Citazione dei dichiaranti ex art. 210 (art. 468, comma 2, c.p.p.)

Riccardo Lottini

Inquadramento

Contestualmente al deposito della lista testimoniale o con separata istanza, le parti possono chiedere al presidente del tribunale o della Corte di assise ovvero al Giudice monocratico procedente l'autorizzazione alla citazione dei testimoni, dei consulenti tecnici e dei periti e dei dichiaranti ex art. 210 c.p.p., allo scopo di assicurarsene la presenza in dibattimento.

Formula

CITAZIONE A COMPARIRE IN QUALITÀ DI PERSONA IMPUTATA IN UN PROCEDIMENTO CONNESSO

(artt. 210 e 468, comma 2, c.p.p.)

Il sottoscritto Avv. ... difensore di fiducia del Sig. ..., imputato nel procedimento n. ... R.G.N.R. – ... R.G. DIB., pendente dinanzi al Tribunale penale di ..., in composizione ...;

vista

l'autorizzazione alla citazione dei testimoni di cui al decreto emesso in data ... dal Presidente del Collegio Dott. ... /dal Giudice Dott. ...;

cita

la S.V. Ill.ma, Sig. ..., nato a ..., il ..., domiciliato in ..., invitandoLa a comparire dinanzi al Tribunale penale di ..., in composizione ..., Presidente Dott. ... /in persona del Giudice Dott. ..., all'udienza che si terrà il ..., ore ..., presso i locali del Tribunale che hanno sede in ..., via/piazza ..., per ivi essere esaminato in qualità di persona imputata in procedimento connesso.

È dovere del sottoscritto difensore informarLa, ai sensi dell'art. 210 c.p.p.:

1) che ha l'obbligo di presentarsi dinanzi al Giudice;

2) che deve essere assistito da un difensore, il quale ha diritto di partecipare all'esame, e che, in difetto di un difensore di fiducia, verrà nominato un difensore d'ufficio (art. 97, comma 4, c.p.p.);

3) che ha la facoltà di non rispondere, fatta eccezione per le Sue generalità e per quanto altro possa valere ad identificarLa (art. 66, comma 1, c.p.p.);

4) se Lei è imputato in un procedimento connesso a norma dell'art. 12, comma 1, lett. c), o di un reato collegato a norma dell'art. 371, comma 2, lett. b), e non ha reso in precedenza dichiarazioni concernenti la responsabilità dell'odierno imputato, è dovere del sottoscritto avvisarla, ai sensi dell'art. 64, comma 3, c.p.p., che se renderà dichiarazioni concernenti la responsabilità di altri, assumerà, in ordine a tali fatti, l'ufficio di testimone, fatte salve le incompatibilità contemplate dall'art. 197 c.p.p. e con le garanzie previste dall'art. 197-bis c.p.p.1.

È inoltre dovere del sottoscritto avvertirLa che, in caso di mancata comparizione non dovuta a legittimo impedimento, Lei potrà, a norma dell'art. 133 c.p.p., essere accompagnato a mezzo della Polizia Giudiziaria e condannato al pagamento di una somma da Euro 51,00 a Euro 516,00 a favore della Cassa delle ammende e alla refusione delle spese alle quali la mancata presenza ha dato causa.

Luogo e data ...

Avv. ...

Firma ...

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1] 1. Potrebbe essere opportuno esplicitare il contenuto dell'art. 197-bis c.p.p., aggiungendo i seguenti avvisi:

- che anche laddove decida di non avvalersi della facoltà di non rispondere, dovrà essere assistito da un difensore, eventualmente nominato d'ufficio;

- che in ogni caso non potrà essere obbligato a rispondere su fatti che concernono la propria responsabilità in ordine al reato per cui si procede o si è proceduto nei suoi confronti;

- che in ogni caso le dichiarazioni non potranno essere utilizzate contro chi le ha rese nel procedimento a suo carico, nel procedimento di revisione della sentenza e in qualsiasi giudizio civile o amministrativo relativo al fatto oggetto dei predetti procedimenti.

Commento

Finalità dell'istituto

La richiesta di autorizzazione alla citazione dei testi, dei consulenti tecnici e dei periti persegue la finalità di renderne obbligatoria la presenza in udienza: difatti, a norma dell'art. 468, comma 3, c.p.p., le stesse persone potrebbero in realtà essere presentate direttamente in dibattimento.

Analoga facoltà non è stata espressamente contemplata per i dichiaranti ex art. 210 c.p.p.: tale disposizione, tuttavia, al comma 3 richiama le norme sulla citazione dei testimoni: pertanto l'istituto opera anche nei confronti delle persone che siano state indicati come fonti di prova ex art. 210 c.p.p.

La richiesta di autorizzazione alla citazione presuppone, dunque, che la parte istante abbia depositato la c.d. lista testimoniale prevista dall'art. 468, comma 1, c.p.p.: nella prassi, accade frequentemente che la lista e la richiesta siano contenute nel medesimo atto.

