Istanza di revoca della sospensione per questione pregiudiziale (artt. 3 e 479)InquadramentoL'ordinanza con la quale il Giudice procedente, a norma degli artt. 3 e 479 c.p.p., ha disposto la sospensione del processo per pregiudizialità civile o amministrativa, può essere revocata, su istanza di parte o anche d'ufficio, decorso un anno dalla data in cui la stessa veniva emessa, anche per ragioni attinenti alla celerità del processo presupposto. FormulaALL'ECC.MO TRIBUNALE DI ... in composizione ... ISTANZA DI REVOCA DELL'ORDINANZA DI SOSPENSIONE DEL PROCEDIMENTO PER QUESTIONE PREGIUDIZIALE (ex art. 3,ex art. 479 c.p.p.) Il sottoscritto Avv. ..., difensore del Sig. ..., nato a ..., il ..., imputato nel procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... R.G., pendente dinanzi a Codesto Ecc.mo Collegio/alla S.V. Ill.ma PREMESSO che con ordinanza adottata in data ..., Codesto Ecc.mo Collegio/la S.V. Ill.ma disponeva la sospensione del processo a carico del Sig. ... in attesa della definizione della questione pregiudiziale in materia di ..., oggetto di giudizio dinanzi al Giudice civile/amministrativo, e segnatamente del procedimento n. ... R.G. pendente dinanzi a ...; CONSIDERATO che essendo ormai trascorso oltre un anno dalla data in cui veniva disposta la sospensione, atteso che il suddetto giudizio civile/amministrativo risulta ancora pendente in fase di ..., e che pertanto appare verosimile che non verrà pronunciata sentenza irrevocabile entro tempi ragionevoli; CHIEDE a Codesto Ecc.mo Collegio/alla S.V. Ill.ma di voler revocare l'ordinanza di sospensione del procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... R.G., in cui è imputato il Sig. ... . Luogo e data ... Firma Avv. ... CommentoLa sospensione del processo per questioni pregiudiziali civili o amministrative La regola della cognitio incidenter tantum, sancita dall'art. 2 c.p.p., a mente del quale il Giudice penale risolve ogni questione civile, amministrativa o penale da cui dipende la propria decisione, patisce talune eccezioni, rigorosamente predeterminate (“salvo che sia diversamente stabilito”): ciò in quanto la sospensione del processo si configura come un mezzo eccezionale, cui il Giudice deve fare ricorso solo quando la legge lo consenta (Cass. I, n. 38171/2006). Al di là delle ipotesi di pregiudiziale costituzionale (art. 23, l. n. 87/1953), e di pregiudiziale c.d. comunitaria, la clausola di riserva di cui all'art. 2 c.p.p. si riempie di contenuto con riferimento alle questioni pregiudiziali sullo stato di famiglia e la cittadinanza (art. 3 c.p.p.), e le altre questioni pregiudiziali civili o amministrative di cui all'art. 479 c.p.p. A differenza dell'abrogato codice di rito (art. 19), che contemplava la pregiudizialità obbligatoria del Giudice extra penale per ogni questione concernente lo “stato della persona”, alla stregua dell'attuale disciplina la sospensione del processo in attesa del giudicato civile o amministrativo si configura come un potere discrezionale del Giudice, il quale, nondimeno, risulta ancorato a precisi presupposti. Per quanto riguarda la sospensione del processo per controversie attinenti allo status familiae o allo status civitatis, l'art. 3 c.p.p. richiede che la questione pregiudiziale sia seria (cioè non pretestuosa o manifestamente infondata), e che costituisca l'oggetto di un procedimento rispetto al quale sia già iniziata l'azione a norma delle leggi civili: la sentenza irrevocabile che ha definito il processo civile o amministrativo esplica efficacia di giudicato in quello penale sospeso a norma dell'art. 3, comma 4, c.p.p. Ogni altra questione civile o amministrativa, purché rivesta carattere pregiudiziale e risulti di particolare complessità, legittima la sospensione a norma dell'art. 479 c.p.p., a condizione, tuttavia, che la legge non preveda limitazioni di prova in ordine alla posizione soggettiva controversa. Anche in questa seconda ipotesi di sospensione, occorre che sia già pendente un procedimento dinanzi al Giudice competente; in assenza di una previsione analoga a quella di cui al comma 4 dell'art. 3, si ritiene inoltre che la sentenza definitiva, pronunciata dal Giudice civile o amministrativo, debba essere acquisita e valutata nel processo penale a norma dell'art. 238-bis c.p.p. Con riferimento ad entrambe le ipotesi di sospensione pregiudiziale, il provvedimento è adottato dal Giudice procedente con la forma dell'ordinanza, che deve essere motivata a pena di nullità, in