27875/2022).

Legittimazione della parte civile al deposito

Soggetti legittimati a depositare la lista testimoniale, ai sensi dell'art. 468, comma 1, c.p.p., sono le “parti”, tra le quali debbono ricomprendersi tanto i difensori, quanto i soggetti dai medesimi rappresentati.

Per quanto riguarda la parte civile, il difensore deve ritenersi legittimato al deposito della lista testi anche in assenza di procura speciale, atteso che tale attività può considerarsi ricompresa nella c.d. “difesa tecnica”.

Adesso, con le novità introdotte con il d.lgs. n. 150/2022, la costituzione di parte civile può avvenire unicamente per l'udienza preliminare, prima che siano ultimati gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, oppure se detta udienza manca, fino a quando non siano compiuti gli adempimenti previsi dall'art. 484 (quando manca l'udienza preliminare ma non è prevista udienza predibattimentale: ad es. in caso di giudizio immediato) o dall'art. 554-bis c.p.p. (nel caso sia prevista l'udienza predibattimentale). Quando la costituzione di parte civile è possibile entro i termini di cui all'art. 484 c.p.p., la costituzione di parte civile deve avvenire entro la scadenza del termine di cui all'art. 468, comma 1, pena la decadenza dalla facoltà di presentare le liste dei testimoni, periti o consulenti tecnici, come espressamente prevede l'art. 79, comma 3. Ciò non è previsto per gli altri due casi (costituzione per l'udienza dibattimentale e pre-dibattimentale), poiché la costituzione precede necessariamente l'eventuale udienza dibattimentale.

La costituzione di PC in dibattimento, oltre il termine di cui all'art. 468, viene ritenuta non tale da privare comunque la parte dal diritto di chiedere prove non potute indicare tempestivamente ai sensi dell'art. 493, comma 2, fermo restando la facoltà della controparte di articolare prova contraria (v. Cass. IV, n. 44672/2010).

La costituzione fuori udienza è disciplinata dall'art. 78, comma 2, c.p.p., il quale prevede che l'atto di costituzione, depositato nella cancelleria del Giudice procedente a norma del comma 1, debba essere notificato alle altre parti; nel silenzio della norma, si applicano le modalità di notificazione riservate alle parti private (artt. 152 e ss. c.p.p.). Si presti attenzione alla circostanza che il d.lgs. n. 150/2022 ha modificato la disciplina delle notifiche. La lista testi può essere depositata anche prima della notificazione della dichiarazione (Cass. IV, n. 27388/2018).

La S.C. ha peraltro stabilito che anche la persona offesa dal reato è legittimata a richiedere testi nelle forme stabilite dall'art. 468 c.p.p., in quanto tale richiesta costituisce estrinsecazione delle facoltà indicate dall'art. 90 c.p.p., norma che consente a tale soggetto processuale di indicare elementi di prova in ogni stato e grado del procedimento (fatta eccezione ovviamente per il giudizio di Cassazione).

Qualora successivamente la persona offesa, cumulando anche la qualità di soggetto danneggiato dal reato, si costituisca parte civile, potrà senz'altro avvalersi del mezzo di prova già richiesto (Cass. IV, n. 4372/2011), senza necessità di ripresentare la lista una volta formalizzata la costituzione (Cass. IV, n. 7401/2000).

Sulla scia di tali arresti, la Cassazione ha stabilito che deve ritenersi ammissibile la lista testi della parte civile (che era anche persona offesa dal reato), depositata prima che si fosse perfezionata la costituzione attraverso la notifica alle altre parti processuali, precisando che la notifica dell'atto di costituzione depositato fuori udienza, prescritta dall'art. 78, comma 2, c.p.p., non attiene all'onere di discovery probatoria, bensì riguarda l'instaurazione del contraddittorio civile in sede penale, finalizzato a consentire alle altre parti di prepararsi adeguatamente alle richieste risarcitorie o restitutorie formulate e chiedere, se del caso, l'esclusione della parte civile a norma dell'art. 80 c.p.p. (cfr. Cass. V, n. 28748/2005).

Le richieste di prova dichiarativa della persona offesa rimangono ammissibili anche se presentate nella veste formale di memoria ex art. 90 c.p.p. (Cass. VI, n. 43211/2010; Cass. V, n. 3776/2020).

Formalità e termine

Le richieste ex art. 468 c.p.p. non possono essere formulate se non con le modalità indicate dalla medesima disposizione, che debbono ritenersi prescritte a pena di inammissibilità, e dunque mediante deposito della lista testimoniale presso la cancelleria del Giudice del dibattimento entro il termine di sette giorni liberi prima dell'udienza (ma se il Giudice ammette la lista nonostante tardività non è ricorribile Cass. III, n. 23018/2020).