In base a quanto stabilito da Cass. II, n. 23343/2016, è ammesso l'inoltro via fax alla cancelleria, oltre che della lista testi, anche della richiesta di autorizzazione alla citazione (contra tuttavia Cass. I, n. 44978/2014, con riferimento alla sola citazione).

Con il decreto presidenziale adottato a norma dell'art. 468, comma 2, c.p.p., le parti dispongono dunque di uno strumento coercitivo idoneo ad ottenere la presenza in giudizio delle persone di cui è stato richiesto l'esame in qualità di testimoni, di periti ovvero di consulenti tecnici. Va ricordato che a norma dell'art. 145 del d.lgs. n. 271/1989, i testimoni, i periti e i consulenti (nonché gli interpreti) citati devono trovarsi presenti all'inizio dell'udienza.

L'istanza di citazione, come osservato da autorevole dottrina (Nappi, Procedura penale, Milano, 2009, 489), offre dunque alle parti private possibilità analoghe a quelle della pubblica accusa.

La decisione sulla richiesta di autorizzazione

Secondo quanto previsto dall'art. 468, comma 2, c.p.p., il presidente del Tribunale o della Corte di Assise può autorizzare la citazione dei dichiaranti richiesti “per la data fissata per il dibattimento ovvero per le udienze successive per le quali ne sia stato previsto l'esame”. L'art. 38 della l. n. 479/1999, sostituendo la primigenia versione della disposizione in rassegna, ha difatti introdotto la possibilità di “scaglionare” l'escussione dibattimentale dei testimoni e degli altri dichiaranti (si veda inoltre l'art. 145 del d.lgs. n. 271/1989, il quale prevede che il presidente, nel caso in cui il dibattimento debba protrarsi per più giorni, sentito il Pubblico Ministero e i difensori, possa stabilire il giorno in cui ciascuna persona deve comparire).

Ed invero, nella prassi giudiziaria, la prima udienza dibattimentale, anche nel rito collegiale, si risolve in un'udienza di comparizione delle parti, che viene rinviata una o più volte per l'espletamento dell'istruttoria.

Ai fini della decisione sulla richiesta di autorizzazione, il Giudice deve valutare che la prova richiesta non sia manifestamente sovrabbondante e non vietata dalla legge: si tratta di un giudizio che, come precisato dallo stesso art. 468, comma 2, c.p.p., lascia impregiudicata la successiva decisione sull'ammissibilità della prova condotta a norma dell'art. 495 c.p.p.

Va segnalata una risalente pronuncia (Cass. V, n. 7721/1996) che, tuttavia, ritenendo che la disposizione suddetta debba essere fatta oggetto di una lettura congiunta con gli artt. 187 e 190 c.p.p., ammette la possibilità che il Giudice, sin dalla fase degli atti preliminari, possa comunque escludere la prova non pertinente.

La decisione sulla richiesta di autorizzazione è adottata con decreto non motivato (difettando un espresso obbligo in tal senso, ai sensi dell'art. 125, comma 3, c.p.p.), non autonomamente impugnabile (in virtù del principio di tassatività delle impugnazioni).

L'eventuale nullità potrà essere dedotta all'atto delle richieste di prova (cfr. art. 493 c.p.p.), e comunque come autonomo motivo di impugnazione della sentenza.

Formalità della citazione

Una volta autorizzata, la citazione dei testimoni e degli altri dichiaranti deve essere effettuata, a cura della parte istante, a norma dell'art. 142, d.lgs. n. 271/1989, come risultante dalle ultime modifiche apportate con il d.lgs. n. 150/2022.

L'atto di citazione deve contenere:

a) l'indicazione della parte richiedente e dell'imputato nonché del decreto che ha autorizzato la citazione;

b) le generalità e il domicilio della persona da citare;

c) il giorno, il luogo e l'ora della comparizione e il Giudice davanti al quale la persona citata deve presentarsi;

d) l'indicazione degli obblighi e delle facoltà previsti dagli artt. 198, 210 e 226 del codice;

d-bis) l'avvertimento che la mancata comparizione senza giustificato motivo del querelante all'udienza in cui è citato a comparire come testimone integra remissione tacita di querela, nei casi in cui è consentita;

e) l'avvertimento che, fuori dal caso di cui alla lettera d - bis), in caso di mancata comparizione non dovuta a legittimo impedimento, la persona citata potrà, a norma dell'art. 133 del codice, essere accompagnata a mezzo della polizia giudiziaria e condannata al pagamento di una somma da Euro 51 a Euro 516 a favore della cassa delle ammende e alla rifusione delle spese alle quali la mancata comparizione ha dato causa.

Dunque, per quanto riguarda il testimone, la citazione dovrà precisare che, ai sensi dell'art. 198 c.p.p., questi ha l'obbligo di presentarsi, di attenersi alle prescrizioni impartite dal Giudice per esigenze processuali e di rispondere secondo verità alle domande che gli sono rivolte; dovrebbe inoltre essere avvisato che non può essere obbligato a deporre su fatti dai quali potrebbe emergere una sua responsabilità penale.