ossequio alla regola dettata dall'art. 125, comma 3, c.p.p. L'ordinanza di sospensione è ricorribile per Cassazione a norma degli artt. 3, comma 2, e 479, comma 2, c.p.p.: in via analogica, si ritiene applicabile il rito camerale (art. 3, comma 2), anche nelle ipotesi di sospensione per questione pregiudiziale diversa dallo stato di famiglia e dalla cittadinanza (art. 479 c.p.p.), ancorché non espressamente disposto; specularmente, l'esclusione dell'effetto sospensivo del ricorso, sancita dall'art. 479, comma 2 c.p.p., è considerata operante anche con riferimento all'impugnazione proposta ai sensi dell'art. 3, comma 2, c.p.p., che tace sul punto (per tali rilievi, cfr. Baccari, La cognizione e la competenza del Giudice, in Trattato di procedura penale, II, diretto da Ubertis-Voena, Milano, 2011, passim). La revoca dell'ordinanza di sospensione del processo Sulle vicende successive alla sospensione del processo per pregiudizialità, fatta salva la necessità di compiere atti urgenti (art. 3 e art. 467 c.p.p.), possono incidere sostanzialmente due eventi. In primis, può essere pronunciata sentenza irrevocabile nel procedimento civile o amministrativo presupposto: si considera irrevocabile, a norma dell'art. 324 c.p.c., la sentenza che non è più soggetta ad appello, a ricorso per Cassazione, a revocazione nelle ipotesi di cui all'art. 395, nn. 4 e 5. La dottrina afferma (cfr. Baccari, op. ult. cit., 41), che il provvedimento di sospensione del processo penale perde immediatamente efficacia, ipso iure, dal momento del passaggio in giudicato della sentenza che definisce l'oggetto della questione pregiudiziale, sicché non occorre un provvedimento formale che sancisca la ripresa dell'attività processuale. Nondimeno, occorrerà che il fatto del passaggio in giudicato della sentenza sia portato a conoscenza del Giudice, il quale, d'altronde, difficilmente sarà in grado di stabilire, all'atto della sospensione, quando si definirà il giudizio civile o amministrativo presupposto. La S.C., a tal riguardo, ha affermato che la sospensione prevista dall'art. 479 c.p.p. deve annoverarsi tra le sospensioni c.d. funzionali ad evento certo ma a tempo indeterminato, per le quali non è contemplato un rinvio ad udienza fissa bensì a nuovo ruolo (cfr. Cass. VI, n. 4399/2010); in dottrina, altresì, si osserva che, non appena venuta meno la causa di sospensione, dovrebbe aversi una nuova citazione a giudizio (cfr. Marzaduri, Sub Art. 3, in Commento al nuovo codice di procedura penale, coordinato da Chiavario, V, Torino, 1991, 103). Complementare all'evenienza suddetta è il caso contemplato dal comma 2 dell'art. 479 c.p.p., il quale disciplina la revoca dell'ordinanza di sospensione nell'ipotesi in cui il giudizio civile o amministrativo non si sia concluso entro un anno. Anzitutto, occorre precisare che la disciplina evocata supra può ritenersi applicabile, in via analogica, anche all'art. 3 c.p.p., in ossequio al principio di ragionevolezza, soprattutto con riferimento alle esigenze di celerità e speditezza del processo penale che hanno ispirato la materia de qua e che trovano riscontro anche a livello costituzionale (cfr. Baccari, op. ult. cit., 45). Ed è proprio il principio di ragionevole durata del processo che potrà essere invocato allorché, in presenza di una stasi del giudizio civile o amministrativo presupposto, decorso un anno dall'adozione del provvedimento sospensivo, la decisione irrevocabile del Giudice extra penale risulti ancora lungi dall'essere pronunciata. D'altro canto, in dottrina si osserva che il Giudice, nel valutare l'opportunità della sospensione, dovrebbe formulare, in chiave prognostica, un giudizio di verosimile durata del processo presupposto, spendendosi con particolare accuratezza nella motivazione del provvedimento sospensivo laddove ritenga, ab initio, che la stessa supererà l'anno (cfr. Marzaduri, op. ult. cit., 105). Controversa è, infine, la questione relativa alla revocabilità dell'ordinanza prima che sia decorso un anno dalla sua adozione, e per ragioni diverse dalla durata del giudizio extra penale: in argomento, la dottrina ha affermato che l'espressa previsione del limite temporale di cui all'art. 479, comma 3, c.p.p., dovrebbe precludere la possibilità di disporre la revoca del provvedimento, per motivi attinenti alla celerità del processo presupposto, prima che sia decorso un anno; per contro, l'ordinanza potrebbe essere sempre revocata per motivi di altra natura (cfr. Marzaduri, ibidem). |