In passato, la Cassazione aveva escluso che il predetto deposito potesse essere effettuato con modalità telematiche, in particolare a mezzo PEC, non sussistendo norme derogatorie assimilabili a quanto l'art. 16-bis del d.lgs. 179/2012 contempla in materia di giudizio civile (cfr. Cass. III, n. 6883/2016).

Arresti coevi, tuttavia, avevano confermato l'ammissibilità della lista testimoniale inoltrata, unitamente alla richiesta di autorizzazione alla citazione, alla cancelleria del Giudice a mezzo fax (cfr. Cass. II, n. 23343/2016; Cass. III, n. 1628/2015 ha tuttavia precisato che tale modalità di trasmissione non è consentita, quando la lista testimoniale contenga anche la richiesta di autorizzazione alla citazione dei testi) oppure per mezzo raccomandata (v. Cass. V, n. 51244/2019).

In tale pronuncia la S.C. (peraltro in maniera affine a quanto affermato da S.U., n. 40187/2014, in tema di comunicazione dell'adesione all'astensione dalle attività proclamata dagli organismi rappresentativi della categoria), rilevava che tale soluzione risulta rispondente all'evoluzione del sistema di comunicazioni e notifiche, oltre che alle esigenze di semplificazione e celerità richieste dal principio di ragionevole durata del processo.

Tali conclusioni non sono più attuali. Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il P.D.P. (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quter, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. Come è noto, lo scorso 4 luglio 2023 in attuazione dell'art. 87 comma 6-bis d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150 è stato emanato dal Ministro della giustizia un decreto che ha allargato il catalogo degli atti che devono essere necessariamente depositati dai difensori attraverso il Portale di deposito telematico. Ciò vale per tutti gli Uffici giudiziari ad eccezione della Procura presso il Tribunale per i minorenni, il Tribunale per i minorenni, il Tribunale di sorveglianza e la Corte di Cassazione e le fasi della esecuzione penale e quella disciplinata dal libro XI del codice di rito (intitolato rapporti giurisdizionali con autorità straniere). Il deposito deve avvenire con le modalità dettate con il provvedimento del diretto generale dei sistemi informativi automatizzati del Ministero dell'11 luglio 2023 e non vale per il deposito in udienza che potrà dunque continuare con le modalità tradizionali. Le novità dovevano entrare in vigore il 20 luglio 2023, ma la medesima è stata posticipata a fine anno. La richiesta in parola non rientrava comunque tra gli atti contemplati dal decreto ministeriale del 4 luglio. La richiesta in parola rientrava tra gli atti contemplati dal decreto ministeriale del 4 luglio (art. 1 n. 31 d.m. 4 luglio 2023).

Il termine per il deposito della lista testimoniale deve ritenersi libero ed intero: ciò in quanto l'art. 468 c.p.p. impone che ciò avvenga, a pena di inammissibilità, “almeno sette giorni prima della data fissata per il dibattimento”, e l'art. 172, comma 5, c.p.p., prevede che “quando è stabilito soltanto il momento finale, le unità di tempo stabilite per il termine si computano intere e libere”.

Pertanto, ai fini del rispetto del termine per il deposito della lista, non varrà quanto stabilito dal comma 3 della medesima disposizione, per cui quando il termine è stabilito a giorni e scade in giorno festivo, è prorogato di diritto al successivo giorno non festivo.

Al termine di cui all'art. 468 c.p.p. si applica, inoltre, la disciplina generale in tema di sospensione dei termini durante il periodo feriale: pertanto, a meno che il processo non rientri tra quelli per cui non opera la sospensione, di tale periodo dovrà tenersi conto nel computo del termine per il deposito.

La Cassazione ha stabilito che il termine di presentazione della lista dei testimoni per il dibattimento va riferito alla prima udienza di trattazione, e non anche a quelle successive di rinvio: ne consegue che la parte riacquista il diritto di presentare la propria lista soltanto nell'ipotesi in cui il dibattimento sia stato rinviato a nuovo ruolo o ad udienza fissa prima dell'apertura del dibattimento, purché la posizione dell'imputato non sia stata comunque trattata alla prima udienza (cfr. Cass. VI, n. 26048/2016; in senso conforme Cass. V, n. 41129/2001; Cass. VI, n. 7352/2010). La S.C., nel caso di specie, ha ritenuto tardivo il deposito effettuato a seguito del rinvio della prima udienza, disposto prima dell'apertura del dibattimento, ma dopo che il Giudice aveva verificato la regolare costituzione dell'imputato dichiarandolo contumace.