Quanto alla notifica della citazione, quando la richiesta provenga dalla pubblica accusa questa dovrà avvalersi necessariamente dell'ufficiale giudiziario o della polizia giudiziaria. Si vedano gli artt. 148 e 149 c.p.p., come novellati dal d.lgs. n. 150/2022, che prevedono le notificazioni disposte dal Giudice e dal P.M., distinguendo tra notificazioni telematiche al domicilio digitale di cui all'art. 148, comma 1, c.p.p. e altre modalità di notificazione (ad es. comunicazioni a presenti di cui al comma 2 e consegna dell'atto ai sensi del comma 3, oppure quelle di cui ai commi 4 ss. qualora non sia possibile procedere con le modalità dei commi precedenti). Vi sono anche notifiche in caso di urgenza ai sensi art. 149 c.p.p. Si vedano anche gli artt. 63-bis e 64 disp. att. c.p.p.

Per quanto concerne invece le parti private, a norma dell'art. 152 c.p.p., come novellato ai sensi del d.lgs. n. 150/2022, le notifiche possono avvenire sempre con il mezzo tradizionale della raccomandata, ma anche all'invio tramite posta elettronica certificata o alto servizio elettronico di recapito certificato qualificato. La procedura con cui deve essere eseguita la notificazione trova la sua disciplina nell'art. 56-bis disp. att. c.p.p.

Nell'ipotesi di rinvio dell'udienza per la prosecuzione del processo, le Sezioni Unite, dirimendo la vexata quaestio concernente l'individuazione il soggetto processuale su cui incombe rinnovare la citazione dei testimoni, hanno confermato appieno la legittimità dell'ordinanza con la quale il Giudice lo ponga a carico della parte nella cui lista erano inseriti, poiché tale citazione, anche quando risulti già instaurato il dibattimento, resta atto della parte autorizzata a provvedervi (Cass. S.U., n. 31 gennaio 2000).

Sulle conseguenze dell'omessa citazione

Sul tema si registrano tre distinti orientamenti di legittimità:

a) secondo un primo orientamento (cfr. Cass. IV, n. 22585/2017; Cass. VI, n. 2324/2015), la mancata citazione di testi già ammessi e/o autorizzati comporta la decadenza della parte dalla prova; cosicché deve ritenersi legittimo il provvedimento con il quale il Giudice revoca l'ammissione: questo perché il termine stabilito per la citazione, inserendosi in una sequenza procedimentale che non ammette ritardi dovuti alla mera negligenza delle parti, avrebbe natura perentoria, e quindi, ove la parte non effettui la citazione dei testimoni entro il predetto termine, decade dal diritto di assumerne la testimonianza (Cass. II, n. 14439/2013; Cass. III, n. 11051/2021). Perché operino tali esiziali conseguenze, occorre, tuttavia, che il decreto di autorizzazione venga depositato in tempo utile per effettuare la citazione e che nello stesso sia stata espressamente indicata l'udienza per la quale i testi debbono essere citati (Cass. VI, n. 24254/2009; Cass. IV; n. 31531/2020; Cass. IV, n. 31541/2020).

b) alla stregua di un secondo orientamento, di tenore intermedio, la mancata citazione del teste per l'udienza stabilita, sebbene non determini la decadenza dalla prova, può essere legittimamente valutata dal Giudice come comportamento significativo della volontà della parte richiedente di rinunciare alla prova già ammessa, la cui acquisizione ad una udienza successiva comporterebbe una ingiustificata dilazione dei tempi della decisione incompatibile con il principio della ragionevole durata del processo (cfr. Cass. III, n. 20851/2015: nel caso di specie il Giudice aveva revocato l'ordinanza ammissiva per le reiterate assenze di un teste della difesa, senza che il difensore avesse mai documentato il ricevimento della raccomandata inviatagli; si veda anche Cass. III, n. 20267/2014, fattispecie in cui c'erano stati più rinvii disposti per l'assenza di un teste della difesa; all'ultima udienza, non essendo stato addotto alcuno specifico impedimento ed approssimandosi la prescrizione, il Giudice ne aveva revocato l'ammissione; v. anche Cass. VI, n. 33163/2020);

c) un terzo orientamento, infine, afferma che la mancata citazione del teste per l'udienza stabilita non comporta la decadenza della parte richiedente dalla prova, salvo che quest'ultima sia superflua o la nuova autorizzazione alla citazione per un'udienza successiva comporti il ritardo della decisione (così Cass. IV, n. 48303/2017; in senso conforme già Cass. V, n. 29562/2014Cass., n. 28951/2020; Cass. VI, n. 33163/2020). Se ne deduce pertanto che, una volta autorizzata la citazione, la parte è onerata di provvedervi, ma l'inadempimento non può comportare automaticamente la decadenza dalla prova. Va segnalato che, argomentando a contrario rispetto a quanto affermato da Cass. III, n. 13507/2010, il ritardo nella decisione potrebbe ravvisarsi, con conseguente legittimità del provvedimento di revoca, allorché il rinvio dell'udienza debba essere disposto esclusivamente per provvedere alla nuova citazione.

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