Segue . Conseguenze dell'omesso o ritardato deposito

Il deposito tardivo della lista testimoniale comporta l'inammissibilità delle richieste di prova, come espressamente sancito dall'art. 468 c.p.p.: la S.C. ha precisato che l'eccezione di tardività della lista testimoniale deve tuttavia essere tempestivamente formulata all'atto della richiesta di ammissione delle prove, pena la decadenza dalla possibilità di farla valere in sede di impugnazione (Cass. I, n. 9693/1999).

La giurisprudenza è altresì costante nell'affermare che il potere del Giudice di assumere d'ufficio nuovi mezzi di prova, a norma dell'art. 507 c.p.p., può essere esercitato anche con riferimento a quelle prove per la cui ammissione si sia verificata la decadenza per omesso tempestivo deposito della lista testimoniale (cfr. Cass. III, n. 38222/2017).

Ciò in quanto il requisito della novità di cui al comma 1 dell'art. 507 c.p.p., non può essere limitato a quei mezzi di prova che non avrebbero potuto essere richiesti dalle parti al momento del deposito delle liste testimoniali, ma va riferito sia ai mezzi di prova non introdotti precedentemente, sia a quelli provenienti da fonti probatorie già esaminate ma su circostanze e contenuti differenti.

La S.C., nei citati arresti, ribadisce che l'opzione per il principio dispositivo in materia probatoria, recepito dal codice di rito nell'art. 190 c.p.p., non è incondizionata (essendo previsto l'intervento dei poteri istruttori ufficiosi, oltre che nel giudizio dibattimentale ai sensi dell'art. 507 c.p.p., nel giudizio di appello ai sensi dell'art. 603 c.p.p., comma 3, e nel giudizio abbreviato, ai sensi dell'art. 441 c.p.p., comma 5, dopo la modifica ad opera della l. n. 479/1999), e che le deroghe previste rimangono compatibili con il principio del contraddittorio, atteso che la prova assunta d'ufficio viene comunque esposta al vaglio dibattimentale.

D'altro canto, l'ammissione di testi non contenuti nelle liste, ovvero indicati in liste presentate tardivamente, non comporta né l'inutilizzabilità ex art. 191 c.p.p. (cfr. Cass. VI, n. 9214/2005), né alcun tipo di nullità (Cass. VI, 16 ottobre 1996; Cass. I, 25 giugno 1999; contraCass. VI, n. 683/2004, ove si è affermato che l'ammissione dei testi indicati nella lista depositata tardivamente, ove la decadenza sia stata tempestivamente eccepita, è viziata da un errore di diritto rilevabile in ogni stato e grado del procedimento).

Il contenuto della lista testimoniale

Come si è già anticipato, la lista testimoniale deve contenere l'indicazione dei dichiaranti (testi, consulenti tecnici, periti e imputati connessi o collegati, nonché delle persone chiamate ad effettuare la ricognizione dibattimentale), di cui la parte intende chiedere l'ammissione.

Qualora debba essere sentita in qualità di testimone, la lista testimoniale deve indicare anche la persona offesa dal reato, poiché il fatto che la stessa debba essere obbligatoriamente citata in giudizio, a pena di nullità, secondo quanto prevede l'art. 178, lett. c) c.p.p., ha il solo scopo di consentirle l'esercizio, in giudizio, dei poteri e delle facoltà che le sono propri, e non assolve le parti dall'onere di indicazione (cfr. Santalucia, Gli atti preliminari, in Trattato di procedura penale, a cura di Spangher, I, t. II, Milano, 2009, 77 e ss.).

Quanto all'indicazione nominativa dei dichiaranti, la stessa non è essenziale ai fini dell'ammissione della prova, purché i soggetti possano essere comunque aliunde agevolmente individuati, anche con riferimento alle circostanze sulle quali sono chiamati a riferire.

In particolare, è stato affermato che l'identità fisica del dichiarante è irrilevante quando le circostanze di fatto che si intendono provare si riferiscono a funzioni fungibili (ad esempio, nel caso di più operanti di P.G. che abbiano svolto identiche funzioni nel corso delle indagini preliminari): in tali ipotesi, deve ritenersi legittima l'assunzione di un teste diverso da quello originariamente indicato (cfr. Cass. I, n. 5780/2000; si veda anche Cass. II, n. 7245/2019).

Specifica deve invece essere l'indicazione delle circostanze sulle quali saranno chiamati a riferire i testi, essendo funzionale all'esercizio del diritto di controprova delle altre parti.

A tal riguardo, la S.C. è costante nell'affermare che l'obbligo di indicazione, nella lista testimoniale, delle circostanze su cui deve vertere l'esame, è adempiuto se i temi che la parte intende proporre nell'istruzione dibattimentale possano individuarsi attraverso la formulazione dell'imputazione, in modo da rendere chiari ed inequivoci i fatti su cui i testimoni devono essere esaminati (cfr. Cass. V, n. 27698/2018, non massimata sul punto, che ha respinto il ricorso dell'imputato che aveva eccepito la mancata capitolazione della lista testi depositata dal P.M.; in senso conforme, ex plurimis, Cass. II, n. 38526/2008, Cass. IV, n. 25523/2007; si vedano più di recente Cass. I, n. 7912/2022; Cass. V, n. 36882/2021).

In altri termini, l'omessa articolazione delle circostanze è legittima quando sia possibile dedurre, per relationem, che il testimone indicato sia in grado di riferire i fatti enunciati nell'imputazione, e le circostanze sulle quali è chiamato a deporre siano ricomprese nella stessa o in altri atti, noti alle parti, coerentemente con la finalità di impedire l'introduzione di prove a sorpresa, consentendo alle altre parti la tempestiva predisposizione di proprie controdeduzioni (Cass. III, n. 41691/2005).

La S.C. ha tuttavia precisato che l'onere di cui all'art. 468, comma 1, c.p.p., è soddisfatto anche con il semplice riferimento ai “fatti del processo”, a condizione che si versi nell'ipotesi di un'unica contestazione di reato per fatti storicamente semplici, non valendo invece ciò ove la vicenda storica sia complessa e vi siano più imputazioni o più imputati (cfr. Cass. III, n. 32530/2010; in senso conforme Cass. II, n. 38526/2008; Cass. III, n. 41691/2005; Cass. V, n. 269/2000; Cass. I, n. 10795/1999).

Nel giudizio direttissimo, stante la specifica formulazione dell'art. 451 c.p.p., che al comma 3 prevede che le parti possano presentare nel dibattimento i testimoni senza citazione, indicativa della voluntas legis di assicurare la semplicità e la celerità del giudizio direttissimo, non sussiste alcun onere di specificazione delle circostanze, trovandosi peraltro tutte le parti in una condizione “paritaria” di presentazione dei testi “a sorpresa” (Cass. II, 23 aprile 1993).

Quanto alle conseguenze dell'inesatta o incompleta indicazione delle circostanze sulle quali deve vertere l'esame dei dichiaranti, la giurisprudenza prevalente tende ad escludere che a tale condotta possa conseguire l'inammissibilità prevista dall'art. 468 c.p.p., che sarebbe dunque riservata al mancato o tardivo deposito delle liste testimoniali (Cass. III, 7 ottobre 1992); in altra circostanza la S.C. ha precisato che da tale violazione discenderebbe l'inutilizzabilità della testimonianza, ma soltanto con riferimento ai contributi di conoscenza ulteriori rispetto a quanto già descritto nel capo d'imputazione (Cass. VI, n. 25523/2007).

Il diritto all'ammissione di testi in controprova

L'onere di specificazione delle circostanze, così come le ulteriori formalità contemplate dall'art. 468 c.p.p. per le liste testimoniali, non sussiste con riferimento ai testimoni richiesti in controprova, a norma dell'art. 495, comma 2, c.p.p.: le parti potranno dunque limitarsi a dedurre le proprie richieste sulle circostanze oggetto della deposizione dei testi di parte avversa (cfr. Cass. VI, n. 48600/2017; Cass. V, n. 55829/2018).

È evidente che, avendo ad oggetto proprio quelle circostanze che sono state indicate dalle altre parti come prova diretta, non avrebbe senso esigerne l'indicazione prima che si sia realizzata la discovery attraverso il deposito delle liste e la richiesta di ammissione delle prove.

La S.C. ha anche affermato che il diritto di articolare la prova contraria prescinderebbe dalla deduzione probatoria di parte avversa (Cass. V, n. 1607/1995).

Si registra, tuttavia, un arresto di segno contrario, per cui la facoltà di chiedere la citazione a prova contraria di testimoni, periti e consulenti tecnici non compresi nella propria lista non può essere esercitata dalla parte che non abbia provveduto al deposito nel termine indicato a pena di inammissibilità, salva la possibilità per il Giudice di disporre l'assunzione di nuovi mezzi di prova nei limiti di cui all'art. 507 c.p.p. (cfr. Cass. VI, n. 17222/2010).

Nondimeno la prova contraria è soggetta anch'essa a preclusioni: il termine finale per la relativa richiesta scade di regola con l'ordinanza ammissiva di cui all'art. 495, comma 1, c.p.p., fatta salva l'ipotesi in cui la stessa consegua a vicende verificatesi nel corso dell'istruzione dibattimentale, ad esempio a seguito di ammissione probatoria ex officio (Cass. III, n. 15368/2010; non soggetta invece al termine perentorio di sette giorni Cass. I, n. 10395/2022).